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Approfitto dell’occasione per esternare la sensazione di paura che mi suscita il mondo dell’apnea pura ( intesa fine a sè stessa ).

 

Devo premettere tre considerazioni :

 

. quanto dirò è solo un’esternazione, una considerazione personale che origina da un sentimento, da una sensazione. Non voglio quindi fare proclami, nè denuncie, nè accuse ma solo manifestare un punto di vista intimo.

 

. quanto dirò non ha il suffragio di dati o statistiche. Abuserò quindi del CONDIZIONALE. Anzi se esitono fonti in grado di smentirmi, tanto meglio, allieteranno il mio disagio.

 

. quanto dirò si fonda sul mio background di pescatore subacqueo, quindi origina da una realtà di vissuto difficilmente generalizzabile in quanto personale per definizione. Ho però la presunzione di ritenere questo mio percorso educativo perlomeno verosimile a quello che accomuna molti pescatori della mia età. E’ una visione, alla luce dei fatti, decisamente anacronistica che evidentemente non rappresenta più il “modus operandi” di chi vuole approcciare il liquido elemento.

 

Dunque, come premesso, il “modus operandi” cui mi riferisco, CREDO accomuni molti della mia generazione : trentenni che rappresentano quelle che io chiamo le terze genarazioni di pescatori subacquei, all’interno del mio personale modo di suddividere l’epopea della caccia subacquea.

Le prime sono quelle dei pionieri.

Poi vengono i nostri genitori, che sulla strada dei predecessori hanno aperto le porte alla scoperta e all’affinamento delle tecniche e delle attrezzature, nonchè ad una consapevole educazione delle generazioni successive, cioè le terze, cioè noi.

In quanto facente parte di questo “sistema” sono orgoglioso di poter affermare che la passione per il mare mi è stata trasmessa fin dall’infanzia, forse ancora prima, a livello embrionale, a livello di DNA. E da qui si è sviluppata in modo costante e razionale lungo il corso della vita intera, andando a determinare un percorso evolutivo che ritengo giunto a maturazione da non più di un lustro.

 

E' passato il tempo in cui sognavo di emulare i campioni patinati di Pescasub che andavano a stanare saraghi, corvine, cernie a trenta metri e più.

 

Raggiunta maturità significa che oggi riesco a catturare in una sola spanna d'acqua prede ben più soddisfacenti ( spigole e orate ) che anni fa neanche mi sognavo ( perchè manco le vedevo ).

 

Raggiunta maturità significa che il richiamo dei trenta metri che sento dopo dieci mesi passati nella schiuma non ha nulla a che vedere con la prestazione, ma coi sentimenti, con quelle sensazioni di intima libertà che le profondità sanno darmi.

 

Ci ho messo più di venti anni di apprendistato.

 

Nella mia infanzia la pesca subacquea significava aspettare dalla spiaggia il ritorno dei “miei eroi”.

Eroi, sì. In quegli anni in Terra Santa non c’era inflazione di porti. I gommoni erano battelli pneumatici di 3,5 metri ; chi li guidava era un temerario. I rari incontri che avvenivano per mare erano celebrati da riti che esprimevano la consapevolezza di appartenere ad una schiera di uomini liberi, avventurosi, amanti del mare.

Non ci si avventurava in quel blu infinito per moda o per ignavia emulativa, ma solo per amore.

 

 

Il mare ti rende solo e piccolo, vulnerabile. Devi impare questo, imparare ad amarlo, a rispettarlo, a temerlo senza offenderlo. Questi sentimenti sono alla base della mia formazione di pescatore subacqueo.

 

Non passa molto tempo che mi ritrovo attaccato alle terga di mio padre nelle prime esplorazioni del sottocosta. Il razzolo ai quei tempi garantisce la cena ( e pure il pranzo ) e quelle prime immersioni rappresentano una palestra ottimale : l’esperienza sul campo.

