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Articolo sul Trofeo M. Isola e sicurezza


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Vorrei stemperare la polemica!

 

 

Con i nuovi regolamenti federali - eliminazione della cernia, spostamenti a nuoto - si è volutamente disincentivata la profondità, nella convinzione che il problema Taravana fosse legato alla pesca a segnale e che togliendo cernia e spostamenti motorizzati si sarebbe automaticamente disincentivata l'avventura al largo sulla zona isolata, riducendo il rischio di problemi.

 

Le gare sono cambiate, le profondità si sono ridotte e la differenza cosa la fa?????

Il ritmo!! E' così, lo sappiamo tutti: più tempo trascorri sul fondo, maggiori sono le chance di cattura.

E' una regola "universale" della pesca agonistica. Se diminuisce la profondità... con l'aumentare dell'allenamento aumenta anche la frequenza delle immersioni!

 

E il taravana? Non è affatto scomparso, anche se onestamente io non posso dimostrare che il ritmo anche a profondità contenuta possa essere davvero responsabile della sua persistenza. Non sta a me, che mi occupo di scrivere di questa roba, dare dimostrazioni scientifiche. Anche volento, non ho gli strumenti!

 

Posso solo rilevare che al momento le gare sono fatte così ed il ritmo resta un elemento capace di fare la differenza.

Chi pensa che sia sbagliato tenere il ritmo quando il regolamento non solo lo consente, ma lo premia... allora, se davvero è convinto, dovrebbe scrivere al Presidente del Settore AS Prof. Azzali e dirgli chiaro e tondo che questi regolamenti si devono cambiare, possibilmente indicando come!

 

Su due piedi non sono in grado di offrire alternative all'attuale modello, ma c'è una domanda che mi faccio.

Questo sport si fa dagli anni cinquanta. Sta roba però non mi pare si sia vista per un bel pezzo.

Questo mi fa pensare che, a ben vedere, forse sappiamo come si possono fare gare senza avere problemi :)

 

Spero di avervi sfiancato e che alla fine del post i bollenti spiriti si siano sopiti.

Se poi vi ho anche lasciato materiale di riflessione, allora sono pienamente soddisfatto :)

 

Giorgio

 

Questo ultimo passaggio pone interessanti spunti di riflessione.

Si dovrebbe procedere, per il futuro, ed in nome della sicurezza, tenendo presenti certi elementi fondamentali.

Bravo Giorgio

 

non sarebbe meglio reintrodurre l'utilizzo della barca anche nelle selettive?almeno c'è cmq una persona che sorveglia l'atleta, non scongiurano taravana o sincopi ma cmq si potrebbe intervenire con più tempestività, anche in caso di un semplice infortunio...barotrauma o semplice crampo!...certo ci sarebbero dei problemi per molti garisti nella reperibilità della barca!fatto stà che con le gare a nuoto è premiato il gesto atletico...ma questo nel caso della pesca comporta dei rischi..non è una gara di atletica o di nuoto....un errore qui può costare caro!

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Miglior contributo in questa discussione

Mi dispiace, penso che questa discussione sia priva di qualsiasi fondamento logico. Prima di rispondere logicamente ho letto l'intervista che la redazione ha fatto a Corrias. Non ho trovato però nessun riferimento ai 120 tuffi (che viste le condizioni del mare erano giustificatissimi)....inoltre se uno ha le caratteristiche fisiche non capisco quali siano i problemi.

Saluti.

 

PS: Il più forte di tutti è il mitico Sandrone Siddi (domenica ti marco a uomo).

:lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol:

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... ma di certo non alla portata di tutti coloro che leggono ...

 

Noi poveri deficienti he non capiamo una mazza avevamo proprio bisogno di essere illuminati da cotanta scienza.

Grazie.

 

 

:clapping: :clapping: :clapping:

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A quanto pare ho commesso un altro errore, dalle mie origini sarde ho ereditato sicuramente la testardaggine, peccato non aver preso le tue grandi doti Mauro Meloni.

Di tutto bisogna fare tesoro

:bye:

Modificato da Daniele Petrollini
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Pensate che abbia bisogno di farmi notare o di fare lo splendido sul forum?

Pensate che senta il bisogno di pontificare o elevarmi ad onnisciente?

State certi che non è così il mio ego non ha nessun bisogno di questi riscontri.

