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Fin dove spingono gli elastici ?


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(1) Certo è più pratico utilizzare le aree di forza per spiegare il roller, ma resta anche il fatto che la gomma nel roller è più idrodinamica

di un tradizionale.

 

(2) Su quanto avviene nella fase finale della contrazione di un arbanormal resto convinto che permanga una riduzione della sua V/max, anche solo perchè

il sistema la raggiunge prima dell'esaurimento del trasferimento energetico e quindi dell'equilibrio delle forze in campo (attrito idrodinamico-forza delle gomme).

 

(3) Il sofisma che rimane è se l'archetto si stacca o meno, non credo che si stacchi, perchè la gomma ha ancora energia ma non sufficiente

da incrementare la velocità ma di "orizzontalizzare" la decadenza della velocità si!

 

(4) Dai Mario "uccidimi"....

 

Oreste

 

(1) Perche'???

 

(2) ???????

 

(3) Siii!

 

(4) :rifle:

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Ciò spiegherebbe, in associazione al discorso "attriti da conizzazione" dell'elastico, le migliori performances di sistemi che tendono a sfruttare solo una parte della contrazione dell'elastico ( quella appunto più efficace) usando solo gli effetti positivi ( energia) e cercando di eliminare gli aspetti negativi ( rinculo) della stessa.

 

 

???? ... mi pare una big misinterpretation!!!! :huh: ... e' un tuo desiderio? :P

... ma forse non ho capito quel che dici.... B)

Modificato da MarioB
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Ciò spiegherebbe, in associazione al discorso "attriti da conizzazione" dell'elastico, le migliori performances di sistemi che tendono a sfruttare solo una parte della contrazione dell'elastico ( quella appunto più efficace) usando solo gli effetti positivi ( energia) e cercando di eliminare gli aspetti negativi ( rinculo) della stessa.

 

 

???? ... mi pare una big misinterpretation!!!! :huh: ... e' un tuo desiderio? :P

... ma forse non ho capito quel che dici.... B)

 

 

No non è un "gran malinteso", nè un mio desiderio ... è, a mio avviso, la logica conseguenza del punto 3 di Oreste a cui hai risposto affermativamente "Siiii".

Mi spiego : a cosa serve un tratto di balistica interna in cui la velocità si mantiene - al più - "orizzontale" ?

Non è meglio un sistema in cui ( in quello stesso tratto ) la velocità si dimostra sensibilmente crescente ... piuttosto che semplicemente orizzontale ( nella migliore delle ipotesi ) o addirittura lievemente decrescente laddove esiste uno squilibrio asta / elastici ?

B)

 

E qui si entra, però, in un terreno minato :P

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... senonchè Mario, a tali possibilità introduce il parametro velocità come determinante di un evento piuttosto che un altroed in buona sostanza afferma che la condizione F, ovvero la contrazione uniformemente lineare è una condizione che per i carichi delle nostre aste e per le velocità che abbiamo, non si verificherà mai, ; e che in buona sostanza nella fattispecie le condizioni che meglio rappresentano le tipologie di contrazione con cui abbiamo a che fare sono quelle della condizioni D ed E e l' evento di una o dell'altra ovvero di ciò che nella tua rappresentazione grafica è distinguibile dal diverso grado di conicizzazione è dipendente dalla forza peso e dall'influenza delle onde di ritorno elastico presenti o meno a seconda della velocità di contrazione, e la cui intensità è proporzionale alla velocità di contrazione ed alla massa (sezione) dell'elastomero.

 

... non l'ho mai detto esplicitamente, ma hai desunto bene! ;)

 

 

Questo è il punto cruciale a cui ancora non abbiamo dato una risposta: in base a quali dati, esperienze, sensazioni o altro ... la condizione F viene considerata la meno probabile per le nostre aste/elastici ?

 

Ci sono esperienze precise in merito o sono solo dei dati "desunti" ?

