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Allenamento ipercapnico e zona di sofferenza


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Ciao! Volevo condividere con voi alcune riflessioni e alcuni dubbi sul legame tra allenamento ipercapnico, zona di sofferenza durante la quale resistere alle contrazioni e il legame che ci può essere tra le sensazioni percepite durante un allenamento su distanza non eccessive ma con brevi recuperi e una prestazione massimale.

Mi spiego: facendo un allenamento ipercapnico (ad esempio ripetute sui 50m) con brevi recuperi ho cominciato a convivere con le contrazioni molto più di quanto non facessi durante allenamenti con distanze anche maggiori ma con recuperi maggiori. Nella fattispecie 20-40sec. di recupero nel primo caso contro i 70-90sec. del secondo.

Ora, durante un allenamento ipercapnico, durante il quale la contrazioni arrivano molto in fretta per l'accumulo di CO2 e si viaggia quasi sempre in quella "zona di sofferenza" accompagnati dalle contrazioni, quali segni fisiologici prendete in considerazione stabilire se dopo un po' di ripetute ne avete ancora oppure se dovete uscire? Mi viene da pensare che il parametro vero sia limitare le distanze percorse, mantenendosi all'interno di misure che si conoscono bene e che si fanno con una certa scioltezza (ad esempio i 50m) e non andando troppo oltre con il numero di ripetizioni. Il concetto di ascoltare le contrazioni diaframmatiche in questo tipo di allenamento va un po' a pallino, perché ci sono praticamente sempre.

Quando poi passate ad effettuare una prestazione massimale o sub-massimale durante altri allenamenti arrivate a percepire e sopportare le contrazioni come durante un allenamento ipercapnico o uscite prima? Perché mi rendo conto che io se faccio 80m di dinamica non arrivo mai ad avere le stesse sensazioni che ho con le ripetute sui 50m con brevi recuperi.

La mia riflessione è: durante un massimale spingete fisiologicamente il vostro fisico e la vostra testa a sopportare le contrazioni diaframmatiche come avrei avuto in un allenamento ipercapnico? Come gestite la "zona di sofferenza"? Penso si possa chiamare così quella parte della prestazione in cui il benessere vero e proprio dell'apnea passano un po' in secondo piano.

 

Spero di essere stato chiaro :oops: a volte è difficile trovare le parole per esprimere sensazioni.

 

Andrea

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Con l'allenamento ipercapnico impari a gestire le contrazioni in maniera molto efficace, però quando vai a fare un massimale le sensazioni saranno diverse visto che l'accumulo di co2 viene accompagnato da un basso livello di ossigeno cosa che nell'ipercapnico non c'è. Il tipo di sofferenza durante il massimale è diversa ma fare ipercapnico ti aiuta a superare questa soglia di sofferenza. Considera che personalmente la parte più brutta del massimale ce l'ho tra gli 80 e i 100 mt appena viro praticamente rinasco e le contrazioni si ammorbidiscono è come se non le soffrissi più. Considera che da li in poi devi essere iper attento a capire i segnali del tuo corpo. Inoltre durante il massimale hai l'incognita distanza che per molti è un gran blocco visto che esci dalla zona confort della distanza che sai di chiudere anche co una gamba sola.

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Bella domanda Cono!

E' un dubbio che ho anche io da quando mi alleno con regolarità in piscina.

Quale è la soglia che non si dovrebbe mai superare negli allenamenti, considerando che, in ogni sport, se non soffri in allenamento non ottieni grossi risultati.

 

Sino a che punto si può tirare?

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Considera che personalmente la parte più brutta del massimale ce l'ho tra gli 80 e i 100 mt appena viro praticamente rinasco e le contrazioni si ammorbidiscono è come se non le soffrissi più. Considera che da li in poi devi essere iper attento a capire i segnali del tuo corpo. Inoltre durante il massimale hai l'incognita distanza che per molti è un gran blocco visto che esci dalla zona confort della distanza che sai di chiudere anche co una gamba sola.

100m è la misura che mi sono posto come obiettivo quest'anno... spero di poterci lavorare bene con l'allenamento :)

Grazie della risposta fabriz

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Bella domanda Cono!

E' un dubbio che ho anche io da quando mi alleno con regolarità in piscina.

Quale è la soglia che non si dovrebbe mai superare negli allenamenti, considerando che, in ogni sport, se non soffri in allenamento non ottieni grossi risultati.

 

Sino a che punto si può tirare?

 

fino a che la monetina che lanci in aria cade dal lato testa ... se cade dal lato croce so' azzi

non c'e' un limite visibile e visto che , come dici giustamente, per migliorare bisogna soffrire ( se non soffri non ce' gusto ! ), io mi limito , specialmente se sono da solo a fare allenamento ( quasi sempre ) . diverso e' quando faccio allenamento di nuoto o corsa : nelle ripetute soffro come una bestia , ma non rischio la sincope

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Nel mio caso non posso parlare (e non voglio) di monetina!

Credo che non lo debba fare nessuno che si cimenta nell'apnea e soprattutto nella psub .

Io conosco benissimo i miei limiti (ovviamente legati allo stato di forma, alla stagione, alla giornata specifica).

Venendo prevalentemente dalla pratica in mare, dove forzare l'apnea equivale ad andarsi a cercare i guai (e prima o poi trovarli), percepisco come innaturale andare in piscina e tirare le apnee.

Da qui viene la mia domanda.

