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Allenamento, aspetti fisici e psicologici...


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Io ho capito una cosa, anzi due: che ben pochi si allenano per la PIA, se non praticando la PIA, e che la maggior parte si accontenta di questo!

Cioè la maggior parte si dice "bhè vado al mare poi vedo quello che riesco a fare".

Questo per la maggior parte degli amatori, ovviamente, ma anche per una buona fetta di agonisti.

La seconda è che se si parla di allenamenti per la PIA si tende a pensare che lo si voglia fare per guadagnare metri e secondi!

Nessuno pensa (almeno all'inizio) alla maggior tranquillità, alla miglior acquaticità e lucidità da portarsi appresso alle solite quote e come dice Pepu alla maggiore SICUREZZA!

 

Io ho un'amico che faceva l'istruttore d'apnea e mi ha raccontato di un sacco di gente che andava da lui dicendo che voleva andare a pesca a 35-40 mt.

Lui regolarmente li mandava via.

Ma l'allenamento in piscina viene troppo spesso associato alla voglia di superare i propri limiti a mare.

 

:thumbup:

 

Luigi ho visto i tuoi video... belli, ma soprattutto si vede che hai classe, fisico, ma sopratutto testa! Complimenti!

Se ora sei a sti livelli alla mia (45) che farai?

 

A volte mi capita di pensarci,sono 11 anni che pesco e a 45 avro' 20 anni di esperienza in piu'.L'unica cosa che mi viene in mente e' quella di sperare che in mare ci sia ancora qualche pesce con cui divertirsi e che la pescasub venga considerata ancora una pratica consentita!:-(((

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Ospite Gianfranco Ciavarella

Velocemente a Luigi devo dire di preoccuparsi più della seconda cosa che ha scritto. Su Amengual che dire? è la dimostrazione vivente che il nostro sport sia ad altissima componente "tecnica" specifica. Se mi permettete direi l'inverso, immaginate voi cosa avrebbe vinto Amengual se avesse avuto un fisico performante ancor più di quello che ha?

Ora scappo!

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alla fine abbiamo notato che il lato allenamento non è l'elemento principale, nonostante ci si soffermi anche troppo a lungo nel discutrrne

Amengual, Mazzari e tutti gli altri campioni secondo me hanno in comune il fatto di farsi i ca**i propri, appunto la componente psicologica

gente che non si faceva coinvolgere da niente e da nessuno, sapeva il fatto suo, scendeva in mare e si concentrava sul pesce

invece vediamo quanti si fanno prendere da istruttori promettenti, materiali performanti e quote allettanti

il mio vecchio maestro mi racconta che da giovane in inverno, jeans e maglione di lana perchè aveva una muta sola e la teneva al mare in Sicilia

allora c@**o scendi prendi la cernia per le corna e portala su...dai c@**o

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Io non so se l'allenamento sia o meno secondario.

So, con certezza, che in tutti gli sport che ho fatto ho conosciuto la "gente col dono". Ci sono persone che naturalmente sono in grado di ottenere prestazioni maiuscole grazie a doti innate e con uno sforzo di gran lunga inferiore rispetto ad altri.

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Io ho capito una cosa, anzi due: che ben pochi si allenano per la PIA, se non praticando la PIA, e che la maggior parte si accontenta di questo!

Cioè la maggior parte si dice "bhè vado al mare poi vedo quello che riesco a fare".

Questo per la maggior parte degli amatori, ovviamente, ma anche per una buona fetta di agonisti.

La seconda è che se si parla di allenamenti per la PIA si tende a pensare che lo si voglia fare per guadagnare metri e secondi!

Nessuno pensa (almeno all'inizio) alla maggior tranquillità, alla miglior acquaticità e lucidità da portarsi appresso alle solite quote e come dice Pepu alla maggiore SICUREZZA!

 

Io ho un'amico che faceva l'istruttore d'apnea e mi ha raccontato di un sacco di gente che andava da lui dicendo che voleva andare a pesca a 35-40 mt.

