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Pesca Professionale (tremaglio, Cianciolo, Strascico)


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Paradossalmente se tutti si procurassero il pesce come facciamo noi pescasub il mare tornerebbe come negli anni 50.

Gia'.... e chi non va sott'acqua il pesce non lo mangerebbe piu'... a parte che ci sarebbe un leggero problema di disoccupazione dei pescatori... Ma era una battuta... :)

--Carlo

E dove sarebbe il problema?

Soluzioni alternative alla pesca ci sono. Dove è scritto (al pari della cacciagione) che il pesce debba essere pescato in mare?

Quando una professione diventa sconveniente economicamente, fortemente sostenuta dall'esterno, insostenibile per la collettività ed evidentemente caratterizzata da comportamenti illegali ci si appresta a riconvertirla in altro.

 

 

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Carlo intanto grazie per lo scambio: discutere civilmente accresce il bagaglio di conoscenze o al più di opinioni, male non fa! MAI!

 

Sulle TAC vedi che giustamente citi l'aspecificità della pesca costiera Mediterranea, ma sarebbe interessante vedere il quadro in cui questa giustificazione, pur scientificamente valida, è stata data. Poi ci sono le pesche speciali, le norme contrarie alle disposizioni comunitarie, le difficoltà di adeguarsi alle normative che via via vengono partorite, come quella recente sul tonno rosso e gli obblighi di comunicazione che istituisce. Un quadretto che in Italia è recentemente sfociato nel famigerato decreto "salvainfrazioni" del giugno 2008, partorito in extremiis dal morente governo Prodi, che certamente conoscerai e che non commento per decenza.

 

Mi riprometto di leggere con maggiore calma per rispondere a qualche punto su cui non concordo o chiedere chiarimenti, nel frattempo mi limito a dire che all'Eudi l'anno scorso gli esperti erano docenti universitari con decennale esperienza nella regolamentazione di AMP in Italia e all'Estero. Università Parthenope di Napoli (Prof. Russo) e Università di Lecce (Prof. Terlizzi, con esperienza anche nel progetto Afrodite, se non erro). Insomma: gente che conosce davvero le AMP perché ci ha lavorato e ci lavora dentro e fuori (da consulente) a livello nazionale e non.

 

Le AMP fatte come si deve in Italia ci sono eccome, ma da quanto so, secondo le più recenti ricerche, funzionano solo dove ci sono zone NO TAKE ben controllate, tipo Miramare, Torre Guaceto e simili, non anche in aree come Porto Cesareo o il PNAT, dove l'illegalità per anni è stata del tutto incontrollata (a Porto Cesareo oggi pare che le cose stiano molto meglio, e di questo mi rallegro). Ricerche comparative, come quella condotta nelle due realtà della riserva internazionale di Bonifacio (Riserva di Bonifacio in Corsica e parco nazionale de La Maddalena in Italia) dimostrano - usando come criterio l'aumento di biomassa registrato in zona B - che le riserve marine italiane NON funzionano, soprattutto per carenza di controlli. La Maddalena è un caso emblematico: prima i non residenti potevano acquistare un permesso per pescare in alcune zone, poi... troppo pesce bucato al ristorante ha provocato un giro di vite. Risultato: i cittadini onesti non pescano più, ed i pesci bucati al ristorante ci sono lo stesso.

 

Infine: le ricerche sono accessibili online, bastano i picci. Non è detto che Apnea Magazine non si frughi in tasca per venirne in possesso ed analizzarle in autonomia, per vedere se il Piccozza - che è geologo e non biologo marino - c'azzecca oppure spara piccozzate.

 

Joefox

 

PS La risposta esatta alla domanda "quali sono le ragioni scientifiche dei divieti di balneazione in zona A?" era: nessuna :)

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Il problema e' che da sempre le raccomandazioni dei ricercatori sono andate quasi sempre nel vuoto (non solo in Italia), perche' prevalgono gli interessi di lobby politico-economiche che preferiscono pescare il piu' possibile ORA anche a rischio di non lasciare piu' nulla nel mare del FUTURO prossimo. :(

 

Infatti :bye:

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Mi sono dimenticato di dire che era presente anche la direttrice della riserva corsa di Bonifacio. Lei è entrata un pò più nel merito della tutela della biodiversità, a noi è solo venuto spontaneo chiedere come sia possibile che la biomassa stimata della riserva francese (e dove la pesca in apnea è permessa!) sia infinitamente superiore a quella del dirimpettaio parco de La Maddalena dove la pesca in apnea è limitatissima come zone, periodi e numero di praticanti.

