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La Riserva Marina con le Telecamere che Nessuno Controlla

Le riserve marine italiche, parchi nazionali o AMP, non hanno mai brillato quanto a sorveglianza; o perchè non è mai stata un serio capitolo di spesa visto che l’onere si può scaricare sulle autorità, oppure perchè, anche in presenza di investimenti, talvolta ingenti, non c’è poi materialmente nessuno a controllare.

radarpianosaÈ il caso delle isole dell’arcipelago toscano: nel 2009, durante la presidenza Tozzi, la panacea al bracconaggio tra Pianosa, Giannutri e Montecristo era stata individuata in un sofisticato radar, istallato su un traliccio alto 27 metri e in grado di rilevare anche il più piccolo sconfinamento. 131 mila euro di denaro pubblico gettati al vento perchè nessuno aveva mai pensato che la contestazione materiale dell’infrazione avrebbe comunque dovuto essere eseguita dalla Capitaneria di Porto. Ma questa, con i mezzi contati, l’organico ridotto all’osso e un presidio in loco esclusivamente estivo, non poteva fermare nessuno.

Nel 2015 la presidenza Sammuri decide di spegnere e smontare il super radar per affidarsi ad un capillare sistema di telecamere wireless, sistema che lo scorso anno sembrava in dirittura d’arrivo e anzi, almeno in parte già funzionante, ma che oggi si scopre essere ancora in alto mare. Le telecamere, adatte sia alla visione notturna che al rilevamento termico, sono dislocate in tutte le isole dell’arcipelago e sono costate quasi 10 volte il precedente occhio elettronico (1 milione e 100 mila euro) ma, sorpresa, non è ancora chiaro se e chi un domani controllerà le registrazioni video e allerterà le autorità.

Allo stato attuale infatti solo il progettista del sistema è in grado di accedere ai video anche perchè il parco non ha ancora provveduto ad allestire la linea di boe necessaria a segnalare il limite oltre il quale è vietato avvicinarsi nè ad assumere qualcuno cui affidare il controllo, 24 ore su 24, del sistema di sorveglianza. La seconda mancanza si deve alla convinzione di poter scaricare la patata bollente sul Corpo Forestale dello Stato (ora confluito nei Carabinieri), che però nel frattempo è stato vollevato dall’incombenza della vigilanza in mare che una recente riforma ministriale ha lasciato in capo esclusivamente a Guardia Costiera e Finanza. Quest’ultimo corpo si è detto disponibile a destinare un suo operatore a questa mansione, il che significa realisticamente part-time.

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Insomma, mentre mancano una manciata di punti di osservazione da installare per completare la rete, ancora non è dato sapere se qualcuno si occuperà davvero di tenerla sotto controllo. I presupposti che hanno portato allo smantellamento del radar restano tutti e, nel frattempo, i bracconieri continuano a prelevare con qualsiasi mezzo dai super protetti, in teoria, fondali dell’arcipelago…

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