Lui regolarmente li mandava via.

Ma l'allenamento in piscina viene troppo spesso associato alla voglia di superare i propri limiti a mare.

 

Dai, non è proprio così, non posso e non voglio crederci. Nel mio primo post in questa discussione avevo scritto "lo scopo dell'allenamento [che faccio io,ndr] non è, com'è evidente, quello di riuscire a prendere più pesci (motivo per cui vado a pesca) ma solo quello di essere un pò più in forma per pescare con più tranquillità, per me va bene così".

 

Non intendevo riferirmi all'allenamento che fai tu e i tuoi amici ovviamente, che tra l'altro mi sembra azzeccato per quello che fate a mare.

In ogni caso la mia visione può essere molto soggettiva essendo io un pò fuori dai giri (o fuori giri?! :boxed: )... quindi parlo per quello che riesco a capire ma facile che sbaglio.

Però pensa un pò a cosa ti chiedono in genere quando dici di praticare la PIA.

E' evidente che la cosa che colpisce il grande pubblico e i principianti sono la profondità e i tempi.

E' un malinteso molto comune...

In ogni caso dalle parti tue, a Livorno, c'è una cultura della psub che vi pone fuori dalla media nazionale (in alto!) e quindi non potete essere presi come esempio.

 

Ti ringrazio per i complimenti a nome dei pescatori livornesi (quelli veri, mica io...)

Comunque per dimostrare l'inesattezza dell'equazione "allenamento = profondità e tempi di apnea" dico solo che io mi alleno esattamente e con gli stessi risultati di gente che pesca a profondità doppie rispetto alle mie, per capirci oltre 10 m le mie quote operative. 10 m di differenza sono tanti; eppure certe serate in piscina vado anche meglio di loro. Tanti mi dicono che sono io che ho un blocco psicologico; può darsi, ma secondo me nel conto vanno messe anche tutte le altre cose che di diverso ha la piscina dalla pesca in mare (capovolta, pinneggiata verticale, compensazione, ecc...).

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Io non so se l'allenamento sia o meno secondario.

So, con certezza, che in tutti gli sport che ho fatto ho conosciuto la "gente col dono". Ci sono persone che naturalmente sono in grado di ottenere prestazioni maiuscole grazie a doti innate e con uno sforzo di gran lunga inferiore rispetto ad altri.

parlando di pia però non si può mettersi in testa che l'allenamento sia la componente primaria

dal post alla fine ne è uscito che ogni grande campione seguiva solo le proprie regole

secondo me è da vedersi così: in acqua a caccia sono affari propri per ciascuno,

non si può dire pesco così perchè quello o quell'altro mi hanno detto di fare così

insomma ognuno si deve assumere le proprie responsabilità

non esiste quindi al corso mi hanno detto di fare così...al corso ho appreso così e per me è la cosa giusta

se sbaglio sbaglio io e non chi mi ha fatto il corso

se quello del corso mi ha fregato, sono pirla io che l'ho fatto

 

se mi concedi un linguaggio poco educato

in acqua a caccia son ca**i tuoi e basta

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Io ho capito una cosa, anzi due: che ben pochi si allenano per la PIA, se non praticando la PIA, e che la maggior parte si accontenta di questo!

Cioè la maggior parte si dice "bhè vado al mare poi vedo quello che riesco a fare".

Questo per la maggior parte degli amatori, ovviamente, ma anche per una buona fetta di agonisti.

La seconda è che se si parla di allenamenti per la PIA si tende a pensare che lo si voglia fare per guadagnare metri e secondi!

Nessuno pensa (almeno all'inizio) alla maggior tranquillità, alla miglior acquaticità e lucidità da portarsi appresso alle solite quote e come dice Pepu alla maggiore SICUREZZA!

 

Io ho un'amico che faceva l'istruttore d'apnea e mi ha raccontato di un sacco di gente che andava da lui dicendo che voleva andare a pesca a 35-40 mt.

