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"E' importante conoscere i propri limiti..."


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intanto nei video,per quanto impressionanti,non si vedono dei pescatori ma degli apneisti(che poi questo significhi che i pescatori se và male non li filmi ma li sepellisci,è un altro discorso),quindi il discorso non regge:se pesco,non lo faccio per raggiungere un limite ma per prendere pesci.

se ho buon senso,il limite non lo raggiungerò mai,se non ce lo ho,lo raggiungerò ma una volta sola:scusatemi,ma preferisco rimanere ignorante.

 

Lele,anche se nella pesca l'apnea è il mezzo e non il fine (come avviene nel caso degli apneisti puri),il discorso regge per il semplice fatto che si faccia largo uso (con ottime intenzioni,intendiamoci) di raccomandazioni come quella del titolo quando ad esempio qualcuno chiede "fino a che punto mi posso spingere senza rischiare una sincope quando pesco?"

Rispondere a quella domanda è una responsabilità notevole,parlare di limiti può generare quantomeno confusione (la ragione credo di averla spiegata prima) e se gli dici che è solo questione di buon senso, poi sembra che chi è vivo ce l'ha, mentre invece tutti quelli che sono morti non ne avevano...e non è sempre così...

Secondo te/voi,quindi (ripeto la domanda di prima), fino a che punto (la sensazione) può spingersi un pescatore che davanti ha dentici o ricciole in avvicinamento (o anche una tana di saraghi difficili),senza rischiare una sincope ?

Come si fa a riconoscere la soglia di sicurezza?

Dite la vostra

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La pericolisità della pesca in apnea credo risieda nel fatto di non conoscere con precisione i propri limiti e non ci sono in effetti dei punti di riferimento precisi che ci permettano di stabilire quando interrompere l'apnea rimanendo lucidi. Tali immaginari limiti subiscono inoltre l'influenza di tanti fattori quali la temperatura, lo stato di salute, ansia, tipo di ventilazione praticata ecc..Non posso giustamente affermare di effettuare apnee abbondantemente entro i miei limiti se questi limiti non li ho mai superati ne tantomeno toccati, inoltre i virtuali limiti di un tuffo potrebbero variare in quello successivo, per cui conoscerli potrebbe essere utile in linea generale, ma è molto più importante sapere come non avvicinarsi.

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Non posso giustamente affermare di effettuare apnee abbondantemente entro i miei limiti se questi limiti non li ho mai superati ne tantomeno toccati, inoltre i virtuali limiti di un tuffo potrebbero variare in quello successivo, per cui conoscerli potrebbe essere utile in linea generale, ma è molto più importante sapere come non avvicinarsi.

Certo Paolo,il limite (fino ad ora uno è: la sincope) può variare da una persona all'altra ed anche da un tuffo all'altro per la stessa persona.

Al limite però cominci ad avvicinarti dal momento in cui trattieni il respiro, così più il tempo passa e più ti avvicini.

Importante è quindi non avvicinarsi troppo e quindi mantenersi entro la famigerata soglia di sicurezza perchè "riconoscere la soglia di sicurezza = sapere come non avvicinarsi troppo al limite".

Ripeto la domanda (è la terza volta): qual'è sta soglia di sicurezza,dove sta e come la riconoscete ?

Modificato da siccia
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Ripeto la domanda (è la terza volta): qual'è sta soglia di sicurezza,dove sta e come la riconoscete ?

Propongo una riflessione che ebbi modo di fare e condividere in concomitanza di una brutta vicenda.

Alcuni di noi quel limite lo hanno raggiunto, forse superato, e sono stati solo molto fortunati.

Il fatto di poter maturare come pescatore non può e non deve essere legato al fato, destino, karma...insomma chiamatelo come meglio vi aggrada.

Ed allora non capisco proprio come si possa non condividere l'idea di prevenzione e ricerca di sicurezza e come tutto possa passare come un imperscrutabile destino verso il quale, più o meno consciamente, ci si avvii.

Io parlerei di sensazioni, di segnali, di avvisi che il nostro corpo ci lancia.

La crescita sta nel saper leggere questi messaggi, nel saper interpretare ciò che il corpo ci comunica...l'importante è cercare di farlo prima di arrivare a dire "ecco cos'era quello che sentivo" se si può raccontarlo dopo un incidente.

Niente di filosofico o mistico...parlo di cose molto concrete.

 

 

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Io parlerei di sensazioni, di segnali, di avvisi che il nostro corpo ci lancia.

La crescita sta nel saper leggere questi messaggi, nel saper interpretare ciò che il corpo ci comunica...l'importante è cercare di farlo prima di arrivare a dire "ecco cos'era quello che sentivo" se si può raccontarlo dopo un incidente.

Io aggiungerei che queste sensazioni si devono conoscere, almeno sulla carta, prima di mettere il naso sott'acqua.