 

 

 

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CITAZIONE

 

CITAZIONE(MarioB @ Nov 16 2011, 19:02)

... senonchè Mario, a tali possibilità introduce il parametro velocità come determinante di un evento piuttosto che un altroed in buona sostanza afferma che la condizione F, ovvero la contrazione uniformemente lineare è una condizione che per i carichi delle nostre aste e per le velocità che abbiamo, non si verificherà mai, ; e che in buona sostanza nella fattispecie le condizioni che meglio rappresentano le tipologie di contrazione con cui abbiamo a che fare sono quelle della condizioni D ed E e l' evento di una o dell'altra ovvero di ciò che nella tua rappresentazione grafica è distinguibile dal diverso grado di conicizzazione è dipendente dalla forza peso e dall'influenza delle onde di ritorno elastico presenti o meno a seconda della velocità di contrazione, e la cui intensità è proporzionale alla velocità di contrazione ed alla massa (sezione) dell'elastomero.

 

... non l'ho mai detto esplicitamente, ma hai desunto bene! style_emoticons/default/wink.gif

 

 

 

Questo è il punto cruciale a cui ancora non abbiamo dato una risposta: in base a quali dati, esperienze, sensazioni o altro ... la condizione F viene considerata la meno probabile per le nostre aste/elastici ?

 

Ci sono esperienze precise in merito o sono solo dei dati "desunti" ?

 

ulteriore chiarimento e riflessione:

Mario afferma che l'elastico spinge l'asta in modo attivo fino alla condizione di riposo.

Per affermare ciò, l'unico mezzo è dimostrare che fino all'attimo prima della condizione di riposo esistano porzioni di elastico che conservano lo stesso fattore di allungamento iniziale, o comunque molto prossime a questo. Di conseguenza la condizione dell'elastico che si contrae proporzionalmente in maniera uniforme lungo tutta la sua lunghezza non può essere ammissibile perchè avremmo subito dopo il picco di vel. max. un rapido decadimento di questa e quindi in contrasto con l'affermazione di Mario, la cui unica via resta quella della condizione in cui l'elastico fino a fine corsa conserva segmenti con pari allungameto iniziale e quindi ancora da contrarre.

A questo punto l'unica spiegazione plausibile per tale comportamento è da ricercare in quelle onde di pressione/compressione generate a partire dal capo libero dell'elastico e dalla loro risposta di ritorno che determinano aree di elastico contratte e non contratte; daltronde se è vero che l'elastico si contrae a partire dalla porzione libera verso il vincolo è plausibile pensare che esista un fronte di contrazione che separa la porzione contratta da quella non contratta ed il fronte di contrazione delimiti la porzione con fatt. di allungamento zero da quello ancora intatto o quasi; e da alcune precedenti considerazioni desumo che la presenza delle onde di pressione sia in funzione della velocità di contrazione e non della forza peso che insiste sull'elastico o comunque legate al peso solo indirettamente in quanto il peso ne determina una diversa velocità, e comunque più precisamente le onde di pressione sono legate al valore dell'accelerazione,.. per intenderci se avessimo uno spezzone di elastico lungo 20 metri ed arrivassimo ad una velocità di 50 m/s in modo graduale con una bassa accelerazione, non avremmo la comparsa dell'onda di pressione; in definitiva essa è pertanto legata al valore dell'accelerazione.

La possibilità che l'elastico spinga fino a fine contrazione è legata alla presenza dell'onda di pressione, e che nel range di velocità che ci riguarda, essa sussista,.. a meno che la velocità di propagazione dell'onda di pressione sia inferiore o uguale alla velocità di contrazione dell'elastico e che quindi non riesca a precedere il fronte di contrazione, ma fisicamente ciò non può accadere perchè l'onda di pressione viaggiando sull'elastico stesso assumerà una velocità che sarà la somma fra la sua e quella locale dell'elastico.

Per quanto riguarda l'effetto conicizzazione, io non ci vedo nessuna connessione col fenomeno delle onde di pressione,. ma piuttosto è la logica conseguenza del ritorno elastico di forma. La sezione conica non riguarda un lungo tratto, ma solo la porzione esattamente in corrispondenza col fronte di contrazione.

