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Contro Le Cianciolare


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Carlo, data la mia ignoranza in materia, mi spieghi dove vanno tutti quegli avannotti di spigole e cefali dopo le schiusa???

è una domanda che mi son sempre fatto, ma a cui per pigrizia non ho mai dato risposta documentandomi.

Dato che a quanto ho capito i tuoi studi hanno anche questa risposta, io ne approfitterei....

 

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Caro joefox,

dici alcune cose molto sensate che mi permetto di commentare rompendo il silenzio che mi ero imposto ;) (anche se alcune le ripeto nell'altro thread sul forum "Protezione").

E' verissimo che la pesca professionale può ben essere ecocompatibile, ma da ciò che avevo letto in materia avevo capito che si trattava solo di piccola pesca artigianale con lenze o limitate reti da posta, non certo il cianciolo nel contesto mediterraneo.

Ricordiamoci una cosa importante: il pescatore professionale a mare ci va per camparci la famiglia. Tra l'altro ho partecipato ad alcuni studi socio-economici nel Golfo di Castellammare, dove lavoro, e so bene che con il reddito di un pescatore che usa tramagli e palamiti ci puoi campicchiare in un paesino, ma ci moriresti di fame in una citta'. Poco ma sicuro. Ed e' per questo che alcune regioni concedono per circa 45 giorni l'anno la pesca al bianchetto: per consentire un certo respiro economico alla categoria.

Detto questo, per pesca sostenibile si intende un'attivita' che consenta un prelievo tale da non compromettere la consistenza delle risorse, ovvero da non impoverirle. Questa non e' una contraddizione: una popolazione ittica ha il suo piu' alto tasso di produttivita' NON quando e' vergine ma quando si trova a circa 1/3 - 1/2 della sua massima quantita' possibile: in altre parole se peschiamo abbastanza (ma non "troppo") il tasso di riproduzione e' tale da garantire la presenza costante della specie in alte quantita'. Ovviamente tali livelli variano da specie a specie, e vanno fatti studi ad hoc. Questo gli studiosi lo sanno, peccato non siano mai riusciti a farlo capire ai politici che prendono le decisioni... Quindi anche lo strascico, in queste condizioni ideali, sarebbe perfettamente sostenibile.

A livello giuridico però, mi permetto di garantire che in Italia il pesce è di tutti, ed il fatto che i pescatori professionisti siano gli unici autorizzati a catturarlo per venderlo e gli unici pagati persino per non catturarlo e non venderlo non implica che il pesce nel mare sia loro, tutt'altro.

Certo. Pero', in una ipotetica situazione di severe restrizioni, e' ovvio che la pesca sia permessa a chi la fa per mestiere e non a chi la fa per hobby, non ti pare? Ovviamente stiamo parlando di un caso ipotetico ed estremizzato: laddove pesce non ce ne fosse quasi piu', tranquillo che non ci sarebbe bisogno di divieti: i pescatori professionisiti smetterebbero da soli, perche' costerebbe loro piu' pescarlo che venderlo, e queato e' cio' che succede in casi estremi in tante parti del mondo.

Riguardo al pagare i pescatori per non pescare (immagino tu ti riferisca al fermo biologico), e' una ovvia e diffusa forma di compensazione: se impedisci per un periodo ad un tizio di procurarsi il pane non puoi farlo morire di fame...

Per quanto riguarda il problema alimentare, invece, mi chiedo perché non si debba puntare su un modello di sviluppo che preveda l'allevamento intensivo invece della raccolta, che promuova il disarmo per favorire l'allevamento. Agricoltura e allevamento sono evoluzioni di raccolta e caccia, perché per il pesce non si può fare? So bene che nel mediterraneo c'è una grossa crisi degli allevamenti ittici dovuta a dinamiche di mercato e che non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, però in questo scenario, come appassionato di mare, mi sento comunque un caprio espiatorio.

Sarebbe giusto... Purtroppo (1) il pesce allevato non piace quasi a nessuno; (2) in Italia e' sempre stata quasi ovunque una attivita' fallimentare, cioe' poco produttiva e costosissima per le (nostre) tasche, in termini di contributi; (3) qualsiasi produttore Mediterraneo (greci in primis) produce meglio e vende a prezzo piu' basso di qualsiasi produttore italiano (ricordiamoci che stiamo parlando di una attivita' economica, non sportiva); (4) se dovessimo proibire tutta la pesca professionale e sostituire tutto il pesce pescato con pesce allevato ci dovrebbe essere una tale quantita' di gabbie in mare da renderlo impraticabile...

In tutto questo complesso problema, alla fine gli unici presi a pedate siamo noi, e tanto ci hanno dato addosso che alla fine ci hanno fatto venire i complessi di colpa, ci hanno fatto pensare che sia giusto pagare per le colpe di chi non rispetta la legge e viene lasciato libero di continuare a non rispettarla dall'assenza totale dei controlli veri, quelli fatti DI NOTTE e non la domenica a mezzogiorno.

