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Ospite patnel

Anni fa su Mondo Sommerso un gradissimo professore, mauro Ficini, uno dei padri della medicina subacquea, dichiarò che la sincope può avvenire in casi talvolta assolutamente ritenuti "sicuri e normali", come immersioni a poca profondità e con apnee molto brevi....

 

Dipende da cosa accade in quei pochi momenti di apnea.

 

E il Professore portava un esempio a sostegno di questa sua affermazione; la morte di un subacqueo che , avvistata una enorme spigola che nuotava in pochi metri d'acqua la arpionò dopo una discesa e una breve apnea...ebbene, il pescione catturato si dibatteva e l'emozione della cattura, legata sicuramente ad una fortissima scarica di adrenalina, avrebbe causato una incredibile sincope dopo poche decine di secondi di permanenza.

 

 

 

-------------------------------------------------------------------------------------------

IL PROF MAURO FICINI (UN GRANDISSIMO PROFESSORE!!!)

 

eppure potrebbe aver detto il contrario di quanto si afferma oggi...

 

 

Mi domando ma il corso di PESCA IN APNEA tenuto proprio al GIGLIO invece di eliminare

i dubbi non ha finito di ingarbugliarli??

 

ai "poster" :rolleyes: l'ardua sentenza

 

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Non è scimmiottando un delfino che ci si può definire acquatici.

Bisogna avere il cervello abbastanza lucido per capire certe piccole verità.

 

Oppure, mi ricrederò quando vedrò un delfino che, sulla terra ferma, tenta di insidiare le beccacce nel bosco.

Ma dubito che ciò accadrà mai.... (G.BOI)

 

Era esattamente quello che volevo scrivere e quoto in pieno cio' che afferma il "PROF. GIANNI BOI"

 

COMPLIMENTI DAVVERO SIG.GIANNI!!

Modificato da patnel
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ragazzi il mare non lo si impara mai ne dopo 10 anni ne dopo 30.Sono cambiati i ritmi di vita, si fa baldoria fino a tardi e poi la mattina ci si sveglia presto per andare a pesca ,chiedendo al fisico uno sforzo maggiore, se poi ci mettiamo che la maggior parte di noi se non scende piu fondo non si sente pescatore.i rischi aumentano e le morti anche.

Anche se credo che quando arriva la tua ora non ci si può far nulla.

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E' innegabile che il nostro sport sia pericoloso, tutti noi cerchiamo di convincere le nostre fidnzate/mogli piuttosto che i nostri genitori del contrario ma e' innegabile che sia cosi, basta dare un' occhata nei vari forum del settore durante la bella stagione per rendersene conto.

Detto questo, una cosa che mi fa riflettere molto e' che quando capitano questi spiacevolissimi episodi, si da sempre la colpa all'eccessiva profondita' o al tempo prolungato dell'apnea.

Credo che non ci voglia il professorone di turno per confermare che se uno pesca solitamente entro i -20m ed una mattina si sveglia e va a pescare oltre i -25 e' normale che rischia molto cosi come quello che fa 20/30 secondi in piu' rispetto ai propri soliti tuffi.

Una cosa da considerare bene credo che sia il fatto che noi siamo essere umani e non macchine di conseguenza quello che riusciamo a fare oggi non e' detto che lo possiamo fare domani magari a causa di una cattiva compensazione, ad un pasto pesante, a 2ore di sonno in meno, ad un'incazzatura nel lavoro e cosi via quindi tutte le battute di pesca non saranno mai uguali e noi non dobbiamo mai forzare la mano sostendo "tanto l''ho sempre fatto".

Oltre a questo ci sono gli inconvenienti che purtroppo in mare possono capitare, uno dei piu' forti pescatori locali se non il piu' forte mi racconto che l'unica volta che rischio' seriamente in mare(non pesca piu') fu un giorno mentre faceva l'aspetto in 2m d'acqua ai cefali perche' quando decise di staccarsi dal fondo ,rimase impigliato con il cavetto ed era talmente incastrato tra le pietre che non riusciva a muoversi poi in un modo che nemmeno lui si spiega, si ritrovo' miracolosamente in superficie. Sto parlando di 2m di profondita' ed il pescasub in questione e' stato per anni il compagno di pesca di Molteni , il primo ad usare il piombo mobile a Reggio per pescare all'aspetto a -35m e non del pescatore della domenica.