Interessante... e cosa ha risposto? :)

(Per inciso, a causa della complessita' degli ecosistemi e la varieta' degli ambienti e dei cicli vitali in mare, gli effetti di una riserva possono essere assai diversi da una zona all'altra: efficacissima o quasi inutile...).

Sulla tutela mediante le zone A sono d'accordo con te, però le nostre zone A e quelle francesi (che funzionano) sono molto diverse specie come estensione e periodi di tutela.

Infatti le zone A italiane dovrebbero essere MOOOOLTO piu' grandi...

I parchi francesi sono la dimostrazione che tutte le attività di prelievo possono, se opportunamente regolate, essere ecocompatibili...i parchi italiani non sono un progetto fallimentare, si tratta di capire quale sia effettivamente il loro scopo...

Guarda che nelle zone A (che si chiamano magari diversamente) di TUTTE le riserve al mondo non si puo' pescare NIENTE, non dirmi che nelle zone A francesi c'e' la pesca sub perche' non e' cosi'. Se invece ti riferisci alle zone B e C, le prime ritengo sia giusto siano riservate ai professionsiti per i motivi che detto in un altro post, mentre le seconde per me dovrebbero essere aperte alla pesca sportiva.

Ma scusa, davvero non capisco a cosa ti riferisci quando parli di "vero scopo delle riserve italiane"... L'unico loro difetto e', come ho gia' detto, che hanno zone A troppo piccole per essere efficaci e che spesso non c'e controllo contro i bracconieri di sopra e sott'acqua. Queste sono le differenze con le riserve che funzionano...

--Carlo

Modificato da carlo_p
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E dove sarebbe il problema?

Soluzioni alternative alla pesca ci sono. Dove è scritto (al pari della cacciagione) che il pesce debba essere pescato in mare?

Quando una professione diventa sconveniente economicamente, fortemente sostenuta dall'esterno, insostenibile per la collettività ed evidentemente caratterizzata da comportamenti illegali ci si appresta a riconvertirla in altro.

Sull'impossibilita' di sostituire la produzione pescata con una quantita' pari o simile di produzione allevata ho gia' dato qualche spunto di riflessione.

Riguardo alla riconversione... forse non me ne sono accorto, ma sono stati stanziati alcuni milioni di euro per trasformare i pescatori in commercianti o artigiani? E se cosi' fosse pensi che questa operazione avrebbe successo? Io penso piuttosto che sia meglio pescare in modo sostenibile, non perdere posti di lavoro, consentire un recupero delle risorse ittiche e mangiare tutti un po' di pesce fresco pescato... :)

--Carlo

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Ma scusa, davvero non capisco a cosa ti riferisci quando parli di "vero scopo delle riserve italiane"... L'unico loro difetto e', come ho gia' detto, che hanno zone A troppo piccole per essere efficaci e che spesso non c'e controllo contro i bracconieri di sopra e sott'acqua. Queste sono le differenze con le riserve che funzionano...

--Carlo

Le AMP sono sempre sollecitate dalle comunità locali di turno perchè portano in dote molti soldi pubblici a fondo perduto, permettono appunto di creare delle riserve di pesca esclusive ad uso e consumo delle marinerie locali, sono guardacaso sempre importanti località turistiche e mai zone degradate o potenzialmente tali da bonificare, permettono la creazione di molti posti di lavoro più simili al parassitismo che non alla reale utilità sociale.

 

Le zone A sono zone morte, improduttive economicamente, un impiccio per chi sollecita il parco, ragion per cui si fanno le più limitate possibili e le meno intralcianti possibili.

