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La Profondità


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Mi piacerebbe conoscere l'evoluzione del vostro approccio alla profondità, quanto conta la preparazione fisica, la "testa", il torbido, etc insomma chi più ne ha più ne metta. Parlate delle vostre esperienze, delle sensazioni che provate prima di affrontare quote impegnative .

Vorrei che la discussione si sviluppasse senza riferimenti a quote precise visto che lo scopo non è quello di sapere chi, come e quanto si và fondi. Ciao.

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Mi piacerebbe conoscere l'evoluzione del vostro approccio alla profondità, quanto conta la preparazione fisica,  la "testa", il torbido, etc insomma chi più ne ha più ne metta. Parlate delle vostre esperienze, delle sensazioni che provate prima di affrontare quote impegnative .

Vorrei che la discussione si sviluppasse senza riferimenti a quote precise visto che lo scopo non è quello di sapere chi, come e quanto si và fondi.  Ciao.

 

 

 

Per quanto mi riguarda e' da poco che riesco a raggiungere quote un po piu' impegnative!!

Per me non e' una questione di approccio particolare e di altri fattori!!

 

mi affido molto alle sensazioni del momento e a come mi sento durante la battuta!!

 

Appena inizio a fare cose che durante la pescata mi fanno faticare un po troppo inizio a sentire come una spece di campanello d'allarme automatico e istintivamente mi metto a pescare alla quota in cui opero con tranquillita e sicurezza.

 

L'estate scorsa ho fatto dei tuffi per me impegnativi ma li ho fatti senza rendermi neanche conto a che profondita' fossi!!!

L'acqua era limpidissima e in quel periodo ero proprio in forma!!

Solo dopo qualche giorno mi sono reso conto a che profondita' stavo pescando!! :bye:

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Sono un pescatore ma vengo dall'apnea pura, ho avuto pertanto occasioni di testarmi su svariate discese in assetto costante.

 

Diamo per scontato che in uno sport come la pesca, alla luce dell'elemento in cui si svolge e la molteplicità degli inconvenienti che possono capitare, la preparazione fisica e lo stato di salute debbano essere sempre al massimo.

 

Nonostante, in piscina, non avessi problemi a coprire anche distanze che, se riportate in verticale, potevano essere considerate significative..........mi sono trovato a dover fare i conti con l'inevitabile esigenza di compensare.

La prima volta che mi sono trovato ad affrontare quote importanti mi sono ritrovato ad eseguire una serie di compensazioni frequentissime quasi, anzi sicuramente anticipando, il segnale che il mio sistema oto-tubarico mi avrebbe certo inviato; così però disperdevo inutilmente quantità di ossigeno che certo mi sarebbero tornate utili ai fini dell'apnea.

Dopo qualche risalita alla velocità del suono alla caccia cielo aperto mi sono fermato e mi sono detto :

"Andrea, macchecacchiostaifacendo ?? :D "

mi ero in quel momento reso conto che il fisico mi avrebbe portato dove volevo andare ma che il cervello si era intraversato mandandomi dei segnali sbagliati.

Mi sono appoggiato al gommone e ci sono rimasto 5 minuti cercando di capire cosa mi impedisse di coprire in verticale quelle distanze che in orrizzontale erano uno scherzo.

Il cervello e solo il cervello !

Decisi di riprovare a scendere attendendo che fosse il mio organismo a dirmi cosa e quando. Mi ritrovai a scendere alle stesse quote prefissate compensando almeno un terzo di quanto compensassi prima e, di conseguenza a risparmiare quel carburante (O2) che prima inutilmente sprecavo.

 

Imputai, io che ero abituato come molti, a frequentare il sottocosta anche alla mancanza di riferimenti terrestri, quel disagio mentale che mi assaliva. Quindi anche immergersi nel blu o in totale mancanza di visibilità potrebbe riperquotersi negativamente sul tuffo, ma ci si abitua.

 

In sostanza ritengo che condizioni fisiche idonee, il cervello sia il freno e al tempo stesso l'accelleratore della nostra apnea inoltre si parla di quote operative "personali" perchè l'organismo e intendo "tutto" si adatta e si abitua alla nuova condizione che gli riserviamo.

Fortunatamente, il pesce è più frequente nel sottocosta in primavera e tende ad affondare con il riscaldamento dell'acqua e l'arrivo dei turisti che lo disturba; avremo così occasione, se sfruttata per tempo, di andare in acqua prima possibile e cominciare per gradi a frequentare fondali più impegnativi.

 

Io amo in ogni caso pescare all'agguato, in particolare quello nel bassofondo, dove l'attitudine al profondismo lascia spazio alla cura della tecnica e dell'acquaticità.

 

Ciao Andrea

Modificato da santo
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Per quanto mi riguarda e' da poco che riesco a raggiungere quote un po piu' impegnative!!

Per me non e' una questione di approccio particolare e di altri fattori!!

 

mi affido molto alle sensazioni del momento e a come mi sento durante la battuta!!