Apriamo gli occhi amici perche' la vita e' una sola :bye:

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Parlo da quasi-novellino nella pesca in apnea e nell'apnea. Mia mamma mi ha sempre detto che mi trovo sempre sport assurdi da fare, la montagna, l'alpinismo, l'arrampicata, la moto, il mare, la pesca... tutto roba in cui so benissimo che "lasciarsi troppo andare" può portare a fare passi da cui non si torna più indietro. E' difficile trovare un equilibrio, è difficile frenare la passione che porta a fare e a volte a strafare. Ma me lo impongo soprattutto per rispetto di chi mi aspetta quando torno a casa tutti i giorni.

E' più difficile riconoscere il proprio limite che superarlo.

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Anni fa su Mondo Sommerso un gradissimo professore, mauro Ficini, uno dei padri della medicina subacquea, dichiarò che la sincope può avvenire in casi talvolta assolutamente ritenuti "sicuri e normali", come immersioni a poca profondità e con apnee molto brevi....

 

Dipende da cosa accade in quei pochi momenti di apnea.

 

E il Professore portava un esempio a sostegno di questa sua affermazione; la morte di un subacqueo che , avvistata una enorme spigola che nuotava in pochi metri d'acqua la arpionò dopo una discesa e una breve apnea...ebbene, il pescione catturato si dibatteva e l'emozione della cattura, legata sicuramente ad una fortissima scarica di adrenalina, avrebbe causato una incredibile sincope dopo poche decine di secondi di permanenza.

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IL PROF MAURO FICINI (UN GRANDISSIMO PROFESSORE!!!)

 

eppure potrebbe aver detto il contrario di quanto si afferma oggi...

 

 

Mi domando ma il corso di PESCA IN APNEA tenuto proprio al GIGLIO invece di eliminare

i dubbi non ha finito di ingarbugliarli??

 

ai "poster" :rolleyes: l'ardua sentenza

 

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Su questo sarà senza dubbio più corretta una risposta del Prof. Malpieri, che penso di ritorno dall'assoluto interverrà con piacere.

 

Mi limito ad osservare che il Prof. Ficini è stato una grandissimo medico, come il Prof. Data e tanti altri, ma da allora la medicina subacquea è andata molto avanti. Basti pensare a come l'eventualità che si verificasse l'embolia in apnea fosse allora considerata pura accademia.

 

Non sono un medico ma noto che quando si constata la morte di un subacqueo si parla sempre e soltanto di asfissia da annegamento. Nulla credo sia scientificamente dimostrabile a posteriori sulle cause che hanno scatenato la sincope. Ecco perchè, con il massimo rispetto per la memoria del Prof. Ficini, l'esempio della spigola mi pare poco calzante.

@Davide che un incidente dove nella pesca in coppia siano morte 2 persone ci può stare ma come ben sai se uno esegue una ventilazione adeguata,non tira le apnee a morte il 90% dei casi di incidente si risolve con la sabetta in superfice dove il compagno ti leva la maschera e ti da 2 schiaffi perchè hai esagerato, e non per farti riprendere. Se rimani sotto col fucile in mano è perchè hai fatto una cazzata tipo iperventilare od ignorare deliberatamente ogni stimolo del corpo, a meno che uno non abbia manie suicide se uno ha fatto le cose in maniera corretta la maggiorparte dei casi ha problemi gli ultimi 10 metri, in quella fascia di profondità chiunque è in grado di soccorrerti anche perchè si presume che negli ultimi metri tu sia positivo.
Io non condivido affatto il ragionamento secondo cui chi sincopa sul fondo è un pazzo suicida scriteriato e imbecille, e questo perchè non è pensabile che così tanta gente sia preparata sul piano teorico e poi si dimentichi la testa quando deve mettere in pratica.

 

Una delle chiavi è sicuramente la "ventilazione adeguata", ma che cosa significa? Ho sentito istruttori insegnare che per evitare l'iperventilazione bisogna espirare per il doppio del tempo di inspirazione. Ma questo davvero basta o è una cretinata immonda?!

 

Detta così certo che è una cretinata immonda eppure per tanti è il verbo della sicurezza. E allora si, si muore spesso perchè si fanno delle cazzate, ma siamo sicuri che siano sempre consapevoli?! O magari si fanno cazzate nell'opposta convinzione di far bene?!

