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Le schede dei Campioni: Andrea Calvino e lo Scorfano

 

Un variegato carniere per Andrea Calvino, con alcuni scorfani di taglia.

Le schede dei Campioni, raccolte e curate da Simone Belloni, affrontano il tema della cattura delle varie prede da una prospettiva del tutto particolare, quella delle gare. Pur fornendo indicazioni utili anche ai pescatori in apnea amatoriali, le schede sono dirette in particolare verso coloro che si dedicano all’agonismo o che, comunque, vogliono approfondire la loro conoscenza delle gare e delle tecniche vincenti adottate dai protagonisti del nostro sport.
Questa volta vi presentiamo la scheda sulla cattura dello Scorfano, redatta dal neo promosso in Prima Categoria Andrea Calvino, giovane promessa del team Omer.

Da amante della buona tavola e del pesce in particolare, ho sempre avuto un debole per il cappone. Rimango affascinato dal suo eccezionale mimetismo, con tanto di protuberanze e piccole appendici, e dal suo colore rosso intenso, che appare in tutto il suo splendore una volta che il pesce giunge in superficie.

Dove cercarlo

Prima di tutto, bisogna dire che il periodo migliore per incontrare scorfani [nell’ambiente agonistico sono comunemente indicati come capponi] di buone dimensioni generalmente va da fine aprile inizio maggio fino a tutto settembre. Ne esistono due specie: lo scorfano rosso ed il nero. Il primo è quello cui dedicheremo le nostre attenzioni venatorie, in quanto in grado di raggiungere taglie di tutto rispetto. Il secondo raramente supera il mezzo chilo, anche se comunque lo si incontra con una certa frequenza.
In base alla mia esperienza, la Sardegna è sicuramente una delle regioni più ricche di scorfani rossi.
La batimetrica su cui concentrare la ricerca va dai 12-15 fino ai 20-25 metri.
A inizio stagione sarà più facile trovare il cappone in fondali meno profondi, mentre in estate converrà impostare la ricerca a profondità superiori. Talvolta viene catturato anche in poca acqua, ma capita ormai sempre più di rado.

Un ricco carniere di gara con in evidenza bei capponi. (foto A. Cardella)

Sui fondali di granito è una presenza costante, ma se vogliamo scovarlo con una certa regolarità dovremo armarci di pazienza.
Anziché planare a mezz’acqua, ci converrà esaminare il fondale più da vicino e prestare attenzione ai grossi massi granitici, perlustrandone tutto il perimetro alla base.
Spesso il grosso cappone se ne sta adagiato all’ingresso della fenditura dal lato sopracorrente in attesa di ghermire qualche preda trasportata dal flusso (piccoli pesci, granchi, vermi ecc.). E’ un vero e proprio predatore dallo scatto bruciante capace di sorprendere quasi sempre la preda, che stenta ad accorgersi di lui per le incredibili capacità mimetiche.
Sul grotto dovremo concentrare la nostra ricerca alla base dei cigli ed in tutte quelle zone che formano delle terrazze o dei piccoli ‘anfiteatri’ e nelle oasi di grotto, poste sul fango, oltre i cigli.

Come insidiarlo

Una volta individuato, il cappone non presenta alcuna difficoltà di cattura; al massimo, se infastidito, si allontanerà di poco, ma attenzione, perché in alcuni sporadici casi scatta così velocemente da impedire al sub di seguirne lo spostamento. Ciò ci costringerà a una nuova ricerca facendoci perdere del tempo prezioso, cosa che in gara non aiuta di certo.
Le tecniche per insidiarlo sono la classica pesca in tana ed il razzolo. Può anche capitare di localizzarlo, fermo accanto a noi, durante un aspetto o di vederlo muoversi perché inavvertitamente stavamo per toccarlo.
Per individuarlo più facilmente uso moltissimo la torcia, ma non tanto per esplorare l’interno delle tane quanto per illuminare la porzione di fondale appena prima delle spaccature.
Infatti, questo pesce, se investito dalla luce diretta si ‘accende’ di un rosso quasi fluorescente, saltando agli occhi in modo evidentissimo e permettendoci una facile cattura. Anche nelle lunghe fenditure apparentemente vuote, con una buona torcia è facile far risaltare i capponi eventualmente presenti, anche se, come detto in precedenza, nove volte su dieci lo troveremo immobile come una pietra sull’uscio della tana.

