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La Storia Si Ripete...


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Nuovo week-end, nuova pescata. Come del resto faccio sempre in modo che accada, quando le condizioni meteo, il lavoro e gli impegni in generale lo permettono.

Sabato 20 quindi, come da copione, parto alla buon'ora per l'ennesima avventura ittio-venatoria in Croazia. Nonostante durante la settimana avessi cercato di convincere Leonardo ad unirsi alla battuta (che si è visto costretto a rinunciare, causa il lavoro), memore la bella pescata fatta insieme il sabato prima, comunque anche stavolta non sono solo. Infatti sono riuscito a tirare con me Luigi, un amico nonchè collega d'ufficio, che mi farà compagnia venendo con me in Croazia, anche se non per pescare ma per prendere un po' di sole...

Arriviamo sul posto per le 07:00. L'aria del mattino è a dir poco frizzantina (il termometro dell'auto segnava 10 °C di temperatura esterna!), ed una tagliente brezza di borino non lascia presagire nulla di buono dal punto di vista venatorio. Le condizioni climatiche mi fanno penare non poco durante la vestizione, ed i presupposti non sono neanche dei migliori per il mio amico, convinto anche lui di aver fatto una levataccia invano. Tuttavia il cielo è terso e l'acqua appare particolarmente limpida, cosa alquanto insolita per l'alto Adriatico istriano.

Mentre mi infilo la muta, tra un'imprecazione e l'altra per il freddo, osservo la superficie dell'acqua: noto parecchia mangianza appena sotto il pelo dell'acqua, non molto lontano dalla riva, evidenziata da alcuni gabbiani e cormorani che vi girano intorno incuriositi. Ad un certo punto sento un gran sciabordio d'acqua ed un centinaio di cefali di taglia medio/grossa (era proprio questa la "mangianza" che vedevo sotto il pelo dell'acqua) che saltano come in preda al panico fuori dall'acqua... CI SONO I PREDATORI!!! Bene, quasi quasi comincio a ricredermi dalle previsioni fatte poco prima...

Vista la bassa profondità del tratto di mare in cui ho visto saltare i cefali, immagino si fosse trattato di una grossa spigola in cerca della colazione. Mi affretto quindi a completare la vestizione e a sistemare l'attrezzatura e mi tuffo velocemente in acqua. Appena immerso scorgo subito i cefali in lontananza, grazie anche all'acqua limpida come l'ho vista poche volte in questo mare. Mi avvicino molto lentamente, riuscendomi a portare a distanza utile per un tiro efficace, nascosto dierto uno scoglio semi-affiorante. I cefali sono a centinaia, sono praticamente circondato, e noto alcuni esemplari particolarmente grossi, sicuramente oltre il kg di peso. I mugilidi appaiono molto nervosi, ma comunque mi sfilano davanti a breve distanza, tanto che sono molto tentato di tirare qualche schioppettata a qualche bel cefalo dorato particolarmente corposo. Tuttavia desisto, nella speranza di veder comparire di lì a poco la sagoma di uno spigolone, di un serra o di chissà cos'altro. Attendo immobile, sempre nella stessa posizione, col fucile puntato e col dito sul grilletto che "prude", pronto a far fuoco; purtroppo, dopo qualche minuto i cefali si dileguano... dei loro predatori nemmeno l'ombra, ed io mi ritrovo con un pugno di mosche. Lì per lì penso che avrei fatto meglio a tirare a qualche bel cefalo nel mucchio, che anche la coppiola non sarebbe stata un'impresa impossibile. Comunque abbandono subito i ragionamenti fatti "col senno di poi", lascio il riparo e comincio ad aggirarmi nel bassofondo alla ricerca del banco di cefali che sembra dissoltosi nel nulla. Invece, scorgo qualche bella (e scaltra) spigola che fa capolino tra gli scogli affioranti con la bassa marea, e che schizza via non appena comincio a portare il fucile nella loro direzione.

E' ancora presto, ma nonostante la quantità di pesce finora avvistato, mi trovo ancora col cavetto vuoto. Decido allora di tentare la fortuna un po' più al largo, su batimetriche leggermente maggiori, alternando degli aspetti alla ricerca in tana, sperando di trovare magari un anfratto di corvine o qualche discreto scorfano imbucato. La ricerca in tana non dà i risultati sperati, ma durante un paio di aspetti eseguiti su un fondale di grotto misto a sabbia e fango sugli 8-9 metri di profondità, mi si presenta un branco di 5 o 6 denticiotti da circa 1 kg ciascuno che si avvicinano guardinghi, restando sempre al di fuori della gittata della mia arma. Insisto quindi con un ulteriore aspetto, nella speranza di fare l'incontro (sebbene improbabile a quella batimetrica) con un dentice di dimensioni più generose. Mi ventilo, faccio la capovolta e scendo a foglia morta sul fondo, avendo cura di occultare la mia sagoma ben bene dietro ad un costone di grotto, puntando il fucile verso il largo. Passano una trentina secondi. Silenzio. I denticiotti di prima sono scomparsi, e realizzo che stranamente non c'è più traccia neanche dei vari pescetti (castagnole, saraghetti e piccole occhiate) che mi giravano intorno durante le apnee precedenti. Vuoi vedere che... Ed ecco che la mia "elucubrazione mentale" si materializza in tempo reale: proprio davanti a me, leggermente defilato sulla sinistra, spunta dal nulla un testone enorme che mi punta con aria sorniona e minacciosa, con le fauci semi-spalancate. E' una grossa leccia! :sub: Non perdo la calma, resto immobile ed aspetto che il pescione si avvicini per un un tiro sicuro. Così accade, ed arrivato ad una distanza di circa 3 metri e mezzo dalla punta del fucile, si defila per scrutarmi, mostrandomi il fianco destro. Perfetto, proprio quello che volevo... Miro appena dietro l'opercolo branchiale e la linea di mira asseconda per qualche attimo la sua traiettoria, prima di premere il grilletto ...ZZZACKKK!!! Lo centro proprio dove l'avevo mirato!

Inutile dirlo, la leccia parte subito a razzo verso il largo (...e per fortuna stavolta non ho dimenticato di allentare la frizione del mulinello), dimenandosi nel tentativo di liberarsi dell'asta piantata dietro l'opercolo: il colpo infatti, per quanto fosse stato portato bene, non è riuscito ad insagolarla. Tempo di risalire a galla e la leccia ha già srotolato come niente 20 metri di sagolino dal mulinello. Faccio dapprima "sfogare" il pesce per uno o due minuti, cedendogli sagola ma pinneggiandogli incontro, temendo che la veemenza della sua reazione, sommata alla mia resistenza, avesse potuto causare qualcosa di irreparabile (come l'asta piegata o spezzata, l'aletta divelta, la sagola tranciata o un'impiombatura saltata). Quando vedo però che i 50 metri di sagolino del mulinello sono quasi finiti, capisco che devo fare qualcosa; comincio quindi a prestare un minimo di resistenza con le mani, e a "risalire" la sagola verso il pesce negli istanti in cui questo sembra opporre minore resistenza. La leccia ha comunque delle reazioni improvvise (soprattutto quando mi vede avvicinarmi nel tentativo di recuperarla) che le fanno guadagnare in pochi istanti decine di metri di sagola. Io comunque oppongo sempre un minimo di resistenza per sfiancarla, facendomi talvolta trascinare per brevi tratti.

Dopo mezz'ora abbondante di tira e molla riesco finalmente ad avvicinarmi alla leccia, che appare esausta boccheggiante a mezz'acqua. Vedo che l'asta è leggermente fuoriuscita, quasi penzolante, dal foro d'ingresso. Ho paura che l'aletta si possa essere danneggiata o possa aver slabbrato il foro di uscita; quindi, onde evitare di rimanere con l'amaro in bocca per una simile disattenzione, scendo e spingo l'asta in modo da infilarla nuovamente dentro l'opercolo, e la afferro saldamente con entrambe le mani, serrandole sul pesce, che viene portato con me a galla. Un'ultima vigorosa scodata mi fa sobbalzare, dopo di chè finisco la preda con la solita stilettata sotto le branchie e mi avvio verso la riva (che come posso constatare si è allontanata di parecchio!).

Il mio amico, che mi aspetta a riva intirizzito dal freddo, mi vede tornare dopo appena un'ora; ancora non si rende conto di quanto accaduto e sembra alquanto perplesso. Io, dissimulando la mia euforia, gli dico: "Luigi, io per oggi ho finito...". E lui: "E perchè? Qualcosa non va?". "In effetti ho esagerato..." gli dico, e nel contempo tiro fuori la lecciona che tenevo nascosta sott'acqua, sotto la mia sagoma. Lui, che non si aspettava nulla di tutto ciò, rimane di stucco, a bocca aperta, per qualche minuto... Poi l'entusiasmo ed i complimenti, prima delle foto di rito per una cattura così eccezionale.

Appena possibile scrivo un sms a Leonardo per raccontargli dell'ennesima brevissima e fantastica pescata in Istria. Lui mi chiama dopo appena 5 secondi, mandandomi prima bonariamente a quel paese, ma facendomi poi mille congratulazioni sincere per la cattura. Io gli prometto di postare qualcosa sul forum, ed infatti eccomi qui... Mi dispiace solo non aver potuto condividere con lui in acqua quella bellissima mezz'ora. Ma sono sicuro, le occasioni non mancheranno in futuro... Vero Leonardo? ;)

Finito di pulire il pesce e risistemata l'attrezzatura in macchina, io e Luigi decidiamo di levare le tende, visto che il borino non è calato e, nonostante ci sia uno splendido sole, continua a fare parecchio freschetto. Tuttavia, prima di fare rientro a Trieste, mettiamo la ciliegina sulla torta ad una giornata da ricordare: si va a pranzo al solito ristorante di fiducia (prima o poi ti ci porterò, Leonardo) per una mangiata di pesce coi fiocchi, di quelle "epocali"... Ma questa è un'altra storia... :bye:

 

Tano

 

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Modificato da g.doddis
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La mia prima esclamazione non la possono scrivere!! :censored: Comlpimenti per il pescione!

P.S.: probabilmente è perchè non c'era Leonardo con te :devil:

 

Quoto padella e sono daccordissimo con lui!!! :thumbup::thumbup:

Per te complimentoni un bel grande pescione e sopratutto una bella azione di caccia!! BRAVO!!!

:clapping::clapping::clapping:

 

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Avessama fà che mi date la nomea del Giona!!!

Andate tutti e due a fanculizzarvi da soli Fravit e Padella...

 

A Grosseto famo i conti!

Comunque caro Tano ancora complimentoni per la bestia ma anche per l'emozionante racconto che ci hai regalato, anche se già sapevo buona parte della vicenda, mi ha emozionato lo stesso per la sua avvincente descrizione.

Ma hai poi potuto pesare la preda?

Modificato da Leonardo
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