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Allenamento ipercapnico e zona di sofferenza


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Esistono le "abitudini", ossia quegli atteggiamenti che se ripetuti continuamente, negli anni, diventano automatici e che per questo prendono anche il nome di "automatismi".

Penso che si possa essere d'accordo che nella pesca, non essendo l'apnea il fine ma solo il mezzo, ed essendo necessaria una grande lucidità mentale che non ci può essere con le contrazioni diaframmatiche e la crescente sofferenza che ne deriva, il momento in cui l'apnea viene interrotta sia generalmente più lontano dal b.o. rispetto a quello in cui ad interrompere l'apnea sia un apneista puro...

Premetto che anche io sono entrato nel mondo dell'apnea pescando e lo faccio ancora molto volentieri. Per quanto si possa ipotizzare che la pratica della pescasub sia solo un mezzo ma non un fine in realtà i fatti ci dicono altro. Che la pescasub è un attività (al pari delle altre) che espone a rischi, soprattutto IMHO perché è una attività che per quanto non "intensa" viene protratta per molte ore e da soli, in cui vuoi per l'inesperienza, la non coscienza-conoscenza, vuoi per la troppa fiducia in te stesso ti fanno fritto al primo errore. E' vero che questo forum è frequentato soprattutto da pescasub, ma ogni anno le pagine del forum sono una spoon river di decessi per molti versi assurdi, inspiegabili, una tristissima sequela di condoglianze alle famiglie. Va bene che facciamo certe cose per passione e la passione ti spinge anche dove non ti aspetti, però ad un certo punto c'è da chiedersi se basta praticare una disciplina per far nascere automaticamente dei meccanismi di difesa oppure se ad un certo punto è troppo facile che la lucidità mentale "automatica" vada a farsi benedire.

E' fuorviante la visione dell'apneista puro che non vede l'ora di fare sempre più metri per soffrire sempre di più. Al massimo sarà una sparuta minoranza di altissimo livello che cerca limiti che per gli altri non sono neppure ipotizzabili. Tutti i miei compagni di apnea in piscina non hanno nessuna intenzione di andare a cercarsi il blackout anche se ci sono tantissimi che non praticano la pescasub, si cimentano nell'apnea prevalentemente in piscina in dinamica, in statica e qualche volta sul cavo al mare. Ma in tre anni che frequento lo stesso gruppo almeno due volte a settimana non mi è mai capitato di vedere nessuno sambare o andare in sincope nonostante la piscina sia sempre piena con tutte le corsie occupate da apneisti. E lo stesso al mare, durante le discese sul cavo o con la slitta in variabile.

Per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere un pesce, per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere il miraggio di qualche metro in più. Ma è sempre uno sbaglio ed è sempre una possibilità in più per lasciare questo mondo.

Modificato da vare
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C'è una sostanziale differenza tra apnea e pesca in apnea e ancora ce n'è tra apnea in piscina e in mare. Io ho acquisito gli automatismi di cui parla Siccia, pescando, grazie a un sano e reverenziale timore del mare, che fa parte delle nostre tradizioni marinare e che mi è stato inculcato sin da bambino. Non esiste pesca al mondo che mi potrebbe far cambiare idea. Tutti i pescatori che conosco hanno questa caratteristica e in effetti, i decessi di persone conosciute di cui ho memoria, in azione di pesca sono tre in qualche decennio di attività. Due liguri per una cernia e un dentice e un lombardo per una ricciola.

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Io ho acquisito gli automatismi di cui parla Siccia, pescando, grazie a un sano e reverenziale timore del mare, che fa parte delle nostre tradizioni marinare e che mi è stato inculcato sin da bambino.

Flavio, chi vive al mare può avere una famiglia che ti insegna certe cose. Ma non possiamo pensare che solo chi vive al mare acquisisca certi timori reverenziali, perché la stessa cosa succede in montagna. Non solo chi vive in montagna ama e rispetta le montagne, ma è pieno di "cittadini" che hanno imparato a conoscere, rispettare e amare la montagna nel modo giusto perché gli è stato insegnato anche se non sono nati sotto le cime innevate.

