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La pesca al razzolo

| 10 Agosto 2003 | 0 Comments

Mariano Satta, autore dell’articolo

A differenza dell’agguato, dell’aspetto e della pesca in tana, il razzolo non è una tecnica “pura”, ma piuttosto la combinazione di queste tre diverse metodologie di pesca.

Per praticare il razzolo con successo, pertanto, è necessario maturare esperienza in tutte e tre le tecniche pure; in aggiunta, dovremo sviluppare enormemente l’istinto, la capacità di interpretare il fondale e quella di individuare le prede. Un buon “razzolatore” è colui che unisce ad un buon “fiuto del pesce” la capacità di improvvisare senza mai dare per scontato nulla delle azioni di pesca.

La maggior parte dei pescasub non dispone di mezzo nautico e si immerge da terra. Solitamente, le partenze da terra richiedono un’attrezzatura specifica, che deve permettere il nuoto di superficie ed azioni a batimetriche più o meno impegnative. Le battute vanno pianificate, e le zone prescelte devono presentare preferibilmente un fondale eterogeneo. Le aree migliori sono sempre quelle che presentano una costa bassa e frastagliata, che ci permettono spesso di operare sia nel bassofondo che a fondo. Interessanti risultano anche le coste “alte”, e cioè i promontori che offrono cigliate e franate. La maggior parte delle azioni si praticano “a vista”, e nel bassofondo l’agguato fatto con apnee brevi porta ad avvistamenti e catture. Segnali come la presenza di mangianza o l’avvistamento di predoni nei dintorni offrono occasioni per l’aspetto. Se si avvistano prede in prossimità di pietre e massi, opteremo per un’azione in tana, ma ci si potranno presentare anche occasioni di pesca in caduta e di tiro al libero.

PASSARE IN RASSEGNA IL FONDALE

Pescando al razzolo è fondamentale imparare a “passare in rassegna” il fondale, ossia ad osservare il fondo prestando attenzione anche ai minimi particolari. Questa attenta osservazione potrà portarci ad avvistare le prede, nel qual caso potremo tentarne la cattura, oppure ci potrà permettere di cogliere segnali che ne denunciano la possibile presenza, nel qual caso procederemo ad un’ispezione più accurata.

Una grossa tanuta colpita in caduta – Foto © Apnea Magazine

Pescando, capitano spesso delle occasioni di cattura in caduta o con tiro al libero. In fase di discesa può accadere di avvistare nella nostra verticale una cernia a candela, qualche tanuta di peso, dei cefali che si presentano un pò alti sul fondo, qualche tordo corpulento o altre prede.

In caso di un avvistamento di questo tipo, discesa o planata vanno interrotte a favore di una discesa a foglia morta, che potrà permetterci di tentare un tiro in caduta o al volo. Il migliore avanzamento sulle prede è in diagonale anziché dalla verticale.

Così facendo, sebbene l’avanzamento avviene in acqua libera e quindi allo scoperto, le possibilità di portare a tiro l’eventuale preda aumentano notevolmente. La posizione così assunta ci permette di risultare meno visibili alla preda, perché offriremo alla sua visuale una massa minore; bloccare la pinneggiata, poi, riduce in modo sensibile le vibrazioni percepite dai pesci grazie alla linea laterale.

A volte potremo imbatterci in un branco inaspettato di limoni (ricciole di piccola taglia), che si possono catturare fermandosi a mezz’acqua, oppure, a volte, anche puntandoli direttamente in caduta.

Quando si opera nel bassofondo, potremo incappare in cefali di buona taglia che permettono il tiro al volo, e spesso ci capiteranno a tiro grossi branchi di salpe.

ADATTAMENTO

Le principali doti di un vero pescatore in apnea sono la capacità di adattamento al fondale e la capacità di sfruttare le occasioni di cattura che si possono presentare. Occorre essere polivalenti e saper mettere a frutto le esperienze maturate in tante catture effettuate nelle condizioni meteo più disparate. Difficilmente potremo ritenerci buoni razzolatori senza un adeguato bagaglio di esperienza. Le doti fisiche in sé non garantiscono alcun successo di cattura, al pari di azioni spinte al limite della profondità operativa o le apnee esasperate. E’ il bagaglio d’esperienza che gioca a favore del pescatore, e la miglior cosa che si possa fare è sempre valutare e memorizzare le esperienze positive e negative del passato, per evitare di effettuare scelte di caccia sbagliate.

