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Nicola Riolo: un cortissimo per amico

 

Nicola Riolo sei volte Campione Italiano Assoluto (foto A.M.)

In questa rubrica, divisa in tre puntate, chiediamo a Nicola Riolo di parlarci di aluni tipi di armi cosiddette “desuete”.
Nicola infatti, da grande Campione ed attento stratega, è solito non lasciare mai nulla al caso ed è un grande utilizzatore di armi estreme, spesso sottovalutate o poco utilizzate dai più, ma altrettanto risolutive.

In questa prima parte gli abbiamo chiesto di parlarci delle armi cortissime, quelle che stanno nella fascia dei 40/45 centimetri.
Lui usa sia un oleo che un arbalete.
Scopriremo interessanti risvolti sull’utilizzo e l’efficacia di questi “giocattoli” la cui letalità, se utilizzati con criterio, in certe occasioni è determinante ed imprescindibile.

Ma entriamo nel vivo di questa esclusiva intervista per Apnea Magazine e seguiamo attentamente le parole all’atleta Italiano più decorato:

Allora Nicola, come mai un cortissimo non ti manca mai in borsa?

Nel corso della mia vita di pescatore con decise e spiccate qualità agonistiche, ho spesso avuto a che fare con le situazioni più estreme e disparate.
La cattura è il fine principale di ogni agonista che si rispetti e, oggi più che mai, un pesce può valere un Campionato.
Per riuscire a fare questo ci vuole allenamento, esperienza, bravura ma soprattutto, all’occasione, un’arma adeguata.
Ecco che il cortissimo in certe situazioni è imprescindibile.
Come arma estrema io uso un arbalete da 45 centimetri o un vecchio Miniministen.
Sono due armi apparentemente simili ma in realtà differentemente efficaci.

Quando usi l’una e quando l’altra?

Teniamo presente alcune cose molto importanti: l’uso di un’arma cortissima impone molta attenzione ed esperienza, altrimenti sono più i pesci che scappano che quelli catturati.
Per esemplificare il concetto, di certo non puoi prendere un’arma del genere in mano e pretendere di pescare cosa vuoi e come vuoi.
Devi imparare a conoscere i posti dove è meglio usarla, devi intuire e capire se il pesce che stai insidiando è, o può diventare, alla portata di questa arma consentendoti una eventuale cattura.
Devi imparare ad avvicinare il pesce parecchio perché il tiro deve essere necessariamente ravvicinato e, nel caso di un pinnuto di una certa mole, saperlo colpire in un punto efficace.
Quindi ci vuole una certa intuitività, che si acquista solo attraverso ore ed ore di mare.

Tornando all’arma specifica uso l’arbalete da 45 centimetri generalmente quando trovo pesce piuttosto raggruppato e concentrato in zone determinate dove può rimanere relativamente sotto controllo.
Di solito sono zone parecchio fessurate e ricche di piccoli agglomerati rocciosi dove non può “allungare”.

Il Miniministen (io lo chiamo simpaticamente nonsisamai) invece lo uso per il colpi impossibili, su pesci nascosti in buchi articolati e dai quali s’intravvede solo una piccola porzione dello stesso: magari la coda, la pinnetta, il musino.
Alle volte si spara senza neanche vedere la preda ma direzionando il tiro ad istinto perché faccia ed arma in quella particolare feritoia non possono starci.
Spesso con successo.

Riolo mostra il suo arbalete da 45cm. (foto S. Rubera)

Abbiamo visto i pro, ma ci saranno anche i contro o sbaglio?

Come in tutte le cose ci sono le due facce della medaglia.
Il limite in assoluto è la mancanza di gittata e la relativa potenza.
Alle volte mentre stai cercando il pesce con questa arma ti capita di alzare lo sguardo e veder sfilare un cefalo un metro più in là, arrivare una salpa un po’ alta, scorgere un denticiotto che ti viene a vedere, magari un paio di volte, senza lasciarti la possibilità di sparare e via dicendo.
Ma queste sono cose che ci possono stare e fanno parte di ogni situazione.