Lui regolarmente li mandava via.

Ma l'allenamento in piscina viene troppo spesso associato alla voglia di superare i propri limiti a mare.

 

Dai, non è proprio così, non posso e non voglio crederci. Nel mio primo post in questa discussione avevo scritto "lo scopo dell'allenamento [che faccio io,ndr] non è, com'è evidente, quello di riuscire a prendere più pesci (motivo per cui vado a pesca) ma solo quello di essere un pò più in forma per pescare con più tranquillità, per me va bene così".

 

Non intendevo riferirmi all'allenamento che fai tu e i tuoi amici ovviamente, che tra l'altro mi sembra azzeccato per quello che fate a mare.

In ogni caso la mia visione può essere molto soggettiva essendo io un pò fuori dai giri (o fuori giri?! :boxed: )... quindi parlo per quello che riesco a capire ma facile che sbaglio.

Però pensa un pò a cosa ti chiedono in genere quando dici di praticare la PIA.

E' evidente che la cosa che colpisce il grande pubblico e i principianti sono la profondità e i tempi.

E' un malinteso molto comune...

In ogni caso dalle parti tue, a Livorno, c'è una cultura della psub che vi pone fuori dalla media nazionale (in alto!) e quindi non potete essere presi come esempio.

 

Ti ringrazio per i complimenti a nome dei pescatori livornesi (quelli veri, mica io...)

Comunque per dimostrare l'inesattezza dell'equazione "allenamento = profondità e tempi di apnea" dico solo che io mi alleno esattamente e con gli stessi risultati di gente che pesca a profondità doppie rispetto alle mie, per capirci oltre 10 m le mie quote operative. 10 m di differenza sono tanti; eppure certe serate in piscina vado anche meglio di loro. Tanti mi dicono che sono io che ho un blocco psicologico; può darsi, ma secondo me nel conto vanno messe anche tutte le altre cose che di diverso ha la piscina dalla pesca in mare (capovolta, pinneggiata verticale, compensazione, ecc...).

 

E' la testa!

Tutto dipende da quella cosa tonda che stà in mezzo alle orecchie.

 

Io stesso ho impiegato anni per convincermi agli allenamenti in piscina con un certo sforzo!

Magari a mare pescavo fondo, ma in piscina ero na mezza sega.

 

La capoccia comanda tutto!

 

Altro esempio: lo spugnarota Haggi Statti ( http://www.apneateam...gi%20Statti.htm ) a secco pare faticasse a tenere 40 secondi di apnea.

Modificato da Senex
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Ospite Gianfranco Ciavarella

Occorre essere seri nelle analisi.

L'allenamento nella pesca in apnea e' un metodo sconosciuto e ciò rende più chiara l'evidenza che tutti i pescatori non si allenavano ma si 'addestravano' accadeva ieri ed accade ancora oggi. Si parla di allenamento il più delle volte a sproposito!

La pesca sub la si impara andando a pesca, meglio se con chi Capisce di pesca PIU' di te. Il condizionamento fisico lo si ottiene anche solo addestrandosi e ciò mette sulla strada errata delle analisi senza conoscenze. E' del tutto evidente che un atleta oppure un semplice amatore se si allena per davvero opera meglio. Non ci possono essere dubbi!

Saper pescare e' parte di in allenamento.

I talenti hanno sempre da imparare nella tecnica ma certamente e' più difficile che dei tecnici insegnino la tecnica ad un Maradona o ad un

Mazzarri. La parte fisiologica e le migliori performances nella pesca dal punto di vista fisico sono lontanissime da essere scritte. Amengual ne e' la dimostrazione vivente. Se si fossero incontrati in acqua dei Amengual uno claudicante ed un eccezionalmente dotato non dovreste avere dubbi che il secondo avrebbe avuto facilmente la meglo.

Modificato da Gianfranco Ciavarella
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Io ho capito una cosa, anzi due: che ben pochi si allenano per la PIA, se non praticando la PIA, e che la maggior parte si accontenta di questo!

