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Pesca Professionale (tremaglio, Cianciolo, Strascico)


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Ragazzi,

 

ho letto il thread Contro le cianciolare che mi ha fatto francamente un po' paura per il qualunquismo, il pressapochismo e il fondamentalismo "pescapneista" di cui e' infracito. Lo so, sto usando parole grosse, e non me ne vogliano gli amici pescasub che hanno scritto lì... Non ce l'ho con loro personalmente, ma con un modo di vedere le risorse marine che e' davvero lontano dalla realta' delle cose.

Premetto che sono un ricercatore e che conosco tra l'altro anche il campo della gestione razionale delle risorse, per cui parlo con cognizione di causa. Non ho certamente la Verita' Assoluta in mano, ma una buona conoscenza del problema, quella sì.

 

La pesca professionale e' un dato di fatto, piaccia o non piaccia. Senza tale attivita' verrebbe meno una enorme fonte di proteine, soprattutto nel terzo mondo (ma non solo). Per non parlare di molte migliaia di posti di lavoro (parlo della sola Italia).

Il tremaglio, il cianciolo e lo strascico sono "mestieri" di pesca perfettamente legali (con i loro limiti in termini di profondita', distanza dalla costa, taglia minima di cattura, ecc.) in tutto il mondo, tranne ovviamente nelle riserve marine (o per lo meno con alcune deroghe).

Il tremaglio, come tutti i mestieri della piccola pesca o pesca artigianale, e' fortemente incentivato da chi si studia le risorse e la loro utilizzazione razionale, perche' - al contrario ad es. dello strascico - non ha praticamente impatto sui fondali e le sue catture sono quasi interamente commercializzate, ovvero hanno pochissimo scarto. Come dire: magari tutti i pescatori di mestiere pescassero con il tremaglio!

Andiamo allo strascico. Questo e' in assoluto lo strumento di pesca piu' dannoso sia sulle risorse che sul loro ambiente, visto che - essendo non selettivo - pesca di tutto e nel suo passaggio a contatto del fondo impatta fortemente le comunità che lì vivono. Per i motivi che ho detto sopra non e' pensabile abolirlo, ma sicuramente andrebbe moltiplicato il numero di riserve marine e di zone da cui escludere questo attrezzo. Il problema sta nel fatto che, tanto per cambiare, i politici - non solo in Italia - non ascoltano le raccomandazioni degli studiosi riguardo ad es. ai periodi di fermo biologico, alla dimensione della maglia della rete, ecc.

Il cianciolo è usato tipicamente di notte con la lampara per la cattura del pesce azzurro (sardine e acciughe in primis). In certe zone e in periodi limitati si usa anche di giorno per le ricciole. Vale quanto detto per il tremaglio: un uso sostenibile di questo attrezzo - ovvero seguendo le raccomandazioni degli studiosi - non comporta un impoverimento delle risorse, e soprattutto non ha alcun impatto sull'ambiente e sui fondali.

E infine la pesca al bianchetto (la cosiddetta "neonata"). Siccome si tratta delle post-larve di sardina o acciuga, specie assai prolifiche e le cui oscillazioni sono dovute piu' ai fattori ambientali che alla pesca, alcune regioni italiane autorizzano ogni anno per circa un mese e mezzo tale pesca. L'unico problema - legato come al solito alla mancanza di controlli - e' che, se viene praticata in fodali abbastanza bassi da far toccare la rete sul fondo, restano catturate anche altre specie che non dovrebbero invece rientrare nella cattura permessa. In sè la pesca al bianchetto NON costituisce un pericolo per l'abbondanza delle risorse.

 

Concludo:

il mare - e tantomeno i pesci - NON SONO dei pescatori subacquei (tra i quali rientro), i quali anzi hanno spesso provocato un forte impoverimento delle loro specie bersaglio (cernie innanzitutto, ma anche orate, dentici, saraghi e altre specie pregiate dei bassi fondali costieri). I pescatori professionisti possono e devono andare a pescare con i metodi e nelle aree in cui e' a loro consentito. Le due categorie hanno finalita', raggio d'azione e impatti diversi, ma li hanno entrambi e ognuno deve rispettare i regolamenti vigenti senza pretendere che l'altra categoria scompaia.

E un'altra cosa fondamentale: bisogna PRETENDERE che i controlli funzionino, sia sui pescatori professionisti che su quelli subacquei e sportivi in generale (vedi ad es. chi pesca nelle riserve o chi non rispetta i limiti di cattura): le regole valgono per tutti!

--Carlo

 

 

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Vista la tua conoscenza mi permetto di farti delle domande sul cianciolo.

Se lo si utilizza su bassi fondali, tipo 1-2 mt di profondità in zone dove normalmente circolano cefali, branzini, seppie, passere di mare, a volte leccie e mangianza varia, che vantaggi avrebbe il pescatore? Te lo chiedo, anzi VE lo chiedo perchè vogliono autorizzare questo tipo di pesca all' interno della laguna veneta e siccome non è pratica locale, siamo un pò in dubbio sul reale impatto di tale attività, che, con le nostre conoscenze attuali, ci sembra molto simile ad altre forme di prelievo che venivano attuate dai pescatori sportivi, e che sono state fortemente limitate se non proibite perchè troppo impattanti.

Grazie

 

 

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Anche se concordo su molte cose scritte da Carlo_p ho alcune osservazioni da fargli.

E' vero la pesca professionale è un'attività lavorativa fondamentale, però un'altra verità sulla quale sicuramente concordiamo è che le risorse ittiche non sono inesauribili.

Questa è una cosa ovvia e banale ma allora perchè dare per scontato ad esempio che lo STRASCICO non si può eliminare.

Certo non lo si può fare dall'oggi al domani, ma una opportuna politica amministrativa dovrebbe pianificare la sua dismissione nel giro di qualche anno. Le AMP per come oggi sono concepite, altra verità ovvia, non limitano tale pesca per il semplice motivo che interessano una fascia costiera ristretta in teoria già vietata alle paranze.

 

CIANCIOLO: premesso che non conosco i dettagli di tale pesca mi limito ad invitare alla visione di questo filmato: http://it.youtube.com/watch?v=RpqNlqlkQ2s racconta di una pescata miracolosa fatta a largo dell'Elba. Niente da dire per carità sono lavoratori, ma se si continua con queste levate .....

 

Infine caro Carlo cadi nel luogo comune del pescatore sub che ha causato l'impoverimento di non solo cernie ma addirittura dentici orate....Conoscendo la difficoltà nella cattura ad esempio di un dentice, non è che confondi la ns categoria con bracconieri che di notte e con bombole spengono interi branchi ?