 

Poi i primi tuffi in solitaria, con qualcuno che mi segue a vista dagli scogli : un retino per portapesci, un 50 ad aria compressa e tanta voglia di imparare.

I primi turbamenti alla ricerca del giusto equilibrio tra istinto passionale ed etica.

 

L’adolescenza mi vede imbarcato per le prime gite in gommone. Tutti i “miei eroi” già pronti ad entrare in acqua, poi qualcuno che deve rinunciare a tuffarsi ed aiutarmi nell’affinamento delle manovre del rito della vestizione.

 

L’autonomia è una conquista graduale, sempre supervisionata da qualcuno più esperto.

 

Solo di recente, come dicevo, ho conseguito la consapevolezza della maturità.

L’entrata al Goggler Club di Milano è stata fondamentale. Così come il mondo delle gare. Così come il cambiamento di rotta del punto di vista venatorio.

Prima pescavo razzolando prevalentemente in estate : mi portavo appresso il retaggio dei “miei eroi”, ma occorreva fare un salto di qualità. I pescetti da mangiare non mi soddisfacevano più.

Per cui mi sono rimesso di nuovo in discussione, di nuovo ad imparare da nuovi maestri, di nuovo a fare un passo alla volta, assecondando il mio sentire, il mio istinto.

Ho cominciato a non guardare più le mie prede abituali, ho scoperto il mare di fuori stagione, l’agguato in acqua bassa, ed ora eccomi qua, pronto a ritenermi maturo, esperto : ho trent’anni e vado in mare da quando ne avevo meno di dieci.

 

Questo modus operandi CREDO sia tramontato.

 

L’avvento dell’ARA ha portato frotte di bombolari ad affollare il liquido elemento : preparazione zero, conoscenza del mare e dei suoi abitanti nulla, ma poco importa. Questa gente si affida ai diving, si fa portare a spasso, difficile che questi individui si avventurino da soli nei meandri del mare nostrum. Non è la paura il sentimento che mi si instaura dentro quando penso a loro.

 

Poi è venuta la moda dell’apnea pura, fine a sè stessa.

 

L’apnea pura era inizialmente relegata in dualismi ( Maiorca/Mayol, Pipin/Pelizzari ) che facevano contesto a sè stante.

 

Ora gli appassionati dell’apnea pura hanno creato un movimento di notevole portata, movimento che mi incute un certo timore.

 

Il mondo della caccia subacquea ha sempre considerato il lato “prestazionale”, sia in termini di tempi di apnea che di quote di profondità raggiunte, come accessorio all’attività, il cui fine ultimo rimaneva la cattura ( tralasciamo l’aspetto romantico del rapporto con il mare ).

 

E per catturare occorreva esperienza tattica, maturità tecnica, e, permettetemi questo romanticismo, una grande passione per il mare coltivata nel corso degli anni.

 

 

Ora c'è qualcuno che esce da un corso ( qualche lezione di teoria, quattro tuffi in piscina ) e crede di avere il mondo in mano.

 

Poco male se lui al mare non ci è mai andato, se non lo conosce affatto.

 

No, perchè lui fa 4 minuti e 30 di statica ( che vanto sul Forum ! accipicchia ) ; 85 metri di dinamica ( in Lista li faccio morire di invidia ! ) ; le contrazioni diaframmatiche gli vengono quando lo vuole lui ; fa recuperi di 2 minuti, 20 secondi, 58 centesimi e 450 millesimi, e guai se si sgarra di un nanosecondo !

Insomma, questo perfetto apneista che si allena rigorosamente all’asciutto non vede l'ora di andare al mare per fare il suo personale record di profondità ...... 30 metri ? Ma va, meglio 40, lungo il fatidico CAVO ! Tanto c'ha il brevetto, lui.

 

Pensate che il mare lo si possa affrontare scientificamente ?

 

Io non credo. Io credo che bisognia imparare a consocerlo, con calma, con dedizione, da dentro e non da una piscina.

