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La Cernia Regina Delle Scogliere


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LA CERNIA REGINA DELLE SCOGLIERE

La Cernia è la regina delle scogliere, il sovrano incontrastato delle ciclopiche cadute di massi che si accavallano verso il fondo, il solitario guardiano delle cattedrali sommesse, l'astuto abitante dei meandri più inaccessibili di una parete rocciosa.

 

Vive sempre a contatto del fondo tra i dieci e i quattrocento metri di profondità, ovunque ci siano tane e tanta pace.

È comunque in tutto il Mediterraneo e solo occasionalmente è presente nell'Atlantico orientale, raramente, comunque, più a nord del Golfo di Biscaglia.

 

L'allegro fracasso della superficie le dà sui nervi, l'altalena delle onde la infastidisce, quasi che le faccia venire il mal di mare, la luce del sole la sgomenta.

 

Per questo non abbonda mai la pace ovattata degli abissi, dove la risacca non arriva e dove la penombra soffoca i colori e la protegge come un complice furtivo. L'inverno lo passa chissà dove, lontano dalla costa, a quote veramente abissali, probabilmente alla base delle platee continentali.

 

D'estate, invece, emigra in senso verticale e viene a popolare le nostre coste rocciose, sempre rimanendo a profondità considerevoli. Sembra che l'optimum sia fra i trenta e i cinquanta metri. Durante la bella stagione, infatti, è difficile avvistare Cernie oltre i cinquanta metri di profondità.

 

A parte l'emigrazione stagionale in senso verticale, la Cernia è un pesce stazionale, un pesce, cioè, che ama frequentare sempre gli stessi luoghi. La Cernia si sceglie una zona di caccia, vi pone al centro una dimora fissa e non se ne allontana mai.

 

Inverno a parte, naturalmente. L'estate successiva, però, siate certi che la Cernia tornerà ad occupare la stessa tana dell'anno prima. A meno che qualche subacqueo, o qualche amo di profondità non glielo impedisca in modo brutale.

 

La Cernia frequenta due tipi di tana, ben distinti l'uno dall'altro: la tana fissa, cioè quella residenziale, per lo più inviolabile da chiunque, e quella di posta, cioè quella adoperata per cacciare o per sfuggire momentaneamente a un improvviso pericolo.

 

Le due tane hanno caratteristiche differenti: la prima è profonda, un nero cunicolo che penetra nella montagna e che quasi sempre si dirama in diversi corridoi che sfociano di frequente in una sala comune; la seconda è più semplice, è una grotta abbastanza agibile con due o più aperture e si affaccia, di preferenza, su una scogliera a picco, battuta dalle correnti e situata in un luogo di passaggio.

 

Possono essere adatte ampie gallerie sommerse, crepacci che affondano in una parete, volte di pietra nascoste sotto scogli imponenti. Tutte queste tane, comunque, sono di solito situate a poche decine di metri di distanza dalla tana principale che, come abbiamo detto, non viene mai persa di vista dal furbo e corpulento pescione.

In una costa frastagliata e dirupata, la Cernia andrà a vivere dove i fondali sono più profondi e le correnti più sensibili. Così, sarà meglio andarla a cercare sulle punte dei promontori, alla base di terrazze degradanti, intorno a un'isoletta che si erge dal fondo a qualche centinaio di metri dalla riva o sulle secche tormentate che si innalzano dagli abissi in alto mare.

Le frane sommerse, dove i massi e le pietre si accavalcano gli uni sulle altre sono il suo habitat ideale, perché costruiscono una vera e propria rete di cunicoli in contatto tra loro e visibili dall'esterno, dove la Cernia può scomparire e ricomparire in acque libere a parecchie decine di metri di distanza.

 

Le tane delle Cernie hanno, del resto, caratteristiche particolari da costituire una rarità anche fra i pinnuti. Come dire che pure fra i pesci esiste la crisi degli alloggi. Infatti, capita sovente di catturare una Cernia e di tornare dopo qualche giorno a visitare la stessa tana.