 

Saluti

 

 

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Premetto che sono un ricercatore e che conosco tra l'altro anche il campo della gestione razionale delle risorse, per cui parlo con cognizione di causa. Non ho certamente la Verita' Assoluta in mano, ma una buona conoscenza del problema, quella sì.

Mi riservo di rispondere più tardi riportando NON le mie opinioni ma quelli di altri studiosi autorevoli come te, vedrai che i punti di vista cambiano molto e che certe opinioni espresse su quel 3D non sono poi così estremiste... ;) Così come certe tue visioni sulle AMP sono belle ma del tutto improponibili...

 

Quanto prima approfondisco i concetti.

 

:bye:

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Carlo su alcuni aspetti posso concordare con la tua analisi, ma ti prego di notare che il fondamentalismo pescasub è innocuo e resta in questo forum, mentre quello dei professionisti - contrario e rivolto contro la pesca sportiva - sfocia in atti dell'UE che attestano un prelievo ponderato della pesca "ricreativa e sportiva" superiore al 10% del prelievo TOTALE. Tu da ricercatore confermi questo dato? Sulla base di quali ricerche?

Lo chiedo perché, come è noto, in Italia non si sa neanche quanti siano questi benedetti pescatori sportivi, né si capisce perché un professionista abusivo pratichi in realtà la "pesca sportiva illegale".

 

Non voglio aggiungere argomenti alla tesi di chi pensa che in Italia siamo tutti CT della Nazionale di Calcio e Presidenti del Consiglio, però devo riconoscere che di modi per combattere la pesca professionale abusiva e la vendita abusiva del pescato operata da finti sportivi = l'illegalità ce ne sono molti ma non se ne vede traccia. Ne cito alcuni:

 

1) un corpo di Polizia ambientale esclusivamente ed effettivamente impiegato per la lotta alla pesca illegale in ogni sua manifestazione. Tale corpo non si occuperebbe solo dei controlli a mare, dove il pescato viene prelevato, ma anche in tutti i nodi di transito nei passaggi successivi. La tracciabilità è già legge, se non vado errato, non basterebbe fare i controlli per smascherare e punire i furbi?

2) un sistema di licenza, auspicato dall'UE, per censire e informare i pescatori ricreativi e sportivi (a patto di rispettare il punto 3)

3) l'introduzione di regole chiare e ragionevoli, che sappiano valorizzare ed incentivare la pratica legale colpendo duramente e quindi disincentivando quella illegale. Ad esempio: multa di 100 euro per chi non si segnala con la boa e di 20.000 per chi vende il pesce. Chi pensa che 20.000 sono troppi, sappia che ho fatto la media a spanne tra la Galizia (18.000 euro) e la Francia (22.000 circa). E poi non si vende il pesce per caso, lo si fa sempre per scelta.

 

Circa le AMP faccio solo qualche domanda:

 

1) quali sono le ragioni scientifiche dei divieti di balneazione in zona A?

2) quali sono le ragioni scientifiche che ispirano la gestione della pesca nelle AMP, dove si ammettono pesca professionale e sportiva anche con strumenti come il palamito mentre si vieta la pesca in apnea tout-court? Che senso ha in aree C di grandi estensioni e prive di controllo un siffatto sistema? Quali vantaggi sono stati registrati all'interno di aree gestite con questi metodi? Se confrontiamo questo modello di gestione delle AMP con altri che regolamentano anche la pesca in apnea senza pregiudizi, cosa scopriamo? Che escluderci è vantaggioso o inutile ai fini di una gestione di successo?

 

Ho grande rispetto per la pesca professionale e chi la pratica e so che non può essere eliminata. Ma non può neanche continuare così, mi pare chiaro. Si sta grattando il fondo, cosa ci vuole per convincerci che è l'ora di cambiare il modello di sviluppo di questo settore, pena la sua distruzione insieme a quella del Mare? Qua con i pesci richiamo di finire anche i pescatori.

 

Consiglio a tutti la visione del filmato "Il Cianciolo" di Gasparri, non ho controllato se è quello di Youtube linkato sopra, ma vi garantisco che fa venire le lacrime agli occhi. Siamo lieti di sapere che l'incredibile rarefazione delle ricciole non sia dovuta al cianciolo (e a chi allora?) ma non credo proprio che le abbiamo finite noi a fucilate, così come non credo che orate e dentici risentano del prelievo dei pescasub in modo particolare rispetto alla traina, figurarsi i metodi della pesca professionale (posto sotto una foto di una delle varie calate fatte tre giorni di fila su un montone di orate al largo dell'Elba). Concordo che cernie e corvine siano specie obiettivo di cui la nostra categoria ha abusato, ma per il resto ho forti dubbi sull'entità del nostro impatto.

 

http://www.apneamagazine.com/store/2_338.jpg

 

 

Giorgio

 

 

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Il tremaglio, come tutti i mestieri della piccola pesca o pesca artigianale, e' fortemente incentivato da chi si studia le risorse e la loro utilizzazione razionale, perche' - al contrario ad es. dello strascico - non ha praticamente impatto sui fondali e le sue catture sono quasi interamente commercializzate, ovvero hanno pochissimo scarto. Come dire: magari tutti i pescatori di mestiere pescassero con il tremaglio!

Che un metodo di pesca non arrechi danni al substrato o permetta di commercializzare senza scarti tutto il pescato, è senza dubbio una cosa apparentemente positiva. Certo è che, di fronte ad un prelievo massivo che può portare rapidamente all'azzeramento di una data specie in una data zona, credo che i danni al substrato e la commerciabilità passino in secondo piano. Un habitat intatto ma senza la benchè minima forma di vita adulta non mi sembra un valido metodo di tutela e salvaguardia dei tanto famigerati stock ittici.

 

Ho visto calate di palamiti tirare sù centinaia di saraghi dai 7 etti al kg, nessuno scarto, ma cancallazione della specie nella zona buona per anni, quello si.

Andiamo allo strascico. Questo e' in assoluto lo strumento di pesca piu' dannoso sia sulle risorse che sul loro ambiente, visto che - essendo non selettivo - pesca di tutto e nel suo passaggio a contatto del fondo impatta fortemente le comunità che lì vivono. Per i motivi che ho detto sopra non e' pensabile abolirlo, ma sicuramente andrebbe moltiplicato il numero di riserve marine e di zone da cui escludere questo attrezzo. Il problema sta nel fatto che, tanto per cambiare, i politici - non solo in Italia - non ascoltano le raccomandazioni degli studiosi riguardo ad es. ai periodi di fermo biologico, alla dimensione della maglia della rete, ecc.

Le riserve in cui bandire lo strascico sono utopia, le riserve sono pensate per diventare territori di pesca esclusiva di questa o quella marineria, non certo per la salvaguardia dell'ambiente, almeno in Italia.

 

I politici non ascoltano gli studiosi, ma quali studiosi bisogna ascoltare quando anche la scienza si può manipolare?! Sai bene cosa sia la "pesca ad ombra", pesca artigianale ma molto simile allo strascico per danni al substrato. Ecco come la può difendere un team di accademici universitari...leggi tutto l'articolo e vedrai come i risultati siano palesemente manipolati...

 

http://www.dapiran.it/flash/articoli/attuali/a19.htm

Il cianciolo è usato tipicamente di notte con la lampara per la cattura del pesce azzurro (sardine e acciughe in primis). In certe zone e in periodi limitati si usa anche di giorno per le ricciole. Vale quanto detto per il tremaglio: un uso sostenibile di questo attrezzo - ovvero seguendo le raccomandazioni degli studiosi - non comporta un impoverimento delle risorse, e soprattutto non ha alcun impatto sull'ambiente e sui fondali.

Questa volta non affermo ma domando...noi ci caviamo gli occhi quando un nostro compagno di passione ostenta il branzinone di 5/6 kg con il ventre gonfio di uova discutendo sull'entità del danno biologico. Possibile che ANNULLARE un montone di orate da 2 TONNELLATE, o uno di ombrine da 50 TONNELLATE non costituisca un ENORME danno biologico??

 

Il cianciolo si usa SEMPRE durante la pesca di certi pesci e SEMPRE durante i periodi riproduttivi, cancellare diverse generazioni di pinnuti ha impatto ZERO sull'estensione delle riserve ittiche?

E infine la pesca al bianchetto (la cosiddetta "neonata"). Siccome si tratta delle post-larve di sardina o acciuga, specie assai prolifiche e le cui oscillazioni sono dovute piu' ai fattori ambientali che alla pesca, alcune regioni italiane autorizzano ogni anno per circa un mese e mezzo tale pesca. L'unico problema - legato come al solito alla mancanza di controlli - e' che, se viene praticata in fodali abbastanza bassi da far toccare la rete sul fondo, restano catturate anche altre specie che non dovrebbero invece rientrare nella cattura permessa. In sè la pesca al bianchetto NON costituisce un pericolo per l'abbondanza delle risorse.

Da questo articolo riporto:

 

http://www.dapiran.it/flash/articoli/attuali/a31.htm

 

"Da circa una settimana si è sbloccato "l'insignificante" fermo biologico. Le coste Siciliane e non,sono freneticamente battute da numerosissime barche, che muniti di super congegni all'avanguardia,fanno una vera e propria strage-razzia di minuscoli pesciolini appena nati, dal nome comune di :neonata o bianchetto.

Ora, io e tanti altri "impotenti spettatori",ci chiediamo: che senso ha tutto ciò? Come fanno gli organi competenti-amministrativi ad essere miopi dinanzi a tale "olocausto biologico"?

Non capiscono che cosi facendo,distruggono irreversibilmente l'ecosistema marino? La neonata o bianchetto,infatti,rappresenta la base della piramide alimentare dei nostri mari !! Venendo a mancare tale base, tutti le altre specie poste più in alto su tale piramide , subiscono dei seri problemi trofici, con successivo depauperamento del mare e scomparsa della specie!!"[OMISSIS]

 

Prof. Giuseppe Oritti

(Ricercatore Risorse Marine e Naturali,Docente in Biologia)

 

Se non ricordo male, siamo l'unico paese dell'unione europea che pesca la neonata in deroga alle leggi vigenti.

Se in tutti gli altri stati questa pesca è stata vietata e visto che il parere di qualche esperto in materia sembra anche dare ragione a questo divieto, almeno il dubbio sul fatto che così inocqua non sia, a me sorge...

Concludo:

il mare - e tantomeno i pesci - NON SONO dei pescatori subacquei (tra i quali rientro), i quali anzi hanno spesso provocato un forte impoverimento delle loro specie bersaglio (cernie innanzitutto, ma anche orate, dentici, saraghi e altre specie pregiate dei bassi fondali costieri).

Oltre ad essere un caso di hara kiri piuttosto evidente, a cui siamo peraltro abituati, questa affermazione non è e non può essere supportata da alcuno studio scientifico. Nessuno studio è mai stato prodotto per valutare l'impatto della pescasub sulla fauna del mediterraneo, la tua afferamazione per tanto è solo una tua opinione, rispettabile in quanto tale, ma lontana dal poter essere considerata un'evidenza scientifica incontestabile.

I pescatori professionisti possono e devono andare a pescare con i metodi e nelle aree in cui e' a loro consentito. Le due categorie hanno finalita', raggio d'azione e impatti diversi, ma li hanno entrambi e ognuno deve rispettare i regolamenti vigenti senza pretendere che l'altra categoria scompaia.

E un'altra cosa fondamentale: bisogna PRETENDERE che i controlli funzionino, sia sui pescatori professionisti che su quelli subacquei e sportivi in generale (vedi ad es. chi pesca nelle riserve o chi non rispetta i limiti di cattura): le regole valgono per tutti!

--Carlo

Già, le regole valgono per tutti, e allora cominciamo a rispettarle e a non modifcare quelle esistenti per rendere legale il bracconaggio professionistico.

Dalla pubblicazione del dossier Mediterraneo, che doveva mirare alla tutela degli stock ittici, abbiamo assistito SOLO alla deroga per la pesca della neonata e alla riduzione delle limitazioni di distanza e profondità per la pesca a strascico...non mi paiono interventi di salvaguardia, se non del guadagno dei professionisti.

 

:bye:

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le regole valgono per tutti!

 

Sarebbe interessante ricostruire un po' la politica della pesca dell'Unione Europea, per mostrare come la furbizia italiana non conosca limiti quando si tratta di aggirare le norme comuni per avere speciali deroghe. Come nel caso dei TAC, per anni rimasti sulla carta in nome della "aspecificità" della pesca costiera mediterranea. Vogliamo parlare del Dlgs del 2004 che ha sostanzialmente reso non punibile la detenzione di pescato sottomisura? Il progetto di quel DL (firmato da Scarpa Bonazza) prevedeva la contestuale QUADRUPLICAZIONE delle sanzioni ai pescasportivi per QUALSIASI violazione, anche solo i 50 metri dal pallone. Meno male che nel corso del vaglio critico questa roba è sparita, altrimenti oggi ad ogni sanzione dovremmo cacciare 2000 neuri. Anche la norma sulla non punibilità della detenzione di pescato sottomisura è oggi carta straccia, per via del DL 59/08 cosiddetto "salvainfrazioni": se non toglievamo al volo quella norma ci facevano neri!!!!!!!!

