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Geo&Geo e i bombolari.


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Alessandro,

non sono certo la migliore delle persone per fare il capofila e neanche credo che sia necessario che ci sia un capofila.

Credo che le cose scritte sui forum mettano solo in pace la propria voglia di gridare ma non servano a nulla.

Credo che tanti, troppi non abbiano il senso delle proporzioni e delle misure reali.

 

La trasmissione di cui parliamo ha circa 1 milione di spettatori, il form dove postate ho una sola persona che vi ha fatto il "piacere" di rispondere.

 

Credo che occorra partire dal territorio, il luogo dove abbiamo perso perchè non siamo radicati, perchè siamo pochi, perchè siamo assenti, perchè siamo deboli, perchè siamo egoisti e perchè siamo facili da aggredire.

Insomma è da dove è stata costruita la nostra dipartita che occorre ricostruire ed occorrerà avere tanta tantissima pazienza.

La via è lunga e neanche è certo che ce la faremo...

Devo dirvi, per altro, che non credo che la FIPSAS sia l'entità migliore per muoversi.

Occorre ricordare che nella FIPSAS ci sono i nostri amici ed i nostri avversari.

Credo che occorra partire da una ASD del territorio dove vogliamo incidere e iniziare a combattere la Nostra battaglia.

Organizzare nel territorio un convegno a tema la difesa delle AMP ed invitare chi diciamo NOI insieme ai politici ed agli ambientalisti.

Per fare queste cose occorrono volontà, soldi e patrocinanti.

Una bella tavola rotonda dove i relatori siano quelli che diciamo NOI e dove si possano "ammirare" i video che saremo capaci di produrre.

 

Non è difficile per tutti ma per NOI è quasi impossibile.

Siamo pochi sparsi sul territorio, litigiosi (io stesso sarei a disagio a sentirmi al fianco di altri e crdo che altri si sentirebbero a disagio a sentirsi al mio fianco) e assolutamente privi di VERA voglia di FARE.

Spariamo due cazzate sul forum, spediamo due mail o una lettera a più firme e poi ci riaddormentiamo fino al prossimo schiaffone.

Fra poco, vedrete, tutti a nanna! :(

 

Ciao da :jrgian:

 

( :laughing::laughing::laughing: )

 

In conclusione?

 

 

p.s.: scusa, eh? Ma mi viene da ridere perchè le tue risposte compaiono all'improvviso, quando meno te l'aspetti: ma perchè ti anonimizzi?

Modificato da Ricky05
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Miglior contributo in questa discussione

ragazzi ,cosa ne pensate di rivolgerci al concorrente naturale della rai ( mediaset ), magari per spirito di contrapposizione, potrebbe dare uno spazio alla nostra categoria, per chiarire come stanno in realta le cose

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Alessandro,

non sono certo la migliore delle persone per fare il capofila e neanche credo che sia necessario che ci sia un capofila.

Credo che le cose scritte sui forum mettano solo in pace la propria voglia di gridare ma non servano a nulla.

Credo che tanti, troppi non abbiano il senso delle proporzioni e delle misure reali.

 

La trasmissione di cui parliamo ha circa 1 milione di spettatori, il form dove postate ho una sola persona che vi ha fatto il "piacere" di rispondere.

 

Credo che occorra partire dal territorio, il luogo dove abbiamo perso perchè non siamo radicati, perchè siamo pochi, perchè siamo assenti, perchè siamo deboli, perchè siamo egoisti e perchè siamo facili da aggredire.

Insomma è da dove è stata costruita la nostra dipartita che occorre ricostruire ed occorrerà avere tanta tantissima pazienza.

La via è lunga e neanche è certo che ce la faremo...

Devo dirvi, per altro, che non credo che la FIPSAS sia l'entità migliore per muoversi.

Occorre ricordare che nella FIPSAS ci sono i nostri amici ed i nostri avversari.

Credo che occorra partire da una ASD del territorio dove vogliamo incidere e iniziare a combattere la Nostra battaglia.

Organizzare nel territorio un convegno a tema la difesa delle AMP ed invitare chi diciamo NOI insieme ai politici ed agli ambientalisti.

Per fare queste cose occorrono volontà, soldi e patrocinanti.

Una bella tavola rotonda dove i relatori siano quelli che diciamo NOI e dove si possano "ammirare" i video che saremo capaci di produrre.

 

Non è difficile per tutti ma per NOI è quasi impossibile.

Siamo pochi sparsi sul territorio, litigiosi (io stesso sarei a disagio a sentirmi al fianco di altri e crdo che altri si sentirebbero a disagio a sentirsi al mio fianco) e assolutamente privi di VERA voglia di FARE.

Spariamo due cazzate sul forum, spediamo due mail o una lettera a più firme e poi ci riaddormentiamo fino al prossimo schiaffone.

Fra poco, vedrete, tutti a nanna! :(

 

Ciao da :jrgian:

 

 

Posso condividere a tratti quanto sostieni...ma diamine, un po' di entusiasmo!!!!

La cosa più semplice che mi viene da pensare, in questo momento, è la totale mancanza di un ente realmente rappresentativo del movimento...così che non si senta il bisogno(neanche a livello gioranlistico) di garantire un "processo equo" ai pescasub...

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Premetto che non ho visto il sevizio e che non conosco il posto in questione...ma se questa gente tiene a tal punto alla salute di quei fondali e li vuole proteggere dall'enorme minaccia che SOLO NOI PESCATORI SUBACQUEI rappresentiamo (chiaramente è la loro opinione!), perchè non si impegna con uno sforzo di pari livello per far si che la zona in questione diventi parco marino??

Non è che il problema non sono i 126 pescatori subacquei professionisti ma il godimento esclusivo di quel fondale da parte degli indigeni?

A questo punto non si tratta più di essere ambientalisti ma di monopolizzare ingiustamente una risorsa appartenente a tutti che è il mare!

Claudio

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ragazzi ,cosa ne pensate di rivolgerci al concorrente naturale della rai  ( mediaset ), magari per spirito di contrapposizione, potrebbe dare uno spazio alla nostra categoria, per chiarire come stanno in realta le cose

 

Tempo fa ho avuto la stessa tua idea, ma ancora non m'ero accorto di come stavano andando le cose a Mediaset.

Da quando c'è Quilici, bello mio, siamo caduti, non dalla padella, ma dall'acquario nella brace: almeno l'anno scorso c'era Pelizzari a Pianeta Mare. Oggi anche questa trasmissione s'è accolumbrinata (ti piace questo neologismo? L'ho inventato per l'occasione.) completamente alle esigenze corporative che si sono impadronite dell'emittenza popolare.

Forse l'unica rete rimasta è quel canale di caccia e pesca sul satellite. Ma io l'antenna non ce l'ho e posso vederlo solo sporadicamente a casa d'amici. E come me chissà quanti: per cui, peso zero.

E' la fine.

Modificato da Ricky05
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mi sono letto tutta la discussione non aggiungerei altro (punto).

 

Riflettevo su una cosa però, non siamo neanche LIBERI di inviare a Rai3 delle e-mail di protesta dove educatamente poter far valere le nostre ragioni!!!????... BO!!

 

ma cosa ci si poteva aspettare dai Rai3 e peggio verrà!!!!

 

 

Con rispetto

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Finora non ho partecipato a questa discussione per carenza di tempo e ne ho letto solo qualche messaggio, quindi mi sono fatto un'idea solo parziale.

Mi scuso con tutti. :oops:

 

Mandare le mail?

Sapete che ne penso?

inutili di fatto, utili solo per la coscienza propria e poter dire di aver fatto qualcosa, ma non cambia nulla.

Le mail non servono neppure in bagno come carta morbida, quindi fate voi ........ .

 

Le cose da fare:

esserci, esserci sempre dove serve.

Abbiamo un'associazione di categoria, che avrebbe la capacità e il potere di intervenire, ma non ne ha la voglia.

Non perchè è contro di noi ma perchè noi non ci siamo in essa.

Non intendo riferirmi al tesseramento che è una cosa banale, mi riferisco ad essere in Fipsas a fare qualcosa.

Essere ovunque e dovunque, presidiare il territorio, cioè presidiare luoghi istituzionali come comuni, provincie, comunità locali, tavoli di discussione o proposizione.

 

Noi siamo sempre assenti.

I diving sono sempre presenti.

Questa è la vera differenza, se noi ci fossimo nessuno farebbe nulla contro di noi.

Ma noi non ci siamo 999 volte su mille.

 

Altro che mail, fai cancella, schiacci, tutte cancellate.

 

Mauro

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Finora non ho partecipato a questa discussione per carenza di tempo e ne ho letto solo qualche messaggio, quindi mi sono fatto un'idea solo parziale.

Mi scuso con tutti. :oops:

 

Mandare le mail?

Sapete che ne penso?

inutili di fatto, utili solo per la coscienza propria e poter dire di aver fatto qualcosa, ma non cambia nulla.

Le mail non servono neppure in bagno come carta morbida, quindi fate voi ........ .

 

Le cose da fare:

esserci, esserci sempre dove serve.

Abbiamo un'associazione di categoria, che avrebbe la capacità e il potere di intervenire, ma non ne ha la voglia.

Non perchè è contro di noi ma perchè noi non ci siamo in essa.

Non intendo riferirmi al tesseramento che è una cosa banale, mi riferisco ad essere in Fipsas a fare qualcosa.

Essere ovunque e dovunque, presidiare il territorio, cioè presidiare luoghi istituzionali come comuni, provincie, comunità locali, tavoli di discussione o proposizione.

 

Noi siamo sempre assenti.

I diving sono sempre presenti.

Questa è la vera differenza, se noi ci fossimo nessuno farebbe nulla contro di noi.

Ma noi non ci siamo 999 volte su mille.

 

Altro che mail, fai cancella, schiacci, tutte cancellate.

 

Mauro

eppure, qualche giornalista potrebbe farci un bell'articolo, (magari accompagnata da un azione legale ), capisco, che non avrebbe l'impatto mediatico che una trasmissione come geo&geo ha, ma una vocina per iniziare, è meglio di niente, quella vocina a poco a poco potrebbe diventare un grido assordante , anche se con i potrebbe ,i forse, e i ma, so che in genere si ottiene ben poco, ma non voglio rassegnarmi.

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Riporto per intero un articolo preso dal sito del Maestro, dove c'è l'intervento di un avvocato:

 

PESCATORE IN APNEA? DAGLI ALL’UNTORE…

 

 

 

(avv. Angelo Magliocchetti)

 

E’ ormai da tempo che, nel più totale silenzio e disinteresse dei media, si assiste in Italia ad una discriminazione nei confronti della categoria dei pescatori subacquei, aberrante sotto il profilo motivo ed illegittimo sotto il profilo normativo.

 

Solo recentemente e grazie all’intervento televisivo fortemente voluto dal campione del Mondo di immersione in Apnea, Umberto Pelizzari, si è tornati a parlare di apnea e di pesca in apnea come attività ecologicamente compatibile perché di bassissimo impatto ambientale.

 

Si è cercato, attraverso significative iniziative di protesta, portate avanti anche per il tramite della FIPSAS, di restituire alla pesca subacquea la pari dignità con le altre forme di pesca sportiva, stigmatizzando in tal modo il differente trattamento riservato ai pescatori subacquei sportivi ai quali viene negato il diritto di pesca riconosciuto nelle zone C delle Aree marine protette (AMP), diritto riconosciuto a tutti gli altri pescatori sportivi e ai pescatori professionisti.

 

In Sardegna esistono come noto ben quattro A.M.P.:

 

La Riserva Marina Tavolara-Punta Coda Cavallo,

 

La Riserva marina Penisola del Sinis - Isola Mal di Ventre,

 

La Riserva marina Capo Carbonara,

 

L’ Area marina protetta Capo Caccia Isola Piana,

 

nonché 3 parchi nazionali:

 

Il Parco Nazionale dell’Asinara,

 

Il Parco Nazionale dell’arcipelago di La Maddalena,

 

Il Parco Nazionale del Gennargentu e Golfo di Orosei, (quest’ultima è un’ area marina protette di prossima istituzione ovverosia aree di reperimento per le quali è stato avviato l'iter istruttorio, tale iter è previsto per le aree comprese nell'elenco delle 48 "Aree di reperimento" indicate dalle leggi 979/82 art.31, 394/91 art. 36.)

 

In Italia e complessivamente considerati, oggi esistono ben 25 aree protette che tutelano zone di mare. Le aree marine protette di prossima istituzione, ossia le aree di reperimento per le quali è stato avviato l’iter istruttorio, sono 15.

 

Finora sono state individuate 49 "aree marine di reperimento" (50 se si considera che le Isole Pontine sono state scorporate in: isole di Ponza, Palmarola e Zannone e isole di Ventotene e Santo Stefano ) dalle leggi 979/82 art. 31, 394/91 art. 36, 344/97 art. 4, 426/98 art. 2 e 93/01 art. 8.D.A.

 

 

 

 

 

Dalla legge n. 963 del 1965 ed il DPR n. 1639 del 1968, che costituisce il regolamento di attuazione delle Aree Marine Protette, alla legge n. 979 del 1982 (“Disposizioni per la difesa del mare”) ove l’Italia si è dotata, per la prima volta, di uno strumento giuridico che prevede l’istituzione di aree marine (definite nel testo non molto propriamente “Riserve Marine”), sino alla “Legge-quadro sulle Aree Protette” (legge 394/91) e le recenti “legge n. 344 del 1997 (“Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale”) e la legge n. 426 del 1998 (“Nuovi interventi in campo ambientale”) che integrano l’elenco dei siti di reperimento:

 

SI È ASSISTITO ALLA GHETTIZZAZIONE DEL PESCATORE SUBACQUEO.

 

 

 

All’interno delle Aree Marine Protette sono generalmente individuate 3 zone con i relativi regimi di tutela:

 

Zona A - RISERVA INTEGRALE ,

 

ZONA B-RISERVA GENERALE,

 

Zona C - RISERVA PARZIALE .

 

Il modello di riferimento delle Aree Marine Protette, quale ad es. il regolamento provvisorio Naturale Marina Protetta “Tavolara - Punta Coda Cavallo” adottato con ordinanza n° 34/2005 della Capitaneria di Porto di Olbia, individua 3 zone con i relativi regimi di tutela: Zona A - RISERVA INTEGRALE , ZONA B-RISERVA GENERALE  Zona C - RISERVA PARZIALE .

 

1) Zona  A - RISERVA INTEGRALE 

 

sono CONSENTITI:

 

-         l'accesso al personale dell'Ente Gestore, per attività di  servizio, e a quello scientifico, per lo svolgimento di ricerche debitamente autorizzate;

 

-         la realizzazione di visite guidate subacquee, regolamentate dall'Ente Gestore, in aree limitate secondo percorsi prefissati, tenendo comunque conto delle esigenze di elevata tutela ambientale;

 

sono  VIETATI:

 

-         la balneazione;

 

-         la pesca professionale e sportiva;

 

-         il transito di natanti e imbarcazioni fatta eccezione per quelli dell'area marina protetta;

 

 

 

2) Zona B - RISERVA GENERALE

 

sono CONSENTITI:

 

-         la navigazione  a natanti  e  imbarcazioni  a  bassa velocità  (non  oltre  10  nodi);

 

-         le visite,  anche  subacquee,  regolamentate  dall'Ente  Gestore  dell'area  marina protetta;

 

-         la balneazione;

 

-         l'ormeggio alle apposite strutture predisposte dall'Ente Gestore;

 

-         la piccola pesca, con attrezzi selettivi e che non danneggino i fondali, ai pescatori pro­fessionisti dei comuni le cui coste sono comprese nell'area naturale marina protetta, con un carico giornaliero regolamentato dall'Ente Gestore dell'area protetta medesima;

 

 

 

sono  VIETATI:

 

-         la pesca professionale con reti a strascico e cianciolo;

 

-         la pesca sportiva con qualunque mezzo esercitata;

 

3)  Zona C - RISERVA PARZIALE

 

sono CONSENTITI:

 

-         la navigazione a natanti e imbarcazioni;

 

-         l'ormeggio, come regolamentato dall'Ente Gestore dell'area naturale marina protetta;

 

-         le immersioni subacquee, compatibili con la tutela dei fondali;

 

-         la piccola pesca, con attrezzi selettivi e che non danneggino i fondali, ai pescatori professionisti dei comuni le cui coste sono comprese nell'area naturale marina protetta;

 

-         la pesca sportiva, se praticata con i seguenti sistemi e limitazioni:

 

a)     lenze e canne da fermo, lenze morte, bolentini, lenze per cefalopodi: non più di una per persona e con massimo 3 ami;

 

B)    correntine: non più di una a persona e con massimo di sei ami;

 

c)     traina, non più di una per imbarcazione;

 

 

 

4) In TUTTE le zone suddette sono comunque VIETATI:

 

-         la pesca subacquea;

 

-         l'ancoraggio, salvo che nelle aree appositamente individuate ed attrezzate;

 

-         tutte le attività che pos­sono compromettere la tutela delle caratteristiche dell'ambiente oggetto della protezione e le finalità istitutive dell'area naturale marina protetta medesima ai sensi dell'art. 19, terzo comma della L. 6 Dicembre 1991, n. 394.

 

 

 

Appare quantomeno evidente la disparità di trattamento tra quanti esercitano la pesca sportiva di superficie e quanti esercitano la pesca sportiva in apnea. (art. 3 Costit. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge..”)

 

La pesca subacquea, sebbene sia attività espressamente regolamentata:

 

(art. 128-bis del DPR 2 ottobre 1968 n. 1639) prevede che «la pesca subacquea sportiva è consentita soltanto in apnea» mentre il successivo D.M. 7 gennaio 1980 all’art. 3 prevede che «la pesca subacquea, professionale o sportiva, è consentita esclusivamente in apnea, senza l’ausilio di apparecchi ausiliari di respirazione.

 

nonché la forma di pesca più selettiva in assoluto,

 

è di fatto esclusa da tutte le AMP, senza ragionevoli e condividibili motivazioni.

 

 

 

Né è condivisibile l’opinione di quanti affermano che il divieto per la pesca subacquea derivi esplicitamente dall’interpretazione del comma 3 dell’art. 19 della legge 6 dicembre 1991 n. 394, a norma del quale «nelle aree marine protette è vietata la cattura, la raccolta e il danneggiamento delle specie animali ……., nonché l’introduzione di armi, esplosivi ed ogni altro mezzo distruttivo e di cattura», qualificando il fucile subacqueo quale “arma”, mentre esso, per definizione normativa (art. 138  DPR 02.10.1968 nr.1639) esso è “attrezzo individuale consentito per la pesca sportiva”.

 

Esso non è un arma in senso tecnico-normativo (art. 2 L 18.04.1975 n. 110), salvo a volerlo considerare, sotto altri profili, arma impropria al pari di un remo utilizzato per tramortire una persona, o, di “qualsiasi altro strumento non considerato espressamente come arma da punta o da taglio, chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e di luogo, per l' offesa alla persona. (Art. 4 L 18.04.1975 n. 110).

 

Parimenti discutibili, sotto il profilo logico analitico, appaiono i criteri adottati per la regolamentazione delle “AREE MARINE PROTETTE” ove è permessa l’attività di pesca professionale (reti, ciancioli etc) all'interno delle riserve marine a scapito della pesca subacquea sportiva, essendo evidente che la prima ha un impatto ambientale neanche paragonabile alla seconda.

 

 

 

Mia conclusione (avv. Magliocchetti):

 

E’ chiaro che la costruzione e regolamentazione di un parco marino o di un’area marina protetta deve essere non un fatto in sé che penalizza una comunità umana in nome di superiori interessi generali, ma deve essere un processo sociale, economico e antropologico che si sviluppa nel tempo, che le popolazioni accettano e percepiscono, vantaggioso e utile per la loro economia e per il loro sviluppo in una logica di riconversione strutturale, economica e sociale delle attività di prelievo di risorse dal mare. L’istituzione di un’area di tutela, parco o zona che sia, deve trovare nelle popolazioni costiere interessate i custodi ed i difensori dell’iniziativa e non essere le principali "fornitrici" di bracconieri che violano il patrimonio naturale e ne distruggono la funzione di conservazione della natura..

 

 

 

*******

 

(Giorgio Dapiran)

 

Il divieto della pesca in apnea appare poi ABERRANTE se esaminato sotto il profilo scientifico ed etologico.

 

L’esclusione della pesca subacquea dalle aree marine protette è conseguente ad una indagine scientifica sull’impatto di questa attività sulla fauna marina, o si basa sulla presunzione di un impatto negativo, non documentato, conseguente ad una immagine negativa assunta col tempo dal pescatore subacqueo?

 

 

 

E’ necessario anticipare subito che non esiste ALCUNO STUDIO SCIENTIFICO riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale che giustifichi l’esclusione della pesca subacquea e non le altre forme di prelievo, perciò, la dove non si tratti di aree a protezione integrale, non si comprende perché il pescatore professionista possa esercitare la sua attività all’interno dei confini di un’area protetta, mentre il pescatore subacqueo ne debba restare escluso.

 

 

 

Una spiegazione a  questo atteggiamento legislativo è l’applicazione del “Principio di Precauzione”, che sta prevalendo nella Comunità Europea, in questioni di tutela ambientale.

 

 

 

In poche parole, quando non si conosce l’impatto del danno ambientale di un’attività umana, di una sostanza chimica o altro, se ne vieta l’uso, adducendolo il principio di  una salvaguardia cautelativa finche non ne venga stabilita l’influenza sull’ambiente (presumo dalle autorità competenti).

 

 

 

Questo principio è all’opposto di qualunque approccio scientifico ad un problema ambientale e ricalca le iniziative culturali -politiche oscurantiste del recente passato storico, tipo quelle della Santa Inquisizione: identificare nei cacciatori subacquei gli “untori”del degrado ambientale equivale a non aver individuato le vere ragioni ( quelle scientifiche) della riduzione degli stocks ittici.

 

Praticare la stregoneria nei tempi antichi o la pesca subacquea nei tempi moderni sono interpretati alla stessa stregua dalla attuale cultura dominante!

 

 

 

In verità, è una difesa, una precauzione nei confronti di un’attività che si conosce poco perché si svolge sott’acqua, lontana dagli occhi di tutti e ricalca gli schemi della caccia terrestre così invisa ai terrestri che si alimentano di prodotti agricoli e di animali d’allevamento e considerano l’animale selvatico un bene comune da porre sotto tutela.

 

Paradossalmente il pescatore professionista  operando secondo gli schemi agricolo-allevatorii, (realizza una raccolta, una messe, con reti e lenze di vario tipo) viene accettato e giustificato culturalmente con immagini poetiche , mentre il pescatore subacqueo viene criminalizzato nell’operazione di uccidere un animale.

 

Il risultato della attività di entrambi è identica con la sola differenza che il prelievo professionale è enormemente maggiore, rasentando in molti casi una produzione industriale di proteine alimentari ricavata da  prelievo su animali selvatici, attività che fatta sulla terra ferma farebbe rabbrividire chiunque.

 

 

 

I pescatori professionisti sono una categoria fortemente sindacalizzata e molto protetta ed anche se operano un prelievo industriale sulle specie selvatiche sono giustificati al punto che dopo averle catturate possono ributtare in mare le specie di scarso interesse commerciale

 

(nel caso della pesca a strascico anche l’80 % del pescato).

 

 

 

Il mondo della pesca si dibatte in questa visione contraddittoria: chi, saltuariamente, caccia il pesce con un fucile (che è poco più di un arco) per il suo fabbisogno personale fa più danno di chi ne  fa un mestiere e quotidianamente con mezzi sempre più sofisticati (sonar , avvistamenti aerei e satellitari dei banchi di pesci) compie la sua mattanza per lucro.

 

 

 

Perché viene criminalizzata un’attività come la pesca subacquea che opera su una fascia costiera limitata (da zero a trenta metri di profondità),   con il massimo della selettività del prelievo (si può scegliere la preda), col minor impatto sugli stocks ittici?

 

 

 

La seconda parte di questa esposizione vuole rispondere a questo quesito:

 

 

 

La prima ragione è culturale:

Il modello dell’uomo cacciatore è superato: in una società che per il proprio sostentamento fa conto esclusivamente sui prodotti della terra, coltivati ed allevati, la caccia ha perso la sua utilità, anzi, il cacciatore attualmente incarna lo stereotipo del predone, del razziatore, del bracconiere che uccide per consumare per se un bene , un patrimonio che è di tutti.

 

In realtà i predoni sono stati gli “Homo sapiens mutanti” che scoperta l’agricoltura hanno disboscato il pianeta per ricavarne campi arabili, scoperto l’allevamento hanno bruciato i boschi per ricavarne erbai e rinnovare i pascoli eliminando così gli habitat naturali dei selvatici. Studi recenti hanno dimostrato che le emissioni di CO2 fuori della norma planetaria (effetto serra) sono iniziati proprio 10.000 anni fa in corrispondenza della scoperta dell’allevamento e dell’agricoltura.

 

Nei confronti dei cacciatori / raccoglitori, per migliaia di anni, si è perpetrata un’epurazione fisica in alcuni casi , un’acculturazione in altri, fino alla loro scomparsa fisica dalla maggior parte del pianeta.

 

Il conflitto tra pescatori professionisti con i loro sistemi di prelievo di massa e il pescatore subacqueo con il suo prelievo individuale ricalca uno scontro quasi ormai esaurito tra due sistemi sociali quello dell’allevatore/agricoltore e quello del cacciatore/raccoglitore.

 

Il modello sociale del cacciatore sopravvive nel pescatore subacqueo che, pur integrato nella cultura della società  moderna, conserva l’istinto della caccia come residuo evolutivo di milioni di anni di selezione naturale.

 

 

 

La seconda ragione è politica:

Le leggi in una società democratica, purtroppo, sono l’espressione della volontà delle categorie dominanti, delle categorie più numerose. Quella dei pescatori professionisti è particolarmente potente e numerosa (non si è ancora riusciti a bandire la pesca a strascico, la pesca meno selettiva e più dannosa sulle risorse ittiche).

 

Le leggi sulla pesca subacquea sono tra le più restrittive del nostro ordinamento giuridico e le sanzioni tra le più onerose (fino a 3000 euro per la mancata segnalazione del sub con la boa segnasub) e sono state promulgate sentendo prime tra tutte le categorie professionali (non credo sia stato mai interpellato un nostro rappresentante…)

 

 

 

Una terza ragione è nel modello di sviluppo delle aree marine protette:

All’interno di queste aree si cerca di privilegiare l’immersione ricreativa con autorespiratore, attività ricca (richiede attrezzature costose) e di grande diffusione di massa.

 

I Diving non vedono di buon occhio il pescatore subacqueo che allontana le specie stanziali e sottrae spettacolo ai clienti.

 

L’area marina protetta è vista come un moderno sistema di sfruttamento del territorio in chiave turistica (la dimostrazione è che le ultime aree protette istituite riguardano zone di grande interesse turistico), i pochi pescatori subacquei non rientrano in questo schema, mentre l’immersione ricreativa con autorespiratore è perfettamente integrata con questo modello di sviluppo.

 

 

 

Conclusione (Dapiran):

 

La pesca subacquea senza alcuna indagine scientifica è giudicata insostenibile per gli attuali modelli di sviluppo delle aree marine protette, quindi è fortemente penalizzata in queste zone fino ad rimanerne l’unica esclusa!

 

I pescatori professionisti, da sempre, si sono posti in contrapposizione a questa attività.

 

Chi pratica come me la pesca subacquea da diversi decenni, sa che questa rivalità è antica e radicata.

 

Per le stesse ragioni chi esercita l’immersione ricreativa, soprattutto i Diving, fa pressione per l’esclusione di ogni pratica venatoria all’interno delle zone protette.

 

L’attuale legislazione è la sintesi di questo scontro che vede perdenti quei quattro gatti, disorganizzati, dei pescatori subacquei.

 

L’istituzione delle A.M.P. e dei PARCHI MARINI non ha mai passata attraverso un referendum tra la popolazione che insiste (naturalmente) su queste zone, quindi viene compiuta sulla testa dei cittadini, nello scontento di queste popolazioni troviamo i nostri alleati.

 

Va aggiunto che attualmente in Sardegna queste operazioni trovano forti resistenze tra la popolazione sarda che ha rigettato il tentativo di ghettizzare Capo Testa e si sta opponendo  all’identico  tentativo nel golfo di Orosei.