L'elastico sottoposto a stiramento è soggetto ad una forza di trazione in senso longitudinale e ad una compressione indotta in senso trasversale. Tornando a condizione di riposo è ovvio che si riaccorcerà e si riespanderà, (il volume non cambia) quindi le aree che tornano alla loro originaria sezione trasversale sono aree in cui è cessata la trazione longitudinale.

Nel disegno ho evidenziato a dx l'elastico in trazione con le catene polimeriche allungate che riducendo gli spazi intermolecolari inducono ad un restringimento della sezione trasversale.; e a sx un elastico in compressione che cessata la forza di trazione è libero di ritornare alla sua sezione trasversale originaria.

post-21687-0-77041400-1321626267_thumb.jpg

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Wow! Sono impressionato! Fabry, ci hai riflettuto molto bene!!! A parte il discorso sulla accelerazione che non ho capito, ma me lo rileggo e ti rispondo domani che sono più libero, e la figura dell'elastico che offre una idea di quello che succede, ma che è abbastanza lontana dalla realtà, devo dire che hai compreso molto bene cosa è la conicizzazione (che è localizzata) e il meccanismo di contrazione. :)

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ulteriore chiarimento e riflessione:

Mario afferma che l'elastico spinge l'asta in modo attivo fino alla condizione di riposo.

Per affermare ciò, l'unico mezzo è dimostrare che fino all'attimo prima della condizione di riposo esistano porzioni di elastico che conservano lo stesso fattore di allungamento iniziale, o comunque molto prossime a questo.

Ma la resistenza che offre l' asta all' elastico cambia, o meglio diminuisce, durante la corsa.

Quindi basterà molta meno forza per spingerla.

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Quindi, se ho capito bene, il presupposto che l'elastico spinge fino a fine corsa va messo in relazione al fatto che durante la contrazione degli elastici sotto carico vi sono parti di elastico che mantengono il fattore di allungamento iniziale ( o comunque un fattore molto simile a quello iniziale).

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Mario afferma che l'elastico spinge l'asta in modo attivo fino alla condizione di riposo.

Per affermare ciò, l'unico mezzo è dimostrare che fino all'attimo prima della condizione di riposo esistano porzioni di elastico che conservano lo stesso fattore di allungamento iniziale, o comunque molto prossime a questo. Di conseguenza la condizione dell'elastico che si contrae proporzionalmente in maniera uniforme lungo tutta la sua lunghezza non può essere ammissibile perchè avremmo subito dopo il picco di vel. max. un rapido decadimento di questa e quindi in contrasto con l'affermazione di Mario, la cui unica via resta quella della condizione in cui l'elastico fino a fine corsa conserva segmenti con pari allungameto iniziale e quindi ancora da contrarre.

[...]

Per quanto riguarda l'effetto conicizzazione, io non ci vedo nessuna connessione col fenomeno delle onde di pressione,. ma piuttosto è la logica conseguenza del ritorno elastico di forma. La sezione conica non riguarda un lungo tratto, ma solo la porzione esattamente in corrispondenza col fronte di contrazione.

 

Ho deciso che appena mi sarà possibile scriverò un nuovo articolo in merito a questo argomento... con relativa bibliografia.

 

Per il momento cerco di chiarire alcune cose:

- la contrazione libera in aria per deformazioni relativamente piccole (per le gomme naturali < 300%)

- la contrazione libera in un mezzo viscoso e/o la contrazione libera per grandi deformazioni (> 300%)

- la contrazione di un elastico soggetto ad un carico

sono tre gradi differenti dello stesso fenomeno che si complica dal primo all'ultimo caso. E dal primo all'ultimo caso la zona di "conicizzazione" generata dal fronte d'onda di scarico si distribuisce e addirittura si moltiplica. Dal primo all'ultimo caso l'affermazione che il fronte d'onda principale separa una zona non rilassata da una del tutto rilassata, perde il suo carattere di assolutezza e sfuma nella affermazione che il fronte d'onda principale separa una zona quasi del tutto non rilassata in una zona quasi completamente rilassata. A seconda del tipo di elastico e' possibile che i fronti d'onda si moltiplichino e che viaggino a velocità differenti.