Chi vive al mare ha la grande fortuna di poter entrare in acqua ogni volta che ne ha la possibilità. Acquisirà più familiarità con quell'ambiente. Ma da qua a dire che solo chi vive al mare può avere rispetto e conoscenza del mare... insomma... sarebbe come dire che gli alpinisti sono tutti nati a Courmayeur o a Cortina... ma Pelizzari è nato a Busto Arsizio, Majol ha girato mezzo mondo e non penso che di loro si possa dire che non hanno il sano timore revenziale del mare.

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"Ma da qua a dire che solo chi vive al mare può avere rispetto e conoscenza del mare... insomma... sarebbe come dire che gli alpinisti sono tutti nati a Courmayeur o a Cortina... ma Pelizzari è nato a Busto Arsizio, Majol ha girato mezzo mondo e non penso che di loro si possa dire che non hanno il sano timore revenziale del mare."

 

Difatti non l'ho detto. Ho solo citato il mio caso, che in passato era abbastanza comune. L'importante è che chi passa dall'apnea in piscina alla pesca in mare, senza magari avere alle spalle questo retroterra culturale, sia in grado di valutare appieno i pericoli a cui va incontro.

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È molto difficile che chi passa dalla piscina al mare lo faccia senza nessuno che lo abbia martellato ben bene sulla sicurezza e sull'assistenza da fare al compagno. Chi si approccia per la prima volta al mare in apnea dopo aver frequentato la prima parte del corso in piscina o comunque durante il corso stesso viene seguito costantemente prima, durante e dopo l'immersione. Ognuno sempre attaccato al proprio compagno e con la propria boa finché non si arriva alla boa grande a cui è attaccato il cavo. Lo stesso approccio se lo porterà dietro se vorrà praticare la pescasub.

È molto più probabile che inizi a pescare "da sprovveduto" un principiante che non ha mai seguito un corso di apnea o pesca in apnea illudendosi che le nozioni base siano quelle che si possono leggere su un forum e che siano più che sufficienti per stare tranquilli in mare.

Ma anche il pescasub più esperto e conoscitore del mare fondamentalmente sa (o dovrebbe sapere) che sta compiendo una potenziale imprudenza ogni volta che va a pescare da solo.

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Ospite RickCT75

Mi pare che ci si sia allontanati alquanto dall'argomento iniziale... <_<

Cmq, sul pescare da solo, è verisimo tutto quello che avete detto, in teoria. Nella realtà, però, almeno io, se tutte le volte che ho pescato da solo avessi rinunciato e avessi deciso di andare a pescare solo quando trovavo un compagno che mi seguiva davvero (cioè che veniva proprio con me sempre, e non che ci dividiamo una volta in acqua) vi assicuro che avrei fatto non più del 10% delle pescate che ho fatto in vita mia, rinunciando al restante 90%... Ma questo è un discorso di sicurezza "generale"... L'ipercapnia c'entra poco...

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Il saper rinunciare è anche rinunciare a certe azioni in mare se non si ha la giusta assistenza.

Nel mio caso è significato non sparare a cernie perchè poi avrei dovuto lavorarle ed ero da solo. Non erano a quote limite per me, ma pur sempre fonde, e non mi sono sentito di arrischiarmi in ore di lavoro a certe quote da solo.

Io spesso pesco molto fondo, ma quando lo faccio ho uno o più compagni in assistenza e capaci di operare alle mie stesse quote (se non di più).

Altrimenti rinuncio tenendomi a quote umane!

Insomma se si parla di profondità la rinuncia deve essere un'opzione da tenere sempre in mente altrimenti in un attimo ti trovi nei guai!

Se riporti tale concetto in piscina si traduce nel rimanere ampiamente nei propri limiti conosciuti.

E' una forma mentale, o come dice Siccia abitudini-automatismi, che ti porti appresso proprio per l'esperienza fatta in mare.

Modificato da Senex
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Ospite RickCT75

Il saper rinunciare è anche rinunciare a certe azioni in mare se non si ha la giusta assistenza.

Nel mio caso è significato non sparare a cernie perchè poi avrei dovuto lavorarle ed ero da solo. Non erano a quote limite per me, ma pur sempre fonde, e non mi sono sentito di arrischiarmi in ore di lavoro a certe quote da solo.

