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Va bene che il neoprene delle mute è comunque importato, perchè l'Italia non produce fogli di neoprene. Ma se la muta è disegnata, cucita, tagliata e rifinita da aziende italiane, che creano lavoro in Italia, che investono in Italia, con tasse e contributi versati in Italia, io so che i miei soldi per un giro o per l'altro torneranno almeno in parte nelle MIE tasche, che ci sarà qualche disoccupato in meno nella MIA città, che ci saranno più opportunità di lavoro per i MIEI figli. Lasciare tutto ai cinesi, lavoro, soldi, mercato, tutto, mi sembra una scelta suicida finchè non sarà una scelta obbligata. E per ora non lo è: possiamo ancora scegliere.

Per fortuna, almeno riguardo la qualità del neoprene soprattutto in termini di DURATA, non c'è il minimo paragone tra mute con gli occhi a mandorla e mute fatte artigianalmente in Italia...

 

:bye:

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si .... ma dopo tutto allora se produrre una muta a loro costa pochissimo ( perche le fanno all'estero proprio per il risparmio economico) poi perche quando io la compro la devo pagare moltissimo ? scusate ma io mi sento preso per i fondelli anche perche a sto punto mi metto in societa con i cinesi che vendono a migliaia prodotti cinesi nelle nostre citta e volenti o nolenti devono pur pagare qualcosa di tasse almeno ai nostri comuni per aprire battenti e vendiamo mute a 50euri loro sono meno sfruttati noi abbiamo piu soldini in tasca .... senza voler demonizzare nessuno viva la globalizzazione ma viva pure l'onestà

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Vabbè adesso è inutile criticare questa o quella azienda, sia la Omer o la Mares o chi per esso. Per quanto mi riguarda, io ho sempre comprato un sacco di prodotti Omer, Cressi e Mares, e mi sono trovato bene. Tra l'altro, sull'ultimo prodotto Omer che ho comprato (snorkel Zoom Pro) c'è scritto Made in Italy.

E' che ultimamente non si può restare indifferenti alla crisi del nostro settore manifatturiero. Per questo da qualche anno sto un po' più attento a scegliere, quando posso, prodotti italiani o lavorati almeno in parte in Italia.

Penso sia utile anche per le aziende sapere che questo aspetto può risultare determinante nell'orientare le scelte del consumatore.

 

Se non è troppo off topic, c'era questo articolo oggi sul Corriere online su come si lavora in Cina.

http://www.corriere.it/esteri/11_maggio_09...21abd11c5.shtml

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Non comprendo proprio dove sta il problema.

Nell'epoca della globalizzazione e dei mercati aperti è logico che la produzione, ormai standardizzata su buoni livelli qualitativi, si indirizzi là dove il costo lavoro è meno elevato.

Lavoro in un'azienda italiana che produce e rivende i suo prodotti e vi assicuro che oggi, in Italia, la voce più importante ai fini del costo non è tanto la materia prima ma il costo lavoro.

Il bello è che di questo costo, così esorbitante, ben poco finisce effettivamente nelle tasche del dipendente che si sporca le mani.... ma questo è un altro discorso....

A questo punto ben vengano gli affezzionati del Made in Italy ma questi, fateci caso, possiamo trovarli fra gli utilizzatori finali e non fra i produttori e gli imprenditori che, giustamente, oggi privilegiano gli aspetti della distribuzione capillare e dell'innovazione.

Purtroppo oggi la produzione deve essere indirizzata altrove pena il fallimento aziendale.

Poi riguardo la qualità che dire....? forse in passato il Made in Italy era sinonimo di qualità eccelsa mentre oggi, almeno su larga scala, la qualità si è livellata verso l'alto.

Forse alcuni settori di nicchia e di alta manifatturiera restano prerogativa del Made in Italy ma, in questi casi, parliamo di realtà marginali e, appunto, di nicchia.

La Omer e le altre case che operano nel settore, pur essendo questo per pochi intimi, sono comunque dei colossi nel loro campo ed'è per questo che seguono le logiche della grande impresa.

 

 

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Purtroppo oggi la produzione deve essere indirizzata altrove pena il fallimento aziendale.

Poi riguardo la qualità che dire....? forse in passato il Made in Italy era sinonimo di qualità eccelsa mentre oggi, almeno su larga scala, la qualità si è livellata verso l'alto.

Hai perfettamente ragione Piero, il problema è quando il margine di ricavo diventa troppo ampio e questo finisce per essere necessariamente legato alla qualità finale del prodotto.