 

La conoscenza del perché, del come e del quando tutto ciò si verifichi consente di spiegare la serie di fenomeni sui quali vi state arrovellando e che, erroneamente, attibuite alla tipologia di fucile piuttosto che all'elastico stesso (magari in relazione al carico... questo, si!). La conoscenza di tutto ciò consente di scegliere correttamente la tipologia di elastico (e per la verità credo sia veramente difficile sbagliare!). Le cose che condizionano questo comportamento dinamico sono quasi le stesse che condizionano altri comportamenti statici o quasistatici (isteresi, rilassamento etc...).

 

Appena avrò tempo chiarirò tutto questo in un articolo. Adesso vi riporto un apsso del mio articolo sulla contrazione libera sul quale potete iniziare a riflettere:

"Ho volontariamente affrontato il caso particolare della contrazione libera in cui è valida l’ipotesi di elasticità lineare, tuttavia la situazione in cui ci troviamo abitualmente ad operare è differente dal momento che gli allungamenti utilizzati per la pesca sono dell’ordine di j ≥ 3.0. In questo caso le dissipazioni interne non possono più essere trascurate e il materiale non va più incontro ad un rilassamento istantaneo nella porzione che segue il fronte d’onda, ma resta presente una certa deformazione residua rappresentabile come effetto di una tensione T2 in direzione opposta al moto (fig. 11).

Fig. 11. Dinamica dell'onda di deformazione in regimi di elasticità non lineare (caso generale).

 

In questo caso la trattazione matematica va troppo al di la degli scopi di questo sito e si basa sul fatto che il modulo di Young non può più essere quello per piccole deformazioni, ma deve essere preso in considerazione il suo valore “locale” in funzione della deformazione

contrazione_libera_file/image033.wmz

e che per via della tensione residua l’onda di pressione può raggiungere il capo libero prima che tutto lo spezzone si sia contratto generando un disturbo di ritorno che interferisce con l’onda di contrazione e che si accompagna a fenomeni di dispersione.

Questa situazione è interessante anche perché, mentre in gomme naturali il fenomeno della dispersione è modesto in quanto gli effetti della viscosità interna sono moderati, in gomme sintetiche, in cui l’isteresi è più marcata, la dispersione è così accentuata che si osservano differenti porzioni di elastico viaggiare a velocità apprezzabilmente differenti da altre. Anche questo fenomeno è stato saltuariamente riportato da alcuni pescatori in apnea particolarmente attenti come una “contrazione pulsata”. Personalmente non l'ho potuto verificare sperimentalmente."

 

Una cosa, Fabryfish, mi permetto di chiarire ulteriormente perché nella tua analisi mi sembra sia quella che principalmente ti sia sfuggita. La conicizzazione è diretta conseguenza dell'onda di pressione perché l'onda di pressione rappresenta proprio il ritorno elastico di forma. Inoltre non è in relazione con l'accelerazione ma la sua velocità di propagazione è, invece, in relazione con il fattore di allungamento e con la velocità di propagazione del suono nell'elastomero.

 

Ancora: in merito alla possibilità di una contrazione non conica, ma uniforme. E' certamente possibile se la fase di scarico avviene molto lentamente rispetto alla velocità di propagazione dell'onda come nell'esempio della palestra citato da Skillo.

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Giusto per tirare una linea a questo post che secondo me è già diventato troppo tecnico e troppo complesso: fin dove spingono gli elastici?

 

- Gli elastici si contraggono del tutto e, se l'archetto resta in contatto con l'asta, spingono fino alla fine.

- Quanto efficacemente spingano dipende da come si è dimensionato il fucile in tutte le sue parti (compresa la qualità dell'elastico).

- Che la velocità massima di spinta sia raggiunta prima della completa contrazione dipende solo da come si è dimensionato il tutto.

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Quindi, se ho capito bene, il presupposto che l'elastico spinge fino a fine corsa va messo in relazione al fatto che durante la contrazione degli elastici sotto carico vi sono parti di elastico che mantengono il fattore di allungamento iniziale ( o comunque un fattore molto simile a quello iniziale).

Credo che si potrebbe buttar giù così: "L'elastico spinge fino a fine corsa se vi sono sufficienti sezioni di elastico con sufficiente allungamento residuo". Il che, ovviamente, equivale a non dire nulla ...

Molto centrata l'osservazione di Fabry che sposta la causa della conicizzazione dalla velocità all'accelerazione. Sembra la stessa cosa ma non lo è.

Sulle onde, dato che stiamo praticamente filosofeggiando, posso ipotizzare che nel "famoso" caso C (elastico liberato senza carico), la prima sezione libera si contragga per prima e si vada a schiacciare contro la sez confinante. Da questo schiacciamento, se immagino l'elastico come un fluido o come un qualcosa di molto simile, posso supporre un "rimbalzo" in direzione opposta.

La seconda sezione, appena "colpita" dalla sez 1, andrà a cozzare contro la sez 3 con probabilmente velocità maggiore di quanta ne avesse la sez 1 ma decurtata di un qualcosina dovuto al rimbalzo. La somma di tutto ciò andrà a cozzare contro la sez 4 mentre la gomma dentro alle loro stesse sezioni ondulerà avanti ed indietro (se vista da un punto di osservazione solidale all'elastico interessato.

Posso immaginare che queste onde si sommino o si annullino e che quindi possano formare onde risultanti. Tali risultanti potrebbero essere pari a zero o anche molto grandi. Grandi fino a consentire che un archetto possa staccarsi e poi riafferrare un'asta? Secondo me, a meno di strani settaggi e /o colpi di fortuna incredibili, no.

Resta che, molto terra-terra, a noi non interessa poi molto l'esistenza di onde di questo tipo e nemmeno della loro risultante poiché non mi pare che noi si possa per ora determinare dove, come e quando esse possano manifestarsi e nemmeno cosa fare esattamente per sfruttarle o eliminarle.

Per il punto di velocità massima, dove desiderare che esso stia e come farlo avvicinare il più possibile al valore di Vmax teorica ..... questo è un altro paio di maniche. Questo ci interessa e volendo possiamo vedere dove esso si trovi .. o almeno ... Stefano e pochi altri, possono vederlo.

Sappiamo che per ogni percentuale di allungamento esiste una curva di scarico precisa e che essa varia a seconda del carico che applichiamo alle gomme.

Consideriamo che il punto di vincolo non sia soggetto a rinculo e supponiamo di variare la posizione del punto di sgancio senza cambiare le gomme in oggetto e nemmeno il carico.

Otterremo varie curve di scarico e presumibilmente vedrò il punto di Vmax spostarsi avanti e indietro lungo l'asse delle ascisse e in alto/basso lungo quello delle ordinate.

Dato che per allungamenti minimi Vmax non potrà che essere coincidente con il punto di fine corsa e se ne allontanerà solo cominciando ad aumentare considerevolmente l'allungamento iniziale, è lecito supporre che si possa determinare una curva di punti "Vmax", caratteristici di quella gomma con quel carico. Il punto in cui tale linea "Vmax" si staccherà dall'asse delle ordinate discriminerà l'insieme delle curve con V sempre crescente da quelle con V crescente fino a Vmax e poi calante o uguale fino al punto di fine accorciamento.

A questo punto la questione si fa complessa: sarà meglio una Vmax più alta benché lontana dal punto di fine corsa, o una Vmax minore ma a ridosso di tale asse?

(a) Possiamo avere Vmax elevatissime che determinano velocità finali ottime nonostante Vmax sia lontano dall'asse delle ordinate e la velocità seguente tenda addirittura a calare.

(bi) Possiamo avere Vmax non elevatissime ma tanto a ridosso del punto di fine corsa da determinare velocità terminali elevate.

© Possiamo avere Vmax troppo poco elevate (vicine o lontane, poco ci importa)

Suppongo che il dimensionamento ideale tra gomme, asta, allungamento e corsa venga avvicinato o raggiunto solo nei casi (a) e (bi).

In ogni caso ad ogni punto di sgancio (il quale avrà quindi diversa corsa di contrazione e diverso allungamento di partenza) corrisponderà una precisa curva che, tenendo fisso il carico, non potrà coincidere con nessun'altra.

Prendiamo una normale coppia di gomme che spara un'asta di dimensioni adeguate e su un fucile dimensionato con buonsenso. Immaginiamo quindi la curva di scarico: essa avrà il punto di tangenza (Vmax) esattamente a ridosso della fine corsa delle gomme?

In teoria sì, ma in pratica?

E' possibile perché per carico leggermente maggiore otterremmo V max inferiori e per carico leggermente minore otterremmo, o dovremmo ottenere, V max anticipate (il "casus belli" proposto da Stefano all'inizio, ma è altrettanto possibile che aggiungendo qualche millimetro di gomma (= minore allungamento) si possa ottenere la stessa cosa.

In teoria potremmo quindi dimensionare le gomme di Stefano di qualche mm in più per avvicinare il punto di Vmax al punto di fine corsa ma è altrettanto vero che con qualche mm in più (= kg in meno) potremmo non riuscire a raggiungere la Vmax che raggiungevamo prima.

E torniamo a bomba a quello che dicevo pagine fa: dato che stiamo parlando di mm di allungamento e di kg (uno-due) in più o in meno SENZA considerare le altre mille variabili (isteresi in primis), siamo sicuri di non friggere aria e basta? Cioè: diciamo cose diverse da quelle sino ad oggi dette o diciamo cose che non abbiamo modo di verificare e sulle quali in ultima analisi non abbiamo modo di intervenire?

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.......

 

Ho deciso che appena mi sarà possibile scriverò un nuovo articolo in merito a questo argomento... con relativa bibliografia.

Questa è davvero una bella notizia !!! Finalmente avremo modo di definire in modo preciso questi interessante argomento !

Grazie Mario

 

Per il momento cerco di chiarire alcune cose:

- la contrazione libera in aria per deformazioni relativamente piccole (per le gomme naturali < 300%)

- la contrazione libera in un mezzo viscoso e/o la contrazione libera per grandi deformazioni (> 300%)

- la contrazione di un elastico soggetto ad un carico

sono tre gradi differenti dello stesso fenomeno che si complica dal primo all'ultimo caso. E dal primo all'ultimo caso la zona di "conicizzazione" generata dal fronte d'onda di scarico si distribuisce e addirittura si moltiplica. Dal primo all'ultimo caso l'affermazione che il fronte d'onda principale separa una zona non rilassata da una del tutto rilassata, perde il suo carattere di assolutezza e sfuma nella affermazione che il fronte d'onda principale separa una zona quasi del tutto non rilassata in una zona quasi completamente rilassata. A seconda del tipo di elastico e' possibile che i fronti d'onda si moltiplichino e che viaggino a velocità differenti.

Questa è un pò la rappresentazione del fenomeno che ho ricostruito nella mia testa in modo "schematico" certo senza conoscere i precisi presupposti fisici, quindi incorrendo in possibili rappresentazioni errate dello stesso . Non avevo però considerato la possibilità che i fronti d'onda si moltiplicassero. Piuttosto avevo pensato che il fronte d'onda "principale" potesse essere disturbato da un possibile "rimbalzo" sul punto di vincolo in testata, mentre ancora l'elastico è, appunto, in fase di contrazione. Un pò come le onde che si trasmettono sulla superficie dell'acqua quando si lancia un sasso: se incontrano un'ostacolo vengono riflesse ed intercettano le altre onde in arrivo interferendo con esse. Insomma, volendo fare un paragone "ecografico" professionale, è come osservare degli echi di "rimbalzo" che si sovrappongono al suono che li ha generati (questo è un artefatto frequente in ecografia). Avevo considerato la contrazione "pulsata" figlia proprio di questo fenomeno e a mio avviso non è un caso che la contrazione pulsata è un fenomeno che si amplifica ( a parità di fattore di allungamento ) con la sezione dell'elastico. Infatti, aumentando la sezione dell'elastico, aumentano le resistenze idrodinamiche generate dallo stesso e quindi la tensione residua.

