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La Pescata Tipo Del Milanese


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Martedì 9 dicembre, Milano dieci del mattino.

Lei si tira su appoggiando il viso su un gomito, guardandomi come se avesse di fronte un figlio un po’ ritardato.

−Ma sei sicuro di voler andare?

Ho la testa in letargo, apro gli occhi ed è ancora scuro, o già scuro, non so. Guardo fuori dalla finestra, quel poco che riesco a vedere. E’ l’ora della sosta furgoni per il carico-scarico. Il cielo ha il colore del telo che il mio vicino tutto azienda, auto e puttane, usa per proteggere il suo Porsche Carrera. Promette neve. Entro stasera nevicherà di brutto. Non ho molto tempo, devo passare Ovada e il Turchino e tornare indietro prima di rimanere seppellito là sopra. Il mio bioritmo non riesce a tener dietro a queste giornate boreali che finiscono alle tre del pomeriggio, e poi i camion del vetro stanotte hanno fatto un casino boia.

− Sicuro. Sì.

Alla fine mi stacco dal caldo del letto.

Sicuro che se non riesco a andare a pescare nemmeno stavolta do fuoco all’albero di Natale compresi i pacchetti. La borsa lì pronta da domenica scorsa.

− Non fare cazzate. Okay?

− Mai fatto cazzate. Non del tipo irrimediabile almeno. Baci.

−Dove hai parcheggiato?

−Mah. Non me lo ricordo.

− Ma racumandi.

− Ri-baci!

−Ok, capito: va’, vai!

Riempio i thermos di acqua calda e pigio i borsoni nell’ascensore. Ieri al lavoro si è festeggiato bevendo White Russian, il cocktail del grande Lebowski: mezzo bicchiere di vodka, il rimanente suddiviso equamente tra liquore al caffè e panna. Mai fidarsi della facilità con cui nei film buttano giù bicchieri come caramelle.

http://it.youtube.com/watch?v=cz2ET5K6zY0

Penso al mio collega che oggi era di corvé per centri commerciali alla ricerca dell’ultima idea regalo per il natale 2008: baby amore pipì e pupù. Mi ha spiegato che è una specie di cicciobello che piscia e caga realmente. A ognuno il suo trip. Io attacco con i Jefferson Airplaine

http://it.youtube.com/watch?v=JUbMWtUyIIE&...feature=related

Allo svincolo di Carugate faccio il dito alle auto incolonnate per uscire all’Ikea (non prendevela se vi sentite insultati, ci sono passato anch’io dalla libreria billy, dai libri in svedese e dalle polpettine al salmone, e ci ripasserò ancora. Il più tardi possibile, possibilmente).

Volo in mezzo ai bricchi tra Masone, Ovada e Sturla. Dovrei fermarmi a fare benza, ma ha già cominciato a nevicare. E poi non posso interrompere Immigrant song. Una canzone così ti porta via, come essere in mezzo alle rapide del colorado (o dello scrivia, fate voi): devi andare fino in fondo, e poi ricominciare daccapo, e ancora, e ancora.

http://it.youtube.com/watch?v=Z3HwFiiGKe0&...feature=related

Alle 13 e 30 arrivo nella città di N. Come nei romanzi russi di fine ottocento, dove indicavano la località solo con l’iniziale per non fare incazzare i nobilotti del posto di cui si svelavano gli altarini; io invece faccio così per tenere segreti i miei posti. Ma tanto i liguri l’avranno capito lo stesso. Capirai che segreto poi, di pulcinella. Mare poco mosso, non sembra completamente intorbidato. Forse mi va di culo e riesco e evitare di prendere a capocciate le rocce sul fondo. L’alta marea era alle 11 e 32, la bassa sarà alle 16 e 11, quindi sono nel mezzo, dovrebbe essere la condizione ottimale. Certo che sette centimetri soltanto di escursione mi sembrano veramente una cazzata. Boh! Mentre mi cambio uno del posto mi attacca il bottone. Mettiamo su il cd e attacchiamo la prima strofa: in Liguria non si prende più un c@**o. Secondo brano: io in vacanza vado in Corsica, mica male il mare da quelle parti, lì sì che si può prendere qualcosa. Quando si sente abbastanza in confidenza passa a confidarmi le sue esperienze di bracconiere.

− In Sardegna , con le bombole ho preso certe aragoste.

-Ma vaffan**lo!

Ho finito di vestirmi, arrivo alla spiaggia per entrare: una rete parte da riva e chiude mezza spiaggia. Non c’è salvezza! Ce la stiamo mettendo proprio tutta per fare gli stronzi. Ci stiamo impegnando al massimo! Mi sposto, caccio la maschera in acqua e un secondo dopo aggancio il Totem al moschettone e impugno il corto: visibilità un c@**o e mezzo.

Inizio con gli aspetti, mi arrivano addosso dei saraghi grandi come pesci rossi da acquario in pizzeria: ho già capito come andrà a finire. La prima uscita della stagione con la muta da sette millimetri è sempre un supplizio. Da bambino una delle mie fisse era: come c@**o facevano nel medioevo a muoversi con quell’armatura di ferro? Ora so la risposta.

Riemergo nei pressi della boa e inorridisco: il moschettone è vuoto, non c’è più il Totem! Non ci credo, è una presa per il culo. Torno indietro, ma non si vede una cippa. Il Totem è perduto! Devo essere veramente suonato o devo avere proprio una gran voglia di pescare, non lo so, perché dopo cinque minuti mollo le ricerche e riprendo gli aspetti con il corto come se niente fosse. 380 euro di mogano colati a picco: noblesse oblige. Sulla punta il mare intanto è rinforzato parecchio e la visibilità è buona, mi gaso pensando a chissà cosa può materializzarsi. Ma è solo un modo per ingannarmi e tirarla ancora un po’ in lungo. In realtà sento il cappotto in arrivo: lo fiuto ormai nell’aria. Proseguo finché il fondale mi sembra interessante o perlomeno decente, poi giro i tacchi. Sulla via del ritorno ho l’unica occasione della giornata: un cefalo sgattaiola sul fondo cinque metri sotto di me. Non tiro e scendo all’aspetto: vuoi vedere che adesso arriva il compagno, o la compagna? Infatti eccolo. Ed è pure bello grosso. Purtroppo non ci sono ripari e mi gira al largo mantenendo le distanze. Tiro lo stesso, il pesce fa uno scarto e fila via di gran carriera. Nel frattempo la pioggia ha iniziato a tamburellare sul cappuccio della muta. Mi vedo già bloccato dalla neve in autostrada e accelero il rientro. Prima di uscire torno sui miei passi, faccio qualche agguato sul fondo e…toh, botta di culo, ripesco il Totem e gli do un bel bacio. Sembra che certe volte le cose ti vanno bene quando smetti di preoccuparti: forse se l’avessi cercato tutto il pomeriggio avrei rischiato di non trovarlo. In ogni caso sono curioso di sapere come min**i@ ha fatto a sfilarsi. Ho un moschettone che si apre verso l’esterno per facilitare l’estrazione, premendo una sorta di anello, ed ecco spiegato il mistero. Il totem ha un occhiello piuttosto stretto che rimane a contatto con quest’anello: il movimento delle onde e il peso del fucile hanno esercitato una pressione sufficiente a aprirlo.

Ricapitolando sulla via del ritorno: non ho preso un c@**o, ma ho avuto un culo incredibile a ritrovare il fucile nel torbido e a non beccare l’autostrada bloccata dalla neve.

Adesso viene la cosa più difficile: troverò parcheggio? :bye:

 

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Certo che ce ne vuole di passione! Missà tanto che non mi lamenterò più dei cappotti collezionati a 5 minuti di macchina da casa mia! :D:bye:

P.S. per fortuna in Sardegna non esiste l'ikea, ci ho passato mezzo pomeriggio una volta che sono andato a roma ed è stata davvero un'esperienza terribile :death:

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Ma guarda un po' che mi riesci a combinare!!!

Bel racconto anche se avevo capito subito che avevi ritrovato il fucile, non so perchè ma dal tuo scrivere era trapelato!!

Ma la prossima volta tirale le lenzuola di dosso e porta anche lei!! Che la lasci al calduccio da sola??

Bei giovani ma è vero che scendete qui da me per il natale?

 

P.S.: ho letto il tuo racconto con il sottofondo di immigrant!! :thumbup:

 

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Martedì 9 dicembre, Milano dieci del mattino.

Lei si tira su appoggiando il viso su un gomito, guardandomi come se avesse di fronte un figlio un po’ ritardato.

−Ma sei sicuro di voler andare?