Cioè la maggior parte si dice "bhè vado al mare poi vedo quello che riesco a fare".

Questo per la maggior parte degli amatori, ovviamente, ma anche per una buona fetta di agonisti.

La seconda è che se si parla di allenamenti per la PIA si tende a pensare che lo si voglia fare per guadagnare metri e secondi!

Nessuno pensa (almeno all'inizio) alla maggior tranquillità, alla miglior acquaticità e lucidità da portarsi appresso alle solite quote e come dice Pepu alla maggiore SICUREZZA!

 

Io ho un'amico che faceva l'istruttore d'apnea e mi ha raccontato di un sacco di gente che andava da lui dicendo che voleva andare a pesca a 35-40 mt.

Lui regolarmente li mandava via.

Ma l'allenamento in piscina viene troppo spesso associato alla voglia di superare i propri limiti a mare.

 

Dai, non è proprio così, non posso e non voglio crederci. Nel mio primo post in questa discussione avevo scritto "lo scopo dell'allenamento [che faccio io,ndr] non è, com'è evidente, quello di riuscire a prendere più pesci (motivo per cui vado a pesca) ma solo quello di essere un pò più in forma per pescare con più tranquillità, per me va bene così".

 

Non intendevo riferirmi all'allenamento che fai tu e i tuoi amici ovviamente, che tra l'altro mi sembra azzeccato per quello che fate a mare.

In ogni caso la mia visione può essere molto soggettiva essendo io un pò fuori dai giri (o fuori giri?! :boxed: )... quindi parlo per quello che riesco a capire ma facile che sbaglio.

Però pensa un pò a cosa ti chiedono in genere quando dici di praticare la PIA.

E' evidente che la cosa che colpisce il grande pubblico e i principianti sono la profondità e i tempi.

E' un malinteso molto comune...

In ogni caso dalle parti tue, a Livorno, c'è una cultura della psub che vi pone fuori dalla media nazionale (in alto!) e quindi non potete essere presi come esempio.

 

Ti ringrazio per i complimenti a nome dei pescatori livornesi (quelli veri, mica io...)

Comunque per dimostrare l'inesattezza dell'equazione "allenamento = profondità e tempi di apnea" dico solo che io mi alleno esattamente e con gli stessi risultati di gente che pesca a profondità doppie rispetto alle mie, per capirci oltre 10 m le mie quote operative. 10 m di differenza sono tanti; eppure certe serate in piscina vado anche meglio di loro. Tanti mi dicono che sono io che ho un blocco psicologico; può darsi, ma secondo me nel conto vanno messe anche tutte le altre cose che di diverso ha la piscina dalla pesca in mare (capovolta, pinneggiata verticale, compensazione, ecc...).

 

E' la testa!

Tutto dipende da quella cosa tonda che stà in mezzo alle orecchie.

 

Io stesso ho impiegato anni per convincermi agli allenamenti in piscina con un certo sforzo!

Magari a mare pescavo fondo, ma in piscina ero na mezza sega.

 

La capoccia comanda tutto!

 

Altro esempio: lo spugnarota Haggi Statti ( http://www.apneateam...gi%20Statti.htm ) a secco pare faticasse a tenere 40 secondi di apnea.

 

Eccezionale, non conoscevo questa storia. Grazie!!!!! (anche per il resto)

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Occorre essere seri nelle analisi.

L'allenamento nella pesca in apnea e' un metodo sconosciuto e ciò rende più chiara l'evidenza che tutti i pescatori non si allenavano ma si 'addestravano' accadeva ieri ed accade ancora oggi. Si parla di allenamento il più delle volte a sproposito!

La pesca sub la si impara andando a pesca, meglio se con chi Capisce di pesca PIU' di te. Il condizionamento fisico lo si ottiene anche solo addestrandosi e ciò mette sulla strada errata delle analisi senza conoscenze. E' del tutto evidente che un atleta oppure un semplice amatore se si allena per davvero opera meglio. Non ci possono essere dubbi!