Io spesso pesco molto fondo, ma quando lo faccio ho uno o più compagni in assistenza e capaci di operare alle mie stesse quote (se non di più).

Altrimenti rinuncio tenendomi a quote umane!

Insomma se si parla di profondità la rinuncia deve essere un'opzione da tenere sempre in mente altrimenti in un attimo ti trovi nei guai!

Se riporti tale concetto in piscina si traduce nel rimanere ampiamente nei propri limiti conosciuti.

E' una forma mentale, o come dice Siccia abitudini-automatismi, che ti porti appresso proprio per l'esperienza fatta in mare.

Tutto giustissimo! Infatti, non ti offendere, ma non ti sembra di aver scoperto l'acqua calda? Sono cose scontatissime. Quando io dico di andare spesso da solo non significa che ci vado e poi tocco pure i miei limiti. L'esempio della cernia abbastanza fonda a cui ho rinunciato ben prima di sentire le contrazioni l'avevo già citato e coincide con il tuo. Quelle son cose a prescindere dal discorso "allenamento ipercapnico" e che tutti (meno i pazzi incoscienti) sanno e adottano. Sul discorso del pericolo dell'automatismo l'abbiamo anch'esso già detto e capito tutti e mi pare ormai assodato. Da quel che ho capito, insomma, l'allen. Iperc. va fatto solo da esperti in piscina per aumentare l'apnea media (quanto e se è possibile ciò però è da provare) e sempre ben seguiti da istruttori o propri pari, stando attentissimi a mantenere sempre viva la coscienza di evitare che diventi un automatismo che potrebbe scattare poi in mare. Per chi non è esperto, o non si fida, o non ha particolare padronanza e dominanza di se stesso tale da evitare il verificarsi dell'automatismo ipercapnico, meglio allora evitare. In definitiva pro e contro.. a ognuno la sua scelta.

Questo è quanto mi pare di aver capito, come conclusione, da questa discussione.

Modificato da RickCT75
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Esistono le "abitudini", ossia quegli atteggiamenti che se ripetuti continuamente, negli anni, diventano automatici e che per questo prendono anche il nome di "automatismi".

Penso che si possa essere d'accordo che nella pesca, non essendo l'apnea il fine ma solo il mezzo, ed essendo necessaria una grande lucidità mentale che non ci può essere con le contrazioni diaframmatiche e la crescente sofferenza che ne deriva, il momento in cui l'apnea viene interrotta sia generalmente più lontano dal b.o. rispetto a quello in cui ad interrompere l'apnea sia un apneista puro...

Premetto che anche io sono entrato nel mondo dell'apnea pescando e lo faccio ancora molto volentieri. Per quanto si possa ipotizzare che la pratica della pescasub sia solo un mezzo ma non un fine in realtà i fatti ci dicono altro. Che la pescasub è un attività (al pari delle altre) che espone a rischi, soprattutto IMHO perché è una attività che per quanto non "intensa" viene protratta per molte ore e da soli, in cui vuoi per l'inesperienza, la non coscienza-conoscenza, vuoi per la troppa fiducia in te stesso ti fanno fritto al primo errore. E' vero che questo forum è frequentato soprattutto da pescasub, ma ogni anno le pagine del forum sono una spoon river di decessi per molti versi assurdi, inspiegabili, una tristissima sequela di condoglianze alle famiglie. Va bene che facciamo certe cose per passione e la passione ti spinge anche dove non ti aspetti, però ad un certo punto c'è da chiedersi se basta praticare una disciplina per far nascere automaticamente dei meccanismi di difesa oppure se ad un certo punto è troppo facile che la lucidità mentale "automatica" vada a farsi benedire.

