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Mono o Bi com'è stato il percorso e quale il futuro?


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Il nuoto pinnato mi affascina, allo stato attuale mi sembra sia la sola tra le "specialità" pinnate (lo so che il termine è improprio non vi arrabbiate) che si sia avvicinata più delle altre ad avere un programma di allenamenti "codificati" (non nel senso che siano tutti uguali ma che più di altri si sia riusciti a "scandire" nel corso dell'anno sportivo) e quindi ho cercato di capirne e leggerne qualcosa in più, su materiale trovato in internet e pubblicazioni che ci ha dato Maurizio durante l'ultimo incontro.

 

Ho ovviamente (neanche tanto poi) capito il percorso che ha portato all'uso della mono, mi è parso però di comprendere che qualcuno sia convinto che le mono abbiano dato (sotto il punto di vista tecnico, dei materiali dell'evoluzione etc...) il massimo consentito e che forse le "pinne classiche" potrebbero avere ancora qualcosa da dire a proposito.

 

Ho mal'interpretato?? in entrambe i casi, quale sarà secondo voi (lo chiedo ovviamente sotto il punto di vista tecnico della poltica non mi importa, così evitiamo fraentendimenti....) il futuro??

 

grassie!

 

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Non sono d'accordo sul fatto che l'evoluzione delle monopinne sia giunta al culmine. Dal 2000 ad oggi, tanto per dire, le preferenze sono passate dai materiali russi a quelli ungheresi, poi ai cinesi e ora agli ucraini. Ogni 2-3 anni se ne viene fuori un nuovo modello che "rivoluziona" la situazione, anche se magari a volte sono solo mode. Quindi non mi stupirebbe affatto se nei prossimi anni uscisse qualcosa di nuovo e ancora più performante, pur se è vero che siamo arrivati ad un ottimo livello. Il problema è che esistono ben pochi studi sulla monopinna e che la "ricerca" è fatta da 5-6 artigiani dell'est che si stanno costruendo una fortuna vendendo i loro materiali in tutto il mondo a prezzi assurdi e che in compenso non hanno tutto sto interesse a investire.

 

Discorso completamente diverso vale per le bipinne. Nelle competizioni è permesso usare solo quelle di fabbricazione industriale che rientrino entro certi limiti di materiali (gomma o plastica) e lunghezza (67 cm). Tutto ciò che propone il mercato non è stato creato per il nuoto pinnato ma per l'apnea o lo snorkeling. Ora non serve essere grandi tecnici per capire che non è la stessa cosa farsi un 50 mt in 19,7 secondi o sguazzare ad osservare i fondali.

Sicuramente nel campo bipinne l'evoluzione potrebbe essere superiore, questo perchè teoricamente ci sarebbero strutture e risorse più forti che per quanto riguarda la mono. In pratica non è così: i produttori mirano essenzialmente a produrre pinne comode ma usano tester che, con tutto il rispetto per apneisti e pescatori in apnea, non hanno la sensibilità di un pinnatista che è sì capace di portarle al limite, ma che in allenamento ci nuota per ore anche a frequenze molto più basse. Personalmente credo che se grandi produttori interpellassero qualche atleta di vertice e qualche tecnico di pinnato, potrebbero uscirne delle gran belle pinne che sono certo verrebbero apprezzate ben oltre i confini del pinnato stesso.

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In pratica non è così: i produttori mirano essenzialmente a produrre pinne comode ma usano tester che, con tutto il rispetto per apneisti e pescatori in apnea, non hanno la sensibilità di un pinnatista che è sì capace di portarle al limite, ma che in allenamento ci nuota per ore anche a frequenze molto più basse. Personalmente credo che se grandi produttori interpellassero qualche atleta di vertice e qualche tecnico di pinnato, potrebbero uscirne delle gran belle pinne che sono certo verrebbero apprezzate ben oltre i confini del pinnato stesso.

Trovo il tuo giudizio fin troppo tenero Nicola.

 

La verità è che la produzione delle pinne segue delle intuizioni che raramente vengono studiate e sviluppate come si dovrebbe. Alla fine pochi realizzano e quasi tutti copiano, così come si limitano ad esaudire le richieste di un mercato che è assolutamente ignorante in questo campo, per cui si finiscono per realizzare cose che seguono la direzione opposta a quella che dovrebbero.