 

Una muta fabbricata in oriente costa meno di 15 euro consegnata in Italia, ovvio che tutto il risparmio non possa essere solo sul costo della manodopera. Un mutaio con 50 euro ci compra il singolo foglio di neoprene che poi deve ancora essere lavorato, le materie prime sono molto diverse, questo è un fatto. Non è di per se un problema, lo diventa (almeno per me) quando il prezzo in negozio lievita di 10 volte, non si può più parlare di evitare il fallimento.

 

Bella una muta caldissima e morbidissima, ma se dopo 6 mesi di pesca (a 15 metri max, non 30, e per una due volte a settimana, non tutti i giorni) me la ritrovo che si è dimezzata come spessore, a me girano...

 

Con le mute su misura (allo stesso prezzo di tante commerciali) due stagioni piene le faccio, con le altre era utopia.

 

Prendiamo gli accessori in neoprene, costano un boato e hanno una qualità scadentissima a prescindere dalla marca. Sono anche disposto a pagare un paio di guanti 20 euro, ma non se durano 10 pescate e senza nemmeno trattarli male.

 

Almeno questa è la mia esperienza, la qualità è ancora un abisso e fino a quando i produttori avranno dei ricarichi così spropositati difficilmente migliorerà.

 

:bye:

 

 

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Ragionando sempre sulla globalizzazione in genere, esulando quindi dall'aspetto attrezzature subacquee, poichè per motivi lavorativi mi trovo "dentro la notizia", c'è poco da fare filosofia.

 

Ci sono due macrocategorie di clienti, quelli che possono permettersi la spesa e quelli che non ce la fanno a tirare la fine del mese.

 

Chi poteva comprarsi la pelliccia o il capo firmato 4/5 anni fa, probabilmente continua a farlo anche adesso e si può permettere di scegliere tra il Made in Italy (fatto comunque dai cinesi in italia... :whistling: ) ed i prodotti stranieri o realizzati all'estero.

 

Chi deve sfamare una famiglia di 5 persone e deve comunque vestirsi, pensate che guarda l'etichetta di dove sono fatte le cose o quella del prezzo?

 

Rimanendo sull'abbigliamento, come puo competere un artigiano che ti confeziona una camicia fatta con tutti i sacramenti a € 60 (lavorando quasi in perdita), con lo stesso articolo che costa € 5, fatto lavorando di notte e senza pagare tasse e contributi, in condizioni che rasentano lo schiavismo?

 

Hai voglia a dire alle persone che quella che costa dieci volte tanto è fatta meglio perchè è Made in Italy...

 

A Reggio Calabria c'è un proverbio che dice "O caru 'ccattacci e o mercatu pensaci" (acquista il prodotto costoso con fiducia, ma stai attento a quello a buon mercato, perchè potrebbe avere dei difetti...), questo è diventato anacronistico perchè purtroppo non è più nemmeno il costo a determinare la qualità di un prodotto.

 

Per cui, state pur certi che gli unici che soffrono veramente in Italia sono gli artigiani che devono fronteggiare la concorrenza "gialla", tutti gli altri si sono dovuti piegare al verso della corrente, pena soccombere.

 

La realtà è che tutti quanti ma proprio tutti, per fare quadrare il bilancio devono abbassare il più possibile la voce "costo del lavoro" in qualunque modo e mi duole il cuore vedere fallimenti di industrie che hanno operato per più di 30 anni con medie di 50 e più dipendenti che hanno costruito la loro vita e quella delle loro famiglie.

 

Chi sopravvive è perchè ha esportato la produzione altrove, non c'è altro da aggiungere... :(

 

In provincia di Bergamo si è arrivati all'estremo e nel tessile ci sono ditte di cinesi che assumono dipendenti bergamaschi, oltre ai loro connazionali e queste sono ditte che si sforzano di stare nelle "pieghe" delle regole, limitandosi al "grigio".

 

Nell'ambiente della subacquea, secondo me, le cose stanno diversamente e sono davvero pochi che devono acquistare le attrezzature per motivi professionali, per tutti gli altri, tra i quali ci sono anch'io, si tratta di beni accessori e come tali, tra chi produce e vende, se può, cerca di trarne il più ampio margine di guadagno.

 

Ora, al di là delle antipatie più o meno diffuse che albergano verso l'una o l'altra ditta, finchè non saremo costretti con la pistola alla fronte ad acquistare le attrezzature subacquee, avremo la facoltà di scegliere ciò che ci piace di più o che ci occorre di più e non credo proprio che acquistare un fucile da € 500 o un paio di pinne da € 400 si possa giustificare con una scelta di "necessità", ma piùttosto diventa una velleità di chi decide che quel dato articolo deve fare parte delle attrezzature per il suo sport/svago preferito.

 

Questa è solo la mia opinione e non voglio prevaricare quelle diverse dalla mia, intendiamoci.

