Home » Pesca in Apnea » Interviste » Carlo Santoro: umilta’ e determinazione

Carlo Santoro: umilta’ e determinazione


Carlo Santoro con un carniere di pesce bianco.

Carlo nasce a Catania il 17/11/1975, ma vive da sempre a Siracusa. E’ alto 175 cm ed il suo peso forma è di 70 kg. Bancario, sposato ed in attesa di una figlia, riesce molto bene a coniugare lavoro, famiglia e mare. Il mare gli scorre nelle vene e quando ne parla traspare l’emozione. Ha iniziato tardi con la pesca, ma il contatto fisico con l’acqua c’è sempre stato. Infatti ha giocato a pallanuoto per una vita, raggiungendo prestigiosi traguardi. Poi le prime selettive, i primi dispiaceri, infine il successo col raggiungimento della prima categoria dello scorso anno. Non è andata bene, ma l’esperienza gli ha fatto capire immediatamente i molti errori. Cresciuto come aspettista, cerca di migliorare l’approccio alla pesca in tana al fianco del suo grande amico e maestro Aldo Calcagno.

Carlo, che è successo agli Assoluti che ti sono costati la retrocessione?

Che non ho capito nulla. Che ho sbagliato batimetrica di pesca. Che ho buttato al vento una discreta preparazione. Tutti i migliori hanno pescato tra i 15/20 metri, ma io mi sono voluto isolare molto più al largo, in solitario, su zone che alla fine mi hanno castigato. Cinque saraghi in 2 giornate ed una retrocessione sacrosanta. Una lezione che mi servirà in seguito. Peraltro la pesca in tana non mi esalta, ed ho ancora molto da imparare ed in competizioni importanti paghi certe lacune. Comunque ora mi sto allenando parecchio in questo tipo di pesca e spero di raggiungere una buona tecnica.

Dunque la tua pesca preferita è l’aspetto?

Esatto. Pesco quasi sempre all’aspetto perché è una tecnica che m’appassiona, che mi regala grandi soddisfazioni. Grazie alla pallanuoto possiedo un’ottima acquaticità ed una buona apnea, qualità fondamentali nel nostro sport e soprattutto nella tecnica dell’aspetto. Catturo molte leccie, orate, spigole e saraghi dalle mie parti. Conoscere i posti è fondamentale per l’aspetto, ma anche interpretare bene i segnali che il mare ed i suoi abitanti ti regalano è fondamentale per avere successo con certe prede.

Preferisci l’aspetto profondo o in acqua bassa?

Ritengo che si debbano fare determinate distinzioni. Normalmente pesco a quote medie, ma reputo l’aspetto in acqua bassa una tecnica difficilissima e la pesca profonda una tecnica pericolosa. Chi prende pesce in acqua bassa ci sa fare davvero. Ci vogliono mille astuzie, attenzioni… e forse non basta ancora. I pesci più belli li ho presi in acqua medio-bassa e sono state diverse grosse leccie dai 10 ai 30 kg. Col mare mosso, poi, è davvero divertente. Ma anche in questo caso ci vuole prudenza. Anzi, ci vuole sempre prudenza.

Una grossa leccia. Una preda frequente nel carniere di Santoro.

Ci racconti la cattura della leccia di 30 chili?

Ero ad Avola e stavo pescando con mare piuttosto calmo in una zona in 10 metri d’acqua, con il 75 privo di mulinello. Praticavo l’aspetto ai saraghi e alle orate in zone di sabbia con qualche massone sparso. Stavo cercando di portare a tiro una bella orata che non ne voleva sapere di venire: la vedevo sempre al limite, fuori tiro e sospettosa, così, all’ennesimo tuffo, ho deciso di nascondermi dietro un sasso piuttosto grande, occultandomi completamente alla sua vista. D’un tratto dalla mia destra ecco arrivare questa leccia mostruosa… per un attimo ho guardato la mia arma perplesso. Poi l’istinto e la vicinanza del pesce (un metro circa) hanno preso il sopravvento e così ho deciso di sparare cercando di fulminarla. Il colpo è stato molto preciso ed ha ‘seccato’ il pesce che s’è messo a pancia su tremando ed affondando. La cosa comica è che quando l’ho passato al mio barcaiolo io non riuscivo a tirarlo su e lui non voleva metterci le mani in bocca per issarlo. Una scena veramente divertente. ‘Gastone’ colpisce ancora.

‘Gastone’: e chi è?

E’ il mio soprannome. Tutti i miei amici pesca sub, da Accolla a Felice, mi chiamano così visto che ho avuto diverse esperienze di pesca molto fortunate. Tipo la leccia catturata col solo codolo dell’asta rimasto sottopelle e diversi altri. Si credo proprio di essere anche molto fortunato’ ed audace.

Qual è il pesce che più ti affascina?