 

Ecco cosa intendevo quando dico che si è convinti di fare due più due e invece è tutt'altro.

 

:bye:

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Sono d'accordo con Stefano Pergolizzi quando dice che basta un attimo e anche a quote irrisorie si può rischiare, ed è altrettanto chiaro che più si va fondo e più di rischia.

 

Il problema, almeno per me, NON SI PONE se una persona riesce con la pratica e l'esperienza a guadagnare i metri, e pian piano la sua sicurezza aumenta e si rafforza, sempre che la persona in oggetto sia sempre ben lucida e presente durante l'attività.

 

Ma la "vera" esperienza suggerisce sempre di pescare sempre al di sotto dei propri limiti.

Pesco bene, senza problemi a 25 metri?

bene, la MIA esperienza mi obbliga allora a pescare a 20 metri.

In questo modo aumento di parecchio la lucidità e la resa durante le azioni di pesca, senza rischiare eccessivamente( fatto salvo l'evento Imponderabile che sfugge totalmente ad ogni controllo, purtroppo...).

 

Invece noto che ultimamente si cerca di estremizzare la performance, sia in metri che in minuti di apnea.

 

Una pala in carbonio invece che essere vista come un ulteriore aumento della sicurezza , sempre pescando al di sotto delle reali capacità, viene invece vista come il "mezzo" che ci consente di scendere a 28-30 metri.

E spero davvero che nessuno venga a dirmi che le pale in carbonio NON sono acquistate in quest'ottica....quantomeno dai neofiti, che farebbero bene a spendere i soldi non per il carbonio , ma per la benzina che serve per andare in mare qualche volta in più...

 

Certe tecniche di respirazione, certe pratiche che sempre più si vedono durante le competizioni di apnea pura, sono spesso prese in prestito da mitomani che hanno come unico scopo quello della prestazione estrema a tutti i costi.

 

Per misurare la lunghezza dell'uccello, nella pesca subacquea, contano le prede , non certo la profondità a cui sono state prese!

e mi metto a ridere quando poi certe prestazioni servono a mostrare un paio di corvine, qualche bel sarago presi a quote da capogiro!

 

Personalmente giudico questi personaggi dei pessimi esempi, sopratutto dei pessimi cacciatori che cercano di mascherare la loro completa e totale negazione verso la CACCIA, con i metri sgraffignati al supermarket dell'apnea.

 

Certa gente andrebbe presa a pernacchie sonore...

 

Ma noto invece che certe mode sono quasi incoraggiate dal mondo che circonda questa attività meravigliosa.

 

 

 

Non chiedo a nessuno di essere d'accordo con questi miei pensieri, ma credo che davvero bisognerebbe ripensare, almeno in ambito strettamente venatorio, ad un simile approccio.

 

IN MARE SIAMO SOLI, sempre.

 

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Ospite patnel

Non sono un medico ma noto che quando si constata la morte di un subacqueo si parla sempre e soltanto di asfissia da annegamento. Nulla credo sia scientificamente dimostrabile a posteriori sulle cause che hanno scatenato la sincope. Ecco perchè, con il massimo rispetto per la memoria del Prof. Ficini, l'esempio della spigola mi pare poco calzante

(D.Serra)

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"Nulla di scientificamete dimostrabile" proprio questo è il nocciolo della questione

Ancora ora è cosi' purtroppo.

 

 

Dalle regole nascono le tecniche

se non si ha il confine"dell'iperventilazione"

come si puo' approntare una tecnica?

 

Con questo principio , per esempio faccio solo 2 respiri profondi

e cosa mi interessa se non scendo a 30 metri?Cosa mi interessa se nn prendo i pescioni

da 30 kg.? cosa mi interessa se non faccio vedere foto di megapescate?

 

Io voglio divertirmi voglio praticare il mio sport ma soprattutto voglio

continuare a vivere e vedere la mia famiglia.

 

Quando avro' risposte certe dal punto di vista medico

continuero' a fare corsi e approfondimenti. Per ora

non trovo personalmente nulla dui nuovo.

 

Ripeto:ma se 2 anni fa si parlava di apnea come lavoro solamente aerobico?