 

Questo approccio non è dannoso solo per loro stessi. Magari se se ne stessero vitanaturaldurante in acqua clorata non avrei tutta questa paura ! Sarei molto meno preoccupato. Ma prima o poi il mare dovrà vagliare la loro preparazione, e allora non ci saranno istruttori a recuperarli dalla sincope.

Sincope, samba, quotidianità delirante, fa parte del gioco. Se vai in samba ti squalificano, occhio stai attento ....... ah, bè, allora non ci vado in samba, se no mi squalificano.

Caso mai ci vado quando sarò in mare per i fatti miei, magari con un bel fucile a caccia di cernie abissali, senza giudici che mi squalifichino o istruttori che si incazzano per i punti fatti perdere alla squadra. Quando sarò solo sarò libero di ballare tutte le sambe del mondo.

 

Questo modo di porsi è dannoso anche per tutti i pescatori meno esperti, che hanno visto innalzarsi prepotentemente gli standard prestazionali e che hanno deciso di raggiungerli senza capire che non riguardano la pesca.

 

Negli ultimi anni le vite perse per mare sono aumentate o FORSE è solo una mia sensazione.

Forse è solo che grazie alle Liste ed ai Forum se ne parla, mentre prima rimanevano nascoste.

Non lo so di preciso, ma la sensazione è che siano aumentate, e la mia paura è che siano state causate dall' emulazione di queste bande di superuomini e delle loro superprestazioni.

Prima erano solo i grandi campioni a raggiungere certi livelli, riguardavano un altro mondo.

Ora lo fanno tutti, perchè non devo farlo anche io ?

 

Io, vecchio solitario del mare, so che la pesca si sublima con la cattura, anzi, nemmeno, il tentativo della cattura è già sufficiente, la prossima volta andrà meglio.

La prestazione ( tempo e profondità ) ..... chi se ne fotte ?

 

Gli apneisti puri se ne fottono, con le loro tabelle, i loro tempi di recupero, i loro raffronti prestazionali, la loro sfida contro i propri limiti ecc.

 

E questo approccio mi fa paura, una paura tremenda.

 

Prima dell’avvento di questa moda, CREDO che le prestazioni da superman fossero lasciate ai personaggi suddetti, fossero considerate eccezionali, non replicabili.

 

Questo fatto, unitamente all’indole solitaria del pescatore ( quindi più attento al fenomeno sincopatico perchè nella maggioranza dei casi senza ritorno ), unitamente al fatto che si arrivava ad essere pescatori dopo anni di gavetta e di osservazioni direttamente captate sul campo, ebbene CREDO che tutto ciò abbia tenuto a bada il fenomeno della sincope.

 

Tra i successori dei pionieri, cresciuti con l’incubo dell’iperventilazione, il fenomeno sincope CREDO sia stato circoscritto con successo.

 

Oggi samba e sincope sono termini di estrema attualità, quindi vogliate permettermi di avere paura.

 

La contaminazione della pesca che sta provocando la moda dell’apnea pura, bè, per me è dannatamente pericolosa.

 

Il clou della nuova stagione è alle porte : se il buon giorno si vede dalle discussioni sui Forum e sulle Liste ...............

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Carissimo GORDON,

Cio' che hai esposto in modo completo mi fa riflettere........ognuno di noi ha un proprio "OFF LIMITS".Solo la saggezza ,l'esperienza la cultura,l'approccio alla disciplina,le regole di sicurezza, ed io metterei anche"la materia grigia",fanno in modo che il singolo sportivo(apneista o pescatore) non l'oltrepassi MAI!.

Solo cosi' potremo parlare di sport educativo.

Grazie per la tua meticolosa e puntuale spiegazione.

un salutone :subh:

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Ospite walter

Ciao Gordon,

quanto dici mi sembra corretto, e concordo con le tue perplessità.

A mio avviso credo che sia proprio la correttezza dell' interpretazione di quanto appreso in piscina, ad essere la chiave di lettura giusta..