 

Ciao. Pepu.

 

 

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secondo me vi state facendo un sacco di seghe mentali per niente .

 

Mettevi in testa che made in china non e' sinonimo di merda . Il neoprene dei mutai italiani non arriva dall'Italia , ma sempre da la' . Probabilmente pure la colla e i fili usati.

 

Gli I-phone e tutta la roba ultratecnologica di marca arriva da la' e se fanno quelli... Se il progetto e' italiano , le specifiche , gli standard di qualita' prodotto/materiale richiesti vengono rispettati , il risultato finale supera test qualitativi imposti da contratto , non vedo che problema c'e' .

 

E' normale che un azienda vada dove costa meno . Diverso poi e' il discorso del ricarico in termini di $ delle varie voci,nei vari passaggi . Ma quelli son meccanismi non semplici in cui entrano in gioco miriadi di cose

 

Se volete vi faccio esempi nel mio campo ... cosmetici , che risultano made in italy ,per i marchi piu' esclusivi , e in realta' son prodotti in china . Quello che cambia son solo costi della manodopera . Formule e disegn italiano , ok , ma il prezzo di vendita di produzione siamo a 0,50 € per trovare lo stesso in profumeria alla fine della filiare a 30 € ... fate voi , questo e' il mondo partorito da chi ha spinto per decenni sulla globalizzazione .

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Non comprendo proprio dove sta il problema.

Nell'epoca della globalizzazione e dei mercati aperti è logico che la produzione, ormai standardizzata su buoni livelli qualitativi, si indirizzi là dove il costo lavoro è meno elevato.

Lavoro in un'azienda italiana che produce e rivende i suo prodotti e vi assicuro che oggi, in Italia, la voce più importante ai fini del costo non è tanto la materia prima ma il costo lavoro.

Il bello è che di questo costo, così esorbitante, ben poco finisce effettivamente nelle tasche del dipendente che si sporca le mani.... ma questo è un altro discorso....

A questo punto ben vengano gli affezzionati del Made in Italy ma questi, fateci caso, possiamo trovarli fra gli utilizzatori finali e non fra i produttori e gli imprenditori che, giustamente, oggi privilegiano gli aspetti della distribuzione capillare e dell'innovazione.

Purtroppo oggi la produzione deve essere indirizzata altrove pena il fallimento aziendale.

Poi riguardo la qualità che dire....? forse in passato il Made in Italy era sinonimo di qualità eccelsa mentre oggi, almeno su larga scala, la qualità si è livellata verso l'alto.

Forse alcuni settori di nicchia e di alta manifatturiera restano prerogativa del Made in Italy ma, in questi casi, parliamo di realtà marginali e, appunto, di nicchia.

La Omer e le altre case che operano nel settore, pur essendo questo per pochi intimi, sono comunque dei colossi nel loro campo ed'è per questo che seguono le logiche della grande impresa.

 

 

il problema sta nel fatto che loro risparmiano ma il cliente finale no ! ovvero la convenienza ci sta ! ma solo per la ditta in quanto alla fin fine il prezzo si discosta di ben poco rispetto a quello della piccola impresa .... a lei questo sembra una cosa corretta ?? io pure ho una piccola impresa nel campo edile ma non di certo vado a risparmiare sui materiali o sulla manodopera poiche se un edificio ha dei problemi o peggio ancora cade anche a seguito di un terremoto io vengo arrestato ... mentre i signori industriali italiani oltre ad avere non una ma un milione di agevolazioni fiscali perche e solo perche dovrebbero assumere personale residente in italia... se il prodotto che vendono è scadente neppure te lo cambiano perche non è in garanzia .... chi è quella ditta che fa mute in cina e te le garantisce ??

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se il prodotto che vendono è scadente neppure te lo cambiano perche non è in garanzia .... chi è quella ditta che fa mute in cina e te le garantisce ??

 

Se vogliono vendere il prodotto in UE devono per forza darti la garanzia .

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Io capisco tutti i problemi di costi del lavoro, globalizzazione, decentramento della produzione e tutto quello che volete, ma se una muta mimetica da 5mm fatta in Cina poi mi costa quanto la muta mimetica preparata su misura da un mutaio italiano, allora cominciano a non tornarmi più i conti, perché a quel punto paghi di più per cosa? Pubblicità? Esclusività? Esclusività di un marchio che esclusivo non è? Pubblicità che fanno anche i piccoli artigiani? Magari in piccolo ma che e sempre una spesa. Io capisco che un'azienda decida di produrre altrove, ma mi aspetto anche un costo proporzionato!

