Ospite tanadeisaragoni Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Se sono permessi sport in cui (diciamocelo) è molto facile morire, allora è doveroso iniziare a parlare di "eutanasia", pratica non permessa nella grande maggioranza degli stati: si tratta di persone che veramente stanno male e non possono per loro scelta abbandonare questo mondo. A questo punto mi sorge una domanda. Ma se questi poveretti chiedessero di andare a morire a 171 m di profondità li accontenterebbero? <{POST_SNAPBACK}> Jack, ma perchè? perchè uscirne con queste cose? Eutanasia? Dunque Leferme è morto suicida? Ragazzi di questo passo la discussione finisce nel consueto "nulla di fatto". Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ospite tanadeisaragoni Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 ... Che c'è di strano?.... <{POST_SNAPBACK}> .. morire, sincopare (o forse meglio dire "perdere conoscenza" ) e sambare .. che c'è di strano??? <{POST_SNAPBACK}> Incidente automobilistico, caduta dalla moto, paracadutte non aperto, ecc.Che c'è di strano? Ma voi che mondo vorreste? Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
zefiro Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Incidente automobilistico, caduta dalla moto, paracadutte non aperto, ecc.Che c'è di strano? Ma voi che mondo vorreste? Gli incidenti nel no limits hanno ormai una frequenza e una gravità che non sono paragonabili a nessun altra attività sportiva (tranne forse lo scendere in snowboard dal K2), nemmeno a quelle che tu citi Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ospite tanadeisaragoni Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Incidente automobilistico, caduta dalla moto, paracadutte non aperto, ecc.Che c'è di strano? Ma voi che mondo vorreste? <{POST_SNAPBACK}> Gli incidenti nel no limits hanno ormai una frequenza e una gravità che non sono paragonabili a nessun altra attività sportiva (tranne forse lo scendere in snowboard dal K2), nemmeno a quelle che tu citi <{POST_SNAPBACK}> Zefiro, esci dalla mentalità di colui che soffre per la morte di un uomo. Entra nella mentalità dello sport estremo, dell'atleta che cerca una prestazione fuori dal comune per esaltare le proprie capacità e mettere a frutto ore di allenamento. Ora capisci? E' uno sport estremo. E' un'attività per pochi eletti. Morire è un rischio e gli atleti ne sono consapevoli. Ripeto: ma che mondo vorreste? Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
zefiro Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Zefiro, esci dalla mentalità di colui che soffre per la morte di un uomo. Entra nella mentalità dello sport estremo, dell'atleta che cerca una prestazione fuori dal comune per esaltare le proprie capacità e mettere a frutto ore di allenamento. Ora capisci? E' uno sport estremo. E' un'attività per pochi eletti. Morire è un rischio e gli atleti ne sono consapevoli. Ripeto: ma che mondo vorreste? Beh sì adesso ti do ragione volentieri, io la mentalità dell'eletto non l'ho mai avuta e forse in compenso ho quella di chi soffre per la morte di un uomo. Grazie. Mi hai fatto un bel complimento Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Luca S Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Condoglianze alla famiglia. Poi ognuno la pensa come vuole , ma per me chi fa' questo genere di "imprese" (?) sa' che c'e' ha un eleveto rischio di lasciarci le penne e che prima o poi perlemeno un cagotto lo prendi. Bungee jumping , freeclimbing , paracadute ognuno ha un certo grado di "insicurezza" e un piccolo particolare / disattenzione puo' costare la vita. Patrick DeGaiardon (si scrive cosi'?) e' stato un altro esempio-mito : lanciati oggi lanciati domani prova di qua prova di la' , sempre piu' rischio fino a quando fai una brutta fine. Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ospite tanadeisaragoni Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Zefiro, esci dalla mentalità di colui che soffre per la morte di un uomo. Entra nella mentalità dello sport estremo, dell'atleta che cerca una prestazione fuori dal comune per esaltare le proprie capacità e mettere a frutto ore di allenamento. Ora capisci? E' uno sport estremo. E' un'attività per pochi eletti. Morire è un rischio e gli atleti ne sono consapevoli. Ripeto: ma che mondo vorreste? <{POST_SNAPBACK}> Beh sì adesso ti do ragione volentieri, io la mentalità dell'eletto non l'ho mai avuta e forse in compenso ho quella di chi soffre per la morte di un uomo. Grazie. Mi hai fatto un bel complimento <{POST_SNAPBACK}> Tutti soffriamo per la morte. Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Salvatore Rubera Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 La notizia è anche sull'edizione on-line di Repubblica. Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