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Sarebbe interessante ricostruire un po' la politica della pesca dell'Unione Europea, per mostrare come la furbizia italiana non conosca limiti quando si tratta di aggirare le norme comuni per avere speciali deroghe. Come nel caso dei TAC, per anni rimasti sulla carta in nome della "aspecificità" della pesca costiera mediterranea. Vogliamo parlare del Dlgs del 2004 che ha sostanzialmente reso non punibile la detenzione di pescato sottomisura? Il progetto di quel DL (firmato da Scarpa Bonazza) prevedeva la contestuale QUADRUPLICAZIONE delle sanzioni ai pescasportivi per QUALSIASI violazione, anche solo i 50 metri dal pallone. Meno male che nel corso del vaglio critico questa roba è sparita, altrimenti oggi ad ogni sanzione dovremmo cacciare 2000 neuri. Anche la norma sulla non punibilità della detenzione di pescato sottomisura è oggi carta straccia, per via del DL 59/08 cosiddetto "salvainfrazioni": se non toglievamo al volo quella norma ci facevano neri!!!!!!!!

 

In effetti, negli anni, i nostri professionisti ci hanno portato sul tetto del mondo nella categoria "escamotage"...

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Ragazzi,

questa discussione mi fa piacere anche se mi tocchera' cercare di difendermi da alcune accuse che francamente rifiuto, ma siccome discutere e' bello... eccomi qui, nonostante siano le due di notte! ^_^

 

I punti interessanti sono molti, cerchero di affrontare i principali anche se sicuramente ne dimentichero' altri. Mi scuso per questo, e anche per l'inevitabile lunghezza del post. Sui documenti dal sito di Dapiran e sul video sul cianciolo scrivero' magari dopo, altrimenti la cosa si fa davvero troppo lunga...

 

Vi prego anche di considerare che non possiamo parlare di problemi della pesca e delle risorse su piccola scala, tipo "i pescatori di Punta Licosa" o "il cianciolo di Ponza": i problemi dell'ecologia (perche' di questo stiamo parlando) vanno visti piu' in grande con un approccio globale, perche' ogni elemento in gioco interagisce con gli altri in una rete molto complessa.

 

Come premessa vorrei dire che anche a me piacerebbe non vedere piu' alcuni attrezzi e tecniche di pesca in mare, ma siccome cio' in linea di massima non e' possibile per motivi economici e sociali (se non su piccola scala locale), mettiamoci l'anima in pace... Il problema e' che da sempre le raccomandazioni dei ricercatori sono andate quasi sempre nel vuoto (non solo in Italia), perche' prevalgono gli interessi di lobby politico-economiche che preferiscono pescare il piu' possibile ORA anche a rischio di non lasciare piu' nulla nel mare del FUTURO prossimo. :(

I mezzi per rendere la pesca una attivita' sostenibile sono tanti, tra cui: maglie delle reti piu' larghe (=i piccoli cosi' potrebbero scappare), motori meno potenti, meno giorni di pesca, reti meno lunghe, attrezzi piu' selettivi, divieti nei periodi e nei siti di concentrazione dei riproduttori, ecc. ecc. L'aumento del potere di cattura di un attrezzo, in crescita continua da quando esiste la Pesca, porta inevitabilmente a catture eccessive... e mi riferisco anche ai fucili subacquei (c'e' un video greco in cui l'autore si vanta del suo arbalete che fulmina prede ad oltre 4 mt dalla testata...).

Gia' verso il XVI secolo le prime paranze (ovviamente a vela) venivano accusate giustamente non tanto di pescare troppo pesce, quanto di distruggere i fondali e tutti quegli organismi bentonici (cioe' viventi a stretto contatto del fondo) che ci vivono. Chi avesse voglia e capisse l'inglese (e' scritto in maniera veramente ultra chiara) dovrebbe leggere lo splendido libro di Callum Roberts "The unnatural history of the sea" (a prezzo molto accessibile anche su amazon.com), che fa una lunga e appassionante disamina della rovina che la pesca eccessiva - e sottolineo eccessiva - ha portato in tutti i mari, dalle rive ai 1000 metri di profondita'.

 

Per Cristiano:

dobbiamo farci una ragione del fatto che alcune pratiche di pesca sportiva possano essere penalizzate nei confronti di quella professionale. La prima e' un hobby, la seconda una fonte di pane. Detto cio', di solito l'importazione di una tecnica in un'area dove prima non esisteva risponde forse all'esigenza di fare catture piu' ingenti. Questo, se le risorse sono gia' depauperate, andrebbe evitato! Ma come QUALSIASI altra domanda riguardante fenomeni e ambienti naturali, ci vuole uno studio ad hoc che dimostri l'impatto di questo particolare cianciolo in acque basse. Piuttosto, sei sicuro che si tratti di cianciolo e non piuttosto di sciabica o di altri attrezzi? La pesca con la sciabica da terra,come pure dello strascico sotto costa, e' permessa come "pesca speciale" in certe zone soprattutto dell'alto Adriatico perche' permette di pescare in un periodo (inverno) in cui altrimenti le marinerie rischierebbero di stare ferme per molto tempo senza guadagnare. E non parlo dei guadagni dei pescatori di spadara, ma di quelli ben piu' modesti della piccola pesca costiera... Il problema e' sempre quello: che l'organo di gestione si renda conto se le quantita' catturate sono eccessive (parlo della media stagionale, non di singole pescate). Qualche spigola o passera o leccia NON e' un problema, TANTE forse sì. Dobbiamo vedere le cose su scala globale, non con l'occhio del singolo pescasub che vede (o pensa di vedere) le sue prede preferite diminuire... ;)

 

Per Patresi:

caro mio, piacerebbe a tutti che non ci fosse piu' lo strascico... che non ci fossero piu' industrie inquinanti... che si coltivasse solo con metodi biologici... ma tornando alla bruta (e spesso brutta) realta', tutto cio' non e' possibile. Esistono i modi per rendere la pesca un'attivita' sostenibile, il problema sta nel non creare gravi scompensi economici e soprattutto nel farlo capire ai politici che non vogliono inimicarsi i pescatori. Che alternativa lavorativa avrebbero i pescatori di strascico se dovessero fermarsi per sempre? Che gli daresti a mangiare? E ricorda sempre che sto ragionando su una ampia scala, perche' e' ovvio che non avrebbe senso ridurre lo strascico ad es. in acque italiane e lasciarlo ad es. in quelle tunisine (dove anzi i nostri pescatori andrebbero di corsa, depauperando anche quelle zone)...