 

Nell'antro, non sarà difficile scovare un altro esemplare, più o meno dello stesso peso del primo, che non ha perso tempo ad occupare l'alloggio rimasto vuoto. La tana di una Cernia, insomma darà sempre i suoi frutti, anche a distanza di anni. E ben lo sanno i cacciatori esperti, che tengono gelosamente segreti gli indirizzi giusti, andandoli a visitare almeno un paio di volte per stagione. La Cernia è un animale solitario.

 

Le piace dormire da sola, mangiare da sola. In zone particolarmente tranquille e con scarsità di vederne parecchi esemplari riuniti in gruppo: tre o quattro individui più o meno della stessa mole.

 

Vuol dire che il luogo è particolarmente ricco di cibo e che i pesci non si danno fastidio tra loro. In questo caso possono anche abitare nella stessa tana, ma ogni Cernia, fedele al suo spirito individuale, sceglierà sempre lo stesso angolo della caverna per riposare o digerire in pace, quasi ignorando la presenza delle compagnie.

 

Le praterie di posidonie l'attraggono solo quando sotto le erbe ci sono scogli e tane in grado di fornire un sicuro riparo, mentre non le dispiacciono affatto i fitti boschi di gorgonie, che si riproducono e nascondono con i loro ampi ventagli le aperture di grandi spaccature della roccia, che spesso la nascondono alla vista delle prede.

 

La sua mole imponente e le sue abitudini cavernicole la mettono infatti al sicuro da qualsiasi altro pesce animato da cattive intenzioni, squali compresi.

 

Mariano Satta

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Ospite Mariano Satta

L'AZIONE DI PESCA

da UN CERNIA D'ALTRI TEMPI

 

Autore: Mariano Satta

 

Data di pubblicazione: 30-11-2004

Clicca qui x leggere l'articolo

 

Aggancio il pallone al mio piombo mobile e con una breve nuotata siamo sul luogo dell’avvistamento della grossa cernia. Un lungo pietrone a forma di biscotto di fianco ad un sommo è l’unico punto in grado di ospitare la cernia, e su quello concentriamo le nostre attenzioni.

 

Il primo tuffo lo esegue di diritto Franco, con la sua immensa classe raggiunge il fondo dei -20 e s’infila tutto dentro il “biscotto”, vedo solo le pinne fuori e sento la fucilata, mi tengo pronto e dopo alcuni secondi esce dalla tana con l’asta in mano, Capisco che ha sparato la Cernia e che la sua asta non aveva fatto presa.

 

Come risale m’informa che la Cernia è in fondo al budello, e che serve un tiro lungo per colpirla. Prendo fiato e vado giù col mio 80 caricato sulla tacca più potente. A circa tre metri sgancio il piombo mobile e m’infilo agile dentro il budello, accendo la mia ormai inseparabile minimicra, illumino a giorno la tana e vedo la cernia a coda in su che offre tutto il groppone, ma non vedo la testa.

 

Giro il fucile e sparo cercando la spina dorsale, tiro forte l’asta e faccio in modo che l’aletta, limata ad unghia, faccia presa sulle carni in prossimità della spina dorsale. Appena messa intravedo la grossa cernia dare uno scossone, ha accusato abbondantemente il colpo.

 

Una volta risalito mi faccio aiutare da Franco per mettere in trazione il siluro, ci aiutiamo col mulinellino del fucile. Data la grossa stazza del pescione, decido di avvolgere il saolino del mulinello sull’impugnatura del fucile come se fosse un arrotolatore.

 

Iniziamo un su e giù di continui tuffi, tirando a colpetti vediamo che piano piano guadagniamo dei centimetri col pescione, ma non riusciamo a veder il testone, comunque dopo un’ora circa si vede che la cernia si è un po’ indebolita.

 

Franco esegue un altro tiro dall’ingresso principale ma anche questa volta la sua asta si sfila. Decidiamo di cambiare strategia e dividerci la tana, io sull’ingresso principale e Franco da una spaccatura laterale. Dopo due tuffi Franco spara nuovamente la cernia sul groppone, lo scopo e quello di far sollevare la testa alla cernia. Dopo tanti tuffi suoi e miei riusciamo nell’intento di vedere la testa.