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Io capisco tutti i problemi di costi del lavoro, globalizzazione, decentramento della produzione e tutto quello che volete, ma se una muta mimetica da 5mm fatta in Cina poi mi costa quanto la muta mimetica preparata su misura da un mutaio italiano, allora cominciano a non tornarmi più i conti, perché a quel punto paghi di più per cosa? Pubblicità? Esclusività? Esclusività di un marchio che esclusivo non è? Pubblicità che fanno anche i piccoli artigiani? Magari in piccolo ma che e sempre una spesa. Io capisco che un'azienda decida di produrre altrove, ma mi aspetto anche un costo proporzionato!

Io, nell'ultimo passaggio del mio intervento pensavo di essere stato chiaro... <_>

 

Ciascuno con i suoi soldi è padrone di comprare cosa vuole e dove vuole, ma non può pretendere con i soldi degli altri che si facciano le aziende a misura delle sue esigenze. :P

 

Non mi piace che una ditta produce all'estero, non compro.

 

Non mi piace che una ditta ricarichi i prezzi in modo secondo me eccessivo, non compro.

 

Mi piace il design, la tecnica che quella ditta propone e reputo il rapporto qualità/prezzo conveniente, compro, pago e sto zitto :devil: , pretendendo semmai che ciò che compro sia conforme alle caratteristiche qualitative del prodotto.

 

Non posso pretendere di fare la ditta che vorrei io, per quello ci pensa già il mercato ad indirizzare le scelte aziendali verso la vendita più mirata e redditizia.

 

Se le ditte continuano a produrre e vendere a certi prezzi... è perchè vendono, altrimenti avrebbero già abbassato i prezzi o chiuso i battenti! :whistling:

 

Non stiamo parlando della lobby delle ditte farmaceutiche, dove sei costretto ad acquistare un farmaco per la tua salute, ti piaccia o no, ma di mute subacquee ed affini.

 

Io non so negli altri sport come funziona l'economia, ma quando si parla di articoli tecnici, chissà come mai, il prezzo è sempre spropositato rispetto al costo di produzione, eppure producono e vendono perchè c'è chi acquista e se c'è scritto ADIDAS, NIKE O REEBOK, nessuno si scandalizza di comprare una scarpa tecnica a € 200, prodotta in Cina...

 

Trovo più corretto impostare il discorso sul rapporto qualità prezzo dell'articolo, non di come e dove sia stato realizzato.

 

Mi stupisce sempre di più il fatto che ormai in tutte le regioni esiste almeno una ditta che produce mute su misura, ma la vendita di quelle, cosiddette di produzione industriale, è sempre maggiore, come mai?

 

Se le cose stessero solo al fattore qualità/prezzo non ci dovrebbero essere paragoni, invece, probabilmente, il mercato ha leggi molto più flessibili di quelle che pensiamo di condizionare con i nostri post, in una realtà virtuale composta in percentuale da pochi elementi. :P

 

Ciao. Pepu.

 

 

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Il problema è solo uno, il commerciante a sua volta è un cliente... e l'affare si fà comprando e non vendendo, quindi comprano al minimo possibile e rivendono al prezzo di mercato. Questo è il succo!

La televisione fa vedere solo quello che guardiamo.

Se made in china è sinonimo di giacenza in scaffale il commerciante non ne comprerà più.

Questa è l'anima del bussines!

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Discorso molto complicato , aperto e di lana caprina!

Se l'unico obiettivo e' risparmiare , per cortesia turarsi occhi , naso , orecchie e pagare (il meno possibile) perche' l'obiettivo e 'stato raggiunto = prodotto cinese al 100%.

Se si cerca qualcosa in piu' , e' d'obbligo , sempre passando per materiale cinese , il mutaio artigianale italiano che comunque con il su misura nobilita il materiale che utilizza , valorizzandolo oltre i limiti industriali.

Quando invece si cerca il Top , per cortesia turarsi occhi , naso e orecchi e pagare (tanto)perche' la qualita' assoluta ha un costo che sale esponenzialmente , e non ha i numeri delle economie di scala.

La ricerca del margine e' lecita , gli eccessi devono essere puniti dal mercato ( noi), ma attenzione alla qualita' minima necessaria - 10 anni fa' incappai in una muta sporasub fatta in Turchia con collanti che mi generarono pesanti allergie , costava tanto e per sua colpa non ho piu' comprato nulla della Sporasub :boxing:

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Per come la vedo io, una qualunque cosa deve soddisfare il rapporto qualità/prezzo. Nel caso di una muta se mi veste bene, se in neoprene è morbido, e ha tutti i requisiti che mi soddisfano, allora valuto se il prezzo che mi chiedono,secondo me, è giusto. In questo caso l'affare è fatto ;)

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