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Come Si Muore Dietro Ad Un Pesce


Ospite fabioLI

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Ospite fabioLI
Ricordo con grande emozione, ma anche molto lucidamente, gli articoli apparsi sul quotidiano locale quella domenica mattina di luglio (sono di Piombino) e ricordo di aver analizzato con un groppo in gola tutte le circostanze che, in qualche modo, mi accomunavano a Fabio; l'amore per il salmastro, un lavoro che non ti permette di vivere il mare se non nel fine settimana, la voglia di starsene tre ore nel silenzio dopo una settimana di chiacchiere e stress, la passione per la pesca, un'età matura ma che ci permette ancora di osare e ..... infine ...... la cosa che mi ha fatto allora, ed altrettanto oggi, stare malissimo, una giovane moglie ed una figlia piccolissima, la mia Anita oggi ha cinque mesi e mezzo .....

Ricordo ancora i discorsi di mia moglie e dei miei genitori quella mattina : "hai 40 anni, falla finita, guarda la tua bimba e stai a casa, che senso ha andare in mare tutto l'anno, e poi per cosa ..... per quattro pesci????!!!!"

Ricordo ancora il fastidio che mi davano quelle parole, quie luoghi comuni ..... quella superficialità ..... non è così facile e banale smettere, dire addio a ciò che ti viene da dentro, a ciò che senti tuo e che ti permette di esprimerti ..... o forse, mi chiedo, sono superficiale io a non riuscire a dire basta ????

Ciò che hai avuto il coraggio di raccontare, amico mio, mi toccato di brutto anche perchè ho un paio di amici di Livorno che, in qualche modo, mi hanno trasmesso il clima che si è respirato nel'ambiente per tanti giorni .... e se ciò ha, in qualche modo, cambiato il mio approccio con il mare, neanche riesco d immaginare come ti senti tu  ........

Posso solo dirti, per quanto vale , che ti sono vicino, che mi piacerebbe conoscerti per portarti un pò in giro per il Canale di Piombino e per parlare con te della nostra passione e che ti ammiro per la forza che hai trovato nel trasmetterci i tuoi sentimenti.

Un abbraccio.

Riccardo Grilli

***********************************

Ciao Riccardo,

ringrazio anche te,così come ringrazio tutti quanti voi che ogni giorno aggiungete le vostre testimonianze e partecipate al nostro dolore.

Nella tua risposta colgo pienamente i sentimenti che probabilmente animano tutti quanti noi pescatori subacquei, ciò che ci spinge ad immergerci anche in orari assurdi quando tutti ancora se ne stanno a letto a riposarsi per la dura settimana di lavoro.

Mi ritrovo anche nei tuoi pensieri quando, provavo fastidio difronte alle obiezioni di parenti, amici o semplici conoscenti che commentavano tali notizie di incidenti con superficialità e scarsa conoscenza di che cosa è la pesca in apnea.

Rispondevo loro e pensavo che chi era morto è perchè aveva sbagliato, aveva sopravvalutato, aveva osato più del dovuto, dicevo che probabilmente erano inesperti. SBAGLIATO,SBAGLIATO E SBAGLIATO.

NON COMMETTIAMO MAI L'ERRORE DI CONSIDERARE COLORO CHE SONO MORTI COME MENO SCALTRI, MATURI O CONSAPEVOLI DI QUANTO LO POSSIAMO ESSERE NOI ! sarebbe un gravissimo errore.

Ti ringrazio per l'invito ma per adesso debbo risponderti che è ancora presto e che non so che cosa farò in futuro. Certo è che come dici tu : "non è così facile e banale smettere, dire addio a ciò che ti viene da dentro, a ciò che senti tuo e che ti permette di esprimerti ".

La vita è fatta anche di rinunce di ogni sorta, purtroppo ognuna di queste rinunce violenta il nostro carattere, ciò che siamo dentro realmente, la nostra unicità, la nostra essenza.

La risposta alla tua domanda così come alla mia è difficilissima, e tutto stà se accettare ancora una volta questa violenza e vivere magari una lunga vita tranquilla godendoci passivamante ciò che viene oppure se viverla a modo nostro accettandone anche le variabili negative.

ciao.