E' fuorviante la visione dell'apneista puro che non vede l'ora di fare sempre più metri per soffrire sempre di più. Al massimo sarà una sparuta minoranza di altissimo livello che cerca limiti che per gli altri non sono neppure ipotizzabili. Tutti i miei compagni di apnea in piscina non hanno nessuna intenzione di andare a cercarsi il blackout anche se ci sono tantissimi che non praticano la pescasub, si cimentano nell'apnea prevalentemente in piscina in dinamica, in statica e qualche volta sul cavo al mare. Ma in tre anni che frequento lo stesso gruppo almeno due volte a settimana non mi è mai capitato di vedere nessuno sambare o andare in sincope nonostante la piscina sia sempre piena con tutte le corsie occupate da apneisti. E lo stesso al mare, durante le discese sul cavo o con la slitta in variabile.

Per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere un pesce, per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere il miraggio di qualche metro in più. Ma è sempre uno sbaglio ed è sempre una possibilità in più per lasciare questo mondo.

 

Non ho capito bene se confuti o meno le cose che ho scritto prima...

Per quanto si possa ipotizzare che la pratica della pescasub sia solo un mezzo ma non un fine in realtà i fatti ci dicono altro

Un attimo... ho scritto che nella pratica della pesca subacquea l'apnea è solo il mezzo e non il fine.

In termini matematici, direi che "apnea : pesca in apnea = nuoto : pallanuoto".

Non è così?

Dai suuuuuu...

Che la pescasub è un attività (al pari delle altre) che espone a rischi, soprattutto IMHO perché è una attività che per quanto non "intensa" viene protratta per molte ore e da soli, in cui vuoi per l'inesperienza, la non coscienza-conoscenza, vuoi per la troppa fiducia in te stesso ti fanno fritto al primo errore. E' vero che questo forum è frequentato soprattutto da pescasub, ma ogni anno le pagine del forum sono una spoon river di decessi per molti versi assurdi, inspiegabili, una tristissima sequela di condoglianze alle famiglie.

Sono d'accordo sul fatto che a prescindere dalle buone abitudini, la pesca subacquea sia un'attività pericolosa, se è questo che vuoi dire.

Non sono d'accordo sul fatto che lo sia al pari dell'apnea pura (se è questa che intendi per "le altre"): per me lo è di più.

E' più facile stabilire quando è il momento di risalire concentrandosi unicamente su noi stessi (come fa l'apneista), che farlo concentrandosi in parte su noi stessi ed in parte su ciò che sta fuori da noi stessi, così come è più facile guidare in sicurezza un'auto pensando solo a quello, che farlo mentre si parla al telefonino (pessima abitudine fin troppo diffusa).

E' più semplice correre i 50m su pista, o farlo su un campo da calcio con la palla al piede e pensando ad una strategia che possa portare il pallone in rete?

Direi buona la prima...

Va bene che facciamo certe cose per passione e la passione ti spinge anche dove non ti aspetti, però ad un certo punto c'è da chiedersi se basta praticare una disciplina per far nascere automaticamente dei meccanismi di difesa oppure se ad un certo punto è troppo facile che la lucidità mentale "automatica" vada a farsi benedire.

Partiamo dal presupposto che la lucidità mentale può andarsi a fare benedire (cioè dire possiamo fare immani caxxate) anche a terra, mentre respiriamo a pieni polmoni.

Questa considerazione, già da sola, ci fa capire quanto possa essere rischioso effettuare dei lavori più o meno complessi in un ambiente che non è il nostro (l'acqua) e sopprimendo il nostro istinto più naturale e necessario (respirare).

Si pensi bene a questo, prima di sostenere che l'apnea (figuriamoci la pesca subacquea) è come i giochi in scatola, cioè per tutti, dagli 8 agli 80 anni...

Secondo presupposto: la passione è la molla che ci spinge a praticare certe attività pericolose ed è un "demone" che va controllato (se vogliamo campare e continuare a divertirci), il che significa che anche se questa tende a spingerti dove non ti aspetti, tu devi sempre controllare quella spinta.

Ciò detto, aggiungo che le abitudini e gli automatismi, con una pratica continua e l'esperienza, nascono e si possono mantenere: vale per le cattive abitudini (come iperventilare come mantici, tirare regolarmente le apnee quando si pesca, non rispettare i recuperi, etc.) e deve poter valere anche per le abitudini "buone".