Vedi io sono un "vecchio" pescasub, che da qualche anno si allena in piscina per cause di forza maggiore. In piscina mi alleno. Intendo dire che mi faccio le gambe ed il fiato. Imparo a pinnegiare meglio, imparo a respirare meglio. Inoltre durante gli allenamenti vedo (scopro) anche cosa vuol dire non essere in forma per un qualsiasi motivo...

Tutto questo cerco di trasformarlo in sicurezza aumentata durante nei pochi giorni l'anno che posso andare a pescare.

Intendo dire che i posti dove vado a pescare sono sempre i soliti, ma prima ci andavo meno preparato, e senza una visita medica periodica, adesso onestamente credo che i miei margini di sicurezza sono aumentati, anche se ho qualche anno in più.

Se, invece, allenarsi equivale a cercare di incrementare sempre le prestazioni, alla ricerca del pesce più fondo..allora l'approccio è sbagliato. Completamente sbagliato!!

Un caro saluto

Walter

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Leggete bene questo splendido ed eruditivo post...

Anzi, alcuni lo copino e lo stampino recitandolo come orazione della sera, oppure se lo mangino metabolizzandolo (speriamo) o sennò se lo tatuino sui fucili o sulle tabelle che tanto sono care!

Bravo Gordon!

 

;)

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Ospite Massimiliano Santucci

Concordo ammirato per quello che sei riuscito a esporre con così tanta chiarezza.

Bisogna pensarci sù a questo post sia i bravi che i meno bravi (io), o chi si avvicina adesso al mondo dell'apnea e della pesca in apnea.

Saluti. :o

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ECCEZIONALE...

 

non trovo altre parole...

;);););)

 

 

Gianfranco......................................

......................................................

.......................................................

dinuovo non trovo le parole...

leggi tra le righe...

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E' incredibile,leggendo il tuo post credevo di guardarmi allo specchio, era come se tu mi conoscessi: io sono praticamente nato a mare, ho imparato a nuotare che avevo 2 anni, mio padre, valente pescatore, mi porttava con sè durante le sue battute di pesca su di una canoa gonfiabile alla quale legava la sagola fissata, all'estremità opposta, al calcio del suo medisten, mi diceva " se c'è qualcosa che non va, tira la sagola che io vengo sù"; ma a me andava sempre tutto bene, avevo all'incirca tre anni e mi divertivo a scrutare la superficie del mare per cercare di individuare la sagoma di mio padre sul fondo, e nel frattempo giocavo con le cernie e coi polpi che, una volta presi, lui buttava dentro la mia canoa sorridendomi.

Da lì a poco, all'incirca a dieci anni, avrei fatto la mia prima capovolta, ed avrei iniziato la mia avventura alla scoperta di quel mondo meraviglioso che c'è sotto la superficie del mare, ma non percorrevo le orme di mio padre, mi ha sempre affascinato più della pesca l'andare a vedere cosa c'era giù nelle profondità, la pesca non era null'altro che una scusa, spessissimo, lasciavo che il fucile cadesse sul fondo tirandosi dietro la sagola per intero, ed io mi divertivo a scendere giù solo per il piacere che provavo a farlo, per il gusto dell'avventura; non dimenticherò mai quando in un fondale di poco meno di 20 mt. vidi apparire come per incanto

la sagoma di una splendida cernia di circa dieci chili, ed io là , a mani vuote non potevo fare altro che ammirarla.

Adesso ho 24 anni, pesco molto più assiduamente di prima , ed ho da poco

fatto un corso di apnea pura, che per me è una vera passione, conto i minuti, i secondi , i metri e mi alleno in piscina, ma mantengo un legame atavico col mare irresisstibile, ed ancora oggi , quando c'è una bella giornata di sole mi infilo in macchina e a vado a mare, proprio lì in quelle acque in cui mio padre mi portava a zonzo su di una canoa gonfiabile.

 

Non son daccordo con tutto quello che hai detto, ma credo che in una comunità, di qualsiasi tipo essa sia, si possa convivere benissimo anche avendo delle idee diverse; anzi , sono sicuro di poter cogliere spunti interessanti dallle tue riflessioni, come spero tu dalle mie.