 

Appena inizio a fare cose che durante la pescata mi fanno faticare un po troppo inizio a sentire come una spece di campanello d'allarme automatico e istintivamente mi metto a pescare alla quota in cui opero con tranquillita e sicurezza.

 

L'estate scorsa ho fatto dei tuffi per me impegnativi ma li ho fatti senza rendermi neanche conto a che profondita' fossi!!!

L'acqua era limpidissima e in quel periodo ero proprio in forma!!

Solo dopo qualche giorno mi sono reso conto a che profondita' stavo pescando!! :bye:

 

 

Quoto, d'accordo su tutto. Anche per me è stato così.

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Sono un pescatore ma vengo dall'apnea pura, ho avuto pertanto occasioni di testarmi su svariate discese in assetto costante.

 

Diamo per scontato che in uno sport come la pesca, alla luce dell'elemento in cui si svolge e la molteplicità degli inconvenienti che possono capitare, la preparazione fisica e lo stato di salute debbano essere sempre al massimo.

 

Nonostante, in piscina, non avessi problemi a coprire anche distanze che, se riportate in verticale, potevano essere considerate significative..........mi sono trovato a dover fare i conti con l'inevitabile esigenza di compensare.

La prima volta che mi sono trovato ad affrontare quote importanti mi sono ritrovato ad eseguire una serie di compensazioni frequentissime quasi, anzi sicuramente anticipando, il segnale che il mio sistema oto-tubarico mi avrebbe certo inviato; così però disperdevo inutilmente quantità di ossigeno che certo mi sarebbero tornate utili ai fini dell'apnea.

Dopo qualche risalita alla velocità del suono alla caccia cielo aperto mi sono fermato e mi sono detto :

"Andrea, macchecacchiostaifacendo ??  :D "

mi ero in quel momento reso conto che il fisico mi avrebbe portato dove volevo andare ma che il cervello si era intraversato mandandomi dei segnali sbagliati.

Mi sono appoggiato al gommone e ci sono rimasto 5 minuti cercando di capire cosa mi impedisse di coprire in verticale quelle  distanze che in orrizzontale erano uno scherzo.

Il cervello e solo il cervello !

Decisi di riprovare a scendere attendendo che fosse il mio organismo a dirmi cosa e quando. Mi ritrovai a scendere alle stesse quote prefissate compensando almeno un terzo di quanto compensassi prima e, di conseguenza a risparmiare quel carburante (O2) che prima inutilmente sprecavo.

 

Imputai, io che ero abituato come molti, a frequentare il sottocosta anche alla mancanza di riferimenti terrestri, quel disagio mentale che mi assaliva. Quindi anche immergersi nel blu o in totale mancanza di visibilità potrebbe riperquotersi negativamente sul tuffo, ma ci si abitua.

 

In sostanza ritengo che condizioni fisiche idonee, il cervello sia il freno e al tempo stesso l'accelleratore della nostra apnea inoltre si parla di quote operative "personali" perchè l'organismo e intendo "tutto" si adatta e si abitua alla nuova condizione che gli riserviamo.

Fortunatamente, il pesce è più frequente nel sottocosta in primavera e tende ad affondare con il riscaldamento dell'acqua e l'arrivo dei turisti che lo disturba; avremo così occasione, se sfruttata per tempo, di andare in acqua prima possibile e cominciare per gradi a frequentare fondali più impegnativi.

 

Io amo in ogni caso pescare all'agguato, in particolare quello nel bassofondo, dove l'attitudine al profondismo lascia spazio alla cura della tecnica e dell'acquaticità.

 

Ciao  Andrea

 

Voglio sbilanciarmi: l'agguato in bassofondo e' forse la tecnica in assoluto piu' suggestiva ;):thumbup::thumbup::thumbup:

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...Io, avendo la fortuna di poter visitare spesso le isole Eolie, amo tantissimo la profondità ovviamente non finalizzata a se stessa e comunque abbondantemente entro i miei limiti ormai ben noti. Mi capita spesso di trovarmi più a mio agio ed in piena tranquillità superando una certa quota che non in pochi metri d'acqua... Credo sia dovuto alla concentrazione ed al senso di benessere che solo una discesa a foglia morta verso il fondo riesce a regalarmi..

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Per quanto mi riguarda e' (partendo dal presupposto di non avere un fisico da rottamare) solo un fattore di testa ed emozioni. E' questione di abitudine vera e propria, la testa , cioe' i pensieri che inevitabilmente ti ronzano in una situazione "anomala" mi tagliano totalmente i polmoni . La sensazione della profondita' e assefuazione ad essa la conquisto veramente centimetro dopo centimetro nel corso di chissa quanti tuffi.