 

 

Eseguo un tuffo ben preparato, mi infilo nel budello e nel pulviscolo della tana la vedo quasi tutta di lato, la stimo sui venti chili ma mi curo più della sua posizione nella tana che del suo effettivo peso.

 

In risalita indico a Franco di aumentare la trazione del pallone che immediatamente esegue. A galla lo informo che se avessimo avuto un altro fucile sarei riuscito a toglierla dalla tana. Franco non se lo fa ripetere due volte: scende, innesta il fucile nell’asta conficcata sulla cernia, gira e tira sfilandogli l’asta dal corpo. Arrivato a galla gli chiedo di caricarmi il suo fucile ed io mi preparo per una lunga apnea ricercando la massima rilassatezza e concentrazione sull’azione da compiere.

 

Scorrono lunghi secondi mentre Franco riarma il fucile ed io sto attento a non iperventilare. Mi passa il fucile, due lunghi e lenti fiati e giù determinato.

Mi faccio cadere a foglia morta, sgancio qualche metro lontano dalla tana il piombo mobile, infilo il fucile nel budello e con la massima calma entro nella tana, vedo il testone e decido di sparare alla cernia davanti all’occhio un po’ sotto, in corrispondenza del muso, affinché l’aletta faccia presa oltre il muso o dentro la sua bocca.

 

 

Scocco il tiro e l’asta colpisce esattamente il punto prefissato, tiro il sagolino del fucile in trazione, la cernia si muove e scoda in avanti. Mollo la trazione e tiro il sagolino dell’asta sul muso. La cernia indemoniata esegue un giro dentro la tana, la tiro forte verso l’uscita e lei, possente, sbatte da un lato e dall’altro. Con forza la tengo, esco dalla tana e punto a risalire. Volgo lo sguardo verso la superficie e vedo Franco venirmi incontro, mollo il pescione e riemergo aggrappandomi al pallone…tutto ok.

 

Dopo qualche secondo Franco è al mio fianco, si assicura che io stia bene e lancia un grido liberatorio di gioia: "E' più di trenta chili!!". Il resto è solo gioia e fatica per portarla all’auto, informiamo le mogli via telefono data l’ora tarda (erano passate più di sette ore totali di pesca, di cui almeno due lavorando assiduamente la grossa cernia).

 

Al peso la cernia risulterà 36 chili, sicuramente una delle più grandi mai catturate da un pescatore in apnea nel nostro mare.

 

Mariano Satta

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Ospite Mariano Satta

Un copia incolla da un interessante sito sui pesci www.sulmare.it

 

Se vuoi leggere la scheda intera CLICCA QUI

 

CERNIA

Ordine: PERCIFORMI

Famiglia: Serranidae

Genere: Epimephelus

 

Epinephelus guaza. (Linneo) 1758****

 

Generalita'

 

Presenta il corpo massiccio, ovoidale. La testa e' molto grande. La bocca e' ampia. La mandibola e' sporgente, munita di piccole squame. Le mascelle sono armate di denti caniniformi, inclinati verso l'interno. Il colore di fondo e' cioccolato fino ai fianchi, giallognolo sul ventre. L'occhio e' circolare e di colore azzurro. Su tutto il corpo si notano numerose screziature biancastre o giallognole, molto piu' evidenti negli esemplari giovani. La pinna caudale e' a margine arrotondato.

 

 

Costumi

 

Vive a profondita' variabili da 8 a 100 metri. Gli esemplari giovani spesso si trovano anche tra gli scogli frangiflutti, in vicinanza della riva. Si nutre di Molluschi, pesci e Cefalopodi.

 

Pesca

 

Si pesca con reti a strascico e con palamiti di profondita'. A volte si cattura anche con le nasse. E' la preda piu' ambita dai subacquei.

 

Commestibilita'

 

Ha carni molto ricercate per la loro bonta'.

 

Distribuzione nei mari d'Italia

 

E' la specie piu' conosciuta in tutti i nostri mari, ma finisce per diventare rara in quanto e' cacciata da tutti i pescatori, a qualunque livello.

