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Il Vecchio, Il Bambino E ...... Ufo Robot.


Ospite Gianfranco Ciavarella

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Ospite Mariano Satta
Come ho gia` detto molte volte (e ripetero` ancora), io l'ho trovato il corpo di un ragazzo, adagiato vicino alla tana di una  cernia arroccata sui 18 mt, che non era riuscito ad estrarre e che gli e` costata la vita...

 

Non per niente da sempre la cernia, per il pescasub, è considerato l'animale più pericoloso, molto più degli squali.

Comunque un tempo questa era pratica comune. Il raffio, altro attrezzo micidile, era di uso corrente. L'asta "da cernia" aveva un diamtro generoso, fino a 10 mm, ed il sagolino di collegamento al fucile era una treccia di tre sagole da 3 mm. Tutto in funzione delle notevoli forze di trazione che venivano esercitate.

 

 

BRAVO MAURO A PUNTUALIZZARE CHE:

 

Non per niente da sempre la cernia, per il pescasub, è considerato l'animale più pericoloso, molto più degli squali

 

Grazie a questo Video tanti scettici che hanno sempre dichiarato che una Cernia è un pesce facile e stupido avranno modo di ricredersi...

 

Va precisato anche che le difficoltà del lavorare la Cernia in questo Video sono RIDICOLE in quanto come Cernia è piccola...infatti si tratta di una Cerniotta e niente più.

 

Lavorare una Cernia dai 10 chili in sù alla stessa profondità della clip porterebbe qualsiasi pescatore Medio ad un elevatissimo coefficente di rischio.

 

 

Ciao

Modificato da Mariano Satta
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Ospite Gianfranco Ciavarella

La cernia?

No non è la cernia pericolosa ma l'ignoranza del subacqueo.

 

Non voglio insultare nessuno e neanche questo ragazzo che ci consentirà di studiare ed imparare.

Grazie a lui potremo discutere di un fatto reale molto simile a quelli che mandano al creatore tanti di noi.

Tanti tantissimi ignorano cosa ci accade sott'acqua e se è vero che un pizzico di conoscenze, delle volte errate ma pur esistenti si intravedono nel campo della fisiopatologia subacquea in materia di cinesiologia e del lavoro muscolare oltre che dei meccanismi energetici innescati, il vuoto assoluto.

Il fatto grave è che l'ignoranza è di chi ha la pretesa di formare e insegna l'apnea come fosse una sola.

Ecco davanti ai vostri occhi un esempio di come l'apnea sportiva e la pesca sub siano cose assolutamente diverse.

Attenzione è solo un esempio potrei farne tanti altri, tantissimi!

 

Fino ad ora i subacquei convinti che l'apnea fosse una sola usavano due parametri per valutare la stessa.

IL TEMPO.

LA PROFONDITA'.

Tutti in acqua con il computerino, magari regalato dalla fidanzata o dalla mogliettina ma tutti pronti a tirarsi il pisello all'inverosimile per confrontarlo con il Rocco Siffredi dell'apnea...

 

Niente di più errato ma andiamo per gradi, lo farò a mio modo ed in una discussioe a parte, poi, ma solo dopo gli interventi, grazie!

 

Ciao da :jrgian:

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Interessantissimi i post sul recupero, vorrei che fossero completati, con tutta la calma che giustamente si richiede.

Vorrei nel contempo fare alcune considerazioni.

Se osserviamo i protagonisti delle storie inerenti al tema del recupero, tutti attuano manovre forzando le azioni di pesca, è chiaro che lo scopo è proprio quello di enfatizzare il problema " recupero", però non sono molto distanti dalla realtà, anzi sono veramente emblematici.

Ora, non figuriamoci come i campioni che sono freddi si muovono lentamente hanno un’acquaticità invidiabile ecc... poi delle volte anche loro... ma è un altro argomento.

La stragrande maggioranza dei pescasub pescano animati dai sentimenti e le emozioni citate nelle descrizioni dei "post del recupero".

Anche i movimenti del tartassato subacqueo che estrae la cernia sono il compendio dell'errore, o dell'orrore, ma il tapino commette sbagli dettati dall'impeto delle catture, sono, spesso, gli errori dell'inesperienza, dei pochi pesci presi o dei troppi che si "devono", prendere.