Hai perfettamente ragione. E' la solita vecchia storia: e' facile prendersela con i piu' deboli... :(

Alleggerendo la pressione della pesca professionale, gli acquari tornerebbero ovunque in pochissimo tempo, per la gioia di turisti e pescasportivi, inclusi pescatori in apnea. Sicuramente nei primi 20-30 metri il pesce potrebbe risultare smaliziato, soprattutto nei luoghi più frequentati dai pescasub, ma ce ne sarebbe in quantità industriale. Non è un modello utopico, è così che funziona altrove.. e mi sembra funzionare bene.

Caro mio, il modello che hai citato tu, e che funziona bene, e' quello delle AMP, spesso vituperate anche in questo forum! Siamo realisti, non e' possibile eliminare la pesca professionale come ho gia' detto, semmai e' possibile, vincendo fortissimi contrasti di tipo politico ed economico, renderla sostenibile e accoppiarla a reti (networks) di AMP. Questa e' la strada suggerita da tutti i biologi della conservazione in tutto il mondo, e applicata con piu' efficacia all'estero che in Italia. Francamente, pur essendo io un pescatore subacqueo (sia pur scarso), mi importa ben poco che i pescatori sportivi abbiano piu' pesce da pescare... A me importa che l'ecosistema sia sano, ovvero che ne sia salvaguardata la biodiversita': questo non solo per goderne noi in quanto amanti della natura, ma soprattutto per consentire ai nostri discendenti di vivere in un pianeta sano, ricco di bellezze naturali e vivibile al 100%... ma qui il discorso si fa ben piu' ampio...

Buona notte :bye:

 

--Carlo

Modificato da carlo_p
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non si tratta di convincere! si tratta, se ti ritieni pescasub di difendere la tua categoria!

Ma che stai dicendo?!?! Ci manca pure che ci mettiamo a ragionare per corporazioni...!

Io ritengo di stare difendendo l'ecosistema marino, e questo - visto che non e' pensabile di proibire tutta la pesca professionale - si fa

(1) adottando tecniche di pesca sostenibili

(2) proteggendo la biodiversita' con reti di AMP ben concepite.

Questa e' la strada suggerita da chi lavora in questo campo, dal WWF ai ricercatori universitari, questa e' la strada da battere e su cui battersi, altro che categoria...!

--Carlo

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Carlo, data la mia ignoranza in materia, mi spieghi dove vanno tutti quegli avannotti di spigole e cefali dopo le schiusa???

è una domanda che mi son sempre fatto, ma a cui per pigrizia non ho mai dato risposta documentandomi.

Dato che a quanto ho capito i tuoi studi hanno anche questa risposta, io ne approfitterei....

Caro predatore (ragazzi, ma perche' non mettete nella firma magari il nome proprio... ;) ), se intendi riferirti alla tua zona non credo purtroppo che potresti documentarti facilmente... nel senso che ci vorrebbe uno studio fatto zona per zona per tentare di azzardare una risposta. E se la ricerca in Italia ha pochi finanziamenti, quella marina ne ha ancora meno :(

Se invece intendi in senso piu' generale, gia' saprai che la maggioranza delle larve e avannotti muore per cause naturali: predazione, condizioni ambientali sfavorevoli (temperatura, corrente, ecc.), condizioni trofiche sfavorevoli (poco cibo). Non per niente ogni pesce emette decine di migliaia di uova! :) Non solo: quando il pesce ingrossa (cioe' una femmina anziana), la quantita' di uova aumenta esponenzialmente, non linearmente: da cio' l'effetto positivo delle AMP che, se includono al loro interno i riproduttori, ne consentono appunto l'accrescimento e quindi questa enorme produzione di uova.

I sopravvissuti fanno parte del plancton e vengono trascinati dalle correnti altrove: la spigola che vedi in un certo punto non e' quasi mai nata li', ma da qualche altra parte, anche molto lontana.

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Carlo, data la mia ignoranza in materia, mi spieghi dove vanno tutti quegli avannotti di spigole e cefali dopo le schiusa???

è una domanda che mi son sempre fatto, ma a cui per pigrizia non ho mai dato risposta documentandomi.

Dato che a quanto ho capito i tuoi studi hanno anche questa risposta, io ne approfitterei....

Caro predatore (ragazzi, ma perche' non mettete nella firma magari il nome proprio... ;) ), se intendi riferirti alla tua zona non credo purtroppo che potresti documentarti facilmente... nel senso che ci vorrebbe uno studio fatto zona per zona per tentare di azzardare una risposta. E se la ricerca in Italia ha pochi finanziamenti, quella marina ne ha ancora meno :(

Se invece intendi in senso piu' generale, gia' saprai che la maggioranza delle larve e avannotti muore per cause naturali: predazione, condizioni ambientali sfavorevoli (temperatura, corrente, ecc.), condizioni trofiche sfavorevoli (poco cibo). Non per niente ogni pesce emette decine di migliaia di uova! :) Non solo: quando il pesce ingrossa (cioe' una femmina anziana), la quantita' di uova aumenta esponenzialmente, non linearmente: da cio' l'effetto positivo delle AMP che, se includono al loro interno i riproduttori, ne consentono appunto l'accrescimento e quindi questa enorme produzione di uova.

I sopravvissuti fanno parte del plancton e vengono trascinati dalle correnti altrove: la spigola che vedi in un certo punto non e' quasi mai nata li', ma da qualche altra parte, anche molto lontana.