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Ospite fabioLI
Mi sento profondamente colpito dal tuo racconto, è una storia tremenda.

 

Ritengo che la pesca al Dentice sia l'attività in apnea più pericolosa in assoluto.

Se poi, dopo un'apnea tirata, spari il pesce ed in risalita il mulinello non si apre, allora è dura...

 

Fatti forza amico, hai dimostrato un coraggio ed un sangue freddo fuori dal comune nell'affrontare una prova così dura!

 

Un abbraccio.

*****************

Caporama ciao, diciamo a tutti che se il mulinello non fila e l'apnea è lunghina si molla andare il fucile con il dentice, tanto va ad infilarsi sotto il primo lastrone, buco o posidonia che trova.

Questo comunque vale sempre, perchè meglio perdere pesce e fucile che perdere la vita come ilmio amico con una bestia che si mettedi traverso mentre vieni su da una profondità in cui sai essere al limite o dopo aver tirato.

 

Giusto Fabio, non esiste alternativa! Dicevo che diventa "dura" perchè in quegli istanti, dopo aver sofferto nell'attesa del pinnuto ed averlo finalmente arpionato, è molto dura abbandonare il proprio "amato" fucile in risalita, magari su di una franata che si perde nel blu... :(

E' un pò come mollare la cintura, ma psicologiamente pù difficile da accettare.

 

Vorrei però focalizzare una cosa della pesca al dentice, si tratta di un concetto che ho elaborato sulla base della mia esperienza personale: ad un certo punto, quando si becca il branco e si cerca di portarlo a tiro, è come se si perdesse il senso del tempo. Una sorta di "droga" naturale che si libera nel tuo corpo e pervade il tuo cervello facendoti sentire molto meno la stanchezza e purtroppo anche la fame d'ossigeno. Se a questo stato di "grazia" (una sorta di autoipnosi), uniamo ottime condizioni di forma e ad una buona visibilità sott'acqua, si crea un cocktail micidiale!

 

Ciao.

 

*********************

E' verissimo purtroppo!

Al povero caro amico Fabio deve essere accaduto proprio questo.

riflettiamoci.

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ho letto questo post più volte e scrivo dopo averci pensato parecchio. pesco da 30 anni pur avendone solo 37 l'esperienza accumulata in questo tempo è notevole eppure si può sempre sbagliare.

quante volte mi sono trovato a fare il primo aspetto ai dentici la mattina appena sorto il sole a 30 mt.

la nostra peggior nemica è la confidenza, specie se hai come me la fortuna di abitare sul mare e di poter andare in acqua anche tutti i giorni.

questo che sto per raccontare non l'avevo mai detto a nessuno ma mi sembra il momento giusto.

un giorno di non molto tempo fa, mio figlio Tommaso era appena nato e ora ha 2 anni 1/2, al tramonto trovai dei dentici meravigliosi su una risalita a 24 mt. purtroppo per mia sfortuna me ne accorsi troppo tardi, li avevo sul fianco sn a meno di 2 mt da me e le castagnole non avevano accennato al inimo movimento, pertanto la cattura sfumò.

la mattina seguente alle 5 ero sulla risalita. al primo tuffo niente. mi sposto più fuori e faccio un aspetto a 29 mt. vedo il branco, intorno ho esemplari di 3 o 4 kg ma voglio il più grosso, un bestione stimato circa 7 kg. mi punta deciso ma all'ultimo momento gira e se ne va. Risalgo, mi ventilo e giù di nuovo. Niente. al terzo tentativo sempre a 29 mt. arrivano tre pesci e ne sparo uno di circa 2.5 kg. inizio la risalita ma mi accorgo di fare troppa fatica abbasso lo sguardo e vedo che non si srotola il mulinello, non capisco ma ormai sono vicino alla superficie ancora poco e potrò respirare. Arrivo entra aria fresca nei polmoni ma mi tremano le gambe, mi si annebbia la vista, non ho più forza non sono riuscito ne a sganciare la cintura ne a lasciare il fucile.