E' fuorviante la visione dell'apneista puro che non vede l'ora di fare sempre più metri per soffrire sempre di più. Al massimo sarà una sparuta minoranza di altissimo livello che cerca limiti che per gli altri non sono neppure ipotizzabili. Tutti i miei compagni di apnea in piscina non hanno nessuna intenzione di andare a cercarsi il blackout anche se ci sono tantissimi che non praticano la pescasub, si cimentano nell'apnea prevalentemente in piscina in dinamica, in statica e qualche volta sul cavo al mare. Ma in tre anni che frequento lo stesso gruppo almeno due volte a settimana non mi è mai capitato di vedere nessuno sambare o andare in sincope nonostante la piscina sia sempre piena con tutte le corsie occupate da apneisti. E lo stesso al mare, durante le discese sul cavo o con la slitta in variabile.

Premessa: sogno la diffusione di una figura di pescatore subacqueo sportivo che si allena, cioè dire che frequenta anche le piscine e lo fa NON per pescare più fondo, con apnee più lunghe e/o per trascorrere più ore in acqua rispetto all'anno prima, tornando sempre a casa stanco morto e rischiando di non saper gestire lavori a profondità che la sua testa non ha avuto il tempo di assimilare, MA per fare ciò che ha sempre fatto senza la fatica che ciò comportava un tempo.

Questo però, secondo me, è possibile solo se si mette un freno alla corrente di pensiero secondo cui "l'apnea è una"...

Per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere un pesce, per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere il miraggio di qualche metro in più. Ma è sempre uno sbaglio ed è sempre una possibilità in più per lasciare questo mondo.

Diverso stimolo a sbagliare = diversi modi di fare apnea...

Quindi non uniamo ma distinguiamo: il pescatore ha apnee differenti dall'apneista puro perchè differenti sono i consumi, che a loro volta sono funzione anche di ciò a cui l'attenzione è rivolta (uno si guarda solo dentro, l'altro guarda dentro e fuori contemporaneamente).

Domanda 1: pensi che fare ripetute da 50m in ipercapnia guardando mattonelle ad occhi socchiusi, col collo rilassato e la testa in posizione idrodinamica, sia un allenamento analogo a quello di chi fa le stesse ripetute ma dovendo costantemente guardarsi attorno per non scontrarsi coi compagni di corsia (è normale, se in una corsia da 25m metti 6 persone)?

Domanda 2: supponendo di non distinguere ma unire e facendo fare un massimale di dinamica (non mi dire che lo fa solo una sparuta minoranza di altissimo livello, per favore eh) ad un apneista puro e ad un pescatore incallito con tanti anni di esperienza in mare ma totalmente privo di esperienza in piscina, secondo te chi si avvicinerà maggiormente al b.o. (non dico che sincoperà eh)?

Dalle risposte a queste due domande io capirò se stiamo parlando la stessa lingua o siamo veramente distanti...

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Ospite RickCT75

Esistono le "abitudini", ossia quegli atteggiamenti che se ripetuti continuamente, negli anni, diventano automatici e che per questo prendono anche il nome di "automatismi".

Penso che si possa essere d'accordo che nella pesca, non essendo l'apnea il fine ma solo il mezzo, ed essendo necessaria una grande lucidità mentale che non ci può essere con le contrazioni diaframmatiche e la crescente sofferenza che ne deriva, il momento in cui l'apnea viene interrotta sia generalmente più lontano dal b.o. rispetto a quello in cui ad interrompere l'apnea sia un apneista puro...

Premetto che anche io sono entrato nel mondo dell'apnea pescando e lo faccio ancora molto volentieri. Per quanto si possa ipotizzare che la pratica della pescasub sia solo un mezzo ma non un fine in realtà i fatti ci dicono altro. Che la pescasub è un attività (al pari delle altre) che espone a rischi, soprattutto IMHO perché è una attività che per quanto non "intensa" viene protratta per molte ore e da soli, in cui vuoi per l'inesperienza, la non coscienza-conoscenza, vuoi per la troppa fiducia in te stesso ti fanno fritto al primo errore. E' vero che questo forum è frequentato soprattutto da pescasub, ma ogni anno le pagine del forum sono una spoon river di decessi per molti versi assurdi, inspiegabili, una tristissima sequela di condoglianze alle famiglie. Va bene che facciamo certe cose per passione e la passione ti spinge anche dove non ti aspetti, però ad un certo punto c'è da chiedersi se basta praticare una disciplina per far nascere automaticamente dei meccanismi di difesa oppure se ad un certo punto è troppo facile che la lucidità mentale "automatica" vada a farsi benedire.