Compreso qualche luminare ora si sarà ricreduto... ?:rolleyes:

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E' risaputo che a mare non esiste esperienza tale da essere sicuri di ciò che si fa.

 

Io nelle mie pescate, penso e mi impongo di restare sempre in un'elevata probabilità di sicurezza.

Dico probabilità xchè ci si resta anche per un sagolino impigliato al piede a 5 mt di fondo.

 

Cosa fondamentale a cui dedico attenzione, è la sera prima.

Riposo, alimentazione e stress, sono dei fattori che incidono molto nell'immersione, facciamoci attenzione.

 

Ho letto un'intervista di Nicola R. il quale diceva che un'alta percentuale di morti, si avverte tra bravi apneisti.

 

A volte la certezza di mantenere certi ritmi, profondità e immersioni, rende affuscata la strada della sicurezza !

 

Anche le quote incidono parecchio, per trovare un pesce, sia per le coste limitate dalle AMP e quindi con alta concentrazione di sub sia per la desertificazione, tende a portare il sub in profondità maggiori.

 

In fondo è uno sport che ci porta a contatto con la natura marina e ci diverte, è e deve restare sempre così.

:bye:

giusto anche se uno non prerde. basta essere gia a contatto con la natura che chi si accontenta anche di prendere un saragotto di 3 etti qualche volta ma non farsi prendere da annzie e di divertirsi. perche cè gente che fa aguato in 3 m dacqua e prende di tutto io dico che per pescare in acqua alta ci vuole molta esperienza ricordandosi che l'esperienza non finisce mai di essere scoperta in tutti i suoi lati differenti perche magari uno penza di essere diventato bravo ma magari si puo anchedivertirci quando uno non stressa troppo il fisico

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Sono d'accordo con Stefano Pergolizzi quando dice che basta un attimo e anche a quote irrisorie si può rischiare, ed è altrettanto chiaro che più si va fondo e più di rischia.

 

Il problema, almeno per me, NON SI PONE se una persona riesce con la pratica e l'esperienza a guadagnare i metri, e pian piano la sua sicurezza aumenta e si rafforza, sempre che la persona in oggetto sia sempre ben lucida e presente durante l'attività.

 

Ma la "vera" esperienza suggerisce sempre di pescare sempre al di sotto dei propri limiti.

Pesco bene, senza problemi a 25 metri?

bene, la MIA esperienza mi obbliga allora a pescare a 20 metri.

In questo modo aumento di parecchio la lucidità e la resa durante le azioni di pesca, senza rischiare eccessivamente( fatto salvo l'evento Imponderabile che sfugge totalmente ad ogni controllo, purtroppo...).

 

Invece noto che ultimamente si cerca di estremizzare la performance, sia in metri che in minuti di apnea.

 

Una pala in carbonio invece che essere vista come un ulteriore aumento della sicurezza , sempre pescando al di sotto delle reali capacità, viene invece vista come il "mezzo" che ci consente di scendere a 28-30 metri.

E spero davvero che nessuno venga a dirmi che le pale in carbonio NON sono acquistate in quest'ottica....quantomeno dai neofiti, che farebbero bene a spendere i soldi non per il carbonio , ma per la benzina che serve per andare in mare qualche volta in più...

 

Certe tecniche di respirazione, certe pratiche che sempre più si vedono durante le competizioni di apnea pura, sono spesso prese in prestito da mitomani che hanno come unico scopo quello della prestazione estrema a tutti i costi.

 

Per misurare la lunghezza dell'uccello, nella pesca subacquea, contano le prede , non certo la profondità a cui sono state prese!

e mi metto a ridere quando poi certe prestazioni servono a mostrare un paio di corvine, qualche bel sarago presi a quote da capogiro!

 

Personalmente giudico questi personaggi dei pessimi esempi, sopratutto dei pessimi cacciatori che cercano di mascherare la loro completa e totale negazione verso la CACCIA, con i metri sgraffignati al supermarket dell'apnea.

 

Certa gente andrebbe presa a pernacchie sonore...

 

Ma noto invece che certe mode sono quasi incoraggiate dal mondo che circonda questa attività meravigliosa.

 

 

 

Non chiedo a nessuno di essere d'accordo con questi miei pensieri, ma credo che davvero bisognerebbe ripensare, almeno in ambito strettamente venatorio, ad un simile approccio.