Scrivo raramente sul forum e lo faccio solo ed esclusivamente per scambiare qualche battuta con i molti amici e conoscenti oppure per promuovere una delle cose che sento di più ovvero la sicurezza in questo sport meraviglioso e maledetto, con l'illusione forse che con una buona sensibilizzazione dei giovani e dei neofiti si possano avere sempre meno Trofei intitolati a cari ragazzi scomparsi, a vite e famiglie distrutte per una manciata di secondi di troppo, per una piccola disattenzione o per l'ignoranza di credere che certe cose capitano sempre agli altri che non sono bravi o allenati come noi.

Buona notte <_<

 

Purtoppo quello che mi è venuto da pensare è proprio questo. Me ne dispiaccio tanto ma, e visto che dici di essere amico di Massimiliano fagli uno squillo e prova a parlare della cosa con lui, personalmente la morte di Mauro è stata per tanti e per me una "sconfitta". In qualche maniera me ne sento reaponsabile, anche se è probabilmente sbagliato. Il fatto di non essere riusciti a fargli capire cosa è davvero importante (la sicurezza) ha lasciato profondamente il segno.

Ripeto che purtroppo quello che ho pensato, sempre che ti interessi, è che la tua è stata proprio ricerca di protagonismo. Purtroppo si. Penso che se la questione della sicurezza fosse quella che ti interessa, avresti trovato un altro modo. Un modo diverso di prorre la "domanda", magari mi avresti mandato un messaggio privato facendomi notare che l'articolo poteva essere frainteso. Avresti magari fatto notare la cosa alla redazione, o altro.

Io non ho la presunzione di sapere le tue vere intenzioni ma, visto il valore che dò alla questione nel suo complesso, mi ha ferito nuovamente e non ho potuto far a meno di rispondere per togliere qualsiasi dubbio. Essere un grande campione non fà essere in automatico delle grandi persone, parlare di Massimiliano nel post e in questa occasione specialmente l'avrei evitato volentieri, so che non apprezza, ma per questo lo stimo tanto e condivido con lui e gliatri questo dolore.

Un abbraccio alla famiglia di Mauro e a Francesca

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Vorrei stemperare la polemica!

 

Ad oggi 19 marzo 2009 i regolamenti gara privilegiano l'aspetto atletico della pesca in apnea, modulando le prescrizioni in modo da disincentivare la corsa alla profondità che ha caratterizzato un lungo periodo storico a partire dalla fine degli anni ottanta. Ho già raccontato questa storia su Pesca in Apnea: tutto nacque da un giovane sbarbatello capace di fiondarsi a profondità superiori ai 60 metri con le pinnette che lasciò di stucco due blasonati campioni di pesca in apnea che stavano con lui per valutare l'opportunità di una sponsorizzazione da parte di una grande azienda del settore. In quell'occasione, i due pescasub scendevano con il giovane ragazzo, si fermavano a 30 metri e lo aspettavano lì per un pezzo, per poi risalire con lui. Giustamente il giovane chiese loro come mai si fermavano a 30 metri ad aspettarlo con lunghe apnee che avrebbero consentito loro di scendere ben più in profondità.

 

"Laggiù ci stanno le streghe", rispose laconico Bernard Salvadori.

 

Al successivo mondiale, Marrazzi e Salvadori si contendevano il titolo mondiale sul filo dei 40 metri e il francese andava solitamente ben più giù, permettendosi di sparare a -50mt. Era l'effetto "Pelizzari", che nel suo incredibile percorso di grande, immenso apneista ha finito involontariamente per innescare un processo a catena davvero singolare.

 

Nel 2001 ho intervistato il grande campione spagnolo Alberto March, che mi raccontava di come a Porto Cristo lui e Carbonell avessero fatto due rapidi conti: "se siamo molto più giovani e forti di questo Mazzarri, che ogni tre tuffi si deve riposare (March era un po' gradasso, passiamogli queste intemperanze giovanili) perché non possiamo andarci a prendere le cernie a 40 metri anche noi? Si adattarono subito. Mentre già lo scooter annunciava guai, superate le pause forzate alla profondità dei campionati di Ilo, Gijon e Zara... arrivò Tahiti.