E' fuorviante la visione dell'apneista puro che non vede l'ora di fare sempre più metri per soffrire sempre di più. Al massimo sarà una sparuta minoranza di altissimo livello che cerca limiti che per gli altri non sono neppure ipotizzabili. Tutti i miei compagni di apnea in piscina non hanno nessuna intenzione di andare a cercarsi il blackout anche se ci sono tantissimi che non praticano la pescasub, si cimentano nell'apnea prevalentemente in piscina in dinamica, in statica e qualche volta sul cavo al mare. Ma in tre anni che frequento lo stesso gruppo almeno due volte a settimana non mi è mai capitato di vedere nessuno sambare o andare in sincope nonostante la piscina sia sempre piena con tutte le corsie occupate da apneisti. E lo stesso al mare, durante le discese sul cavo o con la slitta in variabile.

Per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere un pesce, per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere il miraggio di qualche metro in più. Ma è sempre uno sbaglio ed è sempre una possibilità in più per lasciare questo mondo.

 

Non ho capito bene se confuti o meno le cose che ho scritto prima...

Per quanto si possa ipotizzare che la pratica della pescasub sia solo un mezzo ma non un fine in realtà i fatti ci dicono altro

Un attimo... ho scritto che nella pratica della pesca subacquea l'apnea è solo il mezzo e non il fine.

In termini matematici, direi che "apnea : pesca in apnea = nuoto : pallanuoto".

Non è così?

Dai suuuuuu...

Che la pescasub è un attività (al pari delle altre) che espone a rischi, soprattutto IMHO perché è una attività che per quanto non "intensa" viene protratta per molte ore e da soli, in cui vuoi per l'inesperienza, la non coscienza-conoscenza, vuoi per la troppa fiducia in te stesso ti fanno fritto al primo errore. E' vero che questo forum è frequentato soprattutto da pescasub, ma ogni anno le pagine del forum sono una spoon river di decessi per molti versi assurdi, inspiegabili, una tristissima sequela di condoglianze alle famiglie.

Sono d'accordo sul fatto che a prescindere dalle buone abitudini, la pesca subacquea sia un'attività pericolosa, se è questo che vuoi dire.

Non sono d'accordo sul fatto che lo sia al pari dell'apnea pura (se è questa che intendi per "le altre"): per me lo è di più.

E' più facile stabilire quando è il momento di risalire concentrandosi unicamente su noi stessi (come fa l'apneista), che farlo concentrandosi in parte su noi stessi ed in parte su ciò che sta fuori da noi stessi, così come è più facile guidare in sicurezza un'auto pensando solo a quello, che farlo mentre si parla al telefonino (pessima abitudine fin troppo diffusa).

E' più semplice correre i 50m su pista, o farlo su un campo da calcio con la palla al piede e pensando ad una strategia che possa portare il pallone in rete?

Direi buona la prima...

Va bene che facciamo certe cose per passione e la passione ti spinge anche dove non ti aspetti, però ad un certo punto c'è da chiedersi se basta praticare una disciplina per far nascere automaticamente dei meccanismi di difesa oppure se ad un certo punto è troppo facile che la lucidità mentale "automatica" vada a farsi benedire.

Partiamo dal presupposto che la lucidità mentale può andarsi a fare benedire (cioè dire possiamo fare immani caxxate) anche a terra, mentre respiriamo a pieni polmoni.

Questa considerazione, già da sola, ci fa capire quanto possa essere rischioso effettuare dei lavori più o meno complessi in un ambiente che non è il nostro (l'acqua) e sopprimendo il nostro istinto più naturale e necessario (respirare).

Si pensi bene a questo, prima di sostenere che l'apnea (figuriamoci la pesca subacquea) è come i giochi in scatola, cioè per tutti, dagli 8 agli 80 anni...