Le AMP di solito proteggono, come dici giustamente, zone costiere per lo piu' rocciose, dove si trova la maggiore biodiversita'. Esistono pero' numerose zone nel mondo (tra cui il Golfo di Castellammare in Sicilia) dove c'e' il divieto totale di strascico, molte delle quali ampiamente studiate in termini di effetti sulle popolazioni ittiche.

Il cianciolo notturno a pesce azzurro (non riesco purtroppo a vedere il video su youtube) non e' - lo ripeto - una attivita' responsabile in genere di grande depauperamento delle risorse. Alici e sardine sono specie, oltre che abbondanti e prolifiche, che risentono (entro certi limiti) poco della pesca ma sono molto piu' soggette alle variazioni dei parametri ambientali. Capisco che una saccata con una tonnellata di pesciolini possa fare impressione, ma ti assicuro che e' poca cosa rispetto alla consistenza di queste popolazioni. Naturalmente anche qui ci sono dei metodi che consentono di stimare le quantita' di pesce azzurro presenti nel mare e in base alle quali si dovrebbe regolare l'entita' del prelievo...

Riguardo al "luogo comune" forse citando dentici e orate ho scelto le specie sbagliate (non certo citando la cernia...), ma il problema non e' quello. Il problema e' che le specie ittiche quanto piu' sono di grossa taglia (che significa anche a riproduzione tardiva), tanto piu' sono vulnerabili. Il suddetto libro di Callum Roberts riporta, come unico esempio dell'azione negativa della pescasub, il caso di una specie di cernia californiana che negli anni '50-'60 fu letteralmente sterminata dai turisti pescasub armati addirittura di semplici arpioni a mano... Certo un caso limite, ma stiamo attenti a ritenere che la pesca sub non abbia conseguenze nelle zone molto battute...

E poi c'e' anche l'aspetto socio-economico (e dagli... ;) ): se i subacquei vanno a pescare cernie, dotti, dentici e altro pesce piu' o meno stanziale dalla secca "X", e' logico che il pescatore di mestiere si incazzi! Lui con quei pesci ci campa, mentre noi ci divertiamo... Questo per dire che non bisogna demonizzare gli altri senza prima analizzare bene le situazioni. :)

 

Per Joefox:

sulla carenza di controlli e sulla inadeguatezza delle sanzioni per chi pesca con attrezzi o modalita' illegali hai ragione al 100%, sfondi una porta aperta.

Circa le AMP, premetto che per essere efficaci dovrebbero essere pianificate e localizzate meglio di quanto non si faccia di solito (non sempre pero') in Italia, e soprattutto dovrebbe esservi assicurato un assoluto controllo delle regole e non restare sulla carta ("paper reserves" dicono gli studiosi).

Detto questo, vediamo:

1) quali sono le ragioni scientifiche dei divieti di balneazione in zona A?

Le zone A sono dedicate alla assoluta protezione dell'ecosistema: idealmente l'ambiente lì dentro dovrebbe tornare ad uno stadio vergine. Quindi anche la balneazione e' vietata. Che poi spesso le zone A delle riserve italiane siano aree piuttosto banali (ad es. a Ustica) mentre quelle davvero preziose vengono poste in zona B o addirittura C e' un altro paio di maniche :(

2) quali sono le ragioni scientifiche che ispirano la gestione della pesca nelle AMP, dove si ammettono pesca professionale e sportiva anche con strumenti come il palamito mentre si vieta la pesca in apnea tout-court? Che senso ha in aree C di grandi estensioni e prive di controllo un siffatto sistema? Quali vantaggi sono stati registrati all'interno di aree gestite con questi metodi? Se confrontiamo questo modello di gestione delle AMP con altri che regolamentano anche la pesca in apnea senza pregiudizi, cosa scopriamo? Che escluderci è vantaggioso o inutile ai fini di una gestione di successo?

La creazione e gestione delle AMP e' una cosa di estrema difficolta', nel senso che le esigenze di protezione della natura (che necessiterebbero di studi preliminari che spesso non vengono fatti) si devono conciliare con le esigenze socio-economiche (turismo, pesca e quant'altro). Inoltre uno degli effetti attesi (riscontrato in molte - non tutte - le riserve) e' che l'aumento di pesce nella zona A porti ad un certo punto ad un passaggio di questo pesce nelle zone circostanti. Ecco perche' nelle zone B in genere i pescatori professionisti locali (e solo loro) sono ammessi, altrimenti col cavolo che accetterebbero una AMP nella loro zona! Le zone C sono ancora piu' permissive, e hanno semplicemente la funzione di "cuscinetto" rispetto all'esterno. Io francamente sarei favorevole alla pesca sub nelle zone C (e una volta infatti era permessa), ma con limiti forti sulle quantita' pescabili e con divieti su alcune specie molto vulnerabili.

Si sta grattando il fondo, cosa ci vuole per convincerci che è l'ora di cambiare il modello di sviluppo di questo settore, pena la sua distruzione insieme a quella del Mare?

Hai ragione. Leggi il libro di Roberts che ho citato prima, vedrai che anche lui concorda pienamento con te ;) , anche se altri ricercatori - soprattutto americani - che studiano la razionalizzazione della pesca non sono molto d'accordo con lui!

 

Sulle ricciole: non penso che il cianciolo abbia un impatto cosi' pesante. Per ogni gruppo di ricciole in riproduzione beccato da un peschereccio ce ne sono fortunatamente infiniti altri che "la fanno franca", perche' si tratta di branchi piccolini e molto sparsi. Inoltre spesso le aree riproduttive sono lontane dalla costa e quindi molto dispendiose da raggiungere: sul Banco Alluffo, vicino alla Tunisia, i pescatori lampedusani (con cui sono andato) riescono a recarsi poche volte in una stagione, per via della necessita' di un mare molto calmo, vanno e tornano in giornata (non congelano) e per ogni giorno di pesca catturano poche decine di pesci di 10-20 kg. Questo significa un impatto veramente molto basso, almeno in quella zona. Puo' darsi che in altre zone l'impatto sia maggiore: io non posso che ripetere che andrebbero fatti studi per verificare se effettivamente ci sia stato un impoverimento dovuto alla pesca a cianciolo, senza lasciarsi impressionare da qualche pescata abbondante di pesci che, tutto sommato, avremmo voluto prendere noi <_< ... Per finire, credo che un impatto sulle ricciole molto piu' pesante del cianciolo sia esercitato dalla traina alle ricciolette di pochi decine di grammi, pescate in grandi quantita' in alcune zone. Questo e' un concetto fondamentale della pesca razionale: bisogna proteggere i giovani piu' degli adulti, sia perche' ogni giovane dovrebbe potersi riprodurre almeno una volta, sia perche' ogni giovane di pochi etti (o grammi) diventera' un adulto molto piu' pesante, e questo vale per tutte le specie.