 

Caro Carlo, ti ringrazio per il tentativo di risposta, ma non hai fugato la mia (forse errata convinzione) che tra quei bianchetti ci siano pure tante e tante larve di spigole e cefali, ed altro ancora che si riproduce in quei periodi o poco prima... che poi comunque abbiano un tasso molto alto di mortalità va bene ne siamo daccordo, ma se su cento pesci ne sopravvive il 10% significa che su mille ne sopravviveranno 100 e su 100000 ne sopravvivranno 1000 ed anche se la percentuale scendesse all'8 o al 5 ne sarebbe comunque valsa la pena.....

 

 

 

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Caro Angelo,

non avevo colto il senso della tua domanda... :)

Non so assolutamente se in quel periodo altre specie si riproducano. Mi ripeto, ma davvero servono studi mirati per rispondere a questa e a qualsiasi altra domanda... Bisognerebbe vedere periodi, zone, modalita' di sviluppo delle larve, le correnti e i parametri ambientali...

Puo' darsi che in mezzo al bianchetto di sarda e acciuga ci siano anche avannotti di altre specie, anche se mi pare difficile, anche solo per il fatto che i riproduttori delle varie specie - ammesso che si riproducano contemporaneamente - non convivono nello stesso spazio, e quindi probabilmente le larve subiscono un destino (in termini di spostamenti mediati dalle correnti) diverso.

Bada bene, non sto certo giustificando o sostenendo la pesca del bianchetto: ma come ho detto sopra e nell'altro thread, si tratta di una misura di tipo socio-economico di sostegno per il settore, e non ci sono elementi che facciano pensare ad un suo impatto negativo sull'entita' delle popolazioni che da questi avannotti discenderanno. E per fortuna gli assembramenti di avannotti non stanno tutti concentrati in un punto, altrimenti davvero queste specie sarebbero estinte da tempo...

Mi rendo conto che l'approccio e le percezioni di chi studia queste cose, chi le gestisce e chi le osserva dall'esterno possano essere assai diversi...

:bye:

--Carlo

Modificato da carlo_p
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Ragazzi,

mi dispiace ma siete fuori strada. Dite le stesse cose che dicevo io tanti anni fa, prima di conoscere l'argomento per i miei studi e non per come mi dettava la mia visione parziale e ristretta di pescatore subacqueo e di amante del mare e della natura. Io sono un pescatore subacqueo davvero scarso, ma il mare, le sue risorse, le tecniche di pesca e i possibili mezzi per renderle sostenibili, se permettete, li conosco bene.

1) Prima di piangere per il novellame passiamoci una mano sulla coscienza e facciamoci un piantino per le spigole piene di uova che prendiamo tra gennaio e marzo.

2) Lo stesso novellame, ripeto, e' fatto quasi esclusivamente da avannotti di sardina e acciuga, che sono specie abbondanti le cui quantita' sono dettate piu' dalla variabilita' delle condizioni ambientali che dall'intensita' della pesca. In altre parole se le condizioni sono avverse loro ne risentono parecchio, molto piu' delle altre specie. E la quantita' di larve non ha relazione con la quantita' di adulti. Cosi' e', ci crediate o no.

3) Che un cianciolo a maglie larghe prenda, assieme alle ricciole, anche un dentice e tre saraghi e' un puro caso, visto che le ricciole vengono attirate a mezz'acqua con una pasturazione e sono l'oggetto specifico della pesca, e difficilmente le specie di fondo si allontaneranno dal medesimo attirate dalla pastura: e' quello che si chiama "bycatch"o "cattura per sbaglio", e non e' un problema fintantoche' si tratta di individui adulti e commerciabili.

4) Se il pescatore professionista usa attrezzi fuori norma e' chiaro che va perseguito, come i pescatori subacquei (forse nessuno qui nel forum, ma tanti nel mondo la' fuori, e lo sapete) che vanno di notte, con le bombole o nelle aree protette. Ognuno nel proprio ambito puo' fare un grosso danno...

5) E' chiaro anche che la cattura complessiva della pesca sub e' una briciola rispetto alla pesca professionale, ma il punto e' un altro: la pesca sub puo' impattare - e come! - sulle specie bersaglio. Anche qui dipende dalla sua intensita', e' un problema di scala. La chiave per la salvaguardia delle risorse sta nell'abbassare le quantita' totali catturate, nell'evitare di catturare i giovani, nello stabilire zone e periodi di fermo biologico e nell'istituire riserve marine progettate per proteggere ambienti-chiave e stadi vitali delicati. Cosi' si fa la pesca sostenibile. Proteggere larghi pezzi di ecosistema per poter continuare a pescare nel resto del mare, con il fucile o con gli altri attrezzi.

Buona giornata,

Carlo

 

Ciò che mi interessa l'ho evidenziato in grassetto.

1) Se noi dovessimo farci un piantino per le spigole piene di uova che alcuni prendono (quindi esemplari adulti e non giovani,ossia proprio quelli su cui occorrerebbe concentrarsi secondo la "chiave per la salvaguardia delle risorse" di cui parli),quanti pianti dovrebbe farsi un professionista che nei pochi minuti di un'unica "calata" di cianciolo (o canciola,o ciaciolara) prende (questo dato è assolutamente reale) 300 kg di ricciole tra i 10 e i 20 kg e per lo più piene di uova ?