 

IN MARE SIAMO SOLI, sempre.

 

Hai detto tutto.

 

Ottima la metafora dei soldi che andrebbero spesi in benzina per andare più spesso al mare.

 

Oggi, te lo dice un quasi quarantaduenne, si cominciano ben presto a sognare i venti metri e le cernie senza passare per il bagnasciuga i polpi e i piccoli tordi.

 

La responsabilità però è di tutti: delle riviste, dei video di pesca in cui tutto sembra alla portata chiunque, di internet e delle scuole di apnea che se da una lato danno la consapevolezza a chi è già maturo e formato, dall'altro danno i giusti mezzi e le tecniche a chi ne può fare un pessimo uso.

 

Poi però ti fermi un attimo e cosa vedi?

 

Vedi che alla fine gli incidenti riguardano quasi sempre coloro che sono più preparati e attenti, quelli che non penseresti mai potessero commettere delle ingenuità.

 

Resta una tragedia.

 

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Provo sempre una grandissima difficoltà ad intervenire quando si parla di eventi fatali nel nostro sport, provo pudore per le mie emozioni e per le ovvietà che si rischia di dire. Ed è sempre difficile per me affrontare questo argomento facendo ricorso alla ragione più che all'emotività: non ne sono capace.

 

Tuttavia questo momento può e dovrebbe costringerci a riflettere lasciando da parte ogni faziosità, ogni ferrea convinzione di essere nel giusto, evitando sterili e sciocchi schieramenti. E' inevitabile e umano trovarsi in sintonia più con un intervento piuttosto che con un altro, ma lo spirito che adesso ci dovrebbe guidare è quello di riflettere su tutte le voci che qui e altrove confluiscono colpite e spinte da eventi luttuosi, non quello di contrastarle.

 

Io meno di tutti ho contributi da dare, ma solo una esortazione, passatemelo, "scientifica": coltiviamo il dubbio! Quel dubbio che genera riflesione e nuovi punti di vista. Il dubbio di non essere nel giusto, il dubbio che se qualcuno addita le nostre convinzioni come possibili germi di morte, forse, piuttosto che scaricarci della nostra responsabilità facendoci forti di queste nostre certezze, forse dovremmo lasciare al nostro ego una possibilità di autocritica... e cercare lucidamente le responsabilità che la nostra visione "filosofica" della apnea e della pesca può portare con se. Senza fare sconti alla nostra coscienza! Riflettiamo sul fatto che, a volte, le nostre certezze sono figlie dell'ignoranza, a volte, (peggio!) della convenienza.

 

Abbiamo l'umiltà di rimetterci in dicussione dal profondo:

E allora si, si muore spesso perchè si fanno delle cazzate, ma siamo sicuri che siano sempre consapevoli?! O magari si fanno cazzate nell'opposta convinzione di far bene?!

 

Ecco cosa intendevo quando dico che si è convinti di fare due più due e invece è tutt'altro.

 

Abbiamo l'umiltà di porci questa domanda in ogni sfaccettatura di questo sport! Ognuno nel suo ruolo!

 

 

Provo sempre una grandissima difficoltà ad intervenire perché temo che questo rito catartico della discussione attorno alla morte non serva ad altro che a purificare le nostre coscienze dalle... responsabilità! Non mi piace!

 

Come è stato scritto, ci sono alcuni argomenti e alcune critiche che sono state fatte e che non piaceranno a molti. E chi se ne frega? Capiamo, una buona volta, che stiamo parlando delle nostre vite? Dei volti che ci sono cari? Delle nostre famiglie che ci attendono? Capiamo che ognuno di noi per la sua parte di istruttore, di pescatore, di documentarista, di giornalista, di opinionista, di produttore, di semplice praticante, abbiamo delle responsabilità nel castello di informazioni che contribuiamo a generare?

 

Poi è certo che questo è uno sport rischioso in cui l'appuntamento con la morte può giungere inatteso per un banale incidente che se avviene a seguito di profondità e apnee tirate non può fare altro che aumentare il pericolo del non ritorno tanto per i novellini quanto per i campioni.

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"Nulla di scientificamete dimostrabile" proprio questo è il nocciolo della questione

Ancora ora è cosi' purtroppo.

