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Pesca in apnea: il mondiale del Brasile 2002

| 10 Novembre 2002 | 0 Comments

© Marco Bardi – Apnea Magazine

Il campionato del mondo di pesca in apnea del Brasile, a lungo atteso dagli appassionati, si è finalmente disputato.

La nostra Nazionale, guidata dal Capitano Roberto Borra, era partita con l’intenzione di ottenere un buon risultato, anche per “riscattare” il mancato podio di Tahiti 2000.

Bottino per gli azzurri: un terzo e quarto posto nella classifica individuale per Maurizio Ramacciotti e Stefano Bellani, rispettivamente, ed un secondo posto nella “classifica” a squadre (le virgolette sono d’obbligo, in quanto il regolamento CMAS non contempla un titolo mondiale a squadre, anche se non è escluso che possa essere introdotto già dalla prossima edizione). Prestazione purtroppo non brillante per Fabio Antonini, terminato quindicesimo.

Mezza vittoria o mezza sconfitta?

Inevitabilmente, c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi, al contrario, lo vede mezzo vuoto. Da una parte, si apprezzano gli ottimi piazzamenti individuali di Ramacciotti e Bellani, che con due prove eccellenti all’insegna della regolarità hanno ceduto il passo con onore solo al pluri campione del mondo Pedro Carbonell ed al fuoriclasse locale Paulo Pacheco. Dall’altra, pur apprezzando questi piazzamenti individuali, si ritiene del tutto insoddisfacente il secondo posto a squadre, che riguarda una classifica non ufficiale ma significativa -almeno come “dato”- e percepita come importante dal pubblico.

Ovviamente, una vittoria della squadra italiana avrebbe fatto piacere a tutti: in fondo… chi di noi alla vigilia non ci aveva sperato? Credo che un po’ tutti siamo d’accordo nel ritenere la nostra nazionale in grado di imporsi in qualsiasi gara ed in qualsiasi mare, certe aspirazioni sono legittime. Sfortunatamente, questa volta la vittoria non è arrivata, ma non credo che sia possibile trasformare il disappunto in un giudizio negativo sul miglior risultato in Oceano degli ultimi anni. Il divario di punti che separava la Spagna dall’Italia nella classifica di Tahiti è stato colmato e la nostra nazionale ha dimostrato di potersi giocare il titolo fino all’ultimo istante: ciò fa sicuramente ben sperare per il prossimo appuntamento mondiale -che si svolgerà tra due anni in Oceano, al pari delle due edizioni successive.

In Mediterraneo abbiamo dimostrato in tempi recenti di non temere nessuno (vedi Arbatax 2001 ); nel valutare le prestazioni della nostra squadra in Oceano, poi, non possiamo dimenticare che gli azzurri vengono da un mare profondamente diverso, né possiamo ignorare il fatto che, non vivendo di sola pesca, non abbiano la possibilità di allenarsi con la stessa costanza di alcuni avversari pescatori professionisti. A prescindere da quel pizzico di fortuna necessario per aggiudicarsi una gara di questo livello, la preparazione fisica e la conoscenza del luogo rivestono un’importanza non secondaria.

In molti si chiedono come mai il Capitano Borra non abbia sostituito Fabio Antonini con Bruno De Silvestri nella seconda giornata. Il Capitano ha dichiarato che la situazione si era complicata, anche per il drastico cambiamento delle condizioni del mare; in tali circostanze, il maggior numero di pescate di allenamento effettuate da Fabio nelle acque di Arraial Do Cabo ha assunto un peso decisivo nella scelta di schierarlo nuovamente, anche perché una giornata storta in quelle condizioni poteva capitare a chiunque. Nella seconda giornata, Antonini si è poi ben difeso, sopravanzando atleti del calibro di Alberto March o Paulo Pacheco e recuperando terreno; il bilancio della sua prova mondiale resta inevitabilmente negativo, ma sono certo che il più dispiaciuto sia proprio Fabio, che in Brasile voleva riscattare il risultato non brillante di Tahiti. Per quanto riguarda il campione italiano Bruno De Silvestri, questa esperienza gli è sicuramente servita molto: anche se non ha avuto modo di misurarsi in acqua, avrà certamente modo di rifarsi.

L’mpressione è che il campionato del Brasile sia stato bello: selettivo e molto combattuto. E’ stato caratterizzato da colpi di scena, come il dotto catturato a fine gara da Carbonell in una selva di atleti; da più di una débâcle, come quella dei due compagni di Pacheco che, giocando in casa, nella prima giornata sono finiti al 31° e 53° posto; ancora, è stato caratterizzato da più di un exploit davvero notevole, come quelli del Croato Branco Ikic, del portoghese Fuentes e del cileno Bosavez, giunti al secondo, terzo e quarto posto nella seconda giornata, disputata sul campo gara ritenuto più povero di prede.

Facendo due conti, classifica alla mano, viene fuori che la per la vittoria individuale a Ramacciotti sono mancati meno di 11.000 punti, mentre la squadra spagnola ha distaccato i nostri di 14.000 punti – a Tahiti furono 90.000 i punti di differenza.

Anche se dispongono di maggiori risorse logistiche e di talenti di altissimo livello, gli spagnoli non sono imbattibili neanche in Oceano.

Questa volta la Spagna ha riconfermato la propria superiorità, ma ho fiducia nella nostra nazionale e sono certo che ci riserverà grandi soddisfazioni nel prossimo futuro.

Category: Editoriali

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