Pensi che entrambe le mani gli basterebbero per dare una spolverata alla propria coscienza ?

Sia chiaro ovviamente che nel primo come nel secondo caso si parla di prelievo assolutamente legale...

 

2) Che la pesca in apnea abbia un impatto,perdonami,ma è la scoperta dell'acqua calda :rolleyes:

Anche la CO2 che ogni uomo produce coi propri processi metabolici ha un suo impatto,ciò non toglie ovviamente che questo non possa essere paragonato a quello della CO2 prodotta da un'auto...

Ergo il problema di fondo è l'entità degli impatti che,una volta stabilita,permette di adottare misure adatte ad uno sfruttamento (perchè di questo si parla) ecocompatibile delle risorse.

Mi ha colpito il tuo "e come" in riferimento all'impatto della pesca in apnea,per cui ti chiedo di renderci partecipi del come o,per meglio dire,del quanto la pesca in apnea possa impattare.

Io sono ancora fermo allo 0.5% del prelievo ittico totale fornito dalla FAO anni orsono e ai dati FIPSAS relativi al prelievo effettuato in occasione dei campionati italiani assoluti dell'ultimo quinquennio (secondo tali dati,i migliori pescatori in apnea italiani, hanno pescato mediamente e per ogni giornata, una quantità di pesce notevolmente inferiore ai 5 kg massimi a testa, che la legge consente ai pescasportivi al fine di tutelare la risorsa ittica).

i pescatori subacquei le loro belle botte alle specie pregaite costiere spesso le hanno date, come dimostra la moltiplicazione esponenziale di cernie, saraghi, corvine ecc. nelle riserve marine dopo il divieto della pesca sub

Pensa te...si sono moltiplicati esponenzialmente i pesci abolendo lo 0.5% del prelievo...chissà cosa accadrebbe aboledo l'1%...probabilmente ci sarebbe più pesce che acqua :P

In realtà,Carlo,l'incremento della fauna ittica nelle amp italiane è più basato su una rilevazione " a vista" che su seri studi scentifici che,per definizione,sai bene di quanto tempo abbiano bisogno (anni ).

Ci sono stati biologi,invece,che proprio nelle pagine di questo forum hanno parlato di un notevole ripopolamento dei fondali già dopo 3 mesi dall'istituzione dell'amp (in particolare ai tempi si parlava di quella del Plemmirio)...e non mi sembra che 3 soli mesi siano un tempo adeguato a dei seri studi...

Sarebbe interessante se qualcuno potesse dimostrare che tutto quel pesce che vede in amp non ci fosse stato prima dell'esclusione della pesca in apnea da dette aree (come sicuramente saprai il nostro impatto potrebbe riguardare più il comportamento del pesce che la sua effettiva concentrazione,così che ciò che oggi si vede in amp avrebbe potuto anche esserci prima che ci cacciassero,ma la diffidenza che la pesca in apnea determina nei pesci li avrebbe resi poco visibili perchè un pesce spaventato può sottrarsi alla vista umana intanandosi profondamente o mantenendosi oltre i limiti consentiti dalla visbilità subacquea...pur essendo comunque presente).

Mettetevi in testa che la pesca professionale e' una attivita' che puo' essere perfettamente sostenibile

Sicuramente la pesca professionale può essere sostenibile,ma il problema del paese nostro è che a non essere sostenibile è il pescatore professionista tipo,per cui è normale che ciò si rifletta sull'attività lavorativa che svolge.

Il pescatore professionista tipo non vuole sentire ragioni,del futuro della pesca e degli ecosistemi se ne fotte e pensa soltanto al presente e a sopravvivere, senza tener conto che sopravvive con una risorsa che per legge è anche mia!

L'UE sta cercando di salvare capre e cavoli (ossia pesci e pesca), ma quando si rivolge ai pescatori professionisti italiani è come se parlasse coi muli...

Con una flotta di circa 100 mila navi (questi sono dati di 4-5 anni fa), l'Europa pesca per un valore annuo di 7,3 miliardi di euro.

La conseguenza di tale pressione è non solo la sofferenza degli stock ittici ma anche il pericolo estinzione per diverse specie (se "finisse" il pesce ,per la cronaca,finirebbe pure la pesca professionale).

L'UE intervenne contro la "sovracapacità della flotta" con dei tagli agli aiuti concessi per l'acquisto di nuovi pescherecci e in favore di un incremento degli aiuti destinati alla demolizione di pescherecci in attività.

Lo scopo dell'intervento era una diminuzione dello "sforzo di pesca" tra il 30 e il 60% (a seconda della situazione degli stock e delle regioni), che nel giro di qualche anno avrebbe dovuto portare al ritiro di 8.500 pescherecci, l'8,5% del totale comunitario.

La Commissione europea promise anche di investire denari per una "riconversione" dei numerosissimi pescatori che di conseguenza sarebbero stati costretti a restare a terra.

 

I "colti" di Lega Pesca,allora,diffusero un comunicato intitolato "L'Ue finanzia l'estinzione della pesca".

Capito?

A voglia a cercare di garantire la presenza del pesce con provvedimenti restrittivi per assicurare un futuro all'attività (+pesce=+pesca)...vogliono solo poter continuare ad alleggerire il mare finchè non resterà più nulla.

