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La compensazione – II° parte

| 1 Dicembre 2002 | 1 Comment

 

Leggi la prima parte

SE AVETE PROBLEMI ALLE STRUTTURE NASALI

Non sono un otorino, ma ne conosco di molto bravi, e credo che la stragrande maggioranza dei problemi che si possono avere alle strutture nasali, come deviazioni del setto, speroni, ipertrofia dei turbinati, ecc., possa essere risolta con un’operazione ad hoc.

Abbiate però l’accortezza di rivolgervi ad un esperto del settore.

Non tutti gli otorini sono esperti di subacquea e molti possono non conoscere i meccanismi che entrano in gioco nelle immersioni.

Quindi, per la scelta… abbiate naso!

CURIOSITA’

Giusto per solleticare la vostra voglia di sapere, diamo qualche accenno alla tecnica di compensazione che alcuni degli atleti No Limits stanno cominciando ad adottare.

In questa specialità, gli atleti scendono a testa in alto, per cui la compensazione risulta più facile, in quanto l’aria, tendendo a salire, è facilitata nel suo percorso verso le orecchie.

Inoltre, la maggior pressione a livello del torace, rispetto al livello della testa, aiuta ancora un po’.

Questo è ovviamente vero solo a parità di profondità rispetto ad una discesa a testa in basso. E’ chiaro che compensare a 130 metri non è proprio così banale. La densità dell’aria è 14 volte superiore e la pressione schiaccia decisamente. Cosa hanno quindi pensato? In pratica fanno così: a quote intorno ai 90 metri tolgono il tappanaso e fanno allagare le vie aeree superiori. Con la velocità di discesa che hanno, la pressione dell’acqua che entra nel naso riesce a spingere l’aria attraverso le Tube. Inoltre il fatto che una parte dello spazio all’interno del naso venga occupato da acqua (incomprimibile) fa sì che aumenti il volume d’aria a disposizione per la compensazione. Certo, questa manovra richiede un minimo di pratica……

ALLENARE LA COMPENSAZIONE PROFONDA

L’unico metodo per allenarsi a compensare quando si è in profondità è…provare e riprovare a farlo. Un ottimo metodo è quello di scendere alla quota in cui abbiamo difficoltà non a pinne ma in assetto variabile, tirati da una piccola zavorra, oppure tirandosi giù a braccia lungo il cavo.

RILASSAMENTO E COMPENSAZIONE

Sarò chiaro e conciso: se sott’acqua non si è rilassati è molto difficile compensare. Non spiegherò ora i meccanismi che intervengono, ma sappiate che quello che ostacola o impedisce la compensazione quando scendiamo profondi è solo la mancanza di rilassamento e il non sentirsi a proprio agio a quelle quote.

Questo è un meccanismo inconscio di autodifesa del nostro organismo. Infatti, quando ci troviamo a quote a cui non siamo abituati e cerchiamo di scendere comunque perché siamo cocciuti, il nostro corpo ci impedisce di andare oltre bloccandoci la compensazione. Avete presente l’istinto di conservazione…

Il diaframma riveste un ruolo fondamentale in questo. Se ad una certa quota cominciamo a sentirci “strizzati” e non abbiamo più aria per compensare le orecchie, è solo perché non ci sentiamo a nostro agio; gli addominali si contraggono, il diaframma non si rilassa e non consente all’aria dei polmoni di andare verso le orecchie. L’allenamento delle tecniche di respirazione e di rilassamento, anche queste molto curate e sviluppate da Apnea Academy, insieme con un adeguato allenamento alla discesa, riescono a risolvere qualsiasi problema.

L’importante è fare tutto con gradualità e soprattutto sotto la guida di un istruttore esperto.

CONSIDERAZIONI PERSONALI

Ogni tanto, scrivendo, tendo a far percepire che raggiungere determinate quote sia piuttosto facile. Questo è vero, ma va fatto nella giusta maniera.

Non ci si improvvisa profondisti. Non si può andare in acqua da autodidatta. L’apnea non è un gioco.

Bisogna sempre e comunque stare bene in acqua e non si può scendere con la forza.

Apnea è, prima di tutto, benessere, rilassamento, sicurezza interiore, consapevolezza.

Sono stato anch’io autodidatta, anche perché un po’ di anni fa non si poteva fare altrimenti, ma adesso che ci sono così tanti validi istruttori in giro, non ha più senso far tutto da sé.

L’istruttore vi insegna le tecniche di immersione, ma soprattuto vi trasmette quello che deve essere il giusto approccio ed il giusto rapporto con il mare.

Non si ricerca mai la profondità per il puro gusto di essere andati più giù degli altri. La profondità raggiunta non è la misura di quanto siete bravi. Questo tipo di mentalità è pericoloso e vorrei che sparisse. Soprattutto nella pesca subacquea, evitate la “corsa al profondo”. Ha senso correre così gravi rischi per prendere qualche pesce in più? Quanti dei pescatori in immersione hanno un valido compagno d’acqua sopra la testa?

C’è chi ha fatto dell’apnea la sua ragione di vita, chi vive solo con questo, e pure non ha mai corso questo tipo di rischi.

Forse proprio perché sapeva bene cosa stava facendo.

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Category: Altre discipline, Apnea

Commenti (1)

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  1. Salvatore ha detto:

    Salve pratico pesca in apnea ho 23 anni ed ho iniziato a 14 anni solo k poi Ho smesso e adesso ho ricominciato da circa 3 mesi. vorrei una spiegazione a questo mio problema… Praticamente e la seconda volta k mi capita in tutti e due le orecchie, cioè compenso male da un orecchio, cioè nn avviene in sintonia e a volte sento un leggero fastidio Cmq quando ritorno a casa avverto un prurito e il giorno dopo mi sveglio cn l’orecchio otturato e mi fa male… E x questo sto assumendo degli antibiotici e gocce. Potrebbe dirmi cosa fare se usare dei tappi nn so. Grazie

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