 

Note o curiosita'

 

Questa Cernia, a meno che non vengano applicate con severita' le norme che regolano la sua pesca, e' certamente destinata a scomparire dal nostro patrimonio ittico poiche' presenta uno strano fenomeno di inversione sessuale, chiamato "proteroginia".

 

L'animale in pratica trascorre i suoi primi anni di vita con gonadi femminili ed il resto della sua esistenza con gonadi maschili.

 

Cio' significa che, essendo gli individui adulti piu' difficili da catturare sia perche sono molto piu' diffidenti sia perche' vivono a profondita' inaccessibili ai subacquei, a fare le spese della pesca indiscriminata sono gli esemplari piu' piccoli per cui si viene a creare uno squilibrio biologico tra maschi e femmine che, senza dubbio, compromettera' in futuro la sopravvivenza della specie.

 

Per tale motivo oggi sono state emanate alcune norme che tendono per lo piu' alla protezione delle forme giovanili dei pesci.

 

Essere a conoscenza di dette norme e' cosa importante poiche' chiunque assista ad infrazioni, puo' denunciarle alla locale Capitaneria di porto, anche con una telefonata.

Importante e', in caso di imbarcazioni, prendere il numero del battello.

 

1. E' vietata la pesca subacquea con respiratore (D.M. 7-1-80).

2. E' vietata la pesca subacquea ai minori di anni 16 (Legge 14-7-65, n. 968, art. 18).

3. E' vietata la pesca subacquea a distanza inferiore a 500 metri dalle spiagge frequentate dai bagnanti e a distanza inferiore di 50 metri dalle opere portuali esterne (Legge 14-7-65, n. 963, art. 129).

4. E' vietata la pesca subacquea notturna (D.M.7-1-80, art. 3).

5. E' vietato ai pescatori sportivi catturare giornalmente piu di 5 kg di pesci e piu' di una Cernia (D.M. 7-1-80, art. 2).

 

 

 

Mariano Satta

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Ospite fabio3666

Ciao a tutti,

 

altra cosa importante è ricordare che è vietato catturare esemplari al di sotto della taglia minima consentita, che in Italia è di 45 cm per ogni specie.

 

Premesso che l'etica del pescatore deve farci sempre restare ben al di sopra della misura minima, vorrei risolvere un mio dubbio normativo relativo alla Sardegna:

 

La CEE nel '94 ha stabilito la misura minima di cui sopra (prima era 25 cm). Questa nuova misura è valida su tutto il territorio italiano, salvo disposizioni regionali diverse (intese come più limitative).

Nel '95 la regione sardegna ha differenziato le misure tra cernia di fondale (45 cm) e cernia bruna (ancora identificata come GUAZA) (30 cm).

 

A questo punto la domanda è: se trovo un pescatore in Sardegna con una cernia di 30 cm, posso fargli notare che ha commesso un reato, o no?

 

 

:bye:

Fabio

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Ciao Mariano e grazie per queste informazioni. Ti posso solo segnalare una situazione "diversa" sul fatto che siano solitarie. A Lampione nè ho viste anche di 20\30 kg in gruppi di 5 \ 6 esermplari, sembravano o giocare o combattere o amoreggiare, non so', chiaramente potrebbe eseere un comportamento estemporaneo. Ai tropici ( Los Roques, Venezuela ) invece ho visto la versione tropicale ( la chiamano comunque Guaza ) a decine e decine a mezz'acqua in corrente. :bye:

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Ospite Mariano Satta
Ciao Mariano e grazie per queste informazioni. Ti posso solo segnalare una situazione "diversa" sul fatto che siano solitarie. A Lampione nè ho viste anche di 20\30 kg in gruppi di 5 \ 6 esermplari, sembravano o giocare o combattere o amoreggiare, non so', chiaramente potrebbe eseere un comportamento estemporaneo. Ai tropici ( Los Roques, Venezuela ) invece ho visto la versione tropicale ( la chiamano  comunque Guaza ) a decine e decine  a mezz'acqua in corrente. :bye:

 

 

Bravo Magoo:

quanto dici corrisponde al vero....

 

La scheda riporta che la Cernia ama vivere, cacciare e cibarsi da sola ma anche per loro esiste il periodo di aggregazione come in tutte le specie di pesci.