Quanto è legittimo, e/o salutare, tirare l'apnea in piscina (per allenarsi ovviamente), anche in considerazione del fatto che pure un accenno di "sambetta" lascia dei danni cerebrali.

Modificato da Senex
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Nel mio caso non posso parlare (e non voglio) di monetina!

Credo che non lo debba fare nessuno che si cimenta nell'apnea e soprattutto nella psub .

Io conosco benissimo i miei limiti (ovviamente legati allo stato di forma, alla stagione, alla giornata specifica).

Venendo prevalentemente dalla pratica in mare, dove forzare l'apnea equivale ad andarsi a cercare i guai (e prima o poi trovarli), percepisco come innaturale andare in piscina e tirare le apnee.

Da qui viene la mia domanda.

Quanto è legittimo, e/o salutare, tirare l'apnea in piscina (per allenarsi ovviamente), anche in considerazione del fatto che pure un accenno di "sambetta" lascia dei danni cerebrali.

 

La mia risposta, pur Dal tono cazzero, era seria . La risposta mi sembra che te la sei già data (se una samba leggera lascia già dei danni figuriamoci una sincop )

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Nel mio caso non posso parlare (e non voglio) di monetina!

Credo che non lo debba fare nessuno che si cimenta nell'apnea e soprattutto nella psub .

Io conosco benissimo i miei limiti (ovviamente legati allo stato di forma, alla stagione, alla giornata specifica).

Venendo prevalentemente dalla pratica in mare, dove forzare l'apnea equivale ad andarsi a cercare i guai (e prima o poi trovarli), percepisco come innaturale andare in piscina e tirare le apnee.

Io volevo precisare onde evitare di discutere su temi che esulano dal mio post iniziale che l'allenamento impercapnico a cui mi riferisco è espressamente legato alla attività in piscina e il risvolto è la sensazione percepita durante una dinamica in piscina, molto diverso da quello che succede in mare. In secondo luogo il mio obiettivo è sempre arrivare a migliorare il mio massimale senza mai uscire tirato "da starci male" e questo lo sto ottenendo allenandomi e migliorando progressivamente, senza mai arrivare a sambe & affini. Per ultima cosa: certe prestazioni in piscina non le faccio mai da solo e se siamo più persone che si allenano nella stessa corsia, quando provo un massimale chiedo anche di venire seguito nell'ultima parte per scongiurare qualsiasi rischio legata all'attività "solitaria".

Che in mare spesso si vada da soli è una realtà comune a tutti, ma che esula dal discorso specifico.

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@Vare: la mia non voleva essere una critica al tuo modo di allenarti... lungi da me!

Per il fuori argomento, mi sembra tu abbia ragione.

@Gardalaker: hai ragione, ma la mia domanda era rivolta agli altri. Vorrei capire come si allenano, magari per avere degli spunti nuovi. tutto qui.

 

Detto questo chiudo.

Modificato da Senex
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Bella domanda Cono!

E' un dubbio che ho anche io da quando mi alleno con regolarità in piscina.

Quale è la soglia che non si dovrebbe mai superare negli allenamenti, considerando che, in ogni sport, se non soffri in allenamento non ottieni grossi risultati.

 

Sino a che punto si può tirare?

 

fino a che la monetina che lanci in aria cade dal lato testa ... se cade dal lato croce so' azzi

non c'e' un limite visibile e visto che , come dici giustamente, per migliorare bisogna soffrire ( se non soffri non ce' gusto ! ), io mi limito , specialmente se sono da solo a fare allenamento ( quasi sempre ) . diverso e' quando faccio allenamento di nuoto o corsa : nelle ripetute soffro come una bestia , ma non rischio la sincope

Applico e condivido da sempre questo ragionamento :thumbup: .

Tirare molto un'apnea è come contiunare , ad esempio nella corsa , a spingere quando le gambe cominciano a farti veramente male , alla fine c'è l'infortunio. :boxed:

Si va per gradi , ma questo è lapalissiano e normalmente chi affretta le cose ricade nello stesso " infortunio ".

Modificato da a.bassu
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Mi permetto una domanda: ma una volta superata questa "zona di sofferenza" cosa fa la differenza tra avere un incidente o meno?

 

superata la zona di sofferenza hai sempre percezione di cosa accade al tuo corpo, i segnali ti vengono sempre mandati e tu sai benissimo quando devi uscire o meno. Ovviamente l'incremento deve essere molto graduale per imparare a registrare le nuove sensazioni che ci manda il fisico.

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Mi permetto una domanda: ma una volta superata questa "zona di sofferenza" cosa fa la differenza tra avere un incidente o meno?

 

superata la zona di sofferenza hai sempre percezione di cosa accade al tuo corpo, i segnali ti vengono sempre mandati e tu sai benissimo quando devi uscire o meno. Ovviamente l'incremento deve essere molto graduale per imparare a registrare le nuove sensazioni che ci manda il fisico.

Quindi chi incorre in un incidente deliberatamente non ascolta questi "segnali"?

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Se la ventilazione è stata corretta in apnea statica e dinamica si, abbiamo ignorato i segnali o non siamo in grado di riconoscerli per nostro gap, altra motivazione può essere un'erroneo protocollo d'uscita (non entro nel merito di cosa si debba fare in uscita per non entrare o scatenare miliardi di milioni di polemiche).

In costante o più in generale nella profonditò la cosa è molto più complicata.

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