la fortuna volle che pescando leggerissimo, in un ultimo disperato tentativo riuscii a mettermi a pancia su e a fare, passami il termine, il "morto a galla". Mi ripresi, dopo parecchi minuti (ero cosciente ma incapace di fare qualsiasi cosa con il fucile ancora in mano) salii in gommone,guardai il fucile e capii che un piccolo errore ti può costare caro. avevo appena allestito il 110 ad aria e nelle prove fatte la sagola, passata nel foro in testata scorreva bene, ma in acqua quella "esse" che faceva impediva il normale passaggio della stessa e rientrai in porto. una stupidaggine eppure ti può essere fatale. da quella vola monto un grillo inox in testata.

in quel frangente un solo pensiero mi passava in testa, non la paura, solo il mio bimbo che sarebbe rimasto senza padre, senza guida, e forse questo pensiero mi ha salvato la vita.

ci sono andato molto vicino e sono stato fortunato, il tuo amico, il nostro amico, non lo è stato altrettanto.

Riposi in pace. :(

Modificato da dentex
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Ospite Audace

Ciao Fabio,

ti sono vicino anche se non ci conosciamo...

 

Fatti forza e non cercare in te una colpa, un qualcosa che avresti potuto fare o evitare,sarebbe potuto succedere tante altre volte a te a me e a chiunque altro!

 

So che è facile dare consigli e non riesco nemmeno ad immaginare il tuo dolore ma sento in te una persona forte e in gamba, la tua famiglia, tua moglie e tuo figlio ti aiuteranno e ti daranno ancora piu forza.

Spero che un giorno riuscirai a stare meglio.

 

Un abbraccio,

 

Riccardo :clover:

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Ospite CapoRama
ho letto questo post più volte e scrivo dopo averci pensato parecchio. pesco da 30 anni pur avendone solo 37 l'esperienza accumulata in questo tempo è notevole eppure si può sempre sbagliare.

quante volte mi sono trovato a fare il primo aspetto ai dentici la mattina appena sorto il sole a 30 mt.

la nostra peggior nemica è la confidenza, specie se hai come me la fortuna di abitare sul mare e di poter andare in acqua anche tutti i giorni.

questo che sto per raccontare non l'avevo mai detto a nessuno ma mi sembra il momento giusto.

un giorno di non molto tempo fa, mio figlio Tommaso era appena nato e ora ha 2 anni 1/2, al tramonto trovai dei dentici meravigliosi su una risalita a 24 mt. purtroppo per mia sfortuna me ne accorsi troppo tardi, li avevo sul fianco sn a meno di 2 mt da me e le castagnole non avevano accennato al inimo movimento, pertanto la cattura sfumò.

la mattina seguente alle 5 ero sulla risalita. al primo tuffo niente. mi sposto più fuori e faccio un aspetto a 29 mt. vedo il branco, intorno ho esemplari di 3 o 4 kg ma voglio il più grosso, un bestione stimato circa 7 kg. mi punta deciso ma all'ultimo momento gira e se ne va. Risalgo, mi ventilo e giù di nuovo. Niente. al terzo tentativo sempre a 29 mt. arrivano tre pesci e ne sparo uno di circa 2.5 kg. inizio la risalita ma mi accorgo di fare troppa fatica abbasso lo sguardo e vedo che non si srotola il mulinello, non capisco ma ormai sono vicino alla superficie ancora poco e potrò respirare. Arrivo entra aria fresca nei polmoni ma mi tremano le gambe, mi si annebbia la vista, non ho più forza non sono riuscito ne a sganciare la cintura ne a lasciare il fucile.

la fortuna volle che pescando leggerissimo, in un ultimo disperato tentativo  riuscii a mettermi a pancia su e a fare, passami il termine, il  "morto a galla". Mi ripresi, dopo parecchi minuti (ero cosciente ma incapace di fare qualsiasi cosa con il fucile ancora in mano) salii in gommone,guardai il fucile e capii che un piccolo errore ti può costare caro. avevo appena allestito il 110 ad aria e nelle prove fatte la sagola, passata nel foro in testata scorreva bene, ma in acqua quella "esse" che faceva impediva il normale passaggio della stessa e rientrai in porto. una stupidaggine eppure ti può essere fatale. da quella vola monto un grillo inox in testata.

in quel frangente un solo pensiero mi passava in testa, non la paura, solo il mio bimbo che sarebbe rimasto senza padre, senza guida, e forse questo pensiero mi ha salvato la vita.

ci sono andato molto vicino e sono stato fortunato, il tuo amico, il nostro amico, non lo è stato altrettanto.