 

 

 

La conoscenza del perché, del come e del quando tutto ciò si verifichi consente di spiegare la serie di fenomeni sui quali vi state arrovellando e che, erroneamente, attibuite alla tipologia di fucile piuttosto che all'elastico stesso (magari in relazione al carico... questo, si!).

Qui penso ti riferisci al fatto che, almeno personalmente, attribuisco agli arba classici una "inefficace spinta terminale". Fenomeno non presente nei roller. Se è così vorrei dire che sono d'accordo con te ed attribuisco il fenomeno proprio agli elastici. Il tipo di fucile, semmai, è solo il mezzo per superare tali fenomeni. Ma potrei anche sbagliarmi sull'interpretazione di quanto da te detto.

 

La conoscenza di tutto ciò consente di scegliere correttamente la tipologia di elastico (e per la verità credo sia veramente difficile sbagliare!).

Siamo d'accordo, anche se penso che è difficile sbagliare in modo "grossolano". E' molto più facile sbagliare in modo più "limitato" al punto di considerare l'errore (quasi) ininfluente sulle prestazioni generali del fucile.

 

Le cose che condizionano questo comportamento dinamico sono quasi le stesse che condizionano altri comportamenti statici o quasistatici (isteresi, rilassamento etc...).

 

Appena avrò tempo chiarirò tutto questo in un articolo. Adesso vi riporto un apsso del mio articolo sulla contrazione libera sul quale potete iniziare a riflettere:

"Ho volontariamente affrontato il caso particolare della contrazione libera in cui è valida l’ipotesi di elasticità lineare, tuttavia la situazione in cui ci troviamo abitualmente ad operare è differente dal momento che gli allungamenti utilizzati per la pesca sono dell’ordine di j ≥ 3.0. In questo caso le dissipazioni interne non possono più essere trascurate e il materiale non va più incontro ad un rilassamento istantaneo nella porzione che segue il fronte d’onda, ma resta presente una certa deformazione residua rappresentabile come effetto di una tensione T2 in direzione opposta al moto (fig. 11).

 

 

 

 

 

Fig. 11. Dinamica dell'onda di deformazione in regimi di elasticità non lineare (caso generale).

 

 

In questo caso la trattazione matematica va troppo al di la degli scopi di questo sito e si basa sul fatto che il modulo di Young non può più essere quello per piccole deformazioni, ma deve essere preso in considerazione il suo valore “locale” in funzione della deformazione

 

 

 

e che per via della tensione residua l’onda di pressione può raggiungere il capo libero prima che tutto lo spezzone si sia contratto generando un disturbo di ritorno che interferisce con l’onda di contrazione e che si accompagna a fenomeni di dispersione.

Questa situazione è interessante anche perché, mentre in gomme naturali il fenomeno della dispersione è modesto in quanto gli effetti della viscosità interna sono moderati, in gomme sintetiche, in cui l’isteresi è più marcata, la dispersione è così accentuata che si osservano differenti porzioni di elastico viaggiare a velocità apprezzabilmente differenti da altre. Anche questo fenomeno è stato saltuariamente riportato da alcuni pescatori in apnea particolarmente attenti come una “contrazione pulsata”.

 

Anche qui, penso, tu ti riferisca a quei grafici sulla contrazione libera che avevo fatto sui megatex.

Personalmente immagino che questi "rimbalzi pulsati" possono rendersi responsabili, non solo di dispersioni abbastanza consistenti ( ciò che ho definito nelle pagine prcedenti, sicuramente in modo inappropriato da un punto di vista fisico, "riarrangiamento/decadimento energetico" ) ma anche di quel fenomeno che ormai abbiamo definito "distacco accidentale dell'ogiva". Tale distacco potrebbe, in altri termini, essere non del tutto accidentale, ma direi "casuale" nel senso che un'onda di rimbalzo potrebbe rallentare di quel tanto ( proprio negli ultimi cm di corsa elastici) la porzione terminale dell'elastico in modo tale da far staccare l'ogiva dal suo punto di vincolo. La mia è comunque una pura ipotesi suffragata semplicemente dal "nulla" !!!