 

Davide Serra tocca pure dei punti importanti, alcuni dei quali pero' mi permetto di definire errati:

1) un habitat intatto e' la PRIMA condizione per ospitare qualsiasi forma di vita, quindi e' la prima cosa che va protetta;

2) non credo che la pesca con il tremaglio abbia causato in alcuna area un impoverimento serio di pesce in zona costiera. Se cosi' fosse senz'altro si dovrebbe provvedere (ma certamente dove c'e' poco o nulla pesce rimasto non possono essere ammessi neppure i pescatori sportivi, non credi?). Idem dicasi per la selettivita' di un attrezzo, ovvero la sua capacita' di prendere solo determinate specie e di determinate taglie, che e' un obiettivo-chiave della pesca sostenibile. Se tutti gli attrezzi fossero selettivi i pesci sarebbero tanti da invadere le spiagge ^_^ Anche in questo caso comunque un eccesso di prelievo (come quei saraghi) puo' essere negativo, sia pur fatto con gli attrezzi della piccola pesca.

3) Sulle riserve ho gia' scritto sopra a joefox. Spesso - specie in Italia - sono gestite male, ma se pesca deve esserci, e' giusto che sia riservata ai pescatori locali. La gestione delle risorse affidata ai locali (cooperative, ecc.) e' uno dei metodi migliori per garantire un prelievo razionale, perche' il pescatore tratterebbe quel pezzo di mare come una cosa sua da fare fruttare per sempre, non come una cosa di tutti (e quindi di nessuno) da depredare prima che arrivino gli altri. In Giappone si fa cosi' da secoli, nel resto del mondo purtroppo vi si riesce raramente e con molte difficolta' per motivi di ordine socio-economico e politico.

4) Sul danno costituito dalla cattura di grossi branchi in riproduzione hai ragione, ma dipende da tanti fattori, a cominciare dalla specie in questione (ciclo vitale e abbondanza) e a finire con le zone e i periodi in cui cio' avviene. In certi casi puo' essere una pratica distruttiva.

5) Il cianciolo notturno per pesce azzurro non ha un grosso impatto (vedi sopra). Per altre specie puo' averlo (rivedi sopra ;) ). In teoria TUTTA la pesca puo' essere dannosa o TUTTA la pesca puo' esseree sostenibile: per saperlo vanno fatti studi e vanno applicati i risultati di tali studi, ma in certi casi di manifesta drammatica riduzione di alcune risorse io sono tra quelli che pensano che bisogna proteggerle subito vietandone o limitando fortemente la pesca, e poi vedere l'effetto che fa.

6) Il fermo biologico di solito e' del tutto inefficiente perche' spesso viene applicato quando i pescatori comunque non andrebbero in mare (inverno) e non quando le risorse andrebbero effettivamente protette (per molte specie = fine estate). Sulla pesca al bianchetto ho gia' detto, ma e' un altro di quei campi sui quali andrebbero fatti studi appositi. Checche' ne dica il prof. Oritti, un prelievo autorizzato per un mese e mezzo e' ritenuto da molti altri poco impattante sulle quantita' di adulti che verrebbero fuori da quelle larve. Non solo: il fatto che il bianchetto sia cibo per alcune altre specie (sottolineo "alcune") non dovrebbe comportare una sofferenza per questi predatori, sia perche' il bianchetto a mare e' veramente TANTO, sia perche' il cibo per i pesci adulti in genere non e' mai un fattore limitante, nel senso che di fame non muoiono di certo... ^_^

7) Davide, non essere cosi' categorico sugli studi fatti... Davvero credi di avere censito tutta la letteratura sugli effetti della pesca subacquea o sportiva in Mediterraneo? Non so se tu sia un ricercatore; io personalmente non mi sento di poter dire se e quanto e' stato pubblicato su un qualsiasi argomento "X". Tra l'altro a queste pubblicazioni hanno normalmente accesso i ricercatori dentro le loro strutture di ricerca, attraverso costosi sistemi di database e riviste online che non sono in nessun modo alla portata dei comuni - per quanto volenterosi - appassionati. Ma, a parte questo, la prova di un determinato effetto su un sistema (ad es. la pesca subacquea sui pesci) si puo' valutare in vari modi; ad es., se un'area precedentemente sottoposta a forte pressione di pesca sportiva diventa riserva, e dopo qualche anno (purtroppo i tempi sono lunghi) si registra nella riserva una forte abbondanza delle specie ex-oggetto della suddetta pesca, molto banalmente - ma altrettanto fortemente - si puo' dire che almeno una parte dell'effetto notato e' dovuto all'assenza della pesca sportiva. Idem per altre specie e altri metodi di prelievo. Gli studi condotti con un serio disegno di campionamento e una attenta analisi dei dati sono universalmente accettati dalla comunita' scientifica, piaccia o no, e ti assicuro che nessun biologo marino ha interesse a pubblicare dati falsi...

 

Un'ultima cosa sulle TAC (per Joefox):

non so se ho interpretato bene il tuo post, ma le TAC sono assolutamente impraticabili in Mediterraneo e in generale nelle zone subtropicali e tropicali, proprio per la "aspecificita'" della pesca in queste zone. Perfino in aree dove le catture sono quasi monospecifiche sono state spesso sostituite da altri metodi di controllo, perche' inefficaci e molto difficili da controllare.

 

Buona notte... sono le tre... :bye:

 

--Carlo

 

 

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7) Davide, non essere cosi' categorico sugli studi fatti... Davvero credi di avere censito tutta la letteratura sugli effetti della pesca subacquea o sportiva in Mediterraneo? Non so se tu sia un ricercatore; io personalmente non mi sento di poter dire se e quanto e' stato pubblicato su un qualsiasi argomento "X". Tra l'altro a queste pubblicazioni hanno normalmente accesso i ricercatori dentro le loro strutture di ricerca, attraverso costosi sistemi di database e riviste online che non sono in nessun modo alla portata dei comuni - per quanto volenterosi - appassionati. Ma, a parte questo, la prova di un determinato effetto su un sistema (ad es. la pesca subacquea sui pesci) si puo' valutare in vari modi; ad es., se un'area precedentemente sottoposta a forte pressione di pesca sportiva diventa riserva, e dopo qualche anno (purtroppo i tempi sono lunghi) si registra nella riserva una forte abbondanza delle specie ex-oggetto della suddetta pesca, molto banalmente - ma altrettanto fortemente - si puo' dire che almeno una parte dell'effetto notato e' dovuto all'assenza della pesca sportiva. Idem per altre specie e altri metodi di prelievo. Gli studi condotti con un serio disegno di campionamento e una attenta analisi dei dati sono universalmente accettati dalla comunita' scientifica, piaccia o no, e ti assicuro che nessun biologo marino ha interesse a pubblicare dati falsi...

