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Raduno Team Omer 2014 – Seconda parte

| 15 Agosto 2014 | 1 Comment

MERCOLEDI’ 21 MAGGIO

La giornata è un po’ strana con cielo coperto e aria umida di scirocco. Il mare è già lievemente increspato ma confidiamo nelle previsioni meteo. Perciò, formati gli equipaggi al porticciolo di Margidore, ci dirigiamo come da programma verso l’Affrichella, pronti ad affrontare almeno un’ora e mezza di navigazione.

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Raggiunte le propaggini più a nord della vasta secca, conosciuti come “Sommiti”, Nilo decide di fare subito un tuffo esplorativo su di uno dei sommi, con il cappello sui 10 metri, spiegandoci però che l’incontro con un pelagico o altra preda importante è improbabile in questo periodo, poiché ancora troppo presto.

Quindi, abbastanza scettici, dato che ci troviamo su di una secca in mezzo al mare che dovrebbe essere ricca di pesce, io e Pepu ci mettiamo a razzolare fra le pietre del sommo armati di corti fucili con le nuove fiocinette da testare. Il Dott. Bartoli si è raccomandato di pescare le prime 2 ore in tana e noi ci adeguiamo. Mentre Nilo esplora l’orlo esterno della risalita, io comincio a setacciare tutti i sassi presenti, anche perché in giro non si vede una pinna! Sinceramente, nonostante gli avvertimenti di Nilo, ancora non posso credere che un posto del genere possa essere così deserto. E’ la prima volta che mi immergo in queste acque di cui ho sentito a lungo narrare, ma devo convenire che è proprio come sostiene Nilo. Comunque non demordo e, dopo una mezzoretta, scorgo un corpulento cappone sotto ad una pietra, che prontamente metto a pagliolo. Nilo e Pepu non hanno visto nulla di interessante, solo qualche piccola cernia, così decidiamo di spostarci verso il Faro. Effettuo l’ultimo tuffo e alla fine della sommozzata individuo un altro cappone, ancor più grosso del primo, che catturo con facilità.

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Giunti nei pressi del Faro, che segnala la parte più bella e spaccata della secca, ma anche la più sfruttata, ritroviamo anche gli altri due equipaggi, che non hanno avuto più fortuna di noi in quanto a prede di rango. Nilo ci indica la zona più valida e ci buttiamo. Noto subito che qui il fondale è ancora più sporco rispetto ai Sommiti, e le numerose spaccature sono piene di posidonia morta e mucillagine. Stavolta impugno il mio roller da 110, ma al pallone ho appeso il fido corto con fiocina, e l’azione di pesca è improntata al razzolo. Dopo poco individuo una tanuta non grossa ma tento il tiro in caduta da distanza siderale per testare la precisione del fucile: centrata in pieno. Poi più nulla per un bel po’ di tempo, trascorso ad ispezionare le numerose fenditure del fondale roccioso, dato che in giro non si vede un pesce. Alla fine tento la carta dell’acqua bassa e, proprio in prossimità dei gommoni degli altri equipaggi, ormai ormeggiati vicino al Faro, individuo un altro bel cappone. Chiamo subito Mariano che mi raggiunge con l’inseparabile macchina fotografica per immortalare la cattura. Dopo qualche altra foto risalgo anch’io a bordo, dove gli altri ragazzi sono già intenti a rifocillarsi. Purtroppo oggi non abbiamo catturato prede particolarmente soddisfacenti, praticamente solo capponi e mustelle (Nilo ne ha arpionate ben 3) razzolati rovistando sotto ai sassi.

Come prima esperienza allo Scoglio d’Africa devo ammettere che è stata piuttosto deludente, ma Nilo mi rassicura che in altri periodi dell’anno, e nei sommi più isolati e meno conosciuti, è ancora possibile catturare dentici, ricciole e cernie di mole. Resta comunque il piacere di godere di un posto così isolato e vicinissimo all’Isola di Montecristo.

Dato che dobbiamo affrontare una lunga navigazione e lo scirocco sembra aumentare un po’, verso le 14 decidiamo di ripartire. Giunti al porticciolo di Margidore, abbastanza provati dal lungo viaggio, ci rechiamo all’agriturismo per un po’ di riposo.

In serata il Dott. Bartoli provvede a scaricare i dati dai nostri cardiofrequenzimetri e a rilevare le nostre misure corporee per il suo data-base. Poi tutti a cena presto per poter poi andarci a coricare prima del solito. Domattina torneremo a pescare nelle zone di martedì scorso, ma ad un orario per me proibitivo. Appuntamento alle 5.30!

GIOVEDI’ 22 MAGGIO

Quando raggiungo alla sala colazioni  Marco, Mariano e Luca, gli altri atleti, cui si è aggiunto anche Sacha Orsi (che però deve rientrare a lavoro per le 10) sono già in mare da un pezzo. Io sono troppo stanco e troppo poco allenato e dopo due giornate di mare consecutive ho bisogno di un po’ di tregua. Quest’anno, complice il cattivo tempo e gli impegni di lavoro, sono andato in mare pochissimo. Comunque dopo colazione usciamo in mare e, visto il solito fastidioso scirocco che spira anche oggi, ci rechiamo in una caletta a ridosso di Punta Morcone. Dopo un a breve sessione fotografica senza prede con  Marco,  mi dirigo a nuoto verso la secca omonima posta fuori la punta, per provare qualche aspetto. La mangianza, pur presente, è piuttosto tranquilla, segno inequivocabile della mancanza di predatori nei dintorni. Solo sull’estrema propaggine nord della secca, una bella lingua di grotto, vedo un denticiotto ed un branco di piccoli aluzzi, ma sono prede che non suscitano il mio interesse.

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Trascorsa un’oretta, tornano a prendermi Nilo e Pepu. La levataccia di stamattina non ha fruttato un granchè: solo un dentice non grosso al primo tuffo nello stesso punto di martedì scorso, allo scoglio del Remaiolo. Anche l’equipaggio di Gaio non ha che una palamita di un paio di kg a pagliolo. Con Nilo e Pepu decidiamo quindi di tentare la sorte presso Punta Rossa. L’acqua è più chiara rispetto a martedì scorso, ma non gira ugualmente un pesce…Dopo un’oretta trascorsa infruttuosamente ci spostiamo verso Capo Stella per tentare la carta della pesca costiera. Anche qui le cose però non migliorano ed in tre non riusciamo a mettere a pagliolo nulla di interessante. Fortunatamente Roberto Deiana, componente dell’equipaggio di