 

ciao

Marco

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Bel discorso... bello davvero.

Però non sono d'accordo.

Le tue mi sembrano considerazioni valide, ma un pò semplicistiche.

Credo che il tu abbia trascurato un fatto fondamentale.

Vedi, tutte queste "nuove leve" dell'apnea pura, pronte a martirizzarsi in mare per un metro in più, sono uscite da corsi di apnea.

Sai chi li tiene in italia i corsi di Apnea?

Beh, stai certo che la maggior parte degli istruttori di A.A. sono proprio quelli che come te si sono fatti le ossa con la pesca subaquea, e che se non appartengono alla tua generazione, fanno parte di quella precedente ancora...

Insomma, ma se queste "nuove leve" prima ancora di entrare in mare con la ciambella, si fanno tre mesi di corso con istruttori qualificati che ti lavano la testa spiegandoti quanto sia pericolosa una sincope, non è meglio che rischiare che nei primi anni di una carriera da pescasub autodidatta, uno di questi ragazzi ci lasci le penne!???

Quando una persona è giovane, tende facilmente a fare ca...te, e purtroppo molti le fanno anche dopo i famigerati corsi di Apnea.

Però, se permetti, mi sembra che buona parte delle persone che tendenzialmente sarebbe portata a "strafare", dopo corsi del genere ci ripensa, o almeno sa a cosa va incontro!

Una persona "realmente" prudente si spera che non muoia in mare nè dopo un corso di apnea, nè dopo anni di esperienza da autodidatta.

Ma, si sa, gli elementi a rischio non sono certo quelli più prudenti.

Quindi, ti assicuro, la nuova generazione di apneisti puri ha almeno la possibilità di imparare qualcosa, prima di decidere di fare "quel metro in più".

Le persone che insegnano in questi corsi (io mi riferisco ad Apnea Academy, corso che ho frequentato), sono coscienti quanto te dei pericoli di questa disciplina e stai certo che non spingono i loro allievi alla ricerca delle "prestazioni". Anzi esattamente il contrario!

Quindi, se c'è gente che si esalta con le cassette di Herbert Nitsch che scende a -96 metri in costante e poi lo vuole emulare, è solo perchè ora c'è più gente che si interessa all'apnea.

E' un bene? Un male? Io a questo non so rispondere.

Ti so dire però che più gente c'è più è facile trovare gli imbecilli.

Però, se permetti, almeno parte dei "potenziali imbecilli" ha modo di imparare qualcosa da chi come te si è fatto tanti anni di gavetta in mare, e che farà di tutto per evitare che questa gente non ripeta i suoi eventuali errori.

Nessuno vuole morire in mare. Nè se ti immergi con il fucile nè se ti immergi senza.

E se un giorno mentre starai per prendere una cernia mi vedrai passarti sopra senza fucile, sappi che non dovrai stupirti.

Una nuova generazione di apneisti è nata, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Io rinnovo l'amore per il mare, rinnovo l'invito alla prudenza, rinnovo l'impegno nell'ascoltare chi ha qualcosa da insegnare.

 

E se un giorno morirò in mare

non sarà certo per scendere un metro in più.

 

Cordialmente,

Matteo

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un solo appunto, è sicuramente vero che oggi si sente sempre più spesso parlare di samba o sincope, ma è anche vero che nella maggior parte dei casi , per quanto riguarda l'apnea pura, sono incidenti che finiscono senza conseguenze, visto che oggi, molto più di qualche anno fa si da il giusto peso al fattore sicurezza,e questo proprio grazia all'apnea pura ed a qualche illustre personaggio in particolare.

Credo proprio che siano morte molte più persone nel tentativo di estrarre una cernia arroccata che per fare un metro in più sul cavo.