Ho la testa in letargo, apro gli occhi ed è ancora scuro, o già scuro, non so. Guardo fuori dalla finestra, quel poco che riesco a vedere. E’ l’ora della sosta furgoni per il carico-scarico. Il cielo ha il colore del telo che il mio vicino tutto azienda, auto e puttane, usa per proteggere il suo Porsche Carrera. Promette neve. Entro stasera nevicherà di brutto. Non ho molto tempo, devo passare Ovada e il Turchino e tornare indietro prima di rimanere seppellito là sopra. Il mio bioritmo non riesce a tener dietro a queste giornate boreali che finiscono alle tre del pomeriggio, e poi i camion del vetro stanotte hanno fatto un casino boia.

− Sicuro. Sì.

Alla fine mi stacco dal caldo del letto.

Sicuro che se non riesco a andare a pescare nemmeno stavolta do fuoco all’albero di Natale compresi i pacchetti. La borsa lì pronta da domenica scorsa.

− Non fare cazzate. Okay?

− Mai fatto cazzate. Non del tipo irrimediabile almeno. Baci.

−Dove hai parcheggiato?

−Mah. Non me lo ricordo.

− Ma racumandi.

− Ri-baci!

−Ok, capito: va’, vai!

Riempio i thermos di acqua calda e pigio i borsoni nell’ascensore. Ieri al lavoro si è festeggiato bevendo White Russian, il cocktail del grande Lebowski: mezzo bicchiere di vodka, il rimanente suddiviso equamente tra liquore al caffè e panna. Mai fidarsi della facilità con cui nei film buttano giù bicchieri come caramelle.

http://it.youtube.com/watch?v=cz2ET5K6zY0

Penso al mio collega che oggi era di corvé per centri commerciali alla ricerca dell’ultima idea regalo per il natale 2008: baby amore pipì e pupù. Mi ha spiegato che è una specie di cicciobello che piscia e caga realmente. A ognuno il suo trip. Io attacco con i Jefferson Airplaine

http://it.youtube.com/watch?v=JUbMWtUyIIE&...feature=related

Allo svincolo di Carugate faccio il dito alle auto incolonnate per uscire all’Ikea (non prendevela se vi sentite insultati, ci sono passato anch’io dalla libreria billy, dai libri in svedese e dalle polpettine al salmone, e ci ripasserò ancora. Il più tardi possibile, possibilmente).

Volo in mezzo ai bricchi tra Masone, Ovada e Sturla. Dovrei fermarmi a fare benza, ma ha già cominciato a nevicare. E poi non posso interrompere Immigrant song. Una canzone così ti porta via, come essere in mezzo alle rapide del colorado (o dello scrivia, fate voi): devi andare fino in fondo, e poi ricominciare daccapo, e ancora, e ancora.

http://it.youtube.com/watch?v=Z3HwFiiGKe0&...feature=related

Alle 13 e 30 arrivo nella città di N. Come nei romanzi russi di fine ottocento, dove indicavano la località solo con l’iniziale per non fare incazzare i nobilotti del posto di cui si svelavano gli altarini; io invece faccio così per tenere segreti i miei posti. Ma tanto i liguri l’avranno capito lo stesso. Capirai che segreto poi, di pulcinella. Mare poco mosso, non sembra completamente intorbidato. Forse mi va di culo e riesco e evitare di prendere a capocciate le rocce sul fondo. L’alta marea era alle 11 e 32, la bassa sarà alle 16 e 11, quindi sono nel mezzo, dovrebbe essere la condizione ottimale. Certo che sette centimetri soltanto di escursione mi sembrano veramente una cazzata. Boh! Mentre mi cambio uno del posto mi attacca il bottone. Mettiamo su il cd e attacchiamo la prima strofa: in Liguria non si prende più un c@**o. Secondo brano: io in vacanza vado in Corsica, mica male il mare da quelle parti, lì sì che si può prendere qualcosa. Quando si sente abbastanza in confidenza passa a confidarmi le sue esperienze di bracconiere.

− In Sardegna , con le bombole ho preso certe aragoste.

-Ma vaffan**lo!

Ho finito di vestirmi, arrivo alla spiaggia per entrare: una rete parte da riva e chiude mezza spiaggia. Non c’è salvezza! Ce la stiamo mettendo proprio tutta per fare gli stronzi. Ci stiamo impegnando al massimo! Mi sposto, caccio la maschera in acqua e un secondo dopo aggancio il Totem al moschettone e impugno il corto: visibilità un c@**o e mezzo.