Copio e incollo riguardo ai sussidi: 1,4 miliardi di euro che permettono il mantenimento di una flotta di pescherecci europei 40 volte maggiore rispetto al pesce presente nelle acque degli Stati dell'Unione Europea. In Italia (Paese che per pesca è al sesto posto in Europa, ma al secondo posto tra chi riceve i contributi dell'Unione Europea) un terzo dei sussidi al settore ittico hanno un impatto negativo sull'ambiente perché sostengono metodi e strumenti di pesca distruttivi. Cioè, per capirsi, quelli che portano a catturare non solo pesce, ma anche altre specie animali. Scarti del pescato -definiti bycatch- che si stima arrivino a 27 tonnellate: tra l'altro 60 mila tartarughe catturate ogni anno nel Mediterraneo, 10 mila focene (cetacei simili ai delfini), a Nord, intrappolate nelle reti, il 40% della vegetazione marina danneggiata dalla pesca a strascico. E poi c'è la pesca di pesci sottomisura, che riduce le capacità riproduttive degli stock: "Per ogni mezzo chilo di sogliola commerciabile -spiegano gli ambientalisti- i pescherecci a strascico del Mare del Nord pescano anche 7 chili di pesce al di sotto della taglia minima.

Un esempio di quanto importi del futuro della pesca ai professionisti nostrani (fonte):BRUXELLES, 21 NOV,2006 - L'Europa ha varato per la prima volta nella storia della politica della pesca comunitaria un regolamento che armonizza l'attivita' dei pescatori che operano nel Mediterraneo - in primo luogo italiani - con l'esigenza di garantire a lungo termine le risorse ittiche e la tutela del suo ricchissimo ecosistema.

La delegazione italiana e' riuscita però ad ottenere un compromesso (di cui siamo maestri) senza il quale la Commissione Europea avrebbe applicato senza indugio le severe misure internazionali anche alla pesca professionale nostrana.

Il compromesso conferma come regola generale per lo strascico,ad esempio, una distanza minima dalla costa pari a 1,5 miglia, ma concede all'Italia la possibilita' di deroga automatica (ossia non sottoposta ad autorizzazione della Commissione Ue) per poter pescare ad una distanza di 0,7 miglia marine purche' ci sia una profondita' di almeno 50 metri.

Nota a margine:l'accordo venne giudicato dal (allora) ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro (seconodo governo Prodi) ''positivo per il comparto in Italia prendendo in considerazione i rischi che ci sarebbero stati se l'intesa non fosse stata raggiunta''

Bye

 

Fabio

Modificato da siccia
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Ragazzi,

mi dispiace ma siete fuori strada. Dite le stesse cose che dicevo io tanti anni fa, prima di conoscere l'argomento per i miei studi e non per come mi dettava la mia visione parziale e ristretta di pescatore subacqueo e di amante del mare e della natura. Io sono un pescatore subacqueo davvero scarso, ma il mare, le sue risorse, le tecniche di pesca e i possibili mezzi per renderle sostenibili, se permettete, li conosco bene.

1) Prima di piangere per il novellame passiamoci una mano sulla coscienza e facciamoci un piantino per le spigole piene di uova che prendiamo tra gennaio e marzo.

2) Lo stesso novellame, ripeto, e' fatto quasi esclusivamente da avannotti di sardina e acciuga, che sono specie abbondanti le cui quantita' sono dettate piu' dalla variabilita' delle condizioni ambientali che dall'intensita' della pesca. In altre parole se le condizioni sono avverse loro ne risentono parecchio, molto piu' delle altre specie. E la quantita' di larve non ha relazione con la quantita' di adulti. Cosi' e', ci crediate o no.

3) Che un cianciolo a maglie larghe prenda, assieme alle ricciole, anche un dentice e tre saraghi e' un puro caso, visto che le ricciole vengono attirate a mezz'acqua con una pasturazione e sono l'oggetto specifico della pesca, e difficilmente le specie di fondo si allontaneranno dal medesimo attirate dalla pastura: e' quello che si chiama "bycatch"o "cattura per sbaglio", e non e' un problema fintantoche' si tratta di individui adulti e commerciabili.

4) Se il pescatore professionista usa attrezzi fuori norma e' chiaro che va perseguito, come i pescatori subacquei (forse nessuno qui nel forum, ma tanti nel mondo la' fuori, e lo sapete) che vanno di notte, con le bombole o nelle aree protette. Ognuno nel proprio ambito puo' fare un grosso danno...

5) E' chiaro anche che la cattura complessiva della pesca sub e' una briciola rispetto alla pesca professionale, ma il punto e' un altro: la pesca sub puo' impattare - e come! - sulle specie bersaglio. Anche qui dipende dalla sua intensita', e' un problema di scala. La chiave per la salvaguardia delle risorse sta nell'abbassare le quantita' totali catturate, nell'evitare di catturare i giovani, nello stabilire zone e periodi di fermo biologico e nell'istituire riserve marine progettate per proteggere ambienti-chiave e stadi vitali delicati. Cosi' si fa la pesca sostenibile. Proteggere larghi pezzi di ecosistema per poter continuare a pescare nel resto del mare, con il fucile o con gli altri attrezzi.