 

--Carlo

Vado di fretta, per ora ti dico solo in merito a questo punto.

 

SI, sono assolutamente certo che relativamente all'impatto della pesca subacquea in mediterraneo (questo è importante, alcuni studi sulle barriere coralline sono stati fatti) non esistono. Come faccio ad essere così sicuro?! L'anno scorso all'EUDI è stata fatta un atavola rotonda proprio sul tema della AMP, hanno partecipato direttori, docenti universitari di biologia e tutti hanno AMPIAMENTE sottolineato che non esiste alcun rilievo scientifico che abbia mai quantificato il reale impatto della pesca in apnea in generale, quindi anche nessuno studio che certifichi la nostra incompatibilità con l'ecosistema e con quello della AMP in particolare.

 

La prima cosa che ci siamo sempre chiesti sul motivo della nostra esclusione dalle AMP, anche dalle zone in cui tutti possono fare praticamente tutto, è stato: esistono studi scientifici che certifichino il nostro impatto sugli stock ittici e lo definiscano senza appello "distruttivo"??

 

Un documento del genere ci avrebbe zittiti, forse, ma sarebbe stato un punto di partenza per una discussione...

 

La verità è che qualche superficiale "ricercatore" (uno che gira sempre armato di piccozza) ha saputo dire solo che gli studi nel resto del mondo dimostrano che siamo dannosi oltre ogni ragionevole dubbio. Altri ricercatori, tra cui alcuni di quelli presenti alla tavola rotonda dell'EUDI hanno fermamente evidenziato come risultati e criteri degli studi sulle barriere coralline NON possono in alcun modo essere estesi al nostro bacino.

 

La prova provata che non esistono documenti è che OGGI, e non ieri o 10 anni fà, stanno stanziando fondi per proprio per attivare dei protocolli di ricerca che forniscano dati OGGETTIVI e SCIENTIFICI che fino ad ora sono solo stati dati per scontati sulla base di semplici pregiudizi...

 

:bye:

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Leggerò con calma quanto scritto perchè lo trovo più che interessante.

 

Alcune punti veloci:

 

- il video riguarda una strage di RICCIOLE non di sardine. Se negli anno 50-60 (da racconti dei vecchi) ma anche nel 70 si avvisavano interi branchi di ricciolone affacciandosi dal faro di P.ta Polveraia ed io pescando da circa 30 in apnea nello stesso tratto di costa ne ho avvistato solo 2 (parlo di ricciole sopra i 20 Kg), un motivo ci sarà.

 

- siamo arrivato ad un punto in cui il mondo ha bisogno di scelte coraggiose in tutti i campi e non della mera gestione dell'esistente. Sono perfettamenet conspevole che eliminare lo strascico non è una questione semplice e che come tutti i problemi della nostra epoca va affrontato a livello globale. Ma se avessimo dei governanti all'altezza il suo ridimensionamento fino alla sua eliminazione andrebbe pianificato a livello mondiale ed europeo. Anche perchè di questo passo lo strascico, così come la pesca profesionale si autoeliminerà insieme ai pesci. D'altra parte fare delle ampie AMP d'altura del tipo quelle proposte da Greenpeace (che mi sembra sia quello che tu proponi e sulle quali io sono d'accordissimo) è equivalente ad eliminare lo strascico da ampie zone di mare.

 

- sicuramente ci sono stati dei casi, negli anni dell'abbondanza, in cui la pesca sub ha superato i limiti. Ma sono casi appunto limite, la pesca professionale lo fa tutti i giorni.

 

 

Infine fammi concludere con una battuta: è del tutto fuorviante paragonare pesca professionale e pesca sportiva, lottare contro l'impoverimento dei mari impedendo la pesca sportiva è come impedire di curreggiare per evitare il buco dell'ozono. Questa è la ragione di fondo per cui sono contrario alle AMP concepite in Italia ed in particolare a quella che si vorrebbe istituire all'Elba, concentrano la loro attenzione su divieti assurdi e non affrontano i veri problemi.

Paradossalmente se tutti si procurassero il pesce come facciamo noi pescasub il mare tornerebbe come negli anni 50.

Naturalmente sto parlando di chi la pratica legalmente nel rispetto delle regole.

 

 

Saluti

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Per Cristiano:

dobbiamo farci una ragione del fatto che alcune pratiche di pesca sportiva possano essere penalizzate nei confronti di quella professionale. La prima e' un hobby, la seconda una fonte di pane. Detto cio', di solito l'importazione di una tecnica in un'area dove prima non esisteva risponde forse all'esigenza di fare catture piu' ingenti. Questo, se le risorse sono gia' depauperate, andrebbe evitato! Ma come QUALSIASI altra domanda riguardante fenomeni e ambienti naturali, ci vuole uno studio ad hoc che dimostri l'impatto di questo particolare cianciolo in acque basse. Piuttosto, sei sicuro che si tratti di cianciolo e non piuttosto di sciabica o di altri attrezzi? La pesca con la sciabica da terra,come pure dello strascico sotto costa, e' permessa come "pesca speciale" in certe zone soprattutto dell'alto Adriatico perche' permette di pescare in un periodo (inverno) in cui altrimenti le marinerie rischierebbero di stare ferme per molto tempo senza guadagnare. E non parlo dei guadagni dei pescatori di spadara, ma di quelli ben piu' modesti della piccola pesca costiera... Il problema e' sempre quello: che l'organo di gestione si renda conto se le quantita' catturate sono eccessive (parlo della media stagionale, non di singole pescate). Qualche spigola o passera o leccia NON e' un problema, TANTE forse sì. Dobbiamo vedere le cose su scala globale, non con l'occhio del singolo pescasub che vede (o pensa di vedere) le sue prede preferite diminuire... ;)

 

Per inciso si parla di cianciolo, e per inciso non mi reputo superficiale a tal punto da entrare nel merito di una discussione così seria per un misero interesse personale di 2 spigole in meno da pescare. L' ecosistema lagunare è così complesso e così tartassato che risulta poco credibile chi paventa anche solo la possibiltà di utilizzare nuove forme di prelievo professionale mentre richiede di limitare la pesca "hobby" per un principio di precauzione.....ma non sono qui per fare esempi locali che, come giustamente dici te, non sono paragonabili. La mia è solo una richiesta di informazioni per apprendere il più possibile su un tema di futura discussione in provincia di Venezia.