Solitamente, nelle partenze da terra si inizia la battuta pescando nel bassofondo, poi ci si sposta lentamente su batimetriche più o meno profonde. Nell’impostare la battuta si possono operare varie scelte: quando si pesca in coppia, le diverse possibilità vanno valutate insieme al compagno. Sarà sempre l’esperienza di ciascun pescatore a suggerire le scelte da adottare durante la pescata, ed il più delle volte la soluzione ideale consiste nel pescare a “fascia”. Ognuno di noi ha delle abilità o delle esperienze particolari che lo rendono più efficace in una tecnica piuttosto che un’altra: il pescatore più esperto ed allenato della coppia si porterà sulla batimetrica più impegnativa, mentre l’altro dovrà pescare in acqua più bassa. La distanza tra i due non deve mai risultare eccessiva, gli sguardi si devono incrociare ed il controllo reciproco deve essere continuo.

Chi si trova ad operare nel bassofondo metterà in atto una tecnica mista tra aspetto ed agguato, scrutando tutti quei segnali che possono portare anche il compagno a compiere qualche bella cattura.

Chi pesca nella fascia più profonda deve restare abbondantemente entro i propri limiti, effettuando planate di avvistamento e mai azioni dinamiche a fondo solitarie.

Qualora si avvisti qualche preda e si decida di effettuare un aspetto o un agguato più a fondo, si deve sempre avvisare e chiamare il compagno, che provvederà a fornire assistenza a beneficio della sicurezza.

CONCENTRAZIONE

A differenza delle altre tecniche, che permettono di preparare il tuffo minuziosamente, nella pesca al razzolo dovremo restare concentrati durante l’intero arco della pescata.

Razzolando, l’imprevisto e la sorpresa saranno una vera costante nell’arco dell’intera pescata, e per questo non sempre avremo la possibilità di preparare un tuffo. Bisogna essere perennemente pronti ed attenti a sfruttare le occasioni che a volte si presentano in brevissimi attimi. Occorre mantenere la massima concentrazione anche in superficie, dove, come a fondo, non smetteremo mai di guardarci intorno e di prestare attenzione ad ogni dettaglio. L’istinto giocherà un ruolo di primo piano, così come l’esperienza, che matureremo anche con errori e scelte controproducenti.

SBAGLIANDO S’IMPARA

Il detto “sbagliando s’impara” è quanto mai calzante per chi si avvicina a questa tecnica senza aver maturato sufficiente esperienza. Di conseguenza, chi si avvicina al razzolo dovrà costruirsi il necessario bagaglio d’esperienza memorizzando sempre gli errori per cercare di correggere in futuro quegli elementi dell’azione che hanno causato l’insuccesso. Al razzolo si arriva dopo avere maturato esperienze nelle tecniche “pure”. Inoltre, come accennavo, i momenti di spensieratezza portano a commettere degli errori o perdere delle occasioni, e per questo sono da evitare.

QUOTE E ZONE DI PESCA

Un buon razzolatore eviterà sempre di operare a quote esageratamente profonde, posso tranquillamente affermare che la batimetrica più congeniale per i più abili è fissata nella quota media dei 15 metri, con picchiate assistite più a fondo ma anche incursioni in poche spanne d’acqua. Saranno il fondale e la batimetrica a guidarci nei luoghi in cui operare.

Una grossa spigola è finita a pagliolo – Foto © Apnea Magazine

E’ importantissimo saper interpretare il fondale che ci si presenta sotto le pinne. Zone miste di posidonia e roccia possono offrire occasioni di cattura di tordi e salpe in basso fondale, mentre più a fondo le zone di questa tipologia possono offrire occasioni di cattura di saraghi, corvine, tordi, tanute, mustelle, murene o cefali.

Nel bassofondo, le azioni che mirano alla sorpresa della preda permettono di catturare saraghi pizzuti, maggiori e fasciati. Più variabili, invece, le quote in cui si possono presentare occasioni di cattura di prede di grande pregio, come le orate, le spigole e pesci possenti come le lecce.

LE OCCASIONI MANCATE

Per diventare bravi razzolatori dovremo imparare a sfruttare ogni occasione e a non commettere l’errore di sperare in altri incontri. Quando ci si trova di fronte ad una preda degna si deve sempre avere la necessaria lucidità per premere il grilletto, consapevoli del fatto che ogni occasione mancata è un pesce perso. Non dimentichiamo poi che un buon razzolatore realizza carnieri composti da prede di ogni tipo e non disdegna prede di minor pregio alimentare.