Buona giornata,

Carlo

 

Ciò che mi interessa l'ho evidenziato in grassetto.

1) Se noi dovessimo farci un piantino per le spigole piene di uova che alcuni prendono (quindi esemplari adulti e non giovani,ossia proprio quelli su cui occorrerebbe concentrarsi secondo la "chiave per la salvaguardia delle risorse" di cui parli),quanti pianti dovrebbe farsi un professionista che nei pochi minuti di un'unica "calata" di cianciolo (o canciola,o ciaciolara) prende (questo dato è assolutamente reale) 300 kg di ricciole tra i 10 e i 20 kg e per lo più piene di uova ?

Pensi che entrambe le mani gli basterebbero per dare una spolverata alla propria coscienza ?

Sia chiaro ovviamente che nel primo come nel secondo caso si parla di prelievo assolutamente legale...

 

2) Che la pesca in apnea abbia un impatto,perdonami,ma è la scoperta dell'acqua calda :rolleyes:

Anche la CO2 che ogni uomo produce coi propri processi metabolici ha un suo impatto,ciò non toglie ovviamente che questo non possa essere paragonato a quello della CO2 prodotta da un'auto...

Ergo il problema di fondo è l'entità degli impatti che,una volta stabilita,permette di adottare misure adatte ad uno sfruttamento (perchè di questo si parla) ecocompatibile delle risorse.

Mi ha colpito il tuo "e come" in riferimento all'impatto della pesca in apnea,per cui ti chiedo di renderci partecipi del come o,per meglio dire,del quanto la pesca in apnea possa impattare.

Io sono ancora fermo allo 0.5% del prelievo ittico totale fornito dalla FAO anni orsono e ai dati FIPSAS relativi al prelievo effettuato in occasione dei campionati italiani assoluti dell'ultimo quinquennio (secondo tali dati,i migliori pescatori in apnea italiani, hanno pescato mediamente e per ogni giornata, una quantità di pesce notevolmente inferiore ai 5 kg massimi a testa, che la legge consente ai pescasportivi al fine di tutelare la risorsa ittica).

i pescatori subacquei le loro belle botte alle specie pregaite costiere spesso le hanno date, come dimostra la moltiplicazione esponenziale di cernie, saraghi, corvine ecc. nelle riserve marine dopo il divieto della pesca sub

Pensa te...si sono moltiplicati esponenzialmente i pesci abolendo lo 0.5% del prelievo...chissà cosa accadrebbe aboledo l'1%...probabilmente ci sarebbe più pesce che acqua :P

In realtà,Carlo,l'incremento della fauna ittica nelle amp italiane è più basato su una rilevazione " a vista" che su seri studi scentifici che,per definizione,sai bene di quanto tempo abbiano bisogno (anni ).

Ci sono stati biologi,invece,che proprio nelle pagine di questo forum hanno parlato di un notevole ripopolamento dei fondali già dopo 3 mesi dall'istituzione dell'amp (in particolare ai tempi si parlava di quella del Plemmirio)...e non mi sembra che 3 soli mesi siano un tempo adeguato a dei seri studi...

Sarebbe interessante se qualcuno potesse dimostrare che tutto quel pesce che vede in amp non ci fosse stato prima dell'esclusione della pesca in apnea da dette aree (come sicuramente saprai il nostro impatto potrebbe riguardare più il comportamento del pesce che la sua effettiva concentrazione,così che ciò che oggi si vede in amp avrebbe potuto anche esserci prima che ci cacciassero,ma la diffidenza che la pesca in apnea determina nei pesci li avrebbe resi poco visibili perchè un pesce spaventato può sottrarsi alla vista umana intanandosi profondamente o mantenendosi oltre i limiti consentiti dalla visbilità subacquea...pur essendo comunque presente).

Mettetevi in testa che la pesca professionale e' una attivita' che puo' essere perfettamente sostenibile

Sicuramente la pesca professionale può essere sostenibile,ma il problema del paese nostro è che a non essere sostenibile è il pescatore professionista tipo,per cui è normale che ciò si rifletta sull'attività lavorativa che svolge.

Il pescatore professionista tipo non vuole sentire ragioni,del futuro della pesca e degli ecosistemi se ne fotte e pensa soltanto al presente e a sopravvivere, senza tener conto che sopravvive con una risorsa che per legge è anche mia!

L'UE sta cercando di salvare capre e cavoli (ossia pesci e pesca), ma quando si rivolge ai pescatori professionisti italiani è come se parlasse coi muli...

Con una flotta di circa 100 mila navi (questi sono dati di 4-5 anni fa), l'Europa pesca per un valore annuo di 7,3 miliardi di euro.

La conseguenza di tale pressione è non solo la sofferenza degli stock ittici ma anche il pericolo estinzione per diverse specie (se "finisse" il pesce ,per la cronaca,finirebbe pure la pesca professionale).

L'UE intervenne contro la "sovracapacità della flotta" con dei tagli agli aiuti concessi per l'acquisto di nuovi pescherecci e in favore di un incremento degli aiuti destinati alla demolizione di pescherecci in attività.