Una volta c’era la cernia che poteva sfuggirti per colpa di un’arma poco adeguata in caso d’incontro.
Anche se col Miniministen ne ho prese alcune, nella maggior parte dei casi è una vera impresa.
Un consiglio (che poi è una precauzione da prendere) è quello di avere la fiocina con le punte sempre accuminate.

Come allestisci queste armi?

L’allestimento dell’arbalettino è piuttosto semplice: monto un elastico da 16mm lungo 12 centimetri piuttosto rapido.
Poi metto un’asta extreme da 6mm lunga 74 cm con fiocinella a 4 punte.
Collego tutto con un monofilo in nylon da 200mm.
Un’arma molto leggera e rapida.

Discorso diverso, rispetto alla normalità, per il Minimini.
Infatti anche la pistolina è equipaggiata con un asta da 6mm filettata e fiocinetta a 4 punte Sdive.
Collego il tutto con del dyneema da 1,5 mm.
Così equipaggiato infatti non spacca mai il pesce e può essere tenuto anche un po’ più carico per far fronte ad un’eventuale preda più grossa.
Sia chiaro non è caricato a palla, ma con una carica media assai efficace che permette una buona precisione evitando quel colpo di rinculo che potrebbe portare il tiro fuori bersaglio (diciamo una ventina di atmosfere per darvi un’idea, anche se io ormai vado ‘a braccio’).
Infatti, come sottolineavo prima, spesso con questa arma si spara tenendola in posizioni parecchio strane.

Ci racconti in quali situazioni queste armi ti abbiano ‘salvato’?

Naturalmente ho avuto molti e differenti episodi che mi vengono alla mente ma ve ne voglio raccontare tre tra i più importanti.
Il primo, il più recente, si riferisce all’ultimo Assoluto in Puglia dove ho conquistato il mio sesto titolo: nella frazione d’apertura, durante una risalita ho visto un sarago scomparire tra le pieghe del fondo.
La porzione di grotto nella quale si era nascosto era poco spaccata ed io contavo di trovarlo appoggiato ad una morzata.

Avevo in mano il sessantino e tuffo dopo tuffo ho cominciato a scorrere la zona senza frutti.
Allora mi sono messo a scrutare alcuni piccoli taglietti nei dintorni.
In uno di questi, all’apparenza cieco, ho notato una seconda piccolissima apertura all’interno della quale intravvedevo la pinna pettorale dello sparide.
Allora mi sono fatto passare la pistola, sono sceso e sono riuscito a colpirlo ed estrarlo da un pertugio apparentemente inespugnabile.
Alla cronaca dei fatti è stato un pesce decisivo.
In questo campionato ho preso anche altri 5 pesci e 2 murene col 45cm.

Il secondo episodio mi porta indietro di qualche anno agli Assoluti di Isola delle Femmine nel 2001 dove anche lì conquistai il titolo.
In preparazione avevo trovato una spacchetta a terra con dentro diverse corvine.
Si trattava di un sifone in poca acqua nel quale dovevo entrare fare un percorso per affacciarmi ad un piccolo taglio buio dove, da supino, riuscivo a scorgere alcune corvine in peso.
Non potevo che portarmi il Miniministen tanto era angusto il posto.
In un’ora ho preso 5 bei pesci che senza quel tipo d’arma sarebbero rimasti lì dentro a vita.

L’ultimo racconto invece si riferisce sempre all’Assoluto che vinsi a Pula nel 1993.
Trovai in 25 metri d’acqua una cernia impossibile: era in un buchetto da dove intravvedevo un pezzo di coda o, dalla parte opposta, il labbro.
Presi il Minimini e le sparai proprio su quest’ultimo (un punto di buona tenuta) e, dopo qualche tempo di lavoro, riuscii ad estrarla.
Era la quinta cernia di quella memorabile giornata.

Quli sono i pesci più grossi che hai catturato con questi ‘giocattoli’?

Quest’ultima cernia era appena poco meno di 8 chili.
Poi, sempre col miniministen in Sardegna, un’ombrina di 9 chili, a Malaga un dentice di oltre 10 chili (qui avevo montato l’arpione).
Con l’arbalete da 45 ho preso un grongo di 11 chili, una cernia di 6 chili e un’orata da 3,5 chili.

Nicola Riolo in azione all’ultimo Assoluto (foto A. Balbi)

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