Al tempo March era già un esperto di taravana, e a Tahiti prese un'altra botta pesante. Poi la cosa iniziò a dilagare ad un livello visibile, non mi pare il caso di fare i nomi ma posso dire che ci sono stati casi eclatanti. Il Prof. Malpieri studiava da tempo questa sindrome, sulle orme del grande Prof. Mauro Ficini, per lungo tempo convinto assertore dell'impossibilità pratica di una MDD in apnea ma privatamente roso dal tarlo del dubbio, poi impegnato alla soluzione del problema ed infine sempre meno convinto della propria posizione. Al Prof. Malpieri, fido allievo e poi collaboratore, sono andate le carte lasciate dal Prof. Ficini alla sua prematura scomparsa, ed è stato un nuovo punto di partenza per la soluzione del mistero e la messa a punto di un efficace trattamento terapeutico, rifnito negli anni grazie ad una nutrita casistica clinica.

 

Vi siete annoiati? Vado avanti, così sbollite ancora gli animi :)

 

Da subito si è capito che il problema alla base del Taravana (semplificando al massimo: una bolla d'azoto che finisce nel cervello causando un'ischemia, ossia un danneggiamento del tessuto cerebrale. Purtroppo, le cellule cerebrali -neuroni- non si rigenerano. Possono magari svilupparsi, ramificarsi... ma le cellule distrutte non vengono sostituite da altre) c'era un problema legato ai tempi di permanenza sul fondo, o - meglio - al rapporto tra il tempo trascorso sul fondo e quello totale dell'immersione. In altre parole: più si riducono i tempi di recupero fra un tuffo ed un altro, maggiore è il tempo trascorso sul fondo e maggiore la quantità di azoto accumulata nel sangue ad ogni apnea. Quando si raggiunge il punto di "cottura", definito da un imprecisato cocktail di profondità media dei tuffi e ritmo di immersione, parte l'embolo e buonanotte ai suonatori.

 

Con i nuovi regolamenti federali - eliminazione della cernia, spostamenti a nuoto - si è volutamente disincentivata la profondità, nella convinzione che il problema Taravana fosse legato alla pesca a segnale e che togliendo cernia e spostamenti motorizzati si sarebbe automaticamente disincentivata l'avventura al largo sulla zona isolata, riducendo il rischio di problemi.

 

Le gare sono cambiate, le profondità si sono ridotte e la differenza cosa la fa?????

Il ritmo!! E' così, lo sappiamo tutti: più tempo trascorri sul fondo, maggiori sono le chance di cattura.

E' una regola "universale" della pesca agonistica. Se diminuisce la profondità... con l'aumentare dell'allenamento aumenta anche la frequenza delle immersioni!

 

E il taravana? Non è affatto scomparso, anche se onestamente io non posso dimostrare che il ritmo anche a profondità contenuta possa essere davvero responsabile della sua persistenza. Non sta a me, che mi occupo di scrivere di questa roba, dare dimostrazioni scientifiche. Anche volento, non ho gli strumenti!

 

Posso solo rilevare che al momento le gare sono fatte così ed il ritmo resta un elemento capace di fare la differenza.

Chi pensa che sia sbagliato tenere il ritmo quando il regolamento non solo lo consente, ma lo premia... allora, se davvero è convinto, dovrebbe scrivere al Presidente del Settore AS Prof. Azzali e dirgli chiaro e tondo che questi regolamenti si devono cambiare, possibilmente indicando come!

 

Su due piedi non sono in grado di offrire alternative all'attuale modello, ma c'è una domanda che mi faccio.

Questo sport si fa dagli anni cinquanta. Sta roba però non mi pare si sia vista per un bel pezzo.

Questo mi fa pensare che, a ben vedere, forse sappiamo come si possono fare gare senza avere problemi :)

 

Spero di avervi sfiancato e che alla fine del post i bollenti spiriti si siano sopiti.

Se poi vi ho anche lasciato materiale di riflessione, allora sono pienamente soddisfatto :)

 

Giorgio

 

Mi sento dovutamente sbollentato e stemperato :D e avrei una domanda da fare. Se il taravana si è diffuso tra gli agonisti a dispetto delle nuove regole e se il pericolo di fatto non dovrebbe sussistere al di sopra della soglia canonica dei 15 mt, non è possibile che tra le variabili ci sia anche la stanchezza fisica (parametro assolutamente soggettivo e quindi difficile da valutare).

Cioè, do dei numeri assolutamente ad minchiam: se scendo quattro volte a -40 con un minuto di recupero diciamo che alla quinta discesa arriva il coccolone; ma mi può arrivare lo stesso se ho pescato sul filo dei 15 metri e magari dopo cinque sei ore che sono in acqua con le gambe bene in acido, faccio tre picchiate a -20 senza il dovuto recupero? (per dire una soglia appena oltre la fascia di sicurezza).

Domandone da settimana enigmistica :oops:

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