La pesca la razzolo, tipica in gara, regala spesso più scorfani passando la zona giusta con attenzione. (foto A. Cardella)

Quali armi

Normalmente, quando razzolo o pesco in tana impugno un corto fucile ad elastico con una fiocina a quattro punte, oppure un 75 con taithiana. Se mi trovo con il fucile in seconda tacca, prima di tirare al cappone lo passo sulla prima tacca direttamente sul fondo e, contemporaneamente, cerco l’angolo migliore di tiro per non rovinare o incastrare l’asta. Sull’uso della fiocina o dell’arpione per la sua cattura non ci sono grosse differenze. Con la prima avremo un impatto più letale ma una più difficile ed attenta manipolazione della preda al momento di doverla sfiocinare. Con la punta unica accadrà l’esatto contrario.
Una volta colpito e ucciso lo scorfano va maneggiato con attenzione perché, sulla pinna dorsale e sulle branchie, ha alcuni aculei velenosi che provocano dolore, gonfiore ed intorpidimento.
In ogni caso sarà possibile catturare questo pesce con qualsiasi fucile arrangiandosi alla meno peggio, dato che sicuramente non fuggirà se avremo fatto le cose per bene.

In competizione

Il cappone è un ottima preda da gara, perché appartiene a quella categoria di pinnuti che in gergo agonistico chiamiamo ‘pesci fermi’. Sarà infatti possibile segnarlo sul taccuino delle mire con buone probabilità di ritrovarlo, e se ciò non dovesse succedere, varrà sicuramente la pena di perdere un po’ di tempo a cercarlo nei paraggi, perché ama cambiare posizione ma non zona.
Dopo averne catturato uno sarà sicuramente opportuno guardare attentamente nelle immediate vicinanze perché non è raro trovarne due insieme.
Oltre al bonus per la specie va detto che il cappone solitamente pesa molto in rapporto alle dimensioni e spesso pesci a prima vista ritenuti sotto peso sono promossi all’esame della bilancia.

Parlando di particolari catture in gara, come non ricordare ‘il nonno dei capponi’, mostruoso scorfano rosso di circa 3 chili, fiocinato da Maurizio Ramacciotti al mondiale del ’98 in Croazia? Oppure un altro pesce record arpionato anni orsono alle Tremiti, un esemplare di circa 7 chili!!

Qualche anno fa, durante una selettiva, catturai un bel cappone proprio al primo tuffo. Avevo notato una fitta palla di castagnole che fissava un ‘qualcosa’ sul fondo: mi avvicinai curioso e con grandissima gioia potei constatare che si trattava di uno scorfano rosso. Le castagnole traditrici sembravano gridarmi :’ E’ lui! E’ qui! Cosa aspetti a catturarlo?!’

N.B. le carni dello scorfano sono eccelse, compatte e saporite. Si presta per una cottura al forno, alla brace oppure, con opportuni trattamenti, per un sugo da veri intenditori creando un **brodino** con la testa sapientemente cotta e macinata. Gastronomicamente è considerato dai ristoratori uno dei migliori pesci se non il migliore.

** La chicca: brodino** : Fare soffriggere una cipolla ed un paio di spicchi di aglio.
Aggiungere pomodori pelati (1 scatola grande normalmente, se si vuole più rosso 2) e cuocere per circa 15 minuti.
Aggiungere circa 1 litro di acqua calda, sale, peperoncino (poco all’inizio) e spezie a piacere.
Aggiungere il pesce e, quando cotto, pulirlo mettendo da parte teste e lisca centrale.
Rimettere nel brodo teste e spine messe da parte e aggiungere altra acqua, almeno un litro ma anche di più a seconda della quantità di pesce e di brodo necessario.
Aggiustare di sale e di peperoncino.
Lasciare sobbollire per circa 1 ora; alla fine passare tutto con il passa pomodoro (disco medio) e filtrare con un colino a maglie molto strette (o con una garza).

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