Lo scopo dell'intervento era una diminuzione dello "sforzo di pesca" tra il 30 e il 60% (a seconda della situazione degli stock e delle regioni), che nel giro di qualche anno avrebbe dovuto portare al ritiro di 8.500 pescherecci, l'8,5% del totale comunitario.

La Commissione europea promise anche di investire denari per una "riconversione" dei numerosissimi pescatori che di conseguenza sarebbero stati costretti a restare a terra.

 

I "colti" di Lega Pesca,allora,diffusero un comunicato intitolato "L'Ue finanzia l'estinzione della pesca".

Capito?

A voglia a cercare di garantire la presenza del pesce con provvedimenti restrittivi per assicurare un futuro all'attività (+pesce=+pesca)...vogliono solo poter continuare ad alleggerire il mare finchè non resterà più nulla.

Copio e incollo riguardo ai sussidi: 1,4 miliardi di euro che permettono il mantenimento di una flotta di pescherecci europei 40 volte maggiore rispetto al pesce presente nelle acque degli Stati dell'Unione Europea. In Italia (Paese che per pesca è al sesto posto in Europa, ma al secondo posto tra chi riceve i contributi dell'Unione Europea) un terzo dei sussidi al settore ittico hanno un impatto negativo sull'ambiente perché sostengono metodi e strumenti di pesca distruttivi. Cioè, per capirsi, quelli che portano a catturare non solo pesce, ma anche altre specie animali. Scarti del pescato -definiti bycatch- che si stima arrivino a 27 tonnellate: tra l'altro 60 mila tartarughe catturate ogni anno nel Mediterraneo, 10 mila focene (cetacei simili ai delfini), a Nord, intrappolate nelle reti, il 40% della vegetazione marina danneggiata dalla pesca a strascico. E poi c'è la pesca di pesci sottomisura, che riduce le capacità riproduttive degli stock: "Per ogni mezzo chilo di sogliola commerciabile -spiegano gli ambientalisti- i pescherecci a strascico del Mare del Nord pescano anche 7 chili di pesce al di sotto della taglia minima.

Un esempio di quanto importi del futuro della pesca ai professionisti nostrani (fonte):BRUXELLES, 21 NOV,2006 - L'Europa ha varato per la prima volta nella storia della politica della pesca comunitaria un regolamento che armonizza l'attivita' dei pescatori che operano nel Mediterraneo - in primo luogo italiani - con l'esigenza di garantire a lungo termine le risorse ittiche e la tutela del suo ricchissimo ecosistema.

La delegazione italiana e' riuscita però ad ottenere un compromesso (di cui siamo maestri) senza il quale la Commissione Europea avrebbe applicato senza indugio le severe misure internazionali anche alla pesca professionale nostrana.

Il compromesso conferma come regola generale per lo strascico,ad esempio, una distanza minima dalla costa pari a 1,5 miglia, ma concede all'Italia la possibilita' di deroga automatica (ossia non sottoposta ad autorizzazione della Commissione Ue) per poter pescare ad una distanza di 0,7 miglia marine purche' ci sia una profondita' di almeno 50 metri.

Nota a margine:l'accordo venne giudicato dal (allora) ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro (seconodo governo Prodi) ''positivo per il comparto in Italia prendendo in considerazione i rischi che ci sarebbero stati se l'intesa non fosse stata raggiunta''

Bye

 

Fabio

niente da aggiungere,,, :clapping: :clapping: :clapping: :clapping: :clapping::siiiii:

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Ricordiamoci una cosa importante: il pescatore professionale a mare ci va per camparci la famiglia. Tra l'altro ho partecipato ad alcuni studi socio-economici nel Golfo di Castellammare, dove lavoro, e so bene che con il reddito di un pescatore che usa tramagli e palamiti ci puoi campicchiare in un paesino, ma ci moriresti di fame in una citta'. Poco ma sicuro. Ed e' per questo che alcune regioni concedono per circa 45 giorni l'anno la pesca al bianchetto: per consentire un certo respiro economico alla categoria.

Senza offesa ma nessuno constringe nessuno a fare un lavoro che non permette di campare...in Italia nascono e muoiono decine di piccole imprese ogni giorno, non certo fondate per hobby ma con l'aspettativa di ricavarci abbastanza per vivere dignitosamente. Se non rende, si chiude, si fallisce e ci si arrangia diversamente, perchè per la pesca no?!

 

Non vuoi ragionare per corporazioni, ma di fatto la pesca professionale lo è e per questo gode di troppa tutela, di mancanza totale di controlli e non parlo solo di quelli sulla pesca...capirei se una certa filosofia di aiuto fosse prassi abituale per tutti nella nostra società, ma io vedo solo figli e figliastri.

 

Mi chiedo se tutti gli altri paesi che accettano e rispettano il divieto di pesca della neonata non debbano essere considerati degli stupidi...o non siano loro a considerarci i soliti furbi...