jacklosquartagronghi Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 (modificato) Se sono permessi sport in cui (diciamocelo) è molto facile morire, allora è doveroso iniziare a parlare di "eutanasia", pratica non permessa nella grande maggioranza degli stati: si tratta di persone che veramente stanno male e non possono per loro scelta abbandonare questo mondo. A questo punto mi sorge una domanda. Ma se questi poveretti chiedessero di andare a morire a 171 m di profondità li accontenterebbero? <{POST_SNAPBACK}> Jack, ma perchè? perchè uscirne con queste cose? Eutanasia? Dunque Leferme è morto suicida? Ragazzi di questo passo la discussione finisce nel consueto "nulla di fatto". <{POST_SNAPBACK}> Non hai capito nulla di quel che ho detto, ma è un concetto troppo difficile da spiegare per iscritto in poche righe. Inoltre ti pregherei di non iniziare con la solita retorica fine a se stessa in un post come questo. Il "nulla di fatto" è dovuto proprio grazie ad interventi come il tuo. Modificato Aprile 11, 2007 da jacklosquartagronghi Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
octopusjo Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Un tempo è stato estremo immergersi a certe profondità. Oggi a quelle profondità ci vanno ( almeno così dicono loro ) un discreto numero di persone. Ma se si vuol sfidare la vita non si può chiamare sport ma incoscienza. Soffrire per la morte di qualcuno è nobile non vergognamocene. Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Giorgio Volpe Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Io non ho nulla contro i record di No-Limits. Chi li fa, rischia la propria pelle. Un po' meno mi piacciono i corsi di No-Limits come quelli che impartiva Leferme. Faccio due conti e penso che... tra i pochi che lo hanno praticato ben 3 sono morti (Isoardi, Mestre, Leferme) due si sono fatti molto male (Frantz e Coste) uno ci ha rimediato sincopi a ripetizione rischiando anche grosso (Pipin). Anche Musimu dopo i 209 non è che fosse messo così bene... i medici gli hanno ordinato di smettere. Se fossi un aspirante recordman di No-Limits, comunque, mi farei due conti.... fermo restando che ciascuno è libero di giocarsi la ghirba come preferisce. Poi c'è il tema delle sambe e sincopi "normali" nel mondo sportivo e della didattica, ma è un'altra storia che con il No Limits non c'entra nulla, secondo me. Joefox Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
CaioSuperAdrenalina Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 il no limits è una disciplina che andrebbe vietata. Inanzitutto condoglianze. Per quanto riguarda l'affermazione di Zefiro non sono per nulla in accordo: Il No Limits è, come dice il nome stesso, una disciplina al limite che concerne rischi e pericoli che ogni atleta si assume. Non è un lavoro, non è un obbligo, è semplicemente una disciplina "estrema" in cui un atleta, se crede di averne le capacità, si cimenta. Che c'è di strano?. non c'è nulla di strano se non chiamarla disciplina!!! basta chiamarla col suo nome "tentativo di suicidio" e la cosa è fatta!! Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ospite Gianfranco Ciavarella Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Ma come? Dopo la sincope, o come meglio gli pare la vogliano chiamare non c'è solo da rianimare e poi tutto passa NORMALMENTE? Naturalmente non farò polemica con il poveretto morto, per lui solo compassione e cordoglio. Ma con il resto del mondo? Quelli ancora vivi? Beh quelli corrano a mettersi l'elmetto! Non vedo tutte ste differenze fra No-Limits e Costante ai livelli ai quali si è giunti oggi. Ne parleremo fra un pò per ora solo condoglianze. Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ospite Enrico83 Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Niente pensieri polemici...solo condoglianze per chi ha perso un figlio...ed un caro amico... Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Mauro Sanvito Inviato Aprile 11, 2007 Segnala Condividi Inviato Aprile 11, 2007 Sentite condoglianze a famiglia e amici di Loic Leferme. L'apnea sportiva perde oggi un altro professionista di questa affascinanante ma micidiale disciplina. Scrivo micidiale perchè malgrado meccanismi automatici di recupero a contrappeso e assistenza diretta il risultato è la salma di uno stimato atleta, che ribadisco, aveva fatto di questa disciplina la propria professione. Ora sarà importante capire che cosa sia successo, dinamiche ed errori se ce ne sono stati. Ci sono altri sportivi impegnati in questa attività, capire le dinamiche degli incidenti può salvare vite umane. Resta comunque tutta la cruda realtà di questa disciplina, che in numero di incidenza percentuale a tentativo di record tra morti e sciancrati ottenuti si stà affermando come altamente più pericolosa della ruolette russa. Vorrei scrivere molte altre cose su No-limits, Costante e tuffi con Zavorre mobili di varia natura, ma non in questa discussione. Qui non mi resta altro che tutta l'amarezza per l'ennesima vita umana sprecata e per le continue disfatte che il nostro amato sport continuamente subisce. Cita Link di questo messaggio Condividi su altri siti
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