E' difficile rimembrare tabelle di recupero o nozioni sul lavoro muscolare, ci si può impostare un allenamento serio e una didattica mirata, ma applicarlo alla massa dei pescasub?

Insieme all'informazione corretta e a corsi didattici all'avanguardia, e qui è la federazione che si deve muovere, ritengo utile la diffusione di una "cultura" dell'etica della pesca e dell'importanza della sicurezza.

Mi spiego, nel pensiero del pescasub c'è la cattura del pesce o anche il gesto atletico? Ieri pescavo a -20mt sulla secca, i dentici c'erano, ma non venivano.

Ieri ho preso una cernia di 4 kg a - 25mt. Siamo così sicuri che la componente profondità non inorgoglisce il racconto?Oppure affascina il neofita e spinge all'emulazione?

Avete mai sentito, leccia di 15 kg in due metri d'acqua? I metri in questi casi di solito vengono omessi.

Personalmente un poco di lotta con la cernia l'ho fatta, è difficile mantenere la freddezza e "ragionare", ma ero sicuramente su quote "possibili", tre pinnate e siamo a galla, voglio dire che può capitare.

Enfatizziamo la cattura, la leccia, la ricciola, la spigola, l'orata, il sarago, il serra, il muggine, la sarpa, e.... miracolo anche il dentice qualche volta, SONO IN ACQUE BASSE.

Non è una vergogna pescare in acque basse, non si sminuisce il cacciatore, sono quelli bravi che devono incitare un approccio prudente alla pesca, intendo stimolare tecniche del basso fondo, Devono passare degli anni prima di cimentarsi su quote impegnative, aggiungo in modo provocatorio che metterei un divieto di età e di anni di esercizio prima di oltrepassare quota otto metri.

Ora, è chiaro che pescare nell'acqua è sempre rischioso, ma quanto si abbassa la soglia di rischio intanto con la quota, poi con la cultura alla "cattura" infischiandosene della profondità.

Vi è mai capitato un tuffo da terra, due aspetti e.. zac la spigolona?

P.s.Grazie Ciavarella, le preziose nozioni che ci dai spaziano in un campo tutto nuovo e pieno di vuoti da colmare, non voglio banalizzare, cerco una chiave semplice per mandare un messagio spero utile. :bye:

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E' difficile rimembrare tabelle di recupero o nozioni sul lavoro muscolare, ci si può impostare un allenamento serio e una didattica mirata, ma applicarlo alla massa dei pescasub?

Insieme all'informazione corretta e a corsi didattici all'avanguardia, e qui è la federazione che si deve muovere, ritengo utile la diffusione di una "cultura" dell'etica della pesca e dell'importanza della sicurezza.

Mi spiego, nel pensiero del pescasub c'è la cattura del pesce o anche il gesto atletico? Ieri pescavo a -20mt sulla secca, i dentici c'erano, ma non venivano.

Ieri ho preso una cernia di 4 kg a - 25mt. Siamo così sicuri che la componente profondità non inorgoglisce il racconto?Oppure affascina il neofita e spinge all'emulazione?

Avete mai sentito, leccia di 15 kg in due metri d'acqua? I metri in questi casi di solito vengono omessi.

 

Vi è mai capitato un tuffo da terra, due aspetti e.. zac la spigolona?

 

 

 

Un allenamento serio come parte integrante di un programma di didattica mirata è possibile e auspicabile.

A novembre ci sarà il 1° corso allenatori del settore agonistico, ma sarà specifico per l'apnea agonistica. Spero che questo corso possa essere la base per poter avere un domani un corso allenatori di specializzazione, apnea specifica per la pesca. Sarebbe un passo avanti enorme. Al corso allenatori di novembre parteciperanno anche alcuni pescatori, ma sempre troppo pochi per una Federazione di pescatori.