Troppo spesso si è portati a pensare che questi segnali siano chiari, inequivocabili e, soprattutto, sempre negativi, di disagio o sofferenza...e così non è, anzi, qualcuno ci ha lasciato le penne proprio perchè ingannato da innaturali sensazioni di benessere...

 

:bye:

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Non posso giustamente affermare di effettuare apnee abbondantemente entro i miei limiti se questi limiti non li ho mai superati ne tantomeno toccati, inoltre i virtuali limiti di un tuffo potrebbero variare in quello successivo, per cui conoscerli potrebbe essere utile in linea generale, ma è molto più importante sapere come non avvicinarsi.

Certo Paolo,il limite (fino ad ora uno è: la sincope) può variare da una persona all'altra ed anche da un tuffo all'altro per la stessa persona.

Al limite però cominci ad avvicinarti dal momento in cui trattieni il respiro, così più il tempo passa e più ti avvicini.

Importante è quindi non avvicinarsi troppo e quindi mantenersi entro la famigerata soglia di sicurezza perchè "riconoscere la soglia di sicurezza = sapere come non avvicinarsi troppo al limite".

Ripeto la domanda (è la terza volta): qual'è sta soglia di sicurezza,dove sta e come la riconoscete ?

Caro Fabio, la mia personale soglia di sicurezza che come giustamente dici è una sensazione, la percepisco come la fine di quel magnifico stato di benessere e rilassamento che provo. Al primo accenno di declino di questo stato, ben lontano dalla fame d'aria, è come se mettessi il pilota automatico, interrompo l'azione di pesca e risalgo.

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la paura

la paura è la tua sicurezza

se non la porti con te in acqua hai buone possibilità di fare cazzate

se ti fai tutti conti vedrai che le cazzate si fanno quando questa viene meno e gli agonisti in primis sono i meglio restii ad averla

 

superi il limite quando non ne hai

che dici ho indovinato?

ho vinto qualche cosa?

un 120 tre elastici con barra del 9mm mi manca

:bye:

 

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Non posso giustamente affermare di effettuare apnee abbondantemente entro i miei limiti se questi limiti non li ho mai superati ne tantomeno toccati, inoltre i virtuali limiti di un tuffo potrebbero variare in quello successivo, per cui conoscerli potrebbe essere utile in linea generale, ma è molto più importante sapere come non avvicinarsi.

Certo Paolo,il limite (fino ad ora uno è: la sincope) può variare da una persona all'altra ed anche da un tuffo all'altro per la stessa persona.

Al limite però cominci ad avvicinarti dal momento in cui trattieni il respiro, così più il tempo passa e più ti avvicini.

Importante è quindi non avvicinarsi troppo e quindi mantenersi entro la famigerata soglia di sicurezza perchè "riconoscere la soglia di sicurezza = sapere come non avvicinarsi troppo al limite".

Ripeto la domanda (è la terza volta): qual'è sta soglia di sicurezza,dove sta e come la riconoscete ?

senza alcuna pretesa di nessun tipo e esclusivamente per quel che mi riguarda:quando sento la fame d'aria riemergo,se sono in pochissima acqua mi arrischio ad attendere le contrazioni diaframmatiche.

 

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fermo restando che questi discorsi sono sempre utili,esiste una statistica,una triste statistica delle cause dei decessi nella pia?chiaramente intendo il motivo per cui il pescatore non è riemerso in tempo,cioè oltre al fatto che qualcuno sia rimasto,per sua scelta oltre il famoso limite di cui stiamo discutendo,ci sarà quello che è rimasto per chè si è incastratosotto un sasso,quello che ha cominciato a risalire in tranquillità,ma gli sono venuti i crampi,ecc.ecc.

questo che significa?significa che il 90 % di noi pesca in tranquillità,senza strafare,ma esiste sempre la possibilità anche in questo caso ed anche senza andare a cercare il limite di rimanere sott'acqua.

significa che se il 50%(faccio dei numeri a caso) di quelli che ci rimangono è perchè sono andati oltre il limite,un altro 50% ci rimane perchè ha un incidente,malgrado stia pescando in sicurezza!

io sono convinto di pescare sempre in sicurezza,mi sono successi degli imprevisti,non più tardi di due settimane fa crampi a 10 mt,ma forse perchè pesco troppo in sicurezza sono riuscito a risalire,ma posso dire che non mi succederà mai niente?

alla fine di questa discussione credo che conoscere il mio limite non mi interessa,mi interessa stare in acqua in tranquillità con i miei amici.

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Alcuni di noi quel limite lo hanno raggiunto, forse superato, e sono stati solo molto fortunati.

Ecco,per questo ritengo che la differenza tra chi campa e chi invece è morto a mare,non sia sempre il buon senso,non si può generalizzare...