Secondo presupposto: la passione è la molla che ci spinge a praticare certe attività pericolose ed è un "demone" che va controllato (se vogliamo campare e continuare a divertirci), il che significa che anche se questa tende a spingerti dove non ti aspetti, tu devi sempre controllare quella spinta.

Ciò detto, aggiungo che le abitudini e gli automatismi, con una pratica continua e l'esperienza, nascono e si possono mantenere: vale per le cattive abitudini (come iperventilare come mantici, tirare regolarmente le apnee quando si pesca, non rispettare i recuperi, etc.) e deve poter valere anche per le abitudini "buone".

E' fuorviante la visione dell'apneista puro che non vede l'ora di fare sempre più metri per soffrire sempre di più. Al massimo sarà una sparuta minoranza di altissimo livello che cerca limiti che per gli altri non sono neppure ipotizzabili. Tutti i miei compagni di apnea in piscina non hanno nessuna intenzione di andare a cercarsi il blackout anche se ci sono tantissimi che non praticano la pescasub, si cimentano nell'apnea prevalentemente in piscina in dinamica, in statica e qualche volta sul cavo al mare. Ma in tre anni che frequento lo stesso gruppo almeno due volte a settimana non mi è mai capitato di vedere nessuno sambare o andare in sincope nonostante la piscina sia sempre piena con tutte le corsie occupate da apneisti. E lo stesso al mare, durante le discese sul cavo o con la slitta in variabile.

Premessa: sogno la diffusione di una figura di pescatore subacqueo sportivo che si allena, cioè dire che frequenta anche le piscine e lo fa NON per pescare più fondo, con apnee più lunghe e/o per trascorrere più ore in acqua rispetto all'anno prima, tornando sempre a casa stanco morto e rischiando di non saper gestire lavori a profondità che la sua testa non ha avuto il tempo di assimilare, MA per fare ciò che ha sempre fatto senza la fatica che ciò comportava un tempo.

Questo però, secondo me, è possibile solo se si mette un freno alla corrente di pensiero secondo cui "l'apnea è una"...

Per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere un pesce, per qualcuno lo stimolo a sbagliare può essere il miraggio di qualche metro in più. Ma è sempre uno sbaglio ed è sempre una possibilità in più per lasciare questo mondo.

Diverso stimolo a sbagliare = diversi modi di fare apnea...

Quindi non uniamo ma distinguiamo: il pescatore ha apnee differenti dall'apneista puro perchè differenti sono i consumi, che a loro volta sono funzione anche di ciò a cui l'attenzione è rivolta (uno si guarda solo dentro, l'altro guarda dentro e fuori contemporaneamente).

Domanda 1: pensi che fare ripetute da 50m in ipercapnia guardando mattonelle ad occhi socchiusi, col collo rilassato e la testa in posizione idrodinamica, sia un allenamento analogo a quello di chi fa le stesse ripetute ma dovendo costantemente guardarsi attorno per non scontrarsi coi compagni di corsia (è normale, se in una corsia da 25m metti 6 persone)?

Domanda 2: supponendo di non distinguere ma unire e facendo fare un massimale di dinamica (non mi dire che lo fa solo una sparuta minoranza di altissimo livello, per favore eh) ad un apneista puro e ad un pescatore incallito con tanti anni di esperienza in mare ma totalmente privo di esperienza in piscina, secondo te chi si avvicinerà maggiormente al b.o. (non dico che sincoperà eh)?

Dalle risposte a queste due domande io capirò se stiamo parlando la stessa lingua o siamo veramente distanti...