 

 

 

Chi pensa di vivere in una società di diritto dove siano garantiti anche i diritti delle minoranze si tolga questa illusione, oggi, in Italia viene tutelata solo la minoranza omosessuale e dei portatori di handicap, in tutti gli altri casi non viene presa in considerazione nessuna istanza minoritaria: anche i politici più illuminati dopo avermi ascoltato mi hanno sempre chiesto “ Ma quanti siete?”… a dimostrazione che ciò che conta è il numero dei voti non la validità delle posizioni e delle richieste.

 

  

 

 

 

 

 

(La prima parte di questo articolo è stata redatta dall’avv. Angelo Magliocchetti, la seconda dal sottoscritto, Giorgio Dapiran che ha curato la stesura dell’intero articolo)

 

 

 

Giorgio Dapiran

 

 

Scuasate se l'articolo è lungo ma è interessante. perchè cìè l'intervento di un avvocato oltre che di un pescatore.

Mi associo a quanto dice Mauro Sanvito. :(

La mia proposta è quella di presentare nelle riunioni importanti, e nei posti giusti, gente che possa rappresentarci con delle ottime armi in mano (la legge) e che possa rendere giustizia ad una classe che risulta sempre più ghettizzata.

 

:bye:

Modificato da Sarrus
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Quante belle chiacchiere......

 

Vorrei sapere quanti di voi sono realmente disponibili a fare un bel girotondo attorno ad una sede rai, al parlamento, alla Fipsas ad un'istituzione che conta e gestisce le leggi in materia.......quanti.......il detto "armatevi e partite" è di fatto l'unica cosa certa.

 

Le rivoluzioni, la protesta, il porre in essere le proprie ragioni e convinzioni lo si fà battagliando uniti e non stando comodamente seduti in poltrona davanti ad un pc......ma di quale battaglia andate blaterando......mi vien da ridere....tutti grandi convinti paladini delle proprie ragioni......ma quando si tratta di imbracciare le parole e muovere il culo dalla sedia diventa tutto più complesso.

 

Forza.....allora vediamo quanti sono disponibili non a chiacchiere a mettersi in gioco sul serio.....e fate una proposta che abbia un senso logico ed un obiettivo lontanamente fattibilmente perseguibile............altrimenti.....e BASTA STE' CHIACCHIERE STERILI che non portano proprio a nulla se non al compiangerci e a mescolare il possibile con l'impossibile la razionalità con la fantasia.

 

Scusate, ma oltre le buone intenzioni non vedo null'altro

 

riscuscusatemi per la veemenza non me ne vogliate.

Modificato da Fabio Carbone
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Ospite Ciccio83

Premesso che sono da poco nel vostro ora nel nostro mondo, ma mi interesso da sempre, da tv giornali ecc. ma sono sempre pochi!Cmq ha ragione Mauro siamo una goccia nell'oceano, per di più (come la vedo io) mal'informata ci vuole più organizzazione tra di noi, per dire la nostra contro emittenti cosi potenti, una volta c'era pianeta mare con pelizzari che apriva qualche capitolo, ora neanche quello..............................................................siamo in un oceano in tempesta :(

ma la speranza è l'ultima a morire :D Ciao boy e girl

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Non me ne vogliate

cosa possiamo fare?? di certo non possiamo improvvisare una manifestazione a casaccio per farci prendere pure per il culo. Abbiamo bisogno di proposte fatte da persone che sappiano cosa fare, come fare e quando fare.

Si potrebbe per me organizzare un qualcosa (chiamiamola come vogliamo, manifestazione ect. ect.) in ogni regione in modo da rendere anche i più pigri presenti. Oppure una mega manif. che ci veda tutti presenti. Se a quel punto siamo troppo pochi vuol dire che per gli assenti la pesca in apnea non è vera passione, e allora dobbiamo accettare qualunque cosa.

Io sono uno squattrinato ma se si organizza qualcosa vengo in capo al mondo anche in bici.

Ma secondo me non deve essere una guerra di massa, ma una discussione mirata fatta, ripeto, da gente esperta con le leggi e la passione in mano, nei luoghi e nei momenti giusti.

 

:bye:

Modificato da Sarrus
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Io l'ho inviata da questa pagina siti Rai tre

 

 

ho mandato le mie osservazioni quì come indicato da gionni.... in cambio del trattamento dei dati personali... sembra che sia andata...

 

:bye: f.

 

modifico.... è tornata indietro.... :(

Modificato da peisino
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