La cernia. Essendo aspettista sembrerebbe un paradosso, ma devo dire che mi sto cimentando da qualche tempo nella pesca in tana per migliorare il mio feeling con questa tecnica e le prestazioni in gara. Scovare il serranide nei suoi rifugi, capire qual è il posto migliore rispetto ad un altro, saper aspettare il momento giusto per colpire efficacemente il pesce: questo è affascinante. Anche il peso che può raggiungere questo pesce è stimolante. Devo dire che di grosse non ne ho mai prese, ma aspetto con fiducia.

Quali armi usi per la pesca all’aspetto e per la pesca in tana?

All’aspetto uso quasi sempre un arbalete da 90 o da 100 con elastici progressivi da 20mm ed asta da 6,5mm rigorosamente monoaletta. Non mi piace la doppia aletta. Una buona monoaletta è più che sufficiente specie se il pesce è colpito bene, ed all’aspetto si ha spesso il tempo per piazzare un colpo preciso. In tana, invece, uso uno stealth da 70cm caricato poco e con fiocina. Trovo che un buon fucile da tana debba essere maneggevole, rapido nel caricamento e soprattutto non troppo potente. L’oleopneumatico ha queste caratteristiche. Almeno le prime due intrinseche, per la potenza basta sapersi regolare. La fiocina a 5 punte è fondamentale sul pesce bianco, ma se sono in ‘zona cernie’ monto l’arpione.

Una bella pescata… in tana.

A parità di arma ritieni che l’oleopneumatico in tana sia superiore all’arbalete?

Direi di sì. E’ comunque questione di gusti, ma io lo trovo meno ingombrante, può essere più potente, ma soprattutto si ricarica in un attimo. Mi è successo più volte di sparare 2 colpi nella solita immersione, cosa che con l’arbalete è ben più complicata. E comunque, ti ripeto, sono questioni del tutto personali.

Sei sponsorizzato? Fai parte di qualche team?

No. Mi autogestisco. Sono bravissimo a farlo (e qui si fa una risata ed io con lui).

Quali sono state le tue catture più importanti?

Leccia 30.600 kg.
Dotto 4.500 kg.
Ricciola 10.200 kg.
Cernia 8.00 kg.
Sarago 1.500 kg.
Corvina 1.900 kg.
Dentice 6.00 kg.
Spigola 4.500 kg.
Marvizzo 1.450 kg.
Orata 4.150 kg.
Scorfano 800 gr.

Un bel dentice arpionato all’aspetto su medio fondale.

Quali sono le tue caratteristiche peculiari?

Una buona apnea e una grande serenità. Il lavoro che faccio mi piace, la mia famiglia è splendida ed io quando vado in acqua sono sempre sereno e pronto per rendere al meglio. Sono fortunato.

Chi sono secondo te i migliori pescasub Italiani?

Riolo, Calcagno e Ramacciotti. Sempre in lotta per la vittoria, sempre regolari. Dei veri atleti. Difficilmente sbagliano gare importanti. Sono un vero esempio per il nostro sport. Per rimanere sempre a certi livelli ci vuole un impegno, una dedizione, una costanza ed un’eccleticità che loro hanno sempre dimostrato attraverso performance da Campioni. Ce ne sono sicuramente altri, ma loro hanno qualcosa in più, almeno per me.

Peschi spesso con Calcagno, cos’è che ti colpisce di lui?

Ha delle gambe pazzesche. Entro i 25/28 metri tiene un ritmo da paura. Una vera macchina da pesca. Ha fiuto e quando si dedica al pesce bianco è un vero spettacolo osservarlo. Non sbaglia un colpo e capisce al volo ogni situazione. Se prende di mira una porzione di fondale la setaccia palmo a palmo e se è convinto che ci sia il pesce, il pesce uscirà, statene certi. Ma la cosa più importante è la sicurezza che ti trasmette. Con lui con qualsiasi mare, in qualsiasi situazione ti senti sempre al sicuro e tranquillo. Ecco, ti trasmette positività.

Una bella pescata di orate e saraghi.

Il tuo pesce più strano?

L’ho preso in gara. Era una lampuga di 3kg circa.

Chi prevedi possa primeggiare nel futuro della pesca in apnea Italiana?

Mancia ed Accolla. Tutti e due hanno già dimostrato il loro valore, ma ritengo che il meglio debba ancora arrivare. Sono veramente bravi e li ammiro. Penso che ‘Ciccio’ (Accolla ndr) tornerà presto a gareggiare e dimostrerà ancora una volta le sue potenzialità.

Vuoi salutare Apnea Magazine?

Certo, come no! Siete un’ottima rivista, sempre puntuale, ordinata, informata e vi leggo appena mi è possibile. Tra l’altro ho molti amici che frequentano molto più di me la vostra e-zine. Colgo l’occasione per salutarli ed in particolare quel “caruso” di Salvo. Comunque un abbraccio a tutti i lettori ed a tutta la redazione. Grazie!

Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *