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Interviste GP Apnea Tremiti – II° parte

| 27 Luglio 2003 | 0 Comments

Simone Graffer

Simone Graffer – Nazionale Italiana

Ciao Simone, quali sono le tue impressioni su questa giornata?

L’impressione sulla gara delle Tremiti è senz’altro positiva: una bella giornata passata insieme a tanti amici vecchi e nuovi, riuniti dal comune amore per l’apnea. Riguardo la mia prestazione, devo dire che anche se gli allenamenti non sono stati molti, speravo in qualcosina di più, ma è andata così e sono contento.

Cosa pensi della disciplina?

Secondo me è un bel gioco che può essere praticato anche a profondità inferiori e persino in 5 metri d’acqua, ma credo che quando si vanno a fare le gare non sia possibile far gareggiare tutti come accade nelle competizioni AIDA. Qui si tratta di eseguire una dinamica a 15 metri senza fornire indicazioni all’assistenza riguardo la distanza che si ha intenzione di percorrere, e secondo me questo porta le persone che vogliono tirare il tuffo a rischiare. Nell’assetto costante si dichiara una profondità, solitamente di qualche metro inferiore al proprio massimale, e in caso di intoppo la sincope giunge mentre l’atleta sta per riemergere, negli ultimi metri della risalita. Credo che nel JB un atleta che tira a vincere ed esagera possa andare in sincope già sul fondo.

Flavio Mighali

Flavio Mighali – Direttore Tecnico della Nazionale Italiana di apnea

Flavio Mighali, impressioni su questo battesimo

E’ stato bellissimo. Ero molto ottimista perché sapevo di poter contare su ragazzi preparatissimi, che pur non essendo dei Supermen sono molto maturi ed equilibrati, si allenano con costanza e seguono le indicazioni del direttore tecnico. Sono atleti giovani con un grande desiderio di fare bene, motivati e ambiziosi, aspetti che uniti alla cautela -una dote importantissima in questo sport- fanno ben sperare per il futuro. Ho visto che ci sono delle giovani leve che vanno curate; mi considero più il padre di tutti gli apneisti che il direttore tecnico della nazionale, e così, occupandomi di didattica ed agonismo, ho voluto conoscere un po’ tutta l’Italia dell’apnea: se non mi sfugge qualcosa in Lucania o in Valle d’Aosta…. direi che il tessuto dell’apnea italiano è sanissimo. C’era molta cenere sulla brace, ma è bastato soffiare poco perché si ravvivasse il calore; la giornata delle Tremiti è servita a ravvivare parte di questa brace, perché i risultati sono stati degni di nota. Il JB lo abbiamo sposato subito come Federazione, ma ciò che è importante è questa voglia dei ragazzi di dare sé stessi, soprattutto su una disciplina nuova che pone tutti alla pari. Il JB è uno sport popolare, praticabile da chiunque goda di una sana e robusta costituzione, ami l’apnea ed abbia voglia di fare.

Prima delle Tremiti il JB non lo conoscevamo, ci mancava un modello da seguire e su cui lavorare, ed oggi lo abbiamo. I risultati sono incoraggianti, potremo lavorare serenamente sui risultati ottenuti dalla squadra e prepararci all’impegno di Biserta. Ho seguito con attenzione anche i ragazzi del Team Apnea Magazine. Credo che il motivo dei problemi accusati da mio figlio Davide e da Andrea Tucci, che è un grandissimo campione, sia proprio la mancanza di un modello di riferimento. L’unico parametro che avevamo erano le misure ottenute in dinamica, che però è una disciplina completamente diversa.

Ma il futuro gioca a favore di questi ragazzi, che sono giovani, sani, appassionati ed inseriti in un’organizzazione che li tutela e li valorizza perché li considera la propria ricchezza: anche se il loro primo impatto con il JB è stato sfortunato, sono certo che sapranno adattare i propri meccanismi ed esprimersi ad alto livello in futuro.

Altra cosa bella della manifestazione è stata la presenza di due imbarcazioni piene di apneisti appassionati intervenuti da ogni parte d’Italia, una giornata da ricordare.

Vedendo la rosa dei papabili, poi ridotta da una serie di vicende non piacevoli, viene da chiedersi se la scelta dei convocati per Biserta sia già stata fatta.

Proprio in seguito alle vicende spiacevoli cui fai accenno, il Club Azzurro -ossia il serbatorio da cui si attinge per la Nazionale- si è nostro malgrado assottigliato. Non credo sia opportuno entrare nel merito di una vicenda che lascia il tempo che trova, ciò che rileva è che le scelte saranno fatte su questa base ridotta del Club, anche se ovviamente il DT continuerà a seguire gli atleti del panorama nazionale, che potranno mettersi in evidenza nelle competizioni fino alla fine di Luglio. Per la gara di Biserta, però, i nominativi sono questi su cui abbiamo già lavorato.

Gianfranco Ciavarella

Gianfranco Ciavarella – Presidente del Circolo Pentotary organizzatore

Perché la CMAS ha istituito questo tipo di competizione con questo tipo di regolamento?

La CMAS mirava a far praticare l’apnea ad alteti ed assistenza in massima sicurezza. Nel JB gli atleti eseguono il proprio gesto atletico sotto lo stretto controllo di giudici e assistenza, che non perdono mai il contatto visivo con l’apneista operando nel pieno rispetto delle norme che disciplinano l’immersione sportiva. Questo significa che l’organizzazione di una gara, e mi riferisco in particolar modo alla predisposizione dell’ assistenza, rientra nelle potenzialità della grande maggioranza delle federazioni nazionali aderenti alla CMAS.

Questa “esportabilità” del modello di competizione era un altro obiettivo prioritario della CMAS, che raccoglie oltre 115 federazioni nazionali: eliminare gli ostacoli di ordine economico allo sviluppo dell’apnea significava porre le basi per un grande sviluppo della disciplina, e consentire agli atleti di allenarsi in tutta sicurezza a prescindere dalla personale disponibilità economica. Chi conosce l’ambiente, sa bene come molti siano costretti ad allenarsi senza adeguata assistenza anche a quote molto impegnative, e per la CMAS ciò è inaccettabile. Non sto colpevolizzando gli atleti, capisco che se vogliono allenarsi nell’assetto costante e non hanno la possibilità di pagarsi l’assistenza sul fondo devono necessariamente scendere a compromessi, ma il JB consente di creare con pochi soldi delle vere ‘palestre in mare’ fruibili da tanti appassionati, che avranno così la possibilità di allenarsi in sicurezza senza bisogno di ingenti somme di denaro.

La gara ha offerto indicazioni utili ad un ritocco del regolamento o le regole attuali possono considerarsi un punto d’arrivo almeno momentaneo?

Quando si parla di regolamenti, di punti di arrivo nello sport in generale non ce ne sono. A maggior ragione non ce ne sono nell’apnea, perché il JB è essenzialmente la prima disciplina sportiva in senso proprio. Non è recordismo né una disciplina organizzata con criteri che non hanno niente a che vedere con lo sport. Il testo che abbiamo fatto oggi è sostanzialmente positivo. Ci sono delle variazioni del regolamento che sicuramente verranno apportate prima del Campionato del Mondo, ma si tratta di dettagli, niente di sostanziale. In generale, si tratta di accorgimenti mirati a semplificare la vita degli atleti e a permettere loro di concentrarsi maggiormente sul gesto tecnico, senza doversi preoccupare di piccoli inconvenienti che possono verificarsi e che creano quindi un certo stress psicologico.

Soddisfatto del risultato?

Sì, senza dubbio. La risposta delle Federazioni è stata senz’altro positiva: la prova di oggi ha fugato molti dubbi sulla sicurezza del JB e già si parla di campionati nazionali e gare internazionali in altri paesi. La più grande soddisfazione, però, è sapere che gli atleti si sono divertiti.

Oggi ci sono state due uscite fuori controllo su undici atleti in gara, come va interpretato questo dato?

Credo che sia un po’ troppo presto per tirare le somme ed affrontare questo tema. Abbiamo inaugurato la disciplina con solo undici atleti, un dato statisticamente irrilevante. Del resto, lo scopo del GP Apnea Tremiti non era quello di saggiare la consistenza degli atleti italiani, ma quello di far toccare con mano la disciplina. Per quanto riguarda i ragazzi che hanno avuto problemi oggi, credo che in entrambe i casi l’inconveniente trovi ragione in fattori che con la gara c’entrano poco. Per Davide Mighali si trattava della prima gara di apnea in assoluto, disputata sotto gli occhi del padre, direttore tecnico della Nazionale: non mi pare che le condizioni psicologiche con cui Davide ha affrontato la prova fossero delle migliori. Per quanto riguarda Andrea Tucci, ho motivo di credere che fosse molto teso e sotto pressione. Certo, chi ha pensato che il JB fosse un “giochino” non ha capito nulla, ma si tratta di una disciplina sicura che smentirà chi l’ha bollata come il Festival della sincope senza neanche conoscerla.

Il prof. Massimo Malpieri

Prof. Massimo Malpieri – Medico di Gara

Quali sono le osservazioni di carattere medico che ti senti di fare su questa disciplina?

Visti i risultati di Tremiti, sono propenso a credere che il JB garantisca una maggiore sicurezza nelle competizioni in apnea, sia per le possibilità di intervento rapido in caso di sincope in risalita che per l’atteggiamento degli atleti, che non debbono più rischiare cercando il tuffo più profondo ma semplicemente muoversi lungo un quadrilatero a 15 metri di profondità.

Il fatto che nella competizione di Tremiti ci sia stata soltanto una leggera sincope e un episodio di samba su un discreto numero di partecipanti testimonia come questa disciplina esponga a minori rischi gli atleti.

Alcuni atleti hanno lamentato indolenzimento muscolare dopo sedute di allenamento intense di JB. Come si spiega questo fenomeno?

L’apnea è una disciplina a prevalenza anaerobica, come testimoniato dai risultati dei prelievi effettuati su numerosi atleti sia pescatori che apneisti puri, con conseguente notevole accumulo di Acido Lattico a livello muscolare, responsabile, appunto, della dolorabilità che si manifesta non solo dopo le sedute di allenamento ma anche dopo una singola prova. E’ necessario spiegare perché l’apnea è uno sport a prevalenza anaerobica per non ingenerare confusione.

La distinzione tra attività aerobica ed anaerobica è legata ad attività muscolare espletata in presenza o assenza di Ossigeno. Per essere più precisi, l’attività aerobica (in presenza di O2) comporta una maggiore produzione di energia (con particolari reazioni chimiche =reazioni ossidative), tant’è vero che in Medicina dello Sport si usa il termine di massima potenza aerobica (VO2max) per indicare la massima quantità di energia che si rende disponibile nell’unità di tempo con i soli processi ossidativi.

Come è evidente l’O2 in questo processo funziona da comburente con dei fattori limitanti rappresentati da:

Il prof. Massimo Malpieri

FATTORI POLMONARI: 1) ventilazione alveolare; 2) diffusibilità dell’O2 attraverso la membrana alveolo capillare.

FATTORI EMATICI: capacità di trasporto di O2 e CO2 da parte del sangue.

FATTORI CARDIOVASCOLARI: 1) gettata cardiaca; 2) circolazione periferica in particolare a livello muscolare.

FATTORI TESSUTALI: 1) capacità di diffusione dell’O2 all’interno della cellula e della CO2 dai tessuti al sangue; capacità di utilizzazione dell’O2 da parte della cellula.

Bisogna tener presente che tutti questi processi sono strettamente collegati l’uno all’altro, per cui il rallentamento o l’interruzione di uno solo comporta un limite alla disponibilità e/o all’utilizzazione dell’O2 a livello dei tessuti.

Se poi si considera che l’immersione in apnea è basata fondamentalmente sull’utilizzo delle riserve di O2, è abbastanza evidente come il metabolismo cellulare in tale situazione venga spostato in senso anaerobico con produzione di acido lattico (lattacido).

Non bisogna poi tralasciare il fenomeno del Diving Reflex e del Blood Shift che s’innescano non appena il soggetto s’immerge in acqua e che escludono completamente dalla circolazione gli arti e l’apparato muscolare (punto 2 dei fattori che condizionano l’attività aerobica) per favorire l’ossigenazione dei tessuti nobili (cervello, cuore, rene, fegato eccetera) con conseguente spostamento in anaereobiosi dell’attività muscolare dei 4 arti.

E’ quindi chiaro, per concludere, che l’apnea è basata principalmente su processi energetici di tipo anaerobico lattacido (Rignani Lolli il giorno del record ha incrementato i valori di Ac. Lattico nel Sangue di circa 10 volte rispetto al prelievo fatto prima della prova).

Stefano Floris, responsabile FIPSAS per l’apnea

Stefano Floris – Responsabile Apnea Settore AS FIPSAS

Quali sono le tue impressioni su questa giornata, sulla disciplina e sulla prestazione del Team Azzurro?

L’impressione è nettamente positiva, credo che alle Tremiti si sia ottenuto un grande risultato e che il Jamp Blu avrà sicuramente un grande successo. La presenza di varie federazioni nazionali, giunte ad assistere alla gara per verificare le attività che abbiamo svolto, testimonia un positivo interesse verso questa disciplina fruibile da tutti e proiettata verso un grande sviluppo fatto di risultati agonistici maturati in piena sicurezza.

Una parola sull’impegno della FIPSAS per questa disciplina

La FIPSAS è determinata a sviluppare il JB e a dargli la massima diffusione, garantendo la massima fruibilità a tutti gli atleti intenzionati a cimentarsi in questa disciplina. Questo è l’indirizzo preso nelle sedi deliberanti della Federazione e convalidato dallo stesso Presidente, e si tradurrà in una serie di iniziative tra le quali spicca l’introduzione di una prova di JB nel Campionato Italiano di Apnea del prossimo anno. La Federazione, inoltre, avrebbe piacere ad organizzare in Italia un grande evento internazionale di questa disciplina nei prossimi due anni.