Il mio "nulla di scientificamente dimostrabile" era circoscritto all'episodio della spigola e al poter dire con certezza che la causa della sincope sia stata l'intensa emozione.

 

MarioB ha ragione a dire di coltivare il dubbio, che però non significa relativizzare tutto e affermare, come invece fai tu, che quello che fino ad oggi la medicina subacquea ha dimostrato sia aleatorio. Il fatto che fino a due anni fa si facesse l'errore di parlare di solo di lavoro aerobico, non è un buon motivo per rimettere in discussione tutto dalle fondamenta.

 

Ripeto, per me la pesca in apnea non è una roulette russa in cui non sappiamo quali saranno le conseguenze delle nostre azioni. C'è tanta gente che và in mare da una vita e non ha mai avuto il minimo incidente, dobbiamo ritenerli dei miracolati?!

 

Sinceramente non penso, resto convinto che si possa praticare la pesca in apnea riducendo i rischi, mai annullandoli perchè già sotto il pelo dell'acqua si è in un ambiente molto ostile, ma nemmeno prevedendo il nostro futuro tirando una moneta per aria.

 

:bye:

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@ Dario, sono uscito qualche volta con un istruttore di AA 60 e passa metri in apnea(lui)

ma quando và a sparare ai pesci si porta un 110 triplo elastico con asta dell'otto e mi sà che non và a rilassarsi ^_^

 

Ok Massimo, ovvio che non va a rilassarsi, ogniuno della sua esistenza fa giustamante ciò che meglio crede !

come si fa a prendersi dei rischi lo sappiamo benissimo .... credo che in questa sede si stia cercando di capire quale strada indicare a chi tali rischi NON voglia correrli.

Tu quando esci a pesca con lui ti diverti o stai in pensiero quando si tuffa ???

scusa il ritardo

cmq faccio parte della squadra perchè sono un buon guidatore, non per altro

prendere il mare a Milano vuol dire pure questo

il tragitto è lungo ed ho tutto il tempo di punzecchiare i compagni, famiglia, moglie, corna ect

ci vado anche duro ma se avverto del malcontento faccio retromarcia

mi ricordo la prima domanda che feci al primo tour de force in corsica "torniamo tutti?" ed il si mi convinse, questo è quel che mi serve per essere sicuro dei miei compagni

si parla di caccia , di istinti, di uomini ma quanti conoscono la mente e i tranelli che ci nasconde?

quanti hanno visto la guerra?

la natura il ghepardo: il ghepardo sà che finiti i tempi dei giochi se vuol vivere deve uccidere, l'erba non la digerisce, la sua preda ha già una croce stampata sopra ancor prima che sferri l'attacco è freddo deciso e determinato

la caccia è questa dura e cruda, vita e morte

a volte mi pare di essere un cacciatore da forum perchè mi scervello su una tastiera per trovare l'idea giusta eppure anche questo è pensiero che viaggia nell'etere e arriva a molti e si diffonde, messo alla prova , deriso o condiviso ma almeno ci si prova e vaffan....

la verità è che sono un guerriero, starei in pace volentieri ma a volte non ci si riesce proprio, quando non ci sono piu regole, quando la vita è dura è ora di combattere per esistere, stare a guardare non ci si riesce proprio

ho un problema con le sigarette però penso che se riuscissi a stare in mare 6 ore al giorno smetterei ed invece mi ritrovo su una tastiera a dar dei consigli a chi stà in mare molto piu di me e magari vive anche meglio

il discorso è proprio questo molti vivono ed io sopravvivo e questo è il mio mestiere e c@**o sò farlo bene :laughing:

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Ho letto tutti gli interventi e mi sarebbe piaciuto trovare il tempo per rispondere a tutti.

 

 

quel che non và è a mio avviso accostare la caccia sottomarina agli apostoli dell'apnea, quelli scendono a 150m ma solo a dargli un legnetto in mano vanno insieme

i due mondi non si incastrano per niente sotto tutti i punti di vista

impossibile restare calmi con una bestia che ti porta a spasso, grinta, determinazione, voglia di vincere, adrenalina, potenza tutti termini che con l'apnea pura non centrano un c@**o

 

Tango hai detto bene

 

 

 

: ...................... assistenza gli ultimi metri, tirare su una persona da 10 metri e portarla in superfice non ci vuole nulla, basta sganciare i piombi e viene su come un palloncino. In superfice gli togli la maschera gli dai 2 pizze in faccia perchè ha sincopato

 

Fabriz, mi dispiace dirtelo, ma questo è un messaggio sbagliato: in teoria è tutto facile, ma la pratica è tutta un'altra cosa.