 

Prendiamo ancora il parco de La Maddalena (non è una AMP ma il concetto è identico) le zone di tutela integrale sono CASUALMENTE andate a finire TUTTE davanti ai comuni di Olbia, Porto Rotondo e Porto Cervo, molto distanti dai flussi turistici e pescherecci d'interesse per l'isola che ha tanto voluto il parco. Tra l'altro, proprio adesso che questo ha un presidente che lo vorrebbe trasformare in uno strumento di tutela, gli isolani non ne vogliono più sapere...

 

http://www.lamaddalenapark.it/old-site/nor...nizzazione.php3

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Carlo intanto grazie per lo scambio: discutere civilmente accresce il bagaglio di conoscenze o al più di opinioni, male non fa! MAI!

My pleasure! :)

Sulle TAC vedi che giustamente citi l'aspecificità della pesca costiera Mediterranea, ma sarebbe interessante vedere il quadro in cui questa giustificazione, pur scientificamente valida, è stata data. Poi ci sono le pesche speciali, le norme contrarie alle disposizioni comunitarie, le difficoltà di adeguarsi alle normative che via via vengono partorite, come quella recente sul tonno rosso e gli obblighi di comunicazione che istituisce. Un quadretto che in Italia è recentemente sfociato nel famigerato decreto "salvainfrazioni" del giugno 2008, partorito in extremiis dal morente governo Prodi, che certamente conoscerai e che non commento per decenza.

Che l'Italia fosse il paese dei furbetti, delle soluzioni pasticciate, del "fatta la legge trovato l'inganno" penso lo sappiamo tutti, e il mare non fa eccezione. Riguardo alle TAC, come ho gia' detto si sono rivelate fallimentari perfino la' dove le catture sono costituite da poche specie di grosse dimensioni (nord Atlantico ad es.) perche' anche in Paesi decisamente piu' "seri" del nostro i controlli (molto onerosi e complessi per le TAC) sono stati insufficienti e i pescatori ("furbi" dappertutto) hanno avuto modo di aggirarle facilmente. In aree subtropicali (come il Mediterraneo) e tropicali ad alta biodiversita' sono semplicemente inapplicabili, quindi non pensiamoci piu' che e' meglio (anche perche', ripeto, non servono).

Mi riprometto di leggere con maggiore calma per rispondere a qualche punto su cui non concordo o chiedere chiarimenti, nel frattempo mi limito a dire che all'Eudi l'anno scorso gli esperti erano docenti universitari con decennale esperienza nella regolamentazione di AMP in Italia e all'Estero. Università Parthenope di Napoli (Prof. Russo) e Università di Lecce (Prof. Terlizzi, con esperienza anche nel progetto Afrodite, se non erro). Insomma: gente che conosce davvero le AMP perché ci ha lavorato e ci lavora dentro e fuori (da consulente) a livello nazionale e non.

Conosco bene Russo e Terlizzi, persone molto competenti (e credo pescasub anche loro). Torno a dire che io vedo di buon occhio la pesca subacquea in zona C... ma non dirmi che loro la vorrebbero in zona A, perche' non sono cosi' stupidi. Sanno perfettamente a cosa servono le zone A, e certamente si battono anche loro perche' siano piu' grandi e piu' sorvegliate. Giustamente - immagino -vorrebbero studiare piu' seriamente l'impatto della pesca sub. Ma i soldi sono pochi e non si puo' fare tutto :(

Le AMP fatte come si deve in Italia ci sono eccome, ma da quanto so, secondo le più recenti ricerche, funzionano solo dove ci sono zone NO TAKE ben controllate, tipo Miramare, Torre Guaceto e simili, non anche in aree come Porto Cesareo o il PNAT, dove l'illegalità per anni è stata del tutto incontrollata (a Porto Cesareo oggi pare che le cose stiano molto meglio, e di questo mi rallegro). Ricerche comparative, come quella condotta nelle due realtà della riserva internazionale di Bonifacio (Riserva di Bonifacio in Corsica e parco nazionale de La Maddalena in Italia) dimostrano - usando come criterio l'aumento di biomassa registrato in zona B - che le riserve marine italiane NON funzionano, soprattutto per carenza di controlli. La Maddalena è un caso emblematico: prima i non residenti potevano acquistare un permesso per pescare in alcune zone, poi... troppo pesce bucato al ristorante ha provocato un giro di vite. Risultato: i cittadini onesti non pescano più, ed i pesci bucati al ristorante ci sono lo stesso.

