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Una stagione di transizione

| 3 Dicembre 2002 | 0 Comments

Foto: Totemsub

Quest’ultimo periodo, caratterizzato da continue perturbazioni che hanno portato al seguito mareggiate, forti venti e copiose precipitazioni meteoriche, ha segnato la fine della bella stagione e, con essa, l’allontanamento delle specie pregiate che hanno catalizzato l’interesse dei pescatori subacquei in estate, in particolare cernie, dentici e pelagici.

Nelle mie ultime battute di pesca, effettuate per lo più all’Isola del Giglio, ho constatato un drastico calo di quel tipo di prede ed una discreta presenza, al contrario, di saraghi e tanute. Qualche solitario dentice, sempre di generose dimensioni, era ancora avvistabile solo presso le estreme e profonde propaggini delle secche più ricche di mangianza, mentre cernie, ricciole e palamite erano ormai quasi del tutto assenti.

Le abbondanti piogge di questo periodo, insieme con la forte riduzione del periodo di insolazione diurna, hanno contribuito alla notevole diminuzione della temperatura dell’acqua, fattore decisivo per la presenza di alcune specie nel sottocosta.

Per molti appassionati questo periodo coincide con una temporanea sospensione dell’attività, durante la quale ci si dedica alla manutenzione delle attrezzature usurate da una stagione di pesca più intensa, magari coincidente con le ferie.

Per altri, al contrario, si tratta solo di farsi coraggio e modificare radicalmente sia le attrezzature che l’impostazione tecnica delle battute di pesca, consci del fatto che è ancora possibile scendere in acqua con la chance di effettuare qualche bella cattura- nonostante la temperatura non più mite sia fuori che dentro l’acqua, la minore limpidezza dell’acqua e l’assenza di molte delle specie di maggiore interesse sportivo.

Foto: Giorgio Volpe

Occorre precisare che ormai una netta separazione fra le stagioni non esiste più, e che quindi nei mesi di transizione fra l’estate e l’inverno pieno, in particolare novembre e dicembre, si possono incontrare condizioni meteomarine tra le più disparate. In sintesi, sono mesi in cui potremmo comunque avere delle positive sorprese, con catture “fuori stagione” di prede di rango.

Ricordo una bellissima pescata di dentici effettuata all’Argentario verso la fine di dicembre di un paio di anni fa, complice la concomitanza di condizioni meteomarine particolarmente favorevoli, con acqua cristallina e abbondanza di mangianza nel sottocosta.

Anche l’incontro con i pelagici e con qualche isolata cernia è possibile in questo periodo, ma si tratta, in ogni caso, di catture episodiche… di eccezioni alla regola.

In realtà, al fine di aumentare la possibilità di effettuare qualche cattura, sarà necessario modificare radicalmente sia la tecnica di pesca che le zone e le batimetriche in cui ricercare le nostre prede.

Abbandonate le secche e le cigliate profonde frequentate per tutta l’estate, dovremo diminuire le nostre quote di esercizio, sia per esigenze di ordine pratico in quanto indosseremo mute più spesse e quindi molta zavorra in più, sia perchè quella tipologia di fondale, mancando le specie tipiche di quell’habitat, non offrirà più costanti occasioni di effettuare catture.

Saranno quindi le franate costiere, di norma entro i 10-15 mt. di profondità, ad ospitare la maggior parte dei pinnuti di stagione, per lo più saraghi, corvine e muggini. Ed è qui che li dovremo insidiare, alternando all’aspetto classico l’agguato e la pesca in tana, in quel mix conosciuto come “pesca al razzolo” che ci consente di affrontare le occasioni di cattura di prede smaliziate e difficili con molta versatilità.

Proprio in questo periodo di transizione si verificano sovente massicce accostate di muggini, spesso di taglia veramente ragguardevole, che si radunano in folti branchi nel sottocosta, per la frega.

La presenza di questi pesci può talvolta richiamare nell’immediato sottocosta anche grandi predatori come lecce e pesci serra, pertanto, se ci capita di imbatterci in un grosso branco di muggini, è bene non essere troppo precipitosi nell’insidiarli ed aspettare l’eventuale comparsa del predatore.

Per le spigole, in effetti, dovremo aspettare ancora un po’, sebbene, occasionalmente, sia già possibile incontrarne qualche esemplare isolato.

Foto: Totemsub

Per poter affrontare l’evenienza di un incontro magico, magari con una grossa leccia che preda muggini in un metro d’acqua, è bene non abbandonare ancora i lunghi fucili dotati di mulinello utilizzati in estate, ma senza esagerare: un 90 o al massimo un 100 cm. sarà sufficiente, anche perchè difficilmente ci troveremo ad operare con acqua cristallina. Sono armi dal brandeggio ancora abbastanza agevole, valide anche per insidiare saraghi e muggini nella schiuma del sottocosta qualora il mare non sia molto mosso.

Una particolare attenzione deve essere accordata, in questo periodo, alle tane più belle del sottocosta, anche a quelle più conosciute: col ritorno della tranquillità dovuta alla ormai lontana stagione balneare, l’incontro con saraghi e, in special modo, corvine di mole è molto probabile, anche in pochi metri d’acqua.

Venendo alle attrezzature, vista la diminuzione della temperatura dell’acqua, ormai intorno ai 16°C, sarà opportuno indossare una giacca da 6,5 mm. di spessore abbinata ad un pantalone da 5 mm.; per sigillare le vie d’acqua presenti fra i due pezzi, indosseremo i bermuda; calzari e guanti sono d’obbligo. Per chi utilizza mute in spaccato è venuto il momento di portarsi dietro una buona scorta di acqua calda, che renderà meno sgradevole la fase della vestizione.

Foto: Giorgio Volpe

La zavorra, necessariamente maggiore che in estate, dovrà preferibilmente essere ripartita fra cintura, schienalino e cavigliere, sia per evitare di gravare tutta sulla vita conferendoci una postura arcuata e innaturale che a lungo andare può provocare dolori e fastidi, sia per ottenere un assetto in acqua ottimale, utile specialmente nella pesca all’agguato.

Per quanto riguarda le pinne, non essendovi la necessità di operare a quote ragguardevoli potremo sostituire i modelli in fibra, utilizzati in estate, con altri in tecnopolimero, meno performanti ma anche meno delicati, specialmente se si opera nella schiuma con mare mosso.

In conclusione, pur se con qualche sacrificio in più, soffrendo un po’ di freddo ed adattandoci ad acque più torbide e meno ricche di pesce, anche in questo scorcio di stagione è possibile trascorrere qualche bella giornata di mare, in attesa che (ma questo vale solo per i più determinati, quelli disposti ad affrontare i rigori invernali) in gennaio e febbraio le condizioni tornino favorevoli per la cattura della regina dell’inverno, la spigola.

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