Subentrano una serie di fattori che è difficilissimo prevedere. Io ti assicuro che se andiamo a pescare assieme, non mi spavento a vederti svenuto e scendo a prenderti. Ma se mi viene un crampo, o se mi distraggo quando sono in superficie perche passa un pescione da sogno? Ti sembra giusto caricare una simile responsabilità al compagno di pesca? Parecchi anni fa, un amico, alle eolie, mi pare, non è riuscito a portare su il compagno, dopo due tentativi ha provato a colpire una pinna ma non ce l'ha fatta; Non era uno espertissimo ma nemmeno un pivellino, uno vegliava sull'altro a ogni discesa e le quote non erano eccessive ed erano alla portata di entrambi, ha solo potuto chiamare i soccorsi,....emozione..... troppa teoria e far semprare le cose troppo semplici non va sicuramente bene.

 

 

: ...................... assistenza gli ultimi metri, tirare su una persona da 10 metri e portarla in superfice non ci vuole nulla, basta sganciare i piombi e viene su come un palloncino. In superfice gli togli la maschera gli dai 2 pizze in faccia perchè ha sincopato
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Lo sapete cosa continuo a vedere .

Che continuiamo a cercare delle risposte , che cari amici sappiamo gia' .

Giriamola come vogliamo, condivido in pieno Piero, Stefano , Gianni , quasi tutti, ma la risposta alle nostre domande , la conosciamo tutti, almeno i piu' vecchietti le nuov eleve mi fanno paura quasi tutti.

Parlano di dentici , di apnee di 2.40 , 28/30 mt come se si parlasse di nocciolini, ci credo che li fanno, ma quant' e' il rischio ?

Io di carattere , sopratutto ultimamente cerco di limitare i rischi , ma uso sempre " CERCO " perche' anche in un metro d' acqua col mare mosso , se sbagli un onda sei fritto .

Uno dice se pesca a 25 in sicurezza , deve pescare a 20 , non e' vero nemmeno quello.

Se peschi a 25 e fai un' aspetto piu' lungo del previsto anche a 15 e hai un piccolo inconveniente con corrente magari in risalita, stai rischiando anche li ci lasci le penne. Ci sono troppe incognite, spacchi una pala se hai tirato pochino e poi ridi.

Noi continuiamo a fare quello che facciamo sempre, cercando certo di essere prudenti, ma questo non vuol dire che magari il prossimo non sia io o un' altro, purtroppo e' cosi'.

Dovendo succedere , mi dispiacerebbe per lo strazio che lasciamo dietro ai familiari , le ho vissute in prima persona con un mio grande amico .

 

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puoi avere tutta l'esperienza possibile, averla guadagnata gradualmente, fare le cose con prudenza senza mai spingerti oltre i limiti, anzi, senza neanche avvicinarti e rimanendo in un ampio margine MA questo significa solo RIDURRE i pericoli che i questa attività sono COMUNQUE presenti e sempre altissimi.

 

un solo fattore riduce esponenzialmente i rischi o al contrario li aumenta: la PROFONDITA'.

questo non significa che non possano accadere incidenti in"poca acqua" ma è evidente che il fattore profondità è inequivocabilmente il più importante; e quando si parla di profondità non bisogna pensare a 30 metri ed oltre, neanche a 20 (ormai quota di pesca di tanti).

 

BASTA SUPERARE I 12 METRI E TUTTO CAMBIA questo è il concetto che dovrebbe essere chiaro.

 

Non so spiegare perchè 12 metri, ma è così, c'è un "gradino" a quella quota, al di sotto del quale i rischi crescono esponenzialmente.

ma oggi 12 metri sono visti come fossero nulla.. non vengono visti come una quota già importante. invece oltre quei metri cambia tutto, per tutti.

Io ho pescato molto più profondo di quella quota, ma sempre, pur nei momenti di maggiore attività e allenamento, nelle migliori condizioni, ho sempre tenuto presente quel limite, oltre il quale i rischi ci sono e ci saranno sempre.

Modificato da glucamura
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