Saper pescare e' parte di in allenamento.

I talenti hanno sempre da imparare nella tecnica ma certamente e' più difficile che dei tecnici insegnino la tecnica ad un Maradona o ad un

Mazzarri. La parte fisiologica e le migliori performances nella pesca dal punto di vista fisico sono lontanissime da essere scritte. Amengual ne e' la dimostrazione vivente. Se si fossero incontrati in acqua dei Amengual uno claudicante ed un eccezionalmente dotato non dovreste avere dubbi che il secondo avrebbe avuto facilmente la meglo.

ed io quoto

quel che non condivido è il dare la colpa all'insegnante

lo sport ha una componente atletica

la pia ha una componente sportiva ed una ancestrale la caccia

io faccio sempre l'esempio del puma che da piccolo caccia per gioco e da grande realizza che è il suo destino, non si risparmia neanche dall'attaccare prede più grandi e forti di lui quando ha fame

questa conponente ultima interessa il cervello e non credo ci siano rimedi oltre alla castrazione

 

perciò tu potresti allenarmi al 100 x 1000 riuscendo anche nell'intento ma se vado a cacciare e trovo uno squalo bianco di 6m non è sicuro che non gli tiri, in quel momento nessuno potrà sapere cosa mi passa per la testa, personalmente mi è capitata un'aquila di mare con 2m d'ala e non l'ho tirata

 

ci sono le forze speciali che ti fanno operare sotto adrenalina in addestramento ed anche lori quando sei sul campo di dicono azzi tuoi

 

quindi non è che si possa pensare alla pia come ad uno sport e basta

 

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Quello che ho imparato nel corso degli anni è che se faccio l'apnea, posso allenarla solo con l'apnea . Non posso pensare di raggiungere risultati ottimali per quello specifico sport praticando tutt'altro ...

Mi alleno praticamente 5/6 gg su 7 a buoni livelli in molte discipline aerobiche e non, con discreti risultati .

Corsa 10/15 km 2 volte la settimana, fitness, corda e attrezzistica a corpo libero sono le discipline con cui sono cresciuto e da 8 anni pratico più o meno assiduamente la pesca in apnea.

Nello sport sono molto costante anche se non ho un vero obiettivo che mi spinge a farlo. Mi piace lo star bene, ho il culto del fisico, mi scarica e mi preserva dai mali di stagione. Da quando ho cominciato/ripreso la pesca in apnea cerco di rendere gli allenamenti quanto più specifici possibili, ma mi accorgo che i miglioramenti in acqua non avvengono... anzi, spesso se si arriva troppo affaticati si rischia di comprometterli del tutto.Al contrario posso affermare con certezza che la mia forma fisica in acqua si presenta migliore solo a fine stagione e quindi dopo molte uscite che vanno dalla tarda primavera all'autunno inoltrato. Questo significa che anche allenandomi intensamente praticamente sempre, ho bisogno dell'elemento liquido per allenare e abituare il mio corpo a profondità, apnea ed acquaticità.

L'unica soddisfazione, l'allenamento a secco me la dà nelle gambe, sto in acqua per ore e pinneggio macinando miglia senza accusare crampi o fastidi vari anche senza integrazione di sali .

L'allenamento non specifico ci aiuta a tenere un buono stato di forma, ma molto spesso non basta.

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Ospite Gianfranco Ciavarella

Naturalmente è così! L'apnea soffre del movimento questo è del tutto evidente. Il problema è che se non ci alleniamo e non abbiamo un apparato muscolare adeguato oltre che un sistema cardiocircolatorio all'altezza non riusciamo ad adeguarci a quanto la pesca ci chiede. La pesca, non l'apnea ho scritto.