A me sembra che diciamo le stesse cose, a te no? :) Primo, le zone A per essere efficaci devono essere grandi e severamente controllate. Secondo, come ho detto mi pare a Davide, il grado di efficacia di una zona A (o no-take, come hai detto tu) puo' essere molto diverso da una area geografica ad un'altra... eventualmente, se una riserva si rivela provatamente inutile, sarebbe bene cancellarla. Solo studi seri possono dimostrarlo, non "impressioni" e "sentito dire", men che mai convenienze politiche o di altra natura.

Infine: le ricerche sono accessibili online, bastano i picci. Non è detto che Apnea Magazine non si frughi in tasca per venirne in possesso ed analizzarle in autonomia, per vedere se il Piccozza - che è geologo e non biologo marino - c'azzecca oppure spara piccozzate.

Sarebbe bello... Anche se non sono sicuro che stiamo parlando delle stesse fonti bibliografiche. Le riviste di cui parlo io e a cui si abbonano le universita' e i centri di ricerca (se hanno i soldi...) costano migliaia di euro l'anno ciascuna. Non parlo di relazioni finali di progetti di ricerca o di atti di congressi, non e' quella la letteratura giusta. Piuttosto sarebbe buono acquistare l'accesso ai database che elencano gli articoli in base a parole chiave, che poi uno si procura in altro modo (magari acquistandoli uno ad uno, che sarebbe molto piu' economico, o meglio ancora richiedendoli gratis agli autori). Se posso dare una mano... ;)

PS La risposta esatta alla domanda "quali sono le ragioni scientifiche dei divieti di balneazione in zona A?" era: nessuna :)

Eh no, mi dispiace... la risposta esatta era la mia... altrimenti inutile parlare di zone A... <_< Nuotare o - peggio - camminare sul litorale roccioso costituisce un impatto. Non gravissimo, ma tale da non permettere il totale ripristino naturalistico di una zona. E se i visitatori fossero tanti... :nono:

--Carlo

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Le AMP sono sempre sollecitate dalle comunità locali di turno perchè portano in dote molti soldi pubblici a fondo perduto, permettono appunto di creare delle riserve di pesca esclusive ad uso e consumo delle marinerie locali, sono guardacaso sempre importanti località turistiche e mai zone degradate o potenzialmente tali da bonificare, permettono la creazione di molti posti di lavoro più simili al parassitismo che non alla reale utilità sociale.

Beh, ecco un'altra anomalia italiana... In tutto il resto del mondo (e anche in diversi casi in Italia veramente) le riserve marine o terrestri sono molto difficili da far accettare, perche' portano piu' svantaggi che vantaggi nel breve termine, sotto forma di limitazioni e divieti. Comunque:

- che le AMP vengano fatte in aree di forte attrazione turistica mi pare normale, altrimenti davvero non verrebbero mai accettate dalla popolazione. Possono servire a sviluppare il turismo. Sara' la capacita' degli amministratori locali a consentire di creare un turismo "sano" o uno "dannoso"; se la popolazione vota un sindaco che promuove la cementificazione ai margini dell'area protetta... PEGGIO PER LORO! Se io fossi ministro o presidente della regione glielo impedirei... ma non siamo tutti uguali :)

- sulle zone B ad uso e consumo dei pescatori locali ho gia' espresso il mio (e quello dell'intera comunita' di ricercatori e gestori "illuminati") parere positivo;

- fare una riserva in una zona degradata non avrebbe senso: ci vorrebbero molti anni per recuperarla, sempre ammesso che ne valga la pena: una riserva deve proteggere la biodiversita' di una zona che "lo merita", cioe' che contiene specie ed ecosistemi di pregio;

- non capisco perche' una AMP dovrebbe creare "posti di utilita' sociale". Dovrebbe creare semmai posti di lavoro puri e semplici, e soprattutto proteggere la biodiversita' con ampie zone A sorvegliate a vista. L'utilita' "sociale" di una riserva sta nel manteniento di un ecosistema sano e bello da godere per noi e soprattutto per i nostri figli.