Io parlerei di sensazioni, di segnali, di avvisi che il nostro corpo ci lancia.

La crescita sta nel saper leggere questi messaggi, nel saper interpretare ciò che il corpo ci comunica...l'importante è cercare di farlo prima di arrivare a dire "ecco cos'era quello che sentivo" se si può raccontarlo dopo un incidente.

Niente di filosofico o mistico...parlo di cose molto concrete.

Ci siamo, quello che vi chiedo è proprio di fornire indicazioni chiare e concrete.

Oggi chi va a frequentare un corso (e con questo credo di aver risposto a paino,che tanto sorpreso m'è sembrato per il mio interessamento a un certo tipo di messaggi) questo cerca,concretezza da poter applicare in mare!

Chi vuole pescare in sicurezza, chiede quasi sempre all'istruttore quali sono quei segnali da leggere e interpretare per avere la certezza di non incorrere in una sincope.

Se quando si parla di limite si fa riferimento alla sincope e si raccomanda che occorre tenercisi lontani, c'è sempre quello che chiede "lontani quanto?","come faccio stabilire quanto sono lontano o vicino ?"...e questi dubbi sono sensatissimi!

Fornire una risposta è difficile (praticamente impossibile...) perchè finchè il limite da conoscere,e da cui tenersi lontani,continua a considerarsi la sincope, gli allievi di un corso (ma anche tante altre persone) non avranno mai niente di concreto in mano, rischieranno di tirare un'apnea (tutti,prima o poi,per un motivo o per un altro, sbagliano e la tirano) non avendo la più pallida idea di quanto si siano avvicinati a quel limite...perchè non lo conoscono ( e non lo conosce mancol'istruttore...).

In acqua i rischi ci sono, ma quando si è consapevoli di quello che si fa, sti rischi devono essere cacolati,devo sapere quanto rischio a seconda di ciò che faccio prima ancora di farlo,in modo da poter stabilire se farlo o meno.

Sembra un gioco di parole ma non riesco a spiegarlo in altro modo.

L'inconsapevolezza di quanto si è lontani dal limite-sincope,non permette di calcolare niente,col risultato che in giro c'è tanta gente viva solo perchè molto fortunata...e tanti di noi sono stati molto fortunati almeno una volta...

 

Il problema si può risolvere abituandosi (o educando) a considerare come limite del pescatore in apnea entro i 10m di profondità (e sempre ammesso di saper respirare correttamente in superficie),non la sincope, ma le contrazioni diaframmatiche.

Sono le contrazioni il limite da cui tenersi lontani.

Quando le contrazioni si avvicinano,guarda caso,finisce la sensazione di agio sul fondo ed è questo il momento oltre il quale non si deve mai andare,primo per avere la certezza di poter risalire in sicurezza,e secondo perchè senza agio ,con la sofferenza della fame d'aria e delle contrazioni,è impossibile pescare in modo efficace.

Infatti

Caro Fabio, la mia personale soglia di sicurezza che come giustamente dici è una sensazione, la percepisco come la fine di quel magnifico stato di benessere e rilassamento che provo. Al primo accenno di declino di questo stato, ben lontano dalla fame d'aria, è come se mettessi il pilota automatico, interrompo l'azione di pesca e risalgo.

Incrementando la profondità,poi, accade che quella sensazione di agio diventi via via più inattendibile,e se a questo aggiungiamo che non possiamo solo guardarci dentro come fanno gli apneisti puri,ma occorre prestare attenzione anche a ciò che sta fuori,si capisce quanto tempo,esperienza e cautela siano necessari per poter stabilire se si possa o meno incrementare di un solo metro la propria profondità operativa.

Io stesso ho avuto fretta di bruciare le tappe da questo punto di vista...e per questo mi considero uno dei tanti fortunati di cui scrivevo prima...

Sta roba dovrebbe essere lapalissiana,ma in realtà non lo è e non lo sarà finchè ci saranno pescatori che vorranno bruciare velocemente le tappe (tramite attrezzature particolari,corsi di apnea finalizzati all'incremento della quota operativa o dei tempi di permanenza sul fondo,ecc.),ragazzi che contano le contrazioni sul fondo,ventenni che si muovono con apparente disinvoltura a 25-30m di fondo perchè pensano che basti andare tanto in mare per ottenere a quell'età ciò che uno come Mazzarri ha ottenuto dopo i 30 anni (per la cronaca,Mazzarri [parole sue] ha usato per la prima volta in vita sua un piombo mobile in occasione del Mondiale di Porto Cristo ) ,o gente che mi dice di essere delusa dalla tecnica di respirazione che gli viene insegnata perchè "non ha notato miglioramenti immediati nella sua apnea ma forse gli s'è pure ridotta " (mai che passasse per la testa che prima st'autonomia sembrava superiore solo perchè si iperventilava troppo e ci si avvicinava senza saperlo a una bella sincope improvvisa...per carità),piuttosto che delusa per non aver incrementato il proprio carniere ad un mese dal conseguimento di...un attestato di frequenza (questo è il brevetto di pesca in apnea) di un corso di aggiornamento e/o formazione culturale,ossia niente che certifichi l'acquisizione di una qualche abilità pratica.

