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u'marvizzu dell'ale


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http://img152.imageshack.us/img152/755/marvizzojpg.jpg

Per il racconto aspettiamo la signora, da quello che so è stato sorpreso fuori dalla tana, poi s'è sfilato, poi è stato doppiato e infine estratto dalla tana dopo un bel tira e molla di almeno un quarto d'ora

:bye::bye::bye:

 

 

 

bel marvizzello alla faccia del pesce fesso........bello veramente complimentoni vivissimi

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Per il racconto aspettiamo la signora, da quello che so è stato sorpreso fuori dalla tana, poi s'è sfilato, poi è stato doppiato e infine estratto dalla tana dopo un bel tira e molla di almeno un quarto d'ora

:bye::bye::bye:

 

personalmente non li ho mai sparati neanche se di buone dimensioni qua da me non usa molto mangiarli infatti è pieno ma voi per curiosità come li cucinate e sono buoni?

so che qualcuno ci fa il brodetto grazie ciao

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Eccomi: troppo buoni!!! :):)

 

Allora… Calasole. Acqua trasparente. Pesce poco. Un po' di grugno perché come al solito Zefiro mi ha piantata in asso e il mare si sta gonfiando. Doppio una punta e il mio umore inizia a migliorare: ecco un sarago, un altro, uhhh... questo fasciato è enorme e anche un po' troppo sgamato per le mie possibilità da pippa-sub. Mollo la plancetta e inizio la pescata. Ho fatto appena un paio di su e giù quando individuo una tana: è un tetto di roccia, a cinque-barra-sei metri di profondità, con la bocca che si affaccia su una macchia di posidonia. Mi ci metto alle spalle - Tiveron dice così, no, nel video? - e scendo. Sto per scivolare sull'apertura quando un pesciotto balza dalla posidonia dritto dritto in tana. Urca! Plano con la pancia sul fondo, mi avvicino alla tana e... eccolo. "Ma chi sei? Cosa sei?" mi chiedo. Visto così, mi pare un cerniotto. Esito un attimo. Anche un attimo e mezzo. Troppo. Poi mi dà il fianco e distinguo squame troppo grandi perché appartengano a un cernia. Fiummm..... sparo e una nuvola di squame si alza tutt'attorno: preso. Risalire quei pochi metri d'acqua mi costa una fatica immensa, il cuore mi batte all'impazzata - so che non sarò mai una vera pescatrice perché ogni volta, da quando avvisto una preda a quando l'ho infilata nel cavetto, il mio petto sussulta al ritmo di una cavalcata delle valkirie in tempo tagliato -. E adesso? Ripiglio fiato. Ridiscendo. Afferro l'asta con entrambe le mani e tiro. Tiro-Tiro-Tiro: macchè, non si smuove, è come fosse un tutt'uno con la roccia sotto la quale s'è imbucato il mio pesce. So che è lì, che è ancora lì, perché è iniziata quella processione di pesci e pescetti che a me tanto ricorda l'atteggiamento di noi uomini davanti al dolore e alla morte. Una discesa, due, tre. Niente. Penso a tutte le volte che Zefiro mi ha messo in guardia da come sia facile dimenticarsi di non essere un pesce quando davanti si ha un pesce che si sente ormai nostro. Provo a tirare un po' dalla superficie (essì sono spompa, in pieno debito d'ossigeno): peggio di prima. Alla quarta, o forse quinta discesa, l'asta si sfila ma vuota. "Cazz... stracazz... E no - mi dico - il secondo pesciotto ferito e perso in due giorni no, eh...". Ricarico il 75. Comincio a fare girotondo in superficie non perdendo mai di vista la tana... zzzz...zzzz...zzzz.... giro giro tondo prendo il tordo... E' il mio modo per distendermi e recuperare energie. Quando mi sento pronta prendo un bel respiro e giù: capovolta, pinneggiata, strusciapanza sul fondo, e ... tana. Lui è ancora lì, mi guarda, mi dà il fianco: sparo. Prima di avere la possibilità di afferrare l'asta con la mano s'è già imbucato ulteriormente. Ma sono tranquilla, adesso, so di averlo preso bene. Risalgo, lego il fucile alla plancetta per tenere l'asta in trazione e mi preparo al momento più difficile. Rinizio con le sommozzate: su e giù, tira e molla. S'è arroccato un'altra volta. Provo a spingere un poco l'asta in avanti, qualcosa si muove, tiro forte e l'asta si libera con il pesciotto, questa volta, ancora attaccato. Sono ormai senza fiato ma quei cinque-barra-sei metri adesso mi sembrano un balzo in un mondo senza gravità. Che bel sole al tramonto che mi aspetta. Alzo l'asta fuori dall'acqua, lo guardo, voglio sincerarmi che la maschera non mi abbia giocato brutti scherzi. Essì, è un bel pesciotto. Scoda, fatico a tenerlo con una mano sola. Inizia l'ultimo momento critico, perché mi sa che non ho ancora capito bene dove piantare il coltello (e poi, se devo essere sincera, non è che l'operazione mi piaccia un gran che). Lo infilo nel cavetto e gli passo la mano, gli faccio una carezza, sulla pinna dorsale: ha tutti i raggi spezzati. E' stata una bella lotta.

 

 

 

Ps: Ancora più bella quando Zefiro, con il buio che ormai avanza, mi raggiunge col cavetto vuoto ;):fish:

 

 

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