Riposi in pace. :(

 

Avevo voglia anch'io di raccontare qualche episodio... sono stato molto combattuto, alla fine ho preferito evitare. Mi sono limitato a descrivere delle sensazioni che si provano durante l'azione di pesca al dentice.

Perchè? Perchè ho avuto paura di trasmettere un messaggio diseducativo, o magari essere considerato uno spaccone...

Sinceramente non ho ancora capito se, ai fini della prevenzione delle disgrazie in mare (come quella che purtroppo ci ha testimoniato Fabio), sia meglio tacere oppure raccontare determinati episodi. In ultima analisi però, ritengo sarebbe meglio dire a cosa si va incontro, piuttosto che tacere.

 

Ciao.

Modificato da CapoRama
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ho letto questo post più volte e scrivo dopo averci pensato parecchio. pesco da 30 anni pur avendone solo 37 l'esperienza accumulata in questo tempo è notevole eppure si può sempre sbagliare.

quante volte mi sono trovato a fare il primo aspetto ai dentici la mattina appena sorto il sole a 30 mt.

la nostra peggior nemica è la confidenza, .......

inizio la risalita ma mi accorgo di fare troppa fatica abbasso lo sguardo e vedo che non si srotola il mulinello,

.....

 

Avevo voglia anch'io di raccontare qualche episodio... sono stato molto combattuto, alla fine ho preferito evitare.

......

Io invece credo che la testimonianza di dentex sia molto utile proprio perche' capitata ad un veterano. E altrettanto utile credo sia quella del sottoscritto in qualita' di semi neofita perche' verificatasi sempre per eccesso di leggerezza. Semi neofita perche' pur pescando solo da tre anni (a dire il vero trent'anni fa ho fatto due stagioni imbracciando un pneumatico a 5-6 mt in una Grecia ora irriconoscibile....), vado sott'acqua da piu' di trenta in apnea e da 14 con le bombole con un brevetto decisamente sudato, quindi nel nostro amato liquido mi trovo proprio a mio agio, tranquillo e consapevole di quello che puo' accadere e di come fronteggiarlo.

Eppure ho scoperto quanto sono piccolo e indifeso se mi distraggo un attimo: un mese fa all'inizio di un'uscita con il mio compagno di pesca con cui resto quasi sempre in contatto visivo di 10-20 mt, mi sono fermato strada facendo per sparare una bella murena a circa 8 mt che nuotava nella posidonia, ma l'ho mancata e l'asta si e' incastrata in una roccia nascosta sotto l'erba.

Impreco per la fretta con cui ho sparato e prendendo aria frettolosamente ridiscendo subito per liberare l'asta ma quando ci provo, forse perche' ero piu' concentrato a scovare dove fosse la murena, non riesco a sbloccarla e decido di risalire. Durante la risalita mi sento "afferrare" per la gamba, stupito mi giro e vedo che il nylon si era annodato incredibilmente bene sia alla caviglia che al portacoltello. Provo a sciogliere la matassa senza riuscirvi e avvertendo una certa fame d'aria decido di non perdere troppo tempo e opto per il taglio del filo ma, udite udite, la sicura del coltello (nuovo comprato il giorno prima causa rottura di quello vecchio e quindi non testato...) era bloccata dal filo!! :eek::blink:

Ragazzi vi assicuro che trovarsi ancorati al fondo con l'aria che scarseggia e il proprio compagno ovviamente fuori campo visivo e' stato tutt'altro che piacevole e ho pensato a quanto fosse stupida la situazione in cui mi trovavo. Io che ho sempre dispensato nozioni sulla sicurezza di coppia, che e' pieno di sub che si fanno i fatti propri e non ti guardano per tutta l'immersione e bla bla, bloccato a 6 mt. dalla superficie per una murena! Con l'ultimo barlume di sangue freddo che mi restava (poco) mi sono imposto di sciogliere la matassa che si era impossessata della mia gamba e sono tornato in superficie dove due secondi dopo l'orizzonte si e' capovolto e mentre diventava tutto buio mi sono aggrappato alla boa e vi sono rimasto pregando di non perdere i sensi fino al ritorno del mio compagno.