Modificato da siccia
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  • 3 settimane dopo...
  • 2 mesi dopo...
:clover:

 

Continuano gli incidenti..i morti ..... ultimamente tre fratelli sardi..proprio quelli che magari hanno più cultura, esperienza e storia di mare...

Sono un autodidatta...e forse già questo di per se è un' errore perchè non facendo un corso di apnea mi precludo tutta una serie di conoscenze ed esperienze fondamentali per la sicurezza.

Grazie al web ho imparato tantissime cose..ma mi rendo conto che ci sono ancora tante domande non risposte in questa splendida disciplina anche per i più esperti.

Nel mio piccolo ho capito che arrivare alle contrazioni diaframmatiche è già un limite troppo pericoloso da raggiungere. Io non so cosa siano perchè non le ho mai avvertite...risalgo sempre dal fondo quando ad un certo momento della mia apnea sento l' esigenza di respirare..la classica fame d' aria credo... Non mi sono mai azzardato a superare i 10 metri di profondità ( ho paura della eccessiva profondità e non ho un' apnea che supera i 30 secondi..) . Per tutti questi motivi ritengo di mantenermi ragionevolmente nei canoni di "non andarmela a cercare..." . Non parlo di "essere in sicurezza" perchè il mio grande dubbio attuale è se sto respirando bene o se non arrivo a segnali di contrazioni ecc..solamente perchè sto iperventilando.

Ad oggi la regola che mi sto imponendo è quella che sento consigliare un pò da tutti ..cioè non respirare troppe volte prima di immergermi ma al max 3-4 respiri profondi e il più possibile lenti. Su AM di Giugno su un bellissimo articolo di Bardi (che stimo molto anche non conoscendolo..a pelle) ho letto che pone un limite di 6 respirazioni profonde con inspirazioni ed espirazioni circa di 10 secondi ognuna ( a me sembrano un eternità ...forse perchè sto sbagliando il modo di respirare)...mentre Tiveron su AM di Luglio sempre su un bell' articolo dedicato alla respirazione parla di respirazione diaframmatica preventiva a quella toracica in questi termini:

- respirazioni diaframmatiche quante ne vuoi

- successivamente pochi atti respiratori toracici e poi giù in immersione.

Mi rendo conto che potrei aver scritto una marea di sciocchezze sia a causa della mia inesperienza che per il fatto di non aver frequentato nessun corso specifico..però vorrei cercare di non trasformare questa passione che ho scoperto da pochi anni in un incubo, vorrei cercare comunque di divertirmi con prudenza, vorrei stare sott' acqua senza pensieri negativi.

Ho parlato con un mio collega scoprendo che in passato (20 anni fa) faceva apnea (anche quote di 25 metri) era ' istruttore ARA e aveva avuto esperienze anche di ARO (una sorte di autorespiratore usato in campo militare a detta sua..). In pratica mi ha un pò spaventato perchè neanche a farlo a posta mi ha raccontato che in piscina andò in sincope durante un apnea e solo dopo tre respiri profondi..mi ha raccontato, come a tutti quelli ai quali è successo, che è stata una cosa immediata, che si è trovato a bordo vasca senza ricordare nulla. Io incredulo ho cercato di approfondire per capire.... e sono arrivato a comprendere che in pratica lui ha eseguito una iperventilazione perchè dopo la sua normale ventilazione al momento di partire è stato interrotto per far partire in vasca un' altra persona, si è interrotto... sono passati altri secondi (forse minuti ..bho) prima che potesse tuffarsi durante i quali ha continuato a respirare.

Lui mi ha detto ...non rischiare..non fare cazzate...2 respiri fatti bene e vai giù!!!

 

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Ospite Forchetta

 

 

ciao a tutti , ricordatevi che molti di quelli come noi che vanno a cercare il limite pescando se non hanno un compagno attento e preparato non lo sapranno mai il loro limite , perche pescare in apnea da soli e cercare il limite o meglio pensare di conoscere questo limite che per un sacco di motivi ogni giorno è diverso puo portare alla morte ,, superare li limite o risalire a fine apnea con tutta la tranquillita del caso e incorrere in un incidente in un imprevisto una barca che sta passando un pescione a mezz acqua un grampo o anche una semplice rottura di una pinna uno spavento o altro non ti permetteranno di raccontarlo , pultroppo anche quest anno, mi sembra che ci siano stati anche troppi morti ,

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