 

:bye:

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Ho seguito sin dal'inizio questa discussione e sono anche intervenuto precedentemente .Io rispetto le opinioni di tutti (anche se non le condivido) ma mi sembra che tu Carlo anche davanti a molte "evidenze" ti ostini a rispondere delle cose che sono evidentemente sbagliate e in contraddizzione con se stesse. Per carita' ne hai tutto il diritto, ti rispetto in quanto a persona ma ripeto non condivido le tue idee, ho deciso di non intervenire piu' perche' ho il terribile sospetto che tu ti stia un po' divertendo a farci arrabbiare ,se non e' cosi me ne scuso davanti a tutti, ma mi sa che hai delle belle fette di prosciutto davanti agli occhi. Un saluto e spero che tu possa rivedere le tue posizioni, che francamente non convincono nessuno. :thumbdnn::thumbdnn:

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Per piacere, discutiamo civilmente di idee e non di persone, altrimenti è normale che nascano risentimenti e si alzino i toni. Evitiamolo, basta volerlo.

ecco, appunto :)

Ringrazio siccia, che ha portato argomenti interessanti e documentati, e che in pratica io stesso ho gia' detto con altre parole, in particolare nell'altro thread in "Tutela". Vorrei pero' fargli notare che, se quelli che lui chiama "metodi a vista" sono le osservazioni subacquee della fauna ittica fatte dai ricercatori, ovvero i censimenti visivi, questi sono il metodo standard e universalmente accettato per condurre "conte" di pesci sui fandali costieri in tutto il mondo: non si tratta di una "guardata" superficiale, ma di un metodo serio e statisticamente inoppugnabile. Certamente ha ragione quando dice che uno studio fatto tre mesi dopo l'istituzione di una riserva non ha alcun valore, e che bisogna sapere quanti pesci c'erano prima della riserva per dire se effettivamente c'e' stato un incremento dopo la riserva.

Mi spiace che l'unica cosa afferrata - e stigmatizzata - da molti tra quelle che ho detto e' che anche la pesca subacquea puo' avere un forte impatto su alcune specie, mentre ha completamente glissato laddove parlo dei problemi causati dall'eccesso di pesca (e di alcune tecniche in particolare). Io in realta' non penso affatto che la pesca subacquea sia da abolire o da limitare ulteriormente, e non l'ho mai detto (altrimenti non starei qui su AM...). Ma non mi va di sentire concetti tipo "i pescatori sono tutte merde, noi sì che siamo tochi"! Evidentemente alcuni hanno preferito reagire li' dove si sono sentiti colpiti, senza manco pensare che stiamo parlando di attivita' economicamente importanti che dovrebbero essere piu' vigilate e meglio regolamentate, non certo abolite tout court. Ovvero bisogna vedere come rendere piu' razionale la pesca professionale, non abolirla! Mi meraviglio che Davide, che vive - come me - in una terra che conosce problemi e disagi legati alla mancanza di opportunita' di lavoro, possa pensare che alcune decine di migliaia di persone possano reinventarsi artigiani o imprenditori da un giorno all'altro...

--Carlo

 

 

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mi trovo d'accordo su molte cose,sopratutto sull'utilità delle amp.

solo,NON di quelle italiane:enormi per poter comprendere territori di diversi comuni,abbandonate a se stesse con pochissimi controlli e protette in effetti da ben poco:è vietata la pesca col tritolo e quella subacqua,il resto lo si può traquillamente fare.

quindi o si cambia modello,con aree selezionate,di ridotta superficie e quindi facilmente controllabili,nelle quali sia vietata qualsiasi forma stessa di presenza umana,oppure contiuiamo così a vedere i pescherecci svuotare tonnellate di pesce morto in piea amp perchè di dimensioni non commerciabili,praterie di poseidonia strappare dalle catene delle ancore,barconi carichi di turisti con gli avanzi del pranzo per fare le foto con i pesci che gli mangiano in mano.

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attivita' economicamente importanti che dovrebbero essere piu' vigilate e meglio regolamentate, non certo abolite tout court

 

Sottoscrivo in pieno. Così siamo d'accordo. Oltre no: se i pochi autorizzati a lucrare su un bene collettivo lo danneggiano e consumano eccessivamente, occorre agire su questi pochi e non sui cittadini, che sono i legittimi proprietari del Mare. Cittadini vuol dire TUTTI. Poi, chi vuole, va a pesca :)

 

Joefox

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Mi meraviglio che Davide, che vive - come me - in una terra che conosce problemi e disagi legati alla mancanza di opportunita' di lavoro, possa pensare che alcune decine di migliaia di persone possano reinventarsi artigiani o imprenditori da un giorno all'altro...

--Carlo

E' proprio per questo invece che mi fà infinita rabbia che io e chi lavora come me, nonostante problemi di occupazione molto simili, non possiamo affatto contare sugli stessi appoggi nel caso in cui si finisca a gambe all'aria...se domani mi mancano i committenti mi tocca reinventarmi senza poter chiedere aiuto a nessuno, ripeto, la politica dei figli e figliastri l'ho sempre odiata, a prescindere dalla discussione oggetto del 3d.

 

I pescatori professionisti sarebbero i primi lavoratori a fare un mestiere non perchè è da là che traggono sostentamento per vivere ma quasi facessero beneficienza e fornissero un servizio alla collettività; la verità è che nessuno in nessun comparto produttivo lavora solo per la causa, se lo fà ha di che vivere e non certo poco sopra la soglia della povertà. Fà molto più comodo lamentarsi di non riuscire a tirare avanti, cosa che facciamo tutti e proprio per questo sappiamo non essere così vero...

 

:bye:

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