Ovviamente mi vergogno un po' a raccontarvi questo, sia per i brevetti che ho nel portafoglio sia per gli anni di sub che ho sulle spalle, eppure quella mattina probabilmente avevo lasciato i neuroni a casa e se lo fai ti capitano le cose piu' incredibili, e non serve andare a -30.

Detto questo, un forte abbraccio a fabioLI e alla famiglia di Fabio.

Modificato da satured
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Ospite CapoRama

@Satured

 

 

Ciao, guarda bene il mio intervento...

 

Vorrei però focalizzare una cosa della pesca al dentice, si tratta di un concetto che ho elaborato sulla base della mia esperienza personale: ad un certo punto, quando si becca il branco e si cerca di portarlo a tiro, è come se si perdesse il senso del tempo. Una sorta di "droga" naturale che si libera nel tuo corpo e pervade il tuo cervello facendoti sentire molto meno la stanchezza e purtroppo anche la fame d'ossigeno. Se a questo stato di "grazia" (una sorta di autoipnosi), uniamo ottime condizioni di forma e ad una buona visibilità sott'acqua, si crea un cocktail micidiale!

 

Si tratta, IMHO, di un modo diverso di raccontare episodi simili a quello di Dentex. Avevo iniziato quel post con il racconto di un episodio accadutomi quest'estate. Poi, memore delle bagarre che si sollevano nel forum quando si parla i metri e secondi, ho riformulato il racconto estraendo quello che ritenevo il succo del racconto, l'essenza, senza riferimenti precisi. Quello che desideravo fare era "confidare" ai colleghi apneisti questa sorta di "sindrome del dentice" che mi assale talvolta... ahimè!

Non intendevo assolutamete condannare Dentex per aver raccontato la sua esperienza, anzi, tutt'altro! Stiamo tutti prendendo spunto dal racconto straziante dell'amico FabioLI, per riflettere su quanto siamo deficenti in certe occasioni e sul come sia facile oltrepassare il confine esistene fra una sana passione ed una roulette russa...

 

Ciao.

Modificato da CapoRama
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Non mi sono mai impressionato cosi' tanto leggendo della tristissima e agghiacciante disgrazia accaduta...

Riposi veramente in pace e ci dia una mano a tutti da lassu' a evitare azioni eccessive e a riflettere, a essere umili e sempre timorosi...

A volte l'incidente ce lo creiamo noi anche ben consci di andare ad operare in situaizioni rischiose...

Anche sparare a quote modeste puo' essere pericoloso... tatno tempo fa sparai a meno di 5 mt con un 75 senza mulinello a un sarago in tana mentre con la sinistra tenevo la torcia puntata.. ebbene, l'asta si pianto' tra due rocce, la sagola si avvolse quasi di vita propria nella torcia e nel suo laccetto.. immaginate la sensazione di sentirsi prigioniero, il braccio e' trattenuto... il coltello lo tengo nella coscia ed e' molto vicino ma in un attimo ti passa davanti la vita, il braccio e' ancorato solidamente dal nylon e dall'asta nella roccia.. in un niente ti viene il panico... ma poi rifletti e ti ricordi.. centinaia di volte ti sei imposto di NON INCORRERE MAI IN SIMILI SITUAZIONI infatti.. la torcia la tengo sempre con il laccetto fissato sullo SCRATCH del GUANTO.. e non sul polso, calma.. basta tirare leggermente, lo scratch si apre e sono libero.. in superficie rimango affannato piu' per la paura che per l'aria.. mi rilasso e penso che per un nulla si puo' rimanere un 5 metri d'acqua.. non si deve mai abbassare la guardia mai..

ridiscendo e tutto e' diverso, basta ruotare l'asta di 90° e viene via, il filo si svolge facilmente dalla torcia tutto cio' che prima era un incubo infernale ora diviene la banalità piu' assoluta.. e' tutto qua.. possiamo ucciderci per una banalità..

evitiamo di porci in ogni situazione a rischio PRIMA.. valutando ogni possibile conseguenza delle proprie azioni.. dopo potrebbe essere TARDI!