Molti appassionati, guardando le classifiche si chiederanno che fine hanno fatto i nomi che hanno reso grande l’apnea nazionale fino ad oggi. Non crede che la Federazione possa essere partita con il piede sbagliato lasciandoli a casa?

Assolutamente no. La Federazione non ha intenzione né è disponibile a creare contrapposizioni con altre realtà. Noi abbiamo la nostra attività federale, i nostri programmi, le nostre manifestazioni e le nostre gare, che fanno parte di un programma teso allo sviluppo della massima partecipazione all’attività dell’apnea, considerata una delle attività centrali della subacquea italiana. Quindi ripeto che non c’è alcuna intenzione di creare contrapposizioni, ma anzi riconfermo la totale disponibilità al dialogo con chiunque.

Quindi c’è da parte della FIPSAS la disponibilità a sedersi intorno ad un tavolo per discutere con altri interlocutori?

Certamente, c’è sempre stata e c’è tuttora. E’ del tutto evidente che la Federazione ha delle competenze specifiche che sono una prerogativa delle federazioni sportive, ma ciò non significa che si voglia impedire ad altri di svolgere la propria attività.

da sx: Enrico Guadalupi, Alex Chiappe e Matteo Sassi

Alex Chiappe – Squadra di assistenza di superficie

Alex, raccontaci questa esperienza

Assieme a Matteo Sassi ed Enrico Guadalupi ho avuto la fortuna e l’onore di partecipare alla prima gara di Jamp Blu in qualità di assistente di superficie.

Già i giorni prima in cui abbiamo avuto la possibilità di provare il campo gara per metabolizzarne i tempi e le sensazioni, ci siamo resi conto che il JB era tutto fuorchè un “facile giochino”.

La bassa profondità a cui si sarebbe svolta la prova avrebbe tratto in inganno le sensazioni che molti atleti si portavano dagli allenamenti e dalle precedenti gare di dinamica in piscina, mentre in fase di risalita, per il noto principio delle pressioni parziali di ossigeno/anidride carbonica, c’era il rischio di sconfinare in un terreno infido e pericoloso.

Avevamo pronosticato sambe e sincopi che puntualmente ci sono state, così come lievi tremori di labbra, sguardi non proprio limpidi e mani strategicamente mantenute sulla testa del giudice di gara.

Qualsiasi situazione che si è presentata l’abbiamo gestita velocemente e con la tranquillità che ci ha accompagnato in anni di didattica ed esperienza di gare e di mare.

Il protocollo d’intervento che avevamo concordato, prevedeva due assistenti con l’incarico di seguire dalla superficie l’atleta ben visibile sul fondo; non appena questo rallentava per effettuare la “pinzatura” sul cavo di fondo (nel JB l’atleta a differenza rispetto al costante non stacca un cartellino ma lo pone dove è arrivato) uno dei due assistenti gli sarebbe andato incontro a mezz’acqua per poi accompagnarlo fino alla superficie, dove l’altro assistente più fresco e reattivo lo avrebbe preso in consegna per ogni evenienza. Un terzo apneista, assistente del giudice, doveva coadiuvare la coppia di assistenti di superficie in caso di necessità e comunque prendersi cura dell’atleta dopo la fine prova, accompagnandolo fino alla barca dove era atteso dallo staff medico.

Sono convinto che due team di apneisti di assistenza dalla superficie, adeguatamente allenati e preparati possano sostituire o ridurre agevolmente la presenza dei sub d’assistenza sul fondo, che comunque vedrei meglio preparata in una configurazione corrispondente alla filosofia D.I.R. per la massima idrodinamicità e quindi relativa velocità d’intervento, e l’uso di NITROX in sostituzione dell’aria, che essendo una miscela iperossigenata garantisce una lucidità mentale e prestazioni fisiche superiori.

L’ipotesi di dichiarare la misura prima non credo aggiunga qualcosa alla sicurezza, mentre ritengo che l’idea di squalificare un atleta andato in sincope possa favorire una maggiore consapevolezza nel consolidare le misure raggiunte in allenamento ed inibire così facili avventure il giorno della gara, che si ridurrebbe però solo ad una semplice passerella per gli atleti e sponsor.

La manifestazione alle Tremiti, non dimentichiamoci che è stata una prima mondiale, è stata comunque ben organizzata e sarà un punto di riferimento per chi seguirà su questa strada.

Sono inoltre molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto che è stato premiato dai ringraziamenti degli organizzatori del Pentotary, da molti atleti e dall’invito della delegazione spagnola ai campionati nazionali d’apnea di Valentia.

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Category: Altre discipline, Apnea

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