Infatti la peculiarità della pesca è la variabilità dei sistemi di pesca, di fondo, di sforzo, di mare, di corrente di profondità ecc. Ovviamente tutte queste cose insieme e combinate fra loro. Una pesca con apnee regolari e prevedibili NON ESISTE! La nostra disciplina è senza alcun dubbio ciò che più ACICLICO esista mentre l'apnea sportiva è assolutamente ciclica e ripetibile in quanto non soffre di variabili esterne. Detto ciò resta da individuare un percorso allenante che adegui il nostro equilibrio corpo mente anche a situazioni assolutamente variabili. Quando peschiamo, per lunghi periodi senza fare grandi sforzi muscolari il nostro tono ne risente e se poi, abbiamo una certa età questo problema è ancor più rilevante. Ritorno a quanto vi avevo già scritto, l'allenamento è sempre la combinazione fra gli adattamenti provocati da quanto progettiamo a tavolino nella periodizzazione e quanto riusciamo a concludere nelle pratiche quotidiane e DEVE provocare adattamenti per ogni capacità condizionale, ogni qualità e quindi anche nelle caratteristiche peculiari della disciplina, vedi l'apnea e la tecnica di pesca.

 

ps: il vero problema dei problemi è che sto c@**o di tempo non ci fa andare a mare, altro che storie... In questi giorni vado spesso in acqua in piscina per nuotare tanto solo gambe con pinnette di gomma e fare tanta ciclette ma le palle sono gonfie! Sarà l'allenamento?

Modificato da Gianfranco Ciavarella
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  • 2 settimane dopo...

Ma dopo tanto parlare di allenamento, quanti sanno cos'è l'allenamento e come si ottiene?

 

Capisco che forse scrivo testi troppo lunghi che non invogliano alla lettura approfondita, ma con un pizzico di presunzione, nel mio primo intervento si sarebbe potuto virtualmente chiudere il thread.

 

Meno male che non è successo, perchè ci saremmo persi le preziose indicazioni di Gianfranco, nella veste che mi piace di più e che più è utile a chi legge!

 

Se in pesca pedalo come un forsennato, non ho più il fiato per pescare, questa è una legge per chiunque.

 

Quindi, in pesca, i km. macinati in 5/6 ore equivalgono a fare una bella passeggiatina di 10 km. mangiando un gelato.

 

Saremo stanchi, ma non possiamo parlare di allenamento.

 

L'allenamento si ottiene effettuando dei cicli di stimolazione dei muscoli secondo un programma di esercizi che vedono l'aumento del carico di lavoro muscolare in modo progressivo, ma non esponenziale.

 

In pratica si deve attuare la "famosa" supercompensazione!

 

Il corpo umano è strutturato per risparmiare il più possibile e capitalizzare al massimo in ogni situazione.

 

Se mi immergo, si attiva l'effetto di immersione per farmi risparmiare fiato, causando bradicardia.

 

Se non mi muovo abbastanza, ingrasso perchè il metabolismo sa che deve mettere da parte le riserve per i tempi di carestia (che nei tempi moderni, dalle nostre parti sono impossibili...).

 

Se immobilizzo un arto per una frattura, il muscolo si atrofizza perchè non serve il suo utilizzo.

 

Con questo principio, se sottopongo il muscolo ad un lavoro al quale non è abituato, le fibre muscolari tenderanno a danneggiarsi ed il nostro organismo come contromisura si irrobustisce per evitare di soffrire di nuovo.

 

Ma per il principio di economia di cui sopra, l'irrobustimento sarà il minimo indispensabile per affrontare quella situazione che ha creato il deficit.

 

Se corro sempre per 10 minuti al giorno, alla stessa velocità e condizioni di pendenza, noterò subito che le volte successive farò molta meno fatica, ma dopo qualche giorno non avrò più alcun beneficio perchè i miei muscoli si saranno "attrezzati" per svolgere quel carico di lavoro in economia.