 

Diciamoci la verità, non solo un pinnatista sà come deve funzionare quell'attrezzo, ma, cosa più importante di tutte, sà pinneggiare, cosa che tanti tester e forse la quasi totalità degli utilizzatori dilettanti non sà fare correttamente.

 

:bye:

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Diciamoci la verità, non solo un pinnatista sà come deve funzionare quell'attrezzo, ma, cosa più importante di tutte, sà pinneggiare, cosa che tanti tester e forse la quasi totalità degli utilizzatori dilettanti non sà fare correttamente.

 

:bye:

 

.....Davide ogni volta capisce dove voglio andare a parare e questo mi sconforta un pò, segno che comincio ad essere prevedebile..... :P

 

Scherzi a parte, di contro mi verrebbe da dire, ma a che mi serve (a me in quanto azienda) progettare e realizzare le migliori pinne del mondo quando l'uso ottimale è consentito poi ai soli atleti con doti tecniche eccellenti??

 

E' un pò il discorso (riportato alla pesca e all'apnea) riguardo alle pinne in carbonio, spendo 600 euro per acqistare delle carbonprene (tanto per non citare una ditta di "casa nostra") quando poi il sottoscritto (che nonostante il ciccionaggio predominante, proviene per sua fortuna da una buona scuola di base sul nuoto) ha impiegato 2 anni di incazzature del buon Tiveron a percepire la differenza tra una buona pinna e una no?? e purtroppo, (discorso vi giuro fatto non più tardi di due giorni fa col mio maestro) ancora non ho colto al 100% l'essenza?? Poi percarità io sarò senz'altro di coccio ma la questione non è questa....

 

ma non voglio deviare il discorso, continua Nicolino la cosa mi interessa.....

Modificato da CaioSuperAdrenalina
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Scherzi a parte, di contro mi verrebbe da dire, ma a che mi serve (a me in quanto azienda) progettare e realizzare le migliori pinne del mondo quando l'uso ottimale è consentito poi ai soli atleti con doti tecniche eccellenti??

 

Secondo me, se parliamo di bipinne, si parte da un errore di fondo, cioè che una pinna buona per un atleta di livello non possa andare bene ad un utilizzatore medio. E' ovvio che chi ha certe caratteristiche tecniche e fisiche potrà portare i materiali al loro limite, ma ciò non significa che anche un semplice amatore non possa apprezzarne la qualità. Tutte le ditte poi lavorano su durezza delle pale e altri parametri giocando sui quali si può ottenere un prodotto valido per coprire uno spettro molto ampio di utilizzatori.

 

Inoltre quando dico che secondo me le ditte dovrebbero rivolgersi ai pinnatisti non mi riferisco necessariamente alla creazione di prodotti top class.

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Scherzi a parte, di contro mi verrebbe da dire, ma a che mi serve (a me in quanto azienda) progettare e realizzare le migliori pinne del mondo quando l'uso ottimale è consentito poi ai soli atleti con doti tecniche eccellenti??

La situazione è molto peggiore purtroppo...

 

Qui non si parla di produrre le migliori pinne del mondo, qui si tratta di produrre delle pinne che abbiano un senso, cosa che la maggior parte dei prodotti sul mercato non ha. La maggior parte delle aziende stà commercializzando scarponi anfibi spacciandoli per scarpe da centometrista, è questo il problema, nemmeno i concetti di base conoscono...e questo sempre per lo stesso motivo, pochi pensano e talvolta sbagliano, e tutti dietro come somari. :frustry:

 

:bye:

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Sarei curioso di sapere da dove e per cosa nascono le Najade.

In teoria per il nuoto pinnato ma di certo non è logico che diventino veramente efficienti se calzate al contrario! Penso che se fossero state studiate esclusivamente per il pinnato (qui si che intendo l'alto livello) le avrebbero potute fare diverse.

E' comunque un esempio di come con praticamente nulla si possa fare una pinna buona e duttile, anche se in questo caso inadatta all'apnea e alla pesca.

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Il caso Najade utilizzate all'incontrario è emblematico della situazione.

 

I costruttori da sempre si sono concentranti sulla durezza della suola della scarpetta e sulla pala senza guardare all'equilibrio con la durezza del collo della scarpetta.

Il risultato è che tutte le pinne in commercio disperdono energia nella scarpetta durante l'affondata per un errore di bilanciamento, troppo molle il collo della scarpetta e troppo dure le pale.

Il collo della scarpetta fa da armotizzatore durante l'affondata, l'energia dei quadricipiti se ne va nell'elastica della scarpetta senza essere trasmessa alla pala, mentre poi nel ritorno viene ben resa dalla suola dura e ben raccordata.

Si sono evoluti dei prodotti costruiti con ottimi materiali e ben assemblati ma costruiti come se i quadricipiti nei nuotatori non esistessero.

Non so se è un problema di indicazioni errate dai tester o di carenze tecniche diffuse nella tecnica di nuotata, forse è che i pinnatisti abbiano evoluto l tecnica di nuoto e la preparazione atletica rapidamente mentre i produttori sono rimasti fermi a vecchie indicazioni.

 

Rispetto a ciò che oggi viene offerto sul mercato i nuotatori oggi chiederebbero scarpette con il collo più rigido, la pala attuale o perfino più morbida, la suola certamente più morbida.

In assenza di ciò comprano a prezzo carissimo delle pinne come le Najade (rapportato al reale valore costruttivo), pinne che di certo tecnologicamente sono molto ma molto più in ritardo rispetto a qualsiasi prodotto delle aziende leader.

L'assurdo è che tali pinne vanno bene solo perchè possono essere utilizzate al contrario, avendo la suola della scarpetta aperta.

 

Comunque che è un problema di tester è certo, nel recente passato ho visto aziende famose della subacquea e della pesca in apnea immettere sul mercato pale bellissime ma talmente dure da essere incaricabili per chiunque, oppure scarpette che funzionano solo nel nuoto biciclettato...... .

Non credo che tali aziende abbiano avuto benefici economici, visto che hanno dovuto rapidamente ritirare dal mercato quei prodotti, chi ha fatto quegli acquisti o ha restituito il prodotto o ha avuto una brutta immagine di quelle aziende.

 

Esiterà una azienda che è disposta a far provare un proprio prodotto ad un pinnatista?

 

 

Modificato da Barbara Pignataro
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Le Najade ricalcano a pieno le mitiche Dolphin che dagli anni '70 venivano indossate dagli atleti russi per gli esercizi e che tanti atleti italiani acquistavano al mercatino delle gare ogni qual volta era possibile. Sono pinne ottime perchè, a differenza di tutte le altre, non caricano sui tendini, sono agilissime e hanno costi onesti, anche se durano meno delle pinnacce in plastica di adesso. Occorre tenerle con cura, essendo fatte con lo stesso materiale delle vecchie scarpette da monopinna piatta russa.

Secondo me un amatore sub si troverebbe benissimo con le dolphin perchè sono agili soprattutto nell'apnea.

Salutoni

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Eh ma voglio vederti tornare su da -30 con le Najade non sapendo pinneggiare come si deve.

Nell'apnea e nella pesca in fin dei conti le pale sono lunghe perchè, nuotando male gli utilizzatori, almeno hanno un po' di superficie che sposti acqua mentre altrimenti mulinerebbero a vuoto.

 

Questo è il motivo di successo della pala lunga, sbagliando qualcosa lo sposti lo stesso.

Ciò non toglie che si potrebbe costruire molto meglio

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Eh ma voglio vederti tornare su da -30 con le Najade non sapendo pinneggiare come si deve.

Nell'apnea e nella pesca in fin dei conti le pale sono lunghe perchè, nuotando male gli utilizzatori, almeno hanno un po' di superficie che sposti acqua mentre altrimenti mulinerebbero a vuoto.

 

...in qualche modo Nicola sta arrivando a quel che volevo dire io....

 

Volevo chiedere una cosa alla Signora Sanvito!! :P Nella pesca generalmente si tende all'utilizzo della scarpetta morbida poiché pur essendo meno performante nella trasmissione dell'energia dalla gamba alla pala si predilige la comodità d'uso in considerazione dei lunghi tempi di permanenza in acqua, nel pinnato il principio potrebbe (o poteva) essere lo stesso?? Si insomma un semplice refuso costruttivo da parte di chi di fatto usa uno stampo (costoso sia intermini di progettazione che di realizzazione, non a caso avvolte gli stampi vengono posti a bilancio nelle partite degli asset aziendali) di provenienza marina....

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