Anche il Dentice ama la vita solitaria ma col sopraggiungere della stagione calda si raggruppano in branchi numerosi di decine e decine di esemplari...il motivo è semplice "la stagione degli amori".

 

Questo Sabato nei pressi della secca dei Monaci ho catturato una Cernia dopo averne avvistate tre insieme sopra un sommo.

 

A Capo Figari in questo periodo (per chi pesca molto profondo) mi capita spesso di avvistare più esemplari sopra il taglio del termoclino. Si mettono sopra i picchi o di fianco alle cigliate profonde o alte dal fondo al libero e controcorrente per cacciare.

 

Col mio compagno di pesca Franco Meledina abbiamo avvistato esemplari anche da 30 chili e catturate in passato diverse anche da 18 e 24 chili.

 

Mariano Satta

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Ciao Mariano e grazie per queste informazioni. Ti posso solo segnalare una situazione "diversa" sul fatto che siano solitarie. A Lampione nè ho viste anche di 20\30 kg in gruppi di 5 \ 6 esermplari, sembravano o giocare o combattere o amoreggiare, non so', chiaramente potrebbe eseere un comportamento estemporaneo. Ai tropici ( Los Roques, Venezuela ) invece ho visto la versione tropicale ( la chiamano  comunque Guaza ) a decine e decine  a mezz'acqua in corrente. :bye:

 

Stessa esperienza in Turchia, con bestie ancora più grosse, in gruppi di 5/6 esemplari, su un fondo di circa 40/45 metri, il diving accompagnava i sub facendoli fermare a circa 30 metri, per osservarle dall'alto.

 

Sono anche tornato da solo in apnea, facendo delle cadute per cercare di vederle dall'alto, aiutato da una visibilità incredibile, chiaramente senza fucile.

 

E' stata un'esperienza indimenticabile.

 

GGP

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Ospite Mariano Satta
Ciao a tutti,

 

altra cosa importante è ricordare che è vietato catturare esemplari al di sotto della taglia minima consentita, che in Italia è di 45 cm per ogni specie.

 

Premesso che l'etica del pescatore deve farci sempre restare ben al di sopra della misura minima, vorrei risolvere un mio dubbio normativo relativo alla Sardegna:

 

La CEE nel '94 ha stabilito la misura minima di cui sopra (prima era 25 cm). Questa nuova misura è valida su tutto il territorio italiano, salvo disposizioni regionali diverse (intese come più limitative).

Nel '95 la regione sardegna ha differenziato le misure tra cernia di fondale (45 cm) e cernia bruna (ancora identificata come GUAZA) (30 cm).

 

A questo punto la domanda è: se trovo un pescatore in Sardegna con una cernia di 30 cm, posso fargli notare che ha commesso un reato, o no?

 

 

:bye:

Fabio

 

 

La normativa sulle taglie minime è ben chiara ma se parliamo di etica del pescasub le cernie sparabili sono quelle dai 4 chili in su...

 

Il motivo è semplice: fino ai 3-4 chili vivono in acque accessibili a tutti e sono cerniotte facilmente vulnerabili...direi "stupide" ai fini della cattura da parte dei pescasub.

 

 

Purtroppo è realtà che:

La maggior parte delle cerniotte soccombono nelle reti (tramagli da zuppa) a causa della pesca professionale "legale" esercitata lungo le fasce costiere.

 

Le uova della cernia sono pelagiche e vengono spinte nel bassofondo dai marosi e dalle correnti, qui avviene il primo sviluppo delle cerniotte finchè non raggiungono quei 3- 4 chili di peso che le portano a guadagnare le tane profonde.

 

RIPRODUZIONE

 

Nel Mediterraneo, la riproduzione avviene in estate, quando gli individui maturi sessualmente si riuniscono a profondità di 15-30 metri per emettere i gameti (uova e spermatozoi).

 

 

CURIOSITA':

Epinephelus: Il termine Epinephelus è legato alla colorazione della cernia e deriva dal greco "epinèphelos" che significa nuvoloso.

 

Mariano Satta

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