IMPARARE A CUCINARE IL PESCATO

Un mio amico, pescatore professionista di vecchia data, afferma che chi disdegna il pesce di minor valore come i tordi e le salpe, del mare ha capito ben poco. Tutti i pesci freschi sono buoni a suo dire, e non smette di ripetere che per dichiararsi abili pescatori bisogna esserlo non solo in mare ma anche in cucina. Prede considerate di seconda o terza scelta, restano prelibate se trattate con semplici accorgimenti. Una salpa appena catturata, ad esempio, va liberata dalle interiora immediatamente dopo la cattura; così facendo le sue carni fritte o lessate risulteranno ottime. Stessa cosa per i gronghi: li raschieremo con il pugnale per liberarli del muco bianco che ne ricopre la pelle e li puliremo in acqua subito dopo la cattura. Il taglio del ventre deve proseguire oltre l’orifizio anale verso la coda, per svuotare una sacca contenente una sostanza scura che rende amare le carni. Sono apprezzabilissimi anche i tordi e i marvizzi, le tanute e, in generale, qualunque specie.

ATTENZIONE AL CALDO ESTIVO

Durante la stagione estiva è fondamentale premunirsi di un frigo portatile con delle tavolette di ghiaccio: mai dimenticarlo, è importante esattamente come la maschera e le pinne, e deve fare parte sempre della nostra attrezzatura. Nel periodo estivo il rischio maggiore è che la più bella cattura della nostra vita si rovini in brevissimo tempo e le sue carni diventino immangiabili.

Tutte le prede vanno spanciate immediatamente dopo la cattura, in acqua, e non vanno mai lasciate esposte al sole.

SICUREZZA

Nel razzolo a quote impegnative l’assistenza è indispensabile

Non bisogna mai perdersi di vista col compagno, ed è tassativo non abbandonare mai il pallone e pescare allontanandosi da esso.

La competizione con il compagno è assolutamente da evitare, per questo risulta ottima la scelta di dividere sempre il pescato. Il fine di un’uscita in mare deve essere sempre il divertimento, e le catture vanno considerate come un valore aggiunto della bella giornata di mare. Nella coppia, ciascun pescatore deve essere consapevole dei propri propri limiti.

Tutti gli avvertimenti ed i consigli forniti nei precedenti articoli su Agguato, Aspetto e Tana valgono ovviamente anche nella tecnica del razzolo, che -come accennato- le riassume tutte..

CONSIGLI

Nelle partenze da terra, un’ ottima strategia è quella di utilizzare due auto: lasceremo una vettura sul luogo di rientro, per poi recarci sul punto di partenza con l’altro mezzo. Questa strategia ci permetterà di ispezionare una zona molto più vasta.

A volte, sopratutto nel periodo invernale, le condizioni meteo mutano repentinamente mentre si è in acqua: in caso di difficoltà è meglio desistere facendo dietrofront senza mai osare. Altri elementi che possono impedirci di completare il percorso previsto sono le correnti contrarie, il mare che s’ingrossa o, più banalmente, la stanchezza.

Pianificando una battuta al razzolo, è sempre preferibile scegliere quei fondali che offrono un ciglio o delle secchette parallele alla costa, perché in caso di difficoltà si ha sempre la possibilità di portarsi in acqua bassa o, in casi estremi, riguadagnare terra e raggiungere l’auto più vicina sfruttando i sentieri litoranei. Chi non ha la possibilità di recarsi a pesca con due auto deve fare scelte analoghe, ma dovrà prestare maggiore attenzione alle condizioni meteo e alla corrente, che se sostenuta potrebbe ostacolare il rientro all’auto.

