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Tragedia Stamane All'utente Skorpyon


Ospite docwho_72

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Parliamo di un aspetto che apparentemente e sfuggito  :oops:

Chi ha dato l'autorizzazione a Giuseppe per Gareggiare ? 

Il suo circolo, presumo ??

Quindi tale circolo dispone di un certificato per attivita' agonistica del ragazzo deceduto ??

Come poteva gareggiare pescando in apnea con una malattia come l'anemia mediterranea ??? :nono: scarso apporto d'ossigeno dei globuli rossi  :eek:

 

qualcosa non quadra, se fossi al posto dei genitori farei saltare tutti per aria!!

 

Tristemente,

 

Gianni Taranto

 

Caro Gianni, sono dispiaciuto delle tue parole o meglio capisco l'angoscia che ti colpisce per la perdita di un amico, ma ricercare un colpevole per la morte di Giuseppe Greco penso sia la cosa più sbagliata che si possa fare in questo momento.

Io ero presente quella domenica come lo sono stato in tutte le gare degli ultimi 7/8 anni in Puglia, e ti assicuro che nessuno può ritenersi responsabile dell'accaduto. In acqua quel giorno c'erano 38 atlati con 7 mezzi nautici di appoggio con il compito di controllo ed assistenza, quindi i vari giudici, il medico ed i sommozzatori. La circolare normativa 2006 della Federale Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee (a cui facciamo capo) dice che: le imbarcazioni d'assistenza/soccorso devono essere nella misura tale da garantire adeguate condizioni di sicurezza; che il medico di gara deve disporre di un mezzo nautico veloce equipaggiato con attrezzatura di pronto intervento; ecc.

La società organizzatrice "Sub Murena Talsano", che organizza gare da tantissimi anni, ha rispettato tutte le norme previste, con un organizzazione impeccabile.

La disgrazia non era evitabile in alcun modo, tranne con la consapevolezza personale di Giuseppe, di quello che stava facendo e soprattutto come. E' chiaro che solo lui sa cosa sia successo in quei momenti, cosa lo ha portato a tirare tanto l'apnea, solo da lui dipendeva la sua vita!.

Se Giuseppe doveva sopravvivere, la fortuna avrebbe permesso a uno dei 38 atleti presenti in acqua di vederlo in difficoltà ed aiutarlo, a lui stesso di sganciarsi la pesante zavorra, con la possibilità certa di non rimanere sul fondo ma di galleggiare in superficie, permettendo così all'assistenza di intervenire ed al medico di gara di rianimarlo.

Purtroppo questo non è avvenuto e non è neanche giusto voler colpevolizzare per forza qualcuno.

Ti parlo da amico, che ha vissuto un esperienza simile alla tua appena un paio di anni fa, quando ho perso un grande amico mentre pescava in coppia con me, l'incidente è capitato nell'unico momento in cuoi poteva succedere, quando io che ero l'unico in grado di poterlo salvare, non l'ho potuto fare, perchè dopo essere riemenso dall'apnea lui non era in superficie ad aspettarmi, si era allontanato dal pallone chi sà per quale motivo ed era sceso a sparare una cernia. Anche lui come Giuseppe Greco non ha sganciato la zavorra, quinti non è rimasto in superficie ma è affondato e senza toccare il fondo la corrente lo ha trasportato per 15 miglia nel mezzo del canale d'Otranto, dove dopo 5 giorni lo abbiamo ritrovato.

Quella di Sasha è una storia che rimmarra indelebile nella mia mente come in quella di tutti coloro che lo conoscevano, così come quella di Giuseppe, perchè quello che nessuno protrà mai cancellare è il ricordo di questi cari amici che amavano il mare quanto la loro stessa vita.

La pesca subacque in apnea è uno sport individuale, si protranno motificare regolamenti e gare, ma sott'acqua si è soli con la consapevolezza che quei pochi metri di mare sulla nostra testa sono l'unica bariera tra la vita e la morte e noi con il nostro comportamento ne determiniamo il risultato.

Ciao.

Toni Savino

Bari

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L'unico modo che abbiamo per ricordare Giuseppe Greco e tutti coloro che non ci sono più è quello di attivarci su ogni fronte per evitare queste tragedie.

Resterà sempre l'imponderabile, la nostra è una disciplina pericolosa svolta in un ambiente che non è il nostro (nessuno di noi è un delfino).