A tal proposito ringrazio tutti quelli che con le loro idee e conoscenze partecipano alla discussione.

Ciao.

 

 

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(...)

SI, sono assolutamente certo che relativamente all'impatto della pesca subacquea in mediterraneo (questo è importante, alcuni studi sulle barriere coralline sono stati fatti) non esistono. Come faccio ad essere così sicuro?! L'anno scorso all'EUDI è stata fatta un atavola rotonda proprio sul tema della AMP, hanno partecipato direttori, docenti universitari di biologia e tutti hanno AMPIAMENTE sottolineato che non esiste alcun rilievo scientifico che abbia mai quantificato il reale impatto della pesca in apnea in generale, quindi anche nessuno studio che certifichi la nostra incompatibilità con l'ecosistema e con quello della AMP in particolare.

La prima cosa che ci siamo sempre chiesti sul motivo della nostra esclusione dalle AMP, anche dalle zone in cui tutti possono fare praticamente tutto, è stato: esistono studi scientifici che certifichino il nostro impatto sugli stock ittici e lo definiscano senza appello "distruttivo"??

(...)

Ok, buono a sapersi di questa riunione, anche se le due categorie che citi (direttori di riserva e docenti di biologia) non e' affatto detto che siano aggiornati sull'argomento... I primi purtroppo sono a volte persone totalmente incompetenti messe li' solo per fini politici, oppure a volte persone oneste e di buona volonta' ma, appunto, incompetenti (vedi il caso delle numerose riserve gestite dalla Capitaneria di Porto). I secondi, se non lavorano espressamente dentro gruppi di ricerca che studiano queste cose, saranno eccellenti biologi ma non e' detto che siano a conoscenza delle problematiche e della bibliografia...

A parte questo - che, ripeto, e' una notizia interessante che sconoscevo - resta il fatto che, dal punto di vista della conservazione della biodiversità questa va perseguita con l'assenza totale di prelievo, cioe' con le zone A. Le zone B sono concesse ai pescatori professionisti locali per i gia' citati motivi socio-economici e di opportunita' politica. Le zone C secondo me andrebbero aperte anche alla pesca sub, con forti limitazioni. Non e' ammissibile che, in assenza di "prove certe" sull'impatto di una attivita' sportiva, la si conceda in un'area che e' deputata alla conservazione.

--Carlo

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- il video riguarda una strage di RICCIOLE non di sardine. Se negli anno 50-60 (da racconti dei vecchi) ma anche nel 70 si avvisavano interi branchi di ricciolone affacciandosi dal faro di P.ta Polveraia ed io pescando da circa 30 in apnea nello stesso tratto di costa ne ho avvistato solo 2 (parlo di ricciole sopra i 20 Kg), un motivo ci sarà.

E' vero. A parte le ricciole (che interessano i pescasub ma sono una percentuale minuscola del pescato commerciale), tutte le specie ittiche sono diminuite da quando esiste la pesca, con tassi di decremento in genere molto alti proprio negli ultimi 40-50 anni. Se sono diminuiti moltissimo triglie, gamberi, scampi e naselli (che non interessano i sub ma il settore pesca) e non e' stato fatto quasi nulla per invertire questa tendenza, figurati per la ricciola...! :(

Infine fammi concludere con una battuta: è del tutto fuorviante paragonare pesca professionale e pesca sportiva, lottare contro l'impoverimento dei mari impedendo la pesca sportiva è come impedire di curreggiare per evitare il buco dell'ozono.

Questa è la ragione di fondo per cui sono contrario alle AMP concepite in Italia ed in particolare a quella che si vorrebbe istituire all'Elba, concentrano la loro attenzione su divieti assurdi e non affrontano i veri problemi.

Le AMP servono a proteggere la biodiversita'. Su questo argomento e sulle motivazioni che stanno alla base della zonazione e dei divieti delle AMP ho risposto a Davide.

Paradossalmente se tutti si procurassero il pesce come facciamo noi pescasub il mare tornerebbe come negli anni 50.

Gia'.... e chi non va sott'acqua il pesce non lo mangerebbe piu'... a parte che ci sarebbe un leggero problema di disoccupazione dei pescatori... Ma era una battuta... :)

--Carlo

Modificato da carlo_p
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Ok, buono a sapersi di questa riunione, anche se le due categorie che citi (direttori di riserva e docenti di biologia) non e' affatto detto che siano aggiornati sull'argomento... I primi purtroppo sono a volte persone totalmente incompetenti messe li' solo per fini politici, oppure a volte persone oneste e di buona volonta' ma, appunto, incompetenti (vedi il caso delle numerose riserve gestite dalla Capitaneria di Porto). I secondi, se non lavorano espressamente dentro gruppi di ricerca che studiano queste cose, saranno eccellenti biologi ma non e' detto che siano a conoscenza delle problematiche e della bibliografia...

A parte questo - che, ripeto, e' una notizia interessante che sconoscevo - resta il fatto che, dal punto di vista della conservazione della biodiversità questa va perseguita con l'assenza totale di prelievo, cioe' con le zone A. Le zone B sono concesse ai pescatori professionisti locali per i gia' citati motivi socio-economici e di opportunita' politica. Le zone C secondo me andrebbero aperte anche alla pesca sub, con forti limitazioni. Non e' ammissibile che, in assenza di "prove certe" sull'impatto di una attivita' sportiva, la si conceda in un'area che e' deputata alla conservazione.

--Carlo

Mi sono dimenticato di dire che era presente anche la direttrice della riserva corsa di Bonifacio. Lei è entrata un pò più nel merito della tutela della biodiversità, a noi è solo venuto spontaneo chiedere come sia possibile che la biomassa stimata della riserva francese (e dove la pesca in apnea è permessa!) sia infinitamente superiore a quella del dirimpettaio parco de La Maddalena dove la pesca in apnea è limitatissima come zone, periodi e numero di praticanti.

 

Sulla tutela mediante le zone A sono d'accordo con te, però le nostre zone A e quelle francesi (che funzionano) sono molto diverse specie come estensione e periodi di tutela.

 

I parchi francesi sono la dimostrazione che tutte le attività di prelievo possono, se opportunamente regolate, essere ecocompatibili...i parchi italiani non sono un progetto fallimentare, si tratta di capire quale sia effettivamente il loro scopo...

 

:bye:

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