In un roseo futuro ipotetico di pescatori ben allenati e preparati l'aspetto tecnico potrebbe tornare ad avere importanza sul gesto atletico. E' un superamento culturale. Ricordo un paio di anni fa una certa pubblicità di un campione della nazionale (poi fuoriuscito dal giro per un problemino etico :frustry::fish: ) che prese un dentice a oltre 50 metri di profondità. Era un messaggio sbagliatissimo facente parte di una raffica di messaggi sbagliati, dove il messaggio pubblicitario era: vieni a fare un corso di apnea e prenderai i dentici profondissimi.

Oggi stiamo cercando di superare questa mentalità errata e pericolosissima, ma non sempre è semplice spiegare che i dentici stanno sopra il taglio freddo, e se ci stanno sotto vuol dire che sono estremamente sotto ed è sciocco andare a cercarsi rischi quando si può far tutto in modo più semplice.

 

La mentalità peggiore da superare è quella che spinge a considerare difficile e prestigiosa la cattura effettuata in profondità, come se il pesce fondo valesse di più del pesce preso alto. Se però guardassimo all'agonista pesca, vedremmo che l'agonista migliore è quello che riesce a prendere il pesce meno fondo, perchè è più rapido nell'azione, più efficente, ha più ritmo.

 

Il neofita e anche il pescatore medio è tratto in inganno dall'equazione fondo = +pesce, inganno che non corrisponde alla realtà. Non ci vuole molto a capire che gli strati d'acqua più ricchi di vita sono quelli dove la luce penetra meglio, quindi quelli superficiali. Se ci sono delle zone pescose in profondità è dovuto alle correnti e alla morfologia del fondale, ma non perchè le acque fonde portano più nutrienti. A parità di condizioni in profondità il pesce ci staziona in modo naturale solo per rifugiarvisi, se lo spaventiamo, ma è pronto in qualsiasi momento a rientrare alle quote di normale pascolo. Perchè dobbiamo rincorrerlo dove non ci va neppure spontaneamente?

Evitare di spaventarlo, tecniche accorte e corrette, orari di pesca adeguati e si ridurranno le quote operative, con incremento della sicurezza.

 

Per quanto riguarda le catture in poca acqua, ci sono ricciole prese direttamente dalla superficie, lecce, denticioni, orate e spigole.

Personalmente la mia più grande spigola (poco meno di 8 kg) l'ho presa ad agosto nel golfo di Follonica a 6 metri di profondità dopo un aspetto di 10 secondi con un tiro ravvicinato frontale e pesce messo allo spiedo paralizzato. 25 secondi complessivi di tuffo a quota da piscina, ad agosto. Tecnica accurata o fortuna sfacciata?

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Ospite Gianfranco Ciavarella

Didattiche? Allenamenti?

 

Beh, intanto credo che i pescatori devono riappropriarsi della pesca sub.

 

Intendo che deve essere rifondato l'intero percorso formativo dando il giusto peso alle cose.

Occorre mettere al centro dell'attenzione due aspetti fondamentali, l'uomo e la pesca.

 

Ho un ricordo fantastico della mia infanzia (si secoli fa!), sono i racconti di pesca di mio padre, dei suoi amici, di Marò quando viaggiava per i circoli d'Italia.

Ecco occorre riprendere quel filo spezzato, occorre ripartire dai pescatori e dalle tecniche di pesca.

Naturalmente occorre saper vedere il mondo di oggi e senza nostalgie discernere cose esiste di buono e cosa va cambiato, abbandonato.

 

L'allenamento? E' davvero l'ultima esigenza che abbiamo!

 

Tanti e troppi i problemi irrisolti e le domande senza risposta per doverci preoccupare di un allenamento che occorre solo ai più fortemente motivati all'agonismo.

 

Occorrono vere e proprie scuole di pesca sub, dove si insegnino le tecniche di pesca e dove si insegni come mantenere in forma il fisico per affrontare meglio gli sforzi prolungati di una battuta di pesca, magari al greddo dell'inverno.

Ecco, più che imparare a scendere più fondi dobbiamo imparare a gestire meglio le nostre risorse a darci adeguati recuperi e restare capaci di buone prestazioni personali al fine di portare a compimento le tecniche di pesca con sicurezza adeguata.

 

Vedo troppa ignoranza in giro!