Continueremo sempre ad avere lutti, ma ciò non toglie che il dovere di tutti noi è fare tutto il possibile per ridurre il numero di vittime.

L'unica consapevolezza è che siamo tutti in pericolo.

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Parliamo di un aspetto che apparentemente e sfuggito  :oops:

Chi ha dato l'autorizzazione a Giuseppe per Gareggiare ? 

Il suo circolo, presumo ??

Quindi tale circolo dispone di un certificato per attivita' agonistica del ragazzo deceduto ??

Come poteva gareggiare pescando in apnea con una malattia come l'anemia mediterranea ??? :nono: scarso apporto d'ossigeno dei globuli rossi  :eek:

 

qualcosa non quadra, se fossi al posto dei genitori farei saltare tutti per aria!!

 

Tristemente,

 

Gianni Taranto

 

Caro Gianni, sono dispiaciuto delle tue parole o meglio capisco l'angoscia che ti colpisce per la perdita di un amico, ma ricercare un colpevole per la morte di Giuseppe Greco penso sia la cosa più sbagliata che si possa fare in questo momento.

Io ero presente quella domenica come lo sono stato in tutte le gare degli ultimi 7/8 anni in Puglia, e ti assicuro che nessuno può ritenersi responsabile dell'accaduto. In acqua quel giorno c'erano 38 atlati con 7 mezzi nautici di appoggio con il compito di controllo ed assistenza, quindi i vari giudici, il medico ed i sommozzatori. La circolare normativa 2006 della Federale Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee (a cui facciamo capo) dice che: le imbarcazioni d'assistenza/soccorso devono essere nella misura tale da garantire adeguate condizioni di sicurezza; che il medico di gara deve disporre di un mezzo nautico veloce equipaggiato con attrezzatura di pronto intervento; ecc.

La società organizzatrice "Sub Murena Talsano", che organizza gare da tantissimi anni, ha rispettato tutte le norme previste, con un organizzazione impeccabile.

La disgrazia non era evitabile in alcun modo, tranne con la consapevolezza personale di Giuseppe, di quello che stava facendo e soprattutto come. E' chiaro che solo lui sa cosa sia successo in quei momenti, cosa lo ha portato a tirare tanto l'apnea, solo da lui dipendeva la sua vita!.

Se Giuseppe doveva sopravvivere, la fortuna avrebbe permesso a uno dei 38 atleti presenti in acqua di vederlo in difficoltà ed aiutarlo, a lui stesso di sganciarsi la pesante zavorra, con la possibilità certa di non rimanere sul fondo ma di galleggiare in superficie, permettendo così all'assistenza di intervenire ed al medico di gara di rianimarlo.

Purtroppo questo non è avvenuto e non è neanche giusto voler colpevolizzare per forza qualcuno.

Ti parlo da amico, che ha vissuto un esperienza simile alla tua appena un paio di anni fa, quando ho perso un grande amico mentre pescava in coppia con me, l'incidente è capitato nell'unico momento in cuoi poteva succedere, quando io che ero l'unico in grado di poterlo salvare, non l'ho potuto fare, perchè dopo essere riemenso dall'apnea lui non era in superficie ad aspettarmi, si era allontanato dal pallone chi sà per quale motivo ed era sceso a sparare una cernia. Anche lui come Giuseppe Greco non ha sganciato la zavorra, quinti non è rimasto in superficie ma è affondato e senza toccare il fondo la corrente lo ha trasportato per 15 miglia nel mezzo del canale d'Otranto, dove dopo 5 giorni lo abbiamo ritrovato.

Quella di Sasha è una storia che rimmarra indelebile nella mia mente come in quella di tutti coloro che lo conoscevano, così come quella di Giuseppe, perchè quello che nessuno protrà mai cancellare è il ricordo di questi cari amici che amavano il mare quanto la loro stessa vita.

La pesca subacque in apnea è uno sport individuale, si protranno motificare regolamenti e gare, ma sott'acqua si è soli con la consapevolezza che quei pochi metri di mare sulla nostra testa sono l'unica bariera tra la vita e la morte e noi con il nostro comportamento ne determiniamo il risultato.

Ciao.

Toni Savino

Bari

 

Ottimo intervento Toni :thumbup:

Un saluto Luigi Puretti

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