 

Ciao

Marco

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Vorrei unirmi al coro di apprezzamento per il bellissimo post di Gordon, che sottoscrivo in pieno. Io ho avuto con il Mare il suo stesso approccio e solo da alcuni anni ho maturato e condensato esperienze in grado di farmi fare un piccolo salto di qualità. Ora, a quasi 44 anni (sigh...) riesco a pescare in una spanna d'acqua, raramente arrivo a dieci m e rarissimamente vado intorno ai 15 ma non perchè non possa farlo, semplicemente perchè i bei pesci li trovo anche i due-tre metri...Spesso vado a pesca da solo (è sbagliato ma le mie ore disponibili non corrispondono sempre con quelle dei miei amici) e la prudenza è amplificata: non sono più un giovanotto spensierato (sempre molto prudente comunque), ora ho una moglie ed un figlio di 16 anni che si apettano che io torni a casa vivo e vegeto ed io non voglio certo deluderli. Gordon, se tu abitassi vicino a casa (in Sardegna...) ti offrirei una cena panatgruelica solo per ringrazierti delle bellissime parole che evidentemente hai pensato con grande attenzione. MITICO......

Osvy.

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Ospite ghigomatto

:P

 

Ti parlerò di me, e soltanto me.

 

Stesso percorso formativo, fatto di tanti anni di mare, di pescate in compagnia e in solitaria.

Poi la passione per l'apnea pura, oggi, che ho 36 anni sul groppone.

Entusiasmo per alcune performances che "non credevo di poter ottenere", ma niente di più.

Oggi mi ritrovo a potermi di nuovo, come per tanti anni in altre discipline, confrontarmi con me stesso e con gli altri praticanti agonisticamente, probabilmente perché ho i numeri per farlo,e poi, concedimelo, perché magari mi illudo d'averli, questi numeri.

E' vero, la passione per l'apnea pura non si manifesta col profondimetro e con il crono, ma questi ne sono comunque parte "non trascurabile", e chi non impara a confrontarsi sui propri limiti (questo é vero per ogni disciplina sportiva, specie se da praticarsi singolarmente e non in squadra) non potrà superarli.

Quanti hanno avuto il tuo stesso percorso?

Quanti sono cresciuti, come me, per esempio, col mare a dieci minuti di strada in macchina?

Io credo moltissimi.

Per questo penso sia meglio dare spazio a tutti, non si sa mai.

Ci raccontiamo?

A me sta benissimo.

Complimenti per il post, affascinante.

 

:D

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Io pesco (anche se solo da un anno) e sto facendo un corso di apnea.

Non penso sia giusto "avere paura" dell'apnea pura, un corso di apnea migliora l'acquaticità, la tecnica, la sicurezza.

Ma l'apnea sta alla pesca come la corsa sta al calcio, è un "fattore abilitante", niente di più.

Gli obbiettivi e le soddisfazioni che si ricavano dalle due attività sono completamente diversi: l'apnea è sostanzialmente confronto con i propri limiti, la pesca (soprattutto subacquea) è rapporto col mare e liberazione del proprio istinto predatorio.

Sono due cose diverse, insomma, e possono convivere, l'importante è non confondere gli obbiettivi: quello di un pescatore è sempre arrivare lucido a fare goal!

 

ciao Enrico

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Ospite marwhite

cavolo, siete tutti abbastanza tosti d'età.

e io che credevo di essere un matusa (44 anni compiuti).

mi fa piacere di essere in buona compagnia.

osvy mi è parso quasi di aver scritto io il tuo commento, solo che io, oltre ad uno di sedici anni, ne ho un'altra di tredici.

comunque, anche se non abbiamo mari pescosi come in sardegna, anch'io preferisco non pescare mai oltre i 15mt (meglio 10) pur consapevole di poter pescare ben oltre, ma in 30 anni di mare ne ho visto così tante..., la prudenza non è mai troppa e poi il necessario è vivere il mare.

a casa si sono abituati al fatto che parto di notte, arrivo nel pomeriggio e, raramente, ritorno con qualcosa.

marcello bianchi - santeramo (ba)

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