 

Addio fabio.. aiutaci da lassu' spero tu non abbia minimamente sofferto ne' pensato in quei terribili attimi :clover:

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Non intendevo assolutamete condannare Dentex per aver raccontato la sua esperienza, anzi, tutt'altro! Stiamo tutti prendendo spunto dal racconto straziante dell'amico FabioLI, per riflettere su quanto siamo deficenti in certe occasioni e sul come sia facile oltrepassare il confine esistene fra una sana passione ed una roulette russa...

Ciao.

No no, infatti avevo perfettamente capito la tua posizione, ti ho quotato solo per iniziare la mia risposta e proprio perche' anch'io ero indeciso se postare o meno.

 

Vorrei però focalizzare una cosa della pesca al dentice, si tratta di un concetto che ho elaborato sulla base della mia esperienza personale: ad un certo punto, quando si becca il branco e si cerca di portarlo a tiro, è come se si perdesse il senso del tempo. Una sorta di "droga" naturale che si libera nel tuo corpo e pervade il tuo cervello facendoti sentire molto meno la stanchezza e purtroppo anche la fame d'ossigeno. Se a questo stato di "grazia" (una sorta di autoipnosi), uniamo ottime condizioni di forma e ad una buona visibilità sott'acqua, si crea un cocktail micidiale!

Questa e' una gran brutta verita' che ho iniziato a scoprire passando dall'apnea semplice all'apnea scopo pesca e che estenderei a qualsiasi aspetto, non solo al dentice.

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....... ebbene, l'asta si pianto' tra due rocce, la sagola si avvolse quasi di vita propria nella torcia e nel suo laccetto.. immaginate la sensazione di sentirsi prigioniero,

Pazzesco, la stessa cosa successa a me. Pensa che il filo si era incastrato sotto la sicura di sgancio del coltello, poi l'ho capito ma al momento e' stato terribile

il braccio e' trattenuto... il coltello lo tengo nella coscia ed e' molto vicino ma in un attimo ti passa davanti la vita, il braccio e' ancorato solidamente dal nylon e dall'asta nella roccia.. in un niente ti viene il panico...

eh si...

ridiscendo e tutto e' diverso, basta ruotare l'asta di 90° e viene via, il filo si svolge facilmente dalla torcia tutto cio' che prima era un incubo infernale ora diviene la banalità piu' assoluta..

Grazie del tuo contributo, ora mi vergogno un po' meno.

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la mia testimonianza l'ho voluta inserire semplicemente per far capire che, sebbene abutuati a fare determinate cose, l'imprevisto può sempre essere dietro l'angolo. Nel mio caso è bastato non aver pensato ad un seplice grillo (circa 1 euro) per complicare, diciamo così, un'azione "normale" tanto da rischiare veramente grosso, infatti se la sagola si fosse srotolata normalmente tutto sarebbe filato liscio, sarei risalito in sicurezza.

quello che mi preme dire è che si può prendere qualunque preda a qualunque fondo, se siamo abituati a farlo, ma l'imprevisto non viene mai preso in considerazione per eccesso di sicurezza e quando arriva l'imprevisto allora non sei in grado di affrontarlo, vuoi perchè impreparato, vuoi per la carenza di aria che ti fa mal ragionare. Attenzione quindi. :bye:

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  • 1 mese dopo...
Ospite Alessandro Lazzaro

un racconto davvro drammatico.........il rikordo rimarrà indelebile, ma il tempo prima o poi cancella ogni ferita, fatti coraggio e vai avanti. questa è la frase di una persona straordinaria Ernesto Che Guevara "se io muoio nn piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te" hai capito fai ciò che piaceva fare a fabio (cioè la pesca) e lui continuerà a vivere in te............ti siamo accanto

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