No, non è l'ignoranza dell'allenamento adeguato e di come occorre organizzarlo, non solo quella almeno, ma di pesca, la pesca sub vera.

 

Occorre parlarne di più, rivedere l'uso dei video e consentire che bagagli culturali ed esperienziali dei pescatori più capaci e degli agonisti più bravi siano messi al CENTRO della formazione.

 

Occorre rifondare la didattica perchè sia per la gente.

 

Oggi abbiamo la didattica utile ai formatori, fatta dai formatori, per gli "INTERESSI" dei formatori.

 

No, gli istruttori devono realizzare un progetto studiato da altri, lontani dagli interessi di parte.

 

Occorre che le responsabilità siano nelle mani di gente che non tiri troppo verso i propri legittimi interessi trasformandoli in ESIGENZE per tutti gli altri.

 

Datemi il tempo, anche io ho problemi a vivere.

Sono un inguaribile appassionato e vivo di vampate amorose forse dovute all'invecchiamento precoce.

 

Ciao da :jrgian:

Modificato da Gianfranco Ciavarella
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Gianfranco, abbiamo più o meno la stessa età tu sei un pescatore esperto io una schifezza. aprezzo molto, moltissimo quello che scrivi perchè si capisce chiaramente che lo fai con l' intento di aiutare tanti a capire errori sbagli e tutto il resto , ma sinceramente , per quel che mi riguarda , non capisco una cosa. chi va a fare un corso di apnea da cosa deduce che impara a pescare? io ho fatto un corso di a.a. con un ottimo istruttore che, per quel che riguarda l'apnea ci ha spiegato tanto , ci ha fatto migliorare nelle prestazioni apneistiche non nella pesca raccomandandoci sempre ma sempre, la prudenza, nel nostro corso non c'è stata mai una samba ho un minimo problema, abbiamo fatto una gara con degli altri corsi e quello che il nostro istruttore ci ha raccomandato prima di entrare in acqua è stato, prudenza. certo ci sono istruttori meno intelligenti e allievi meno intelligenti, ma ci sono anche pescatori meno intelligenti di te , ma anche di me che come pescatore sono una schiappa ma evito rischi inutili. voglio comunque ribadire la mia totale solidarietà ai tuoi interventi, ma non vorrei che fosse criminalizzata in toto una categoria nella quale lavorano con passione tante persone per bene. con grande stima

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alla mia risposta precedente, che avevo dato leggendo solo la prima pagina del tuo post volevo solo aggiungere che nelle successive ho trovato il mio istruttore, Giancarlo che voglio salutare con affetto

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Scusami se mi intrometto, ma al di là delle didattiche, che è un problema delicato e vasto e ritengo lo debbano affrontare persone qualificate.

Per quanto riguarda il messaggio che personalmente evinco dalle parole di Ciavarella, credo attenga alla enorme differenza delle attività di apnea ripetto a quelle di pesca in apnea, lo dice ponendo l'accento ai meccanismi muscolari che sono in gioco, ma soprattutto ai tempi di prestazione, in una disciplina molto brevi, nell'altra molto lunghi, è per questo che ci "assilla con il concetto del recupero".

E' chiaro che la prudenza è d'obbligo in entrambe le discipline, ma una esalta il gesto agonistico e sportivo, l'altra la tecnica l'istinto della caccia e il contatto continuo con l'elemento mare.

Le soluzioni e le competenze che delle volte paiono simili e lo sono per certi aspetti, si distanziano e notevolmente quando si ricercano i canoni della "sicurezza".

Se mi vengono in mente alcune parole sentite biasimandole pesantemente e aggiungo giustamente, come " sambe controllate", mi verrebbe voglia di fare polemica anche dura, ma non la faccio, conosco tropo poco l'argomento, e mi baserei solo su illazioni, e questo non è giusto.

Aggiungo, e finisco, che mi associo completamente nella distinzione netta dalle tecniche dell'apnea da quelle della pescasub, anzi spero che la federazione alimenti e formi sempre di più bravi istruttori di pesca in apnea. :bye:

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Ospite Gianfranco Ciavarella

"per la precisione...... OMISSISS....... è uno che pescava a 35 m con apnee di 2.45. e riemergeva senza neanche il fiatone. quella c@**o di mattina pescavamo su un fondale di 20 m e se ne andaa con un'apnea di 1.40. che morte del c@**o per un delfino"

 

 

Questo pensiero non è "colpa" dei corsi per l'apnea.