 

Osservazioni davvero molto intelligenti, Fabio. :siiiii:

Adesso sì che si ritorna al vero cuore del discorso. Cioè la giusta analisi, in questo discorso, tenendo strettamente conto della dicotomia tra allenamento in piscina/apnea pura e pesca in apnea. Ricalco totalmente il discorso sugli automatismi. Se è vero che certuni possono essere pericolosi, ma che col tempo e l'esperienza possiamo abituare e contenerli, esistono anche gli automatismi (derivati anch'essi da taaaanta esperienza) positivi... Io li definirei automatismi "prudenziali". E sono proprio questi ultimi che spesso mi hanno salvato il culo quando qualcosa non è andata proprio come doveva. Il più importante è risalire (subitissimo!) al sopraggiungere della fame d'aria. Ce ne sono anche altri: es. aspettarsi sempre la possibilità di una rete da pesca a trama fine che compare improvvisamente dal torbido mentre si scende a foglia morta. Ma essere automatici come dei Processori INTEL non sempre basta. L'esperienza, infatti, aggiunge agli automatismi anche ragionamenti "flessibili e creativi" da applicare in base al caso, oltre agli automatismi. L'esempio citato della cernia molto fonda che sarebbe "raggiungibile",ma alla quale tuttavia si rinuncia risalendo anche ben prima della fame d'aria perchè si capisce che l'azione totale per raggiungerla, spararla e metterla un minimo in trazione + risalita potrebbe essere superiore al tempo totale di apnea che ci rimane è uno di questi ragionamenti "flessibili" che neanche essere letteralmente cresciuto immerso una piscina ti darà mai. Il pescatore pensa anche fuori da se, e anche più di chi guida parlando al telefonino: perchè il telefonino è una distrazione solo mentale, mentre dover disincagliare un filo che in modo imprevisto s'incaglia con una ricciola in trazione (es. del PIA ragusano disperso) o porre in sicurezza una cernia trazionandola per non farla arrocare prima della risalita, o altre cose del genere, "distraggono" (in senso tattico-militare) anche molte delle tue forze fisiche (e quindi ossigeno) oltre che i tuoi pensieri (i quali anch'essi cmq consumano ossigeno). Soprattutto in un tuffo fondo.

Modificato da RickCT75
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L'ho già detto, l'apnea è una cosa, la pesca in apnea un'altra; non solo ma se è solo assurdo pensare di equiparare una dinamica a un costante, figuratevi con un'azione di pesca. Detto questo qui si dovrebbe parlare di apnea e nuoto pinnato e non di pesca. Comunque visto che di apneisti puri in questa discussione non ce ne sono, ribadisco quanto già detto: in mare sempre e comunque risalita immediata al comparire della fame d'aria, che io individuo con l'istinto di deglutire, se fondi possibilmente anche prima. Solo in acqua bassa, entro i 5 m, vado oltre se si tratta di portare a tiro un pesce che è già in avvicinamento. Pesca fonda, sempre e solo con qualcuno sulla testa. Fatte queste premesse, l'allenamento in piscina fondamentalmente mi permette un'apnea più rilassata e consapevole e una maggior concentrazione e lucidità nell'azione di pesca. Per concludere sempre molta attenzione alla ventilazione prima di un aspetto fondo, questa è infatti una delle situazioni in cui la sincope ipossica incombe e in cui bisogna risalire anticipando la fame d'aria, quindi ancora nella fase di benessere.

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Gli apneisti puri, se ci fossero (e probabilmente ci sono e leggono) dalla discussione sono fuori perché si è finiti a parlare di pescasub in un topic di allenamento in piscina. E si continua a ragionare per categorie stagne, con apneisti che arrivano Marte e pescatori che arrivano da Giove incontrandosi per puro caso sul pianeta Terra. Se ci fosse un po' di apertura su questo modo settoriale e segmentato di intendere le cose probabilmente ne trarrebbero giovamento tutti. La pesca in apnea e l'apnea sono sport giovanissimi, rispetto a tante altre discipline sono bambini appena nati. L'evoluzione della cultura appartenente ad una disciplina giovane non può che essere vista in maniera positiva. Invece per molti versi c'è un blocco che ha portato alla creazione di barricate pregiudiziali, di cui fatico a vederne la ragione.

Non riesco a rispondere punto punto a ogni cosa perché scrivo dal telefono.

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Vare gli apneisti puri potrebbero rispondere alle domande sull'apnea pura e sugli aspetti che, inevitabilmente, i pescatori non conoscono fare chiarezza.

Alcuni che non sono neanche così "puri" ma che potrebbero concorrere con valide argomentazioni a questo topic se ne stanno tranquillamente alla larga per la piega che aveva preso.

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