 

Devo anche ammettere una cosa strana : ho piu' "pensieri" a scendere a 15-16 mt in sardegna con acqua limpidissima e 30 mt di visibilita', che in liguria con acqua torbida e 4-5 mt di vista... sembra strano perche' teoricamente vedere il fondo ti fissa un'obiettivo che in acqua torbida invece resta un'incognita ... ripensandoci piu' volte sono venuto alla conclusione che con l'acqua limpida scendendo ho la prospettiva di un tot di metri quadrati di fondo , percependo l'altezza a cui mi trovo. Con 5 mt di visibilita' fino a quella distanza il campo visivo e' piu' ristretto dandomi una minore sensazione di immensita'.

mahhh che roba strana

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Non e' strano per niente!!

 

Stessa cosa faceva a me e ti posso garantire che e' solo una questione d'abitudine alla profondita'!!!

 

Le prime volte avevo come una sensazione di inquietudine quando arrivavo ad una certa profondita' " Diverse volte mi e' capitato di interromepere la discesa e risalire"

 

E' solo una questione mentale!!

Il cervello si deve abituare ad una situazione nuova!!!

 

 

con il torbido invece mi sento proprio a disagio secondo in che posto mi trovo!!!

Una volta mi sono spaventato come un imbecille perche' mentre scendevo " e non vedevo un fico secco" ad un certo punto mi e' apparso all'improvviso uno spezzone di cima che era collegata ad un galleggiante di Palamito!!!

 

Non ti dico a che velocita' sono risalito in superfice!!!

ci saranno stati si e no 15 metri di fondo ma come provavo a scendere mi sentivo come inghittito dal nulla talmente era torbida l'acqua.

 

In quel momento mi pareva che stessi scendendo in 40 metri d'acqua. :bye:

 

 

 

 

 

 

Devo anche ammettere una cosa strana : ho piu' "pensieri" a scendere a 15-16 mt in sardegna con acqua limpidissima e 30 mt di visibilita', che in liguria con acqua torbida e 4-5 mt di vista... sembra strano perche' teoricamente vedere il fondo ti fissa un'obiettivo che in acqua torbida invece resta un'incognita ... ripensandoci piu' volte sono venuto alla conclusione che con l'acqua limpida scendendo ho la prospettiva di un tot di metri quadrati di fondo , percependo l'altezza a cui mi trovo. Con 5 mt di visibilita' fino a quella distanza il campo visivo e' piu' ristretto dandomi una minore sensazione di immensita'.

mahhh che roba strana

Modificato da frog
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Ospite Aldo Podestà

io pratico sia il profondismo che l'agguato in acqua bassa , e penso che l'agguato su basso fondale sia si meno pericoloso ma ci vuole una concentrazione ed un preparazione non da poco , perche' il dispendio di energie e notevole perche' ci si muove in continuazione seguendo lunghi tratti con la testa ed il corpo sempre in tenzione.

Modificato da Aldo Podestà
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Per quanto mi riguarda e' (partendo dal presupposto di non avere un fisico da rottamare) solo un fattore di testa ed emozioni. E' questione di abitudine vera e propria, la testa , cioe' i pensieri che inevitabilmente ti ronzano in una situazione "anomala" mi tagliano totalmente i polmoni . La sensazione della profondita' e assefuazione ad essa la conquisto veramente centimetro dopo centimetro nel corso di chissa quanti tuffi.

 

Devo anche ammettere una cosa strana : ho piu' "pensieri" a scendere a 15-16 mt in sardegna con acqua limpidissima e 30 mt di visibilita', che in liguria con acqua torbida e 4-5 mt di vista... sembra strano perche' teoricamente vedere il fondo ti fissa un'obiettivo che in acqua torbida invece resta un'incognita ... ripensandoci piu' volte sono venuto alla conclusione che con l'acqua limpida scendendo ho la prospettiva di un tot di metri quadrati di fondo , percependo l'altezza a cui mi trovo. Con 5 mt di visibilita' fino a quella distanza il campo visivo e' piu' ristretto dandomi una minore sensazione di immensita'.

mahhh che roba strana

 

Io avverto la sensazione inversa. Con acqua torbida senza punti di riferimento mi sembra che la discesa verso il fondo duri una vita ed ho difficoltà a trovare la concentrazione giusta finalizzata all'azione di pesca. Invece con acqua limpida, tipo in Corsica, questo non avviene, il "contatto" visivo col fondo mi rilassa e mi dà allo stesso tempo motivazione.

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:D a mio parere gioca molto la psicologia( da non trascurare l'allenamento), l'acqua torbida mi da una sensazione di vuoto infinito senza una meta da raggiungere,a meno che non si conosca già la profondità.L'acqua limpida ti porta a togliere dalla mente l'effetto sorpresa che gioca un ruolo fondamentale a livello emotivo. :thumbup:
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il mio approccio con la profondità è molto buono ,in quanto mi rilassa moltissimo ,e quasi mi da fastidio dover risalire x respirare, l'unico neo è il mio timpano sinistro, che qualche volta si infiamma e si mette a fare i capricci ,x cui devo interrompere le discese un po piu inpegnative ,x quanto riguarda il torbido non ho molti problemi tranne qualche caso in cui il l'acqua era bianca come latte, sono andato a sbattere con il muso x terra vista la forte velocita di planata . :laughing:

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