Andrea Settimi, 4° classificato
La prima giornata, nel campo gara B, era quella su cui facevo più affidamento per via del molto pesce trovato nei giorni di preparazione. Arrivati in hotel guardo la carta del campo gara e dico almio barcaiolo Renatino: “domani iniziamo a guardare qui!”. La mattina dopo al primo tuffo trovo subito 2 cernie brune di 3 chili e tutto intorno un grotto molto lavorato ed interessante. Marco il punto. Al quarto tuffo lungo un bel ciglio trovo 5 corvine dal mezzo chilo agli 8 etti e segno anche questo. Ottavo tuffo e mi fermo a mezz’acqua pensando di esser capitato in un paradiso per ammirare una nuvola di corvine sopra un panettone che stava fuori un ciglio con circa 25 pesci di cui 7-8 dai 2 ai 3 chili di peso. Li guardo e li riguardo. Salgo in gommone e dico al mio secondo: “segna qui tanto fra 2 ore non ce li ritroveremo!” Dopo un’ora e mezza ci ritorno e trovo una corvine tra di 6 etti, che delusione. Non so perché ma mentre osservavo il comportamento di quei pesci sapevo che non li avrei più ritrovati. Sarà l’istinto? Nei giorni successivi della preparazione il posto ha sempre riservato però grandi emozioni: da un fiume di saraghi, a 2-3 corvine superiori a 2 chili, ad un paio di saraghi da chilo in tana: insomma un posto da partenza.
Sapevo che da quel momento in poi la manche sarebbe stata tutta in salita per me, perché, a terra, bisognava prendere pesce subito poiché dopo poco l’acqua si sarebbe sporcata. Vedendo che non girava pesce sono uscito fuori su un segnale intorno ai 18 metri prendendo due saraghi (tuffo più fondo della giornata). Successivamente mi sono spostato su un ciglio a largo trovato pieno di pesce in preparazione ed ho cominciato a pescare a scorrere. Prendo una corvina in uno spacco e risalgo per farmi passare un altro fucile. Vedo arrivare in volata un concorrente, fa il tuffo e spara a in un taglietto ad un palmo dalla mia corvina catturando un grosso sarago. Disperazione! Sapevo che quel pesce avrebbe fatto la differenza: infatti il sarago ed un pesce strappato in partenza mi avrebbero dato la vittoria del campionato. Ma niente recriminazioni, il bello della pesca è anche questo. Comunque bastavano 15 secondi e sarebbe stato sul mio cavetto…ma dovevo pur respirare! A fine gara, Quarto (autore della cattura), mi spiegherà che era una tana che conosceva e che poco prima gli aveva fruttato un altro pesce.Concludo la giornata con due corvine e due sparidi. Sono piuttosto amareggiato perché avevo segnato moltissimo pesce ma la tramontana della notte aveva cambiato tutto su quel campo gara.
Quindi ho iniziato a fare quello che mi riesce meglio: pescare i saraghi nel grotto. Una pesca difficile, e molto impegnativa a queste quote, ed in cui bisogna essere meticolosi. Inizio su una tana in un ciglio facile da trovare. Quindi parto convinto che ci sarebbero stati altri atleti con cui battagliare. Infatti alla partenza ci ritroviamo in tre. Purtroppo arrivo leggermente in ritardo sul segnale e scende per primo Deiana: la tana risulterà vuota. Peccato perché era sempre stata piena di super saragoni! Visito un’altra tana e pure questa la trovo vuota. Per rompere l’incantesimo faccio un tuffo lì vicino dove avevo marcato una murena: la ritrovo e la catturo. Intorno ne trovo altre due fuori peso e non le sparo ma penso: “vuoi vedere che oggi escono le murene?”. Ed infatti ne catturo subito un’altra segnata. In preparazione ne avevo trovate moltissime e molto grosse.
Successivamente vado su un ciglietto che faceva una spacca col pavimento in sabbia abbastanza insignificante ma che piaceva molto ad un grosso sparide che girava spesso al libero in zona: riesco a farlo intanare e lo prendo. Poi vado sotto il ciglio ad insidiare quei saraghi che erano sempre alla base ma non si fermavano mai. Si muovevano avanti ed indietro come forsennati. Uno riesco a farlo intanare e via pure questo in gommone. Scorro verso il largo il ciglio e vedo diverso movimento. Quindi salgo in gommone mi faccio portare a monte e insidio i pesci cercando di spingerli verso quella tana che stava a circa 80m. La tecnica risulta fruttuosa: quando vado a rivederla metto un altro sarago nel cavetto.
Decido a questo punto di cambiare zona e di andare su un ennesimo ciglio dove avevo trovato diversi saraghi e tanute in peso. È la mossa decisiva: non trovo i saraghi subito ma, l’acqua pulita e la vita che c’era sul fondo, mi convincono a rimanere. Faccio alcuni tuffi e trovo un ciglietto molto bello e spaccato. Tagli piccoli ma interessanti. Pedagno e decido di non muovermi da qui. La zona mi piaceva molto ed immaginavo che i saraghi, più che in tana, li avrei trovati tra i vari funghetti di grotto. Una pesca lenta, difficile, di massima attenzione ma che alla fine mi premierà. Ne catturo tre in rapida successione prima che un concorrente mi si butti a fianco. Cerco di depistarlo con l’ansia che sale. Faccio delle planate, tergiverso finché, dopo alcuni tuffi a vuoto, si allontana. Scendo nuovamente e, sarago dopo sarago, chiudo la specie arrivando ai famosi 10 pezzi bonus. Sono molto soddisfatto perché negli ultimi anni é una cosa molto difficile da realizzare ed a me é riuscito già due volte in 3 campionati. Insisto a cercare murene e ne fiocino altre 3 in peso. Contento rientro in porto con 10 saraghi e 5 murene in peso vincendo così la seconda giornata. Anche oggi ho pescato col 60 e la fiocinella, è la mia pesca e mi piace moltissimo. Poi si sposa perfettamente con la mia capacità di tener molto alta la concentrazione e di esser molto preciso. Un bel campionato, con molto pesce (anche se difficile) ed un’organizzazione impeccabile.