 

 

Personalmente non l'ho potuto verificare sperimentalmente."

 

Su questo punto mi ero soffermato più volte a pensare al perchè i miei grafici mettevano in evidenza un fenomeno che i tuoi non mettevano. Ho sempre considerato la cosa come un mio possibile errore. Ma alla luce di quello che stiamo dicendo il tutto invece potrebbe avere un senso ed un perchè. Una mia "mezza spiegazione" ... me la sono data, attribuendo il fatto ai diversi metodi di misura usati. Nel mio caso ho usato un sistema, diciamo così, diretto: ho misurato, cioè, la velocità del capo libero terminale dell'elastico con un "sensore" posto direttamente su di esso. Nel tuo sistema la misurazione passa, invece, attraverso l'intermediazione di una sagola/sensore che permette di generare il segnale da leggere.

Ecco, la spiegazione potrebbe stare proprio nella sagola, ossia nel fatto che l'interposizione della sagola marcata non permette di osservare il fenomeno perchè "assorbito" in qualche modo da essa. E' l'unica spiegazione logica che mi è venuta in mente. Altrimenti rimane l'ipotesi che i miei grafici siano viziati da qualche errore.

 

Una cosa, Fabryfish, mi permetto di chiarire ulteriormente perché nella tua analisi mi sembra sia quella che principalmente ti sia sfuggita. La conicizzazione è diretta conseguenza dell'onda di pressione perché l'onda di pressione rappresenta proprio il ritorno elastico di forma. Inoltre non è in relazione con l'accelerazione ma la sua velocità di propagazione è, invece, in relazione con il fattore di allungamento e con la velocità di propagazione del suono nell'elastomero.

 

Ancora: in merito alla possibilità di una contrazione non conica, ma uniforme. E' certamente possibile se la fase di scarico avviene molto lentamente rispetto alla velocità di propagazione dell'onda come nell'esempio della palestra citato da Skillo.

OK !!!

 

 

 

In ogni caso sono sicuro che il tuo prossimo lavoro sarà davvero interessante e come sempre aggiungerà punti di riflessione e chiarimenti ai nostri dubbi.

 

 

Giusto per tirare una linea a questo post che secondo me è già diventato troppo tecnico e troppo complesso: fin dove spingono gli elastici?

 

- Gli elastici si contraggono del tutto e, se l'archetto resta in contatto con l'asta, spingono fino alla fine.

- Quanto efficacemente spingano dipende da come si è dimensionato il fucile in tutte le sue parti (compresa la qualità dell'elastico).

- Che la velocità massima di spinta sia raggiunta prima della completa contrazione dipende solo da come si è dimensionato il tutto.

 

I punti uno e due, penso siano ormai largamente condivisi.

 

Una domanda secca sul punto 3:

E' possibile che la Vmax sia raggiunta prima di fine contrazione indipendentemente dal distacco (accidentale o meno ) dell'ogiva e dell'allungamento residuo a fine contrazione ?

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.......

E torniamo a bomba a quello che dicevo pagine fa: dato che stiamo parlando di mm di allungamento e di kg (uno-due) in più o in meno SENZA considerare le altre mille variabili (isteresi in primis), siamo sicuri di non friggere aria e basta? Cioè: diciamo cose diverse da quelle sino ad oggi dette o diciamo cose che non abbiamo modo di verificare e sulle quali in ultima analisi non abbiamo modo di intervenire?

 

 

Innanzitutto complimenti per il tuo riassunto, hai sicuramente affrontato il problema più dal suo lato pratico più che teorico.

E a noi serve prima di tutto la pratica !

In secondo luogo penso che la risposta, a quanto quotato, l'hai già data tu.

Non sappiamo se stiamo friggendo aria: questo è il punto.

Nel momento in cui avremo chiaro il fenomeno potremo dire che abbiamo parlato sostanzialmente di aria fritta o se sotto vi possono essere nascoste delle informazioni utili che al momento ci sfuggono proprio per la poca chiarezza del fenomeno.

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