 

Per questo bisogna aumentare progressivamente il carico di lavoro, senza però tendere all'infinito perchè c'è un limite oltre il quale anche il nostro organismo non riesce più a compensare e per questo occorre differenziare il lavoro muscolare, alternando cicli di lavoro sulla forza resistente e velocità, a seconda degli OBIETTIVI, ETA', SESSO, STORIA ATLETICA DELL'INDIVIDUO E NON ULTIMO TEMPO A DISPOSIZIONE!!!

 

Cosa diversa è se vado a pesca tutti i giorni senza fare altro lavoro muscolare.

 

L'adattamento fisiologico all'apnea mi porterà a fare tempi sempre più alti ma non AVRO' NESSUN BENEFICIO MUSCOLARE.

 

Lo ha scritto chiaro Cono e l'ha ribadito inconsapevolmente Luigi Puretti quando scrive che dopo una stagione di pesca non riesce a fare due corsette che va in affanno.

 

Va in affanno perchè i suoi muscoli sono degradati dal lavoro ripetitivo del pescatore "intensivo".

 

Non ci sono santi... se voglio aumentare tempi e quote di apnea devo PESCARE.

 

Se mi alleno muscolarmente (con l'obiettivo di avere un fisico più allenato) non aumenterò di un secondo i tempi di apnea, ma tutto ciò che farò in acqua risulterà più semplice e con minore sforzo, con tempi di recupero molto più brevi, così come spiegato benissimo anche da Davide.

 

Allora, che senso ha allenarsi per il pescatore?

 

La SICUREZZA!

 

Trovarsi, proprio malgrado, in situazioni estreme come forte corrente non prevista o mare mosso, può fare la differenza tra togliersi dalle grane o lasciarci le penne.

 

Non vi annoio più.

 

Ciao. Pepu.

Devo dirvi un paio di cose per rendere merito alla verità, la prima fa il paio con quanto precedentemente scritto e forse non ben inteso quando ho scritto "meglio ferito che morto".

Intendevo che quando per la maggior parte i pescasub non fanno nulla è sempre meglio un allenamento poco attinente ad uno mai effettuato.

 

La seconda sembrerebbe in antitesi con la prima ma serve a far meglio intendere cosa sarebbe un buon allenamento.

Intanto occorre dire che un allenamento ha da rispettare fattori esterni ed interni all'atleta. Intendo dire che occorre sapere che disciplina realizza l'atleta e in che modo la svolge. (si presto a dire pesca sub, quale? come? quando? CHI?)

 

L'allenamento deve esercitare le qualità dell'atleta e le capacità condizionali, quelle coordinative, di adattamento oltre che, naturalmente, quelle tecniche della disciplina. Nel nostro caso dobbiamo aggiungere anche migliorare le conoscenze ambientali, dei pesci, delle condizioni meteomarine e dei suoi influssi.

Questi solo alcuni degli ingredienti ma bastano da soli già a farvi capire quante sarebbero le variabili di cui tener conto nella preparazione di un atleta, amatore o agonista che sia.

Provo a usare una metafora culinaria per meglio comprenderci.

Immaginate di dover cucinare una paella valenciana. I tempi di cucina dobbiamo immaginarli come le intere stagioni della pesca fino al pasto. Un buon allenamento rispetterà ogni singolo ingrediente senza sbagliare le DOSI dell'uno o dell'altro. Da quelli PRICIPALI (quelli in cui possiamo inserire per definizione la nostra disciplina) a quelli apparentemente secondari (ad esempio la forza massima). Tutto va cotto con tecniche adeguate nei momenti giusti rispettando la materia prima e seguendo e vigilando sui tempi di cottura.

Ci possiamo anche accontentare di una paella passabile ma se vogliamo il massimo non possiamo che essere RIGOROSI!

Ciao

 

 

Uno dei thread più belli che ho mai letto qui se non più bello ed interessante,grazie ragazzi,e due messaggi che ho quotato secondo me valgono più di mille libri e consigli,con questo ringrazio Pepu e Gianfranco Ciavarella per averle condiviso con noi/me :)

Modificato da kamran
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