Inizio con gli aspetti, mi arrivano addosso dei saraghi grandi come pesci rossi da acquario in pizzeria: ho già capito come andrà a finire. La prima uscita della stagione con la muta da sette millimetri è sempre un supplizio. Da bambino una delle mie fisse era: come c@**o facevano nel medioevo a muoversi con quell’armatura di ferro? Ora so la risposta.

Riemergo nei pressi della boa e inorridisco: il moschettone è vuoto, non c’è più il Totem! Non ci credo, è una presa per il culo. Torno indietro, ma non si vede una cippa. Il Totem è perduto! Devo essere veramente suonato o devo avere proprio una gran voglia di pescare, non lo so, perché dopo cinque minuti mollo le ricerche e riprendo gli aspetti con il corto come se niente fosse. 380 euro di mogano colati a picco: noblesse oblige. Sulla punta il mare intanto è rinforzato parecchio e la visibilità è buona, mi gaso pensando a chissà cosa può materializzarsi. Ma è solo un modo per ingannarmi e tirarla ancora un po’ in lungo. In realtà sento il cappotto in arrivo: lo fiuto ormai nell’aria. Proseguo finché il fondale mi sembra interessante o perlomeno decente, poi giro i tacchi. Sulla via del ritorno ho l’unica occasione della giornata: un cefalo sgattaiola sul fondo cinque metri sotto di me. Non tiro e scendo all’aspetto: vuoi vedere che adesso arriva il compagno, o la compagna? Infatti eccolo. Ed è pure bello grosso. Purtroppo non ci sono ripari e mi gira al largo mantenendo le distanze. Tiro lo stesso, il pesce fa uno scarto e fila via di gran carriera. Nel frattempo la pioggia ha iniziato a tamburellare sul cappuccio della muta. Mi vedo già bloccato dalla neve in autostrada e accelero il rientro. Prima di uscire torno sui miei passi, faccio qualche agguato sul fondo e…toh, botta di culo, ripesco il Totem e gli do un bel bacio. Sembra che certe volte le cose ti vanno bene quando smetti di preoccuparti: forse se l’avessi cercato tutto il pomeriggio avrei rischiato di non trovarlo. In ogni caso sono curioso di sapere come min**i@ ha fatto a sfilarsi. Ho un moschettone che si apre verso l’esterno per facilitare l’estrazione, premendo una sorta di anello, ed ecco spiegato il mistero. Il totem ha un occhiello piuttosto stretto che rimane a contatto con quest’anello: il movimento delle onde e il peso del fucile hanno esercitato una pressione sufficiente a aprirlo.

Ricapitolando sulla via del ritorno: non ho preso un c@**o, ma ho avuto un culo incredibile a ritrovare il fucile nel torbido e a non beccare l’autostrada bloccata dalla neve.

Adesso viene la cosa più difficile: troverò parcheggio? :bye:

non ci sono altre parole per definirti: EROEEEEEEEEEEEEEE :D

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Questo racconto ha qualcosa di eroico. :siiiii:

 

Per quanto riguarda il fucile, io ho perso allo stesso modo un comanche tagliato a 40cm con fiocina (altro che totem! :D ), sempre con mare mosso ed acqua torbida.

 

Alcuni giorni dopo, in un altra pescata, vado a guardare sotto un sassone e me lo ritrovo davanti mezzo seppellito! anche questo è culo...

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Ah! finalmente un bel racconto, non so se sia stato il White Russian con l’aggiunta di acido lisergico o mescalina, i pcb di Milano o semplicemente la forza trascinante e visionaria dei Jefferson Airplane a farti e farci vivere “Un giorno di ordinaria psichedelia” di un milanese; ma ci sei riuscito bene.

L’affondamento del Totem poi…stupefacente!

PS: Per il prossimo “giorno di ordinaria psichedelica” voglio la colonna sonora dei Grateful Dead.

Ciao Zefiro ;) alla prossima.

 

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ahahahahahahah :lol: :lol: :lol: e ancora :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: , ca@@o, da come racconti le tue avventure mi è sembato di essere venuto a pesca con te, grazie, mi hai tirato su oggi con questo racconto, e fortuna che hai ritrovato il "legno" altrimenti non eravamo tutti quà a sbellicarci dalle risate.

Ho le lacrime agli occhi, nn riesco + a smettere di ridere :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: nn mi entrano + faccine sorridenti ahahahahaha...

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