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A 41 Anni Accade Che...


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IL RACCONTO

 

Ritorno nella magnifica Isola di S. Pietro dopo un anno di faticosissimo lavoro.

Il ricordo amaro della scorsa estate, trascorsa a sorvegliare i natanti correre impazziti sulla superficie del mare, è ancora vivo. Dedico i primi giorni del mese ad un buon allenamento fatto di corsa e di piccole pescate, di cui riferirò in seguito.

 

9 agosto 2006 - ore 17.00...si apre, dallo stabilimento della vecchia tonnara, una finestra sul mare...

 

 

...da cui si scorge l'isola dei Ratti...

 

 

...il canale tra la Punta Le Tonnare e l'isola sarà il territorio prescelto per la battuta di pesca.

Il maestrale mi è alleato ed impedisce che il mare si popoli di pericolose e rumorose barche.

 

Mi immergo come sempre dalla costa e mi dirigo verso una parte ridossata della punta, dove scorgo immediatamente un discreto movimento di pesce bianco. Incomincio con una serie di aspetti, tecnica che prediligo; dopo circa due ore, allontanandomi dalla zona di mare mosso verso acque più tranquille, ho in carniere questi denticiotti (erano 4 ma, ahimé, uno me lo sono fatto fregare a casa da un gatto :frustry: ...no comment...)

 

 

Sono già felice come una Pasqua e sto meditando di fare ritorno a terra dove la mia ragazza ed amici stanno aspettando il mio ritorno. Tento un'ultima discesa.

Mi apposto tra le rocce ad una profondità di circa sei metri. I secondi trascorrono e dopo poco avverto a mezz'acqua una presenza...giro leggermente la testa e...è lei...magnifica...la ricciola dei sogni! Il suo incedere sembra quello di una pellicola al rallentatore; sicura della sua imponenza e curiosa allarga il suo percorso procedendo verso la mia destra e sfilandomi davanti ad una distanza ancora proibitiva. Non voglio accelerare i tempi e paziente attendo che compia il suo giro, poichè già una volta ne ho padellata una, seppur di dimensioni sensibilmente minori, perchè ritenuta già a tiro. Le dimensioni sono spesso menzognere e fanno sembrare il pesce più vicino di quanto non sia nella realtà! La ricciola stringe la sua traiettoria, mentre io ho già allineato il mio arbalete 90 in legno con unico elastico circolare. Mi viene incontro a guardarmi. Non aggiungo particolari al racconto perchè farei della letteratura fasulla. In realtà, giunto a tiro e mirato dietro l'opercolo branchiale premo istintivamente il grilletto. L'asta parte precisa e la buona sorte (per non essere volgare) vuole che centri il pesce in un punto quasi vitale. Risalgo e rilascio sagola, ma la ricciola non riesce ad avere la sua proverbiale violenta reazione. Infatti non mangia più di 15 o 20 mt. ed il suo incedere rimane sempre abbastanza lento. Mi gira intorno ed io assecondo questo suo movimento. Dopo pochi tentativi di togliersi l'asta ruotando sul fianco e rasentando il fondo, l'animale si adagia, fermo. Intuisco che voglia prendersi un po' di riposo e così tiro fuori il coltello e mi preparo a discendere su di essa per tentare il colpo finale. Mi ventilo con calma (si fa per dire) e giù, verso il pescione. Mentre mi avvicino colgo la sua reale dimensione ma devo procedere nel mio proposito. Cerco di afferrarla con la classica presa e per pochi istanti l'abbraccio...povero illuso...l'animale si sradica da me come se fosse niente ed io, impotente, lo lascio libero di riprendere la sua fuga. In questo frangente mi rendo inoltre conto che l'asta non ha trapassato lo spessore del corpo dell'animale. Asta da 6,35 con doppia aletta. Si ricomincia. Adesso il pesce tenta di disarpionarsi con maggiore convinzione e con maggiore forza. Temo di essermi illuso e sono pronto a tagliare la sagola...con la morte nel cuore. Oltretutto non mi sono accorto che ci siamo spostati ai margini del pianoro e c'è un salto verso i 15 mt. che evidentemente il pesce ben conosce. Faccio il possibile per pilotare la ricciola verso il bassofondo ma mi è impossibile. A questo punto tento di dirigerla verso la franata di grosse rocce che formano delle ampie tane. Mossa azzeccata e davvero fortunata, poichè il pesce tenta di infilarsi in una di queste tane. Assecondo speranzoso questo suo tentativo. L'animale entra in una tana, con un comportamento tipico del dentice. Si ferma. Scorgo dall'alto una parte del corpo che riluce. Mi riposo in superficie e cerco di calmarmi. Il fucile galleggia ed il sagolino bianco indica la via...mi ventilo e scendo. Con il coltello in mano e le idee presumibilmente chiare sul da farsi procedo verso la tana che si trova adesso intorno ai 14 mt.. Raggiunta la ricciola spingo l'asta fino in fondo senza comunque riuscire ad oltrepassare il pesce e contemporaneamente infilo il braccio dentro la branchia facendolo uscire dalla bocca. La ricciola dà una scossa tremenda alla quale oppongo le mie poche forze rimaste. L'avvicino a me e rapidamente la trafiggo nel testone lasciando il coltello così conficcato. Immediatamente chiudo la presa afferrando con la mano l'altra a formare una sorta di anello...e risalgo...lentamente. La testa è fuori dall'acqua a cogliere il respiro dell'aria, mentre stringo a me l'animale che ancora oppone resistenza. Lo trattengo addirittura tra le gambe (infatti mi lacererà la muta in più punti). Sento di avercela fatta e mentre avverto che il pesce sta cedendo, scorgo un gommone del diving della tonnara che passa a circa 50 mt. da me. Caccio un urlo che poco ha di umano e quelli sembrano non avvertirmi perchè in un primo momento procedono la loro corsa in tutt'altra direzione. Allora, in un estremo tentativo, isso il testone della ricciola fuori dall'acqua, inarcandomi più che posso. I divers vedono il pesce ed incuriositi mi vengono incontro. Uno di essi mi chiede se ho bisogno di aiuto ed io, sorridendo, replico se sia una battuta! E chi sono...Superman...per mare l'aiuto è un preciso dovere ed i ragazzi mi danno una mano ad issare a bordo sia il pesce sia il sottoscritto. Sono stremato e l'unica forza che mi rimane mi è data dall'adrenalina accumulata. Poi via...verso lo scivolo del diving, che si affollerà a breve. La mia fidanzata, alla mia vista e a quella del pesce, esterrefatta, verserà qualche lacrima per l'emozione.

 

:bye:

 

 

 

 

 

 

 

 

Quello che ho imparato è che ci vuole pazienza...

 

Alessio :bye:

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