In caso di vento contrario o forte corrente, un segreto per procedere con minore fatica è quello di portarsi nel bassofondo e seguire la costa piuttosto che tagliare da punta a punta: in questo modo riusciremo a sfruttare la corrente che si forma all’interno delle cale, di direzione contraria, e ad avanzare con minore dispendio di energie. Per quanto il tragitto risulti allungato, il rientro sarà più agevole e veloce; nuotare controcorrente è invece sconsigliabile, perché serve solo a mettere a dura prova le gambe con rischio di affaticamento eccessivo o crampi per coloro che non sono troppo allenati. Non dimentichiamo che in caso di vento o corrente la boa segnasub oppone resistenza, soprattutto se di forma sferica. In caso di mare formato, al contrario, bisogna portarsi fuori dalla costa, dove le onde non frangono. Per guadagnare terra è preferibile raggiungere delle cale ridossate e possibilmente con sabbia, dove le onde perdono di intensità ed il rischio di farsi male sulle pietre è annullato.

Chi affronta una battuta di pesca al razzolo con l’ausilio di un’imbarcazione di appoggio risulterà avvantaggiato in caso di stanchezza, e se le prede scarseggiano potrà sempre tentare uno spostamento. A differenza di quanto molti potrebbero pensare, anche quando ci si avvale del gommone è essenziale concentrarsi sulla pesca ed evitare eccessivi spostamenti: permanenza in acqua, concentrazione e attenta osservazione del fondale restano la tattica migliore.

Il cefalo è una preda tipica del razzolatore

ATTREZZATURE

Le migliori maschere sono quelle che offrono un’ottima visuale presentando al contempo un volume interno ridotto. Il tubo deve essere anatomico e di materiale morbido, mentre le pinne più indicate sono quelle con mescola di media durezza, in grado di agevolare il nuoto di superficie senza compromettere le azioni dinamiche sul fondo. Devono essere reattive, agili e non devono affaticare le articolazioni e la muscolatura. Per le mute, valgono le considerazioni di sempre: saranno preferibili i modelli caratterizzati da buona elasticità e termicità, mentre il colore potrà essere neutro o mimetico in base alle caratteristiche del fondale; personalmente, ritengo che un buon mimetismo aumenti le possibilità di cattura. Chi razzola nel bassofondo può sfruttare lo schienalino come nell’agguato e nell’aspetto, mentre chi opera più a fondo non ha alcuna necessità di ricorrere a questo attrezzo. Le armi da portare con sé in una battuta al razzolo saranno preferibilmente due: una corta, adatta alla tana, ed una più lunga, da usare nelle altre circostanze. Trattandosi di una tecnica mista, si può cambiare spesso l’arma in base alle caratteristiche del fondo.

SCELTE PERSONALI

Personalmente, preferisco impostare l’intera pescata impugnando un ottimo 90 armato con un mulinello di ridotte dimensioni, ma si tratta di una scelta dettata dal gusto personale e dal tipo di fondali che visito. Impugnando un corto arbalete da 75 centimetri ho catturato di tutto, dal pesce di medie dimensioni alla cernia, dal marvizzo al grosso dentice.

Solitamente armo il fucile con un terminale in nylon da 140 e doppia passata. A seconda delle necessità avvolgo una delle due passate nel mulinello. Così armato difficilmente carico alla seconda tacca, lo faccio solo quando mi imbatto in zone che fanno sperare in qualche tiro lungo. Preferisco sempre avvicinare il pesce piuttosto che azzardare tiri al limite. La versatilità che offre un buon 75 difficilmente si ritrova su altre armi.

Sono ormai tantissimi anni che preferisco gli arbalete agli oleopneumatici e non uso mai nessun tipo di fiocina, ma -ripeto- sono scelte personali.

CONDIZIONI METEO MARINE

Particolare attenzione meritano le condizioni meteo marine, il mare calmo si presenta ideale per chi si avventura le prime volte ad ispezionare zone nuove o ha poca esperienza.

In base alle condizioni meteo si sceglie la batimetrica più congeniale ed è sempre preferibile evitare correnti e venti contrari che possono mettere a dura prova il fisico. Mai avventurarsi in mare con condizioni avverse e mai entrare in acqua senza avere pianificato la strategia insieme al compagno. In caso di affaticamento bisogna sempre informare il compagno e desistere.

TERMINE “RAZZOLATORE”

Fino agli anni 80 si usava il termine “razzolatore” in senso dispregiativo, poichè era convinzione di tutti che per essere buoni pescasub le prede andavano catturate in tana a grande profondità. Oggi, nel nuovo millennio, essere considerati buoni razzolatori ripaga di tanti sacrifici e gratifica l’esperienza maturata nelle lunghe ore trascorse in mare. Per quanto mi riguarda, la ritengo certamente la tecnica di pesca del futuro.

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