 

Questo pensiero è quanto si è innescato nella mente dei pescatori da anni, anche a causa dei corsi per l'apnea e per la voglia di misurasi, di confrontarsi.

 

Gli incidenti hanno diverse matrici, ci sono quelli che capitano ai neofiti, ai principianti, ai pescatori di media esperienza, a quelli di grande esperienza ma di scarsa frequenza e quelli che capitano agli esperti dalle grandi frequenze.

 

Ora vado a pesca poi riflettiamo insieme, cercherò di chiarire meglio la mia visione delle cose a prescindere delle questioni fisiologiche.

 

Direi una battuta che credo vi possa orientare.

 

Occorre ridare dignità e storia ad una disciplina dimenticata.

La pesca sub.

 

Ecco il problema vero, se siamo a questo punto è perchè nulla si è fatto e si è lasciato che a guidarla fossero cose esterne, diverse e per certi versi dagli interessi contrastanti.

 

Ciao da :jrgian:

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L'allenamento? E' davvero l'ultima esigenza che abbiamo!

 

Tanti e troppi i problemi irrisolti e le domande senza risposta per doverci preoccupare di un allenamento che occorre solo ai più fortemente motivati all'agonismo.

 

Occorrono vere e proprie scuole di pesca sub, dove si insegnino le tecniche di pesca e dove si insegni come mantenere in forma il fisico per affrontare meglio gli sforzi prolungati di una battuta di pesca, magari al greddo dell'inverno.

Ecco, più che imparare a scendere più fondi dobbiamo imparare a gestire meglio le nostre risorse a darci adeguati recuperi e restare capaci di buone prestazioni personali al fine di portare a compimento le tecniche di pesca con sicurezza adeguata.

 

Gianfranco, ti segnalo che per chi come molti di noi abitano in città, anche a qualche centinaio di chilometri dal mare, l'approccio alla pesca diventa un problema di non facile gestione.

Da una parte hai una passione sfrenata e repressa da necessità contingenti, dall'altra hai la possibilità di sfogarti in rari periodi di ferie o in qualche ancor più raro fine settimana.

Per tutti questi pescatori l'allenamento non occorre per andare più fondi o avere più prestazione, ma occorre per poter entrare in acqua con un livello minimo di preparazione psico-fisica. L'allenamento diviene a questo punto una verà e propria necessità, necessità di sopravvivenza. Se non ci si allena si rinuncia a pescare, non si può entrare in acqua una volta ogni 2 mesi con impreparazione totale e tanta voglia.

Gli ormai tanto bistrattati corsi di apnea traggono successo proprio da questa esigenza. Moltissimi vanno al corso di apnea perchè non c'è nessuna offerta di allenamento specifico, vanno perchè è l'unica possibilità che hanno. Fanno un corso dietro l'altro, intendendolo innanzi tutto come allenamento. E così facendo accade che si acquisisca l'esatto opposto di ciò che servirebbe, si acquisisce un sacco di prestazione grazie alle sole tecniche di rilassamento e alla gestione motoria, a discapito della preparazione fisica vera e propria. Poi in acqua ci si ritrova con prestazioni apneistiche totalmente sbilanciate rispetto alla resistenza fisica e alle capacità di recupero.

In queste condizioni ci puoi mettere il 50% dei pescatori.

 

Ridare storia alla pescasub come dici per me non basta, bisogna fare un salto in avanti. E se la mia Federazione non lo capisce e si mette ad inseguire i fenomeni dell'assetto costante, pazienza, lo si fa lo stesso.

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Ospite Gianfranco Ciavarella

Lo so, lo so ma viene dopo, solo dopo e deve essere una conseguenza di scelte pensate mettendo la sicurezza delle persone e l'efficacia degli insegnamenti al centro della formazione di una nuova classe di tecnici.

 

Ciao da :jrgian:

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