Le zone A sono zone morte, improduttive economicamente, un impiccio per chi sollecita il parco, ragion per cui si fanno le più limitate possibili e le meno intralcianti possibili.
Questo infatti e' uno degli aspetti che rende difficile l'accettazione delle riserve da parte dei locali... Non vogliono - o non sanno - cogliere i vantaggi a medio e lungo termine a fronte degli svantaggi a breve termine. Spesso non si e' bravi a farglielo capire...

--Carlo

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Io penso piuttosto che sia meglio pescare in modo sostenibile, non perdere posti di lavoro, consentire un recupero delle risorse ittiche e mangiare tutti un po' di pesce fresco pescato... :)

--Carlo

Certo, anche a me piacerebbe che i modelli di economia etica fossero sposati da tutti gli imprenditori del mondo...ma la verità è un'altra: oggi i soldi muovono le scelte politiche e (purtroppo) sociali.

Un modello di pesca così come lo abbiamo in Italia e la relativa gestione del mare sono fallimentari.

Così, per mangiare un po' di pesce fresco tutti, ci stiamo giocando il mare.

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Tra il dire ed il fare....

Ho l' impressione che tanti bei studi e tanti bei propositi di chi, come te Carlo, sa di cosa sta parlando, si scontrino con la realtà politica dell' Italia, che fa finta di ascoltarti per continuare a fare quello che gli comoda. Il punto di vista della amp è complesso e se devo essere sincero conosco solo la realtà di Miramare perciò non entro in merito e lascio a voi.

Ma conosco la realtà della piccola e grande pesca locale e mi permetto di dire che la maggior parte delle attività produttive, dall' agricoltore al commerciante all' industria ecc., fa quotidianamente i conti con la redditività e la sostenibilità (direi più autosostenibilità) futura della propia azienda, operando scelte per cercare di risolvere problemematiche che, non risolte lo porterebbero prima ad una drastica riduzione del propio introito e successivamente al fallimento. Questo ragionamento non lo noto in chi vive di pesca...noto invece la continua ricerca di un aiuto, di una agevolazione, di una scorciatoia per continuare a tenere lo stato delle cose, gravando sulle spalle degl' altri che invece non ricevono medesimi aiuti. Allo stesso tempo vedo la disponibilità da parte degli amministratori di tenere il gioco, talvolta coprendo la reale entità del danno causato da tali comportmenenti.

Posso capire in un momento di crisi, di fatalità tragica, di difficoltà imprevista, ma no che vitanaturaldurante non si modifichi il propio stato e si riqualifichi un settore...per quanta lobby sia. Almeno non continuiamo a giustificare questi atteggiamenti.

 

 

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- che le AMP vengano fatte in aree di forte attrazione turistica mi pare normale, altrimenti davvero non verrebbero mai accettate dalla popolazione. Possono servire a sviluppare il turismo. Sara' la capacita' degli amministratori locali a consentire di creare un turismo "sano" o uno "dannoso"; se la popolazione vota un sindaco che promuove la cementificazione ai margini dell'area protetta... PEGGIO PER LORO! Se io fossi ministro o presidente della regione glielo impedirei... ma non siamo tutti uguali :)

Per creare turismo nelle località turistiche più belle d'Italia non c'è alcun bisogno delle AMP, per inventarsi imprenditori turistici con i soldi pubblici invece credo proprio di si. Le AMP devono assolvere PRIMA alla funzione di tutela e DOPO a quella di smuovere denaro; nel momento in cui la comunità richiedente riesce a far spostare sul territorio di altri comuni le zone A, è evidente lo spritito cui in tanti le richiedono a gran voce. Si inizi a far capire che non si può solo lucrare senza dei piccoli sacrifici e si continui smettendo di recintare specchi d'acqua di fatto incontrollabili.

- sulle zone B ad uso e consumo dei pescatori locali ho gia' espresso il mio (e quello dell'intera comunita' di ricercatori e gestori "illuminati") parere positivo;

Che non condivido, i locali possono pescare IN ESCLUSIVA all'interno della riserva ma nulla gli vieta di andare fuori...andrà a finire che le riserve B verranno richieste per privatizzare il mare, concetto che proprio non posso neanche lontanamente concepire.

- fare una riserva in una zona degradata non avrebbe senso: ci vorrebbero molti anni per recuperarla, sempre ammesso che ne valga la pena: una riserva deve proteggere la biodiversita' di una zona che "lo merita", cioe' che contiene specie ed ecosistemi di pregio;

Neppure lasciare a marcire una zona degradata mi pare corretto, le bonifiche si sono sempre fatte non vedo perchè non si potrebbero proteggere ANCHE delle zone del genere...per assurdo ci sarebbero molte meno resistenze, il controllo sarebbe più facile, certo non ci sarebbe il turismo ma questa è la dimostrazione che quello è la molla di tutto e non un vantaggioso effetto collaterale della tutela.

- non capisco perche' una AMP dovrebbe creare "posti di utilita' sociale". Dovrebbe creare semmai posti di lavoro puri e semplici, e soprattutto proteggere la biodiversita' con ampie zone A sorvegliate a vista. L'utilita' "sociale" di una riserva sta nel manteniento di un ecosistema sano e bello da godere per noi e soprattutto per i nostri figli.

I posti di lavoro "puri e semplici" sono proprio quelli inventati, quelli superflui e inutili che servono solo a dare uno stipendio a quanti più disoccupati locali si possa. Niente contro il dare lavoro ai disoccupati intendiamoci, se però questo significa creare degli impiegati talmente oberati di lavoro che si permettono il lusso di svolgere un secondo lavoro senza mai presentarsi a quello ufficiale datogli dall'ente parco,pur intascandone lo stipendio, beh allora si che è inaccettabile.

 

La differenza è che mentre tu discuti di come le AMP "dovrebbero funzionare" (e non ti si può certo dar torto) io vedo come "funzionano" il 90% delle riserve italiane. E' un dato di fatto che le poche riserve che funzionano NON sono dei casi felici, ma il frutto di scelte, metodi e valutazioni differenti da quelli fatti nella maggioranza dei casi.

 

Il modello italiano di AMP NON FUNZIONA, forse bisognerebbe cominciare una seria riflessione da qui e iniziare a prendere esempio da chi le ha istituite, le fà funzionare PERFETTAMENTE, ha dei risultati da mostrare orgogliosamente, e non si è affatto trovato a dialogare con popolazioni molto più malleabili della nostra.

 

:bye:

 

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Proviamo a sintetizzare.

 

Il mare negli ultimi 50 anni ha subito un impoverimento grave e pericolosamente vicino ad un punto di non ritorno.

Questo è da attribuire sostanzialmente alla pesca industriale e all'inquinamento, oggi giorno lo sfruttamento del mare per mezzo alle nuove tecnologie ha assunto carattere appunto industriale: i pesci non hanno scampo.

 

Poichè il settore della pesca industriale muove forti interessi economici e migliaia posti di lavoro non è controllabile e nessuna amministrazione, di nessun indirizzo politico, ha la capacità ed il coraggio di intervenire. I pochi tentativi effettuati a livello UE vengono neutralizzati dai governi italiani (di qualsiasi colore, spadare regole per lo strascico, gli esempi sono stra-noti). Se poi consideriamo la recente crisi economica no c'è motivo di ritenere che questo trend possa cambiare.

 

In questa incapacità collettiva ecco s'insinua l'idea della riserva come la panacea di tutti i mali. Nascono come funghi le AMP. E su queste che trovano sfogo le frustrazioni degli ambientalisti e si placa la coscienza di tutti (compresi i ricercatori). Ariamo il mare, lo sfruttiamo in tutti i modi, inquiniamo, costruiamo sulle coste, però attenzione abbiamo i parchi in cui per carità non si pole ne' movesi e ne' parlare (per dirla alla Benigni). Non basta pocihè i divieti ivi vigenti non possono naturalmente intaccare la pesca professionale per ragioni di realpolitik, quindi vi vuole una bel capro espiatorio. E chi meglio di chi 'uccide per divertimento' magari infilzando in malo modo i poveri pesci residui ? Meglio lui di chi lo fa per sfamare la famiglia, il ragionamento non fa una piega anche se non serve a nulla. Poi chi uccide per diletto non merita certo la simpatia ad esempio di neo profeti picozzari televisivi.

 

P.S.

Oggi sono di pessimo umore, le news sull'ennesima AMP in Sardegna in una zona che avevo appena iniziato a perlustrare poi non aiutano......

 

P.S.

All'Elba il movimento contro l'AMP ha ipotezzato e presentato delle soluzioni alternative, si veda la proposta di Yuri Tiberto dell'acquario dell'Elba e quella di Arcipelago Libero di Carlo Gasparri. Poche e piccole aree con divieto totale di prelievo ma non di balneazione o immersione(modello scoglietto), larga fascia di protezione alla pesca industriale (tre miglia) su tutta la costa, rete fognaria e di depuratori funzionante in tutta l'isola; questi i punti principali. Potremo mai vedere realizzata una AMP siffatta ?

 

 

Saluti

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Per creare turismo nelle località turistiche più belle d'Italia non c'è alcun bisogno delle AMP, per inventarsi imprenditori turistici con i soldi pubblici invece credo proprio di si. Le AMP devono assolvere PRIMA alla funzione di tutela e DOPO a quella di smuovere denaro;

Giusto (a parte che con il valore aggiunto di una riserva aumenta un certo tipo di turismo, soprattutto subacqueo, che francamente preferisco a quello caratterizzato da super-motoscafi, SUV, ristoranti da nababbi e alberghi a 4 stelle)... Ma prova un po' a far accettare alla popolazione residente una riserva in cui non vedano almeno qualche vantaggio immediato, sia pure sotto forma di sovvenzioni (che esistono anche per le riserve terrestri e per centomila altre attivita')... Nessuna riserva avra' successo senza il coinvolgimento dei locali. E non parlatemi di altri Paesi e altre realta', perche' questo problema e' uguale DAPPERTUTTO, anche se e' verissimo che all'estero le riserve funzionano meglio: ma cio' per via di maggiori controlli, non certo perche' i limiti sono meno restrittivi.

Neppure lasciare a marcire una zona degradata mi pare corretto, le bonifiche si sono sempre fatte non vedo perchè non si potrebbero proteggere ANCHE delle zone del genere

Una cosa e' risanare una zona degradata (ammesso che sia economicamente fattibile e che abbia un senso), un'altra e' proteggere la biodiversita' di un ecosistema ricco: nel secondo caso l'unica forma di protezione sensata e' la riserva; nel primo si potranno pensare altre cose, ma e' una fattispecie totalmente diversa. Anche questo concetto e' valido in tutto il mondo. Le zone degradate si risanano con altri tipi di interventi, principalmente sulla fascia costiera (emersa), non con una riserva naturale.

I posti di lavoro "puri e semplici" sono proprio quelli inventati, quelli superflui e inutili che servono solo a dare uno stipendio a quanti più disoccupati locali si possa.

Non so di che parli. Tu avrai delle esperienze alle quali ti riferisci (anche se non capisco bene come possa generalizzare le tue accuse a TUTTE le riserve italiane, parlando addirittura di un "modello italiano di AMP")... Quando dico "posti di lavoro" intendo ad es. diving center, guide di snorkelling, pescaturismo, centri di accoglienza, e tutto l'indotto derivato dal flusso turistico legato alla riserva. Puo' sembrare poca roba, ma puo' essere molto importante per piccoli centri con situazioni economiche tutt'altro che floride. Prima della AMP ad Ustica non c'era quasi piu' pesce in mare, e il turismo era fatto in gran parte dai ricchi palermitani. Dopo la AMP la situazione e' cambiata radicalmente (a parte l'assurda mancanza di un vero ente gestore, dopo che la riserva e' stata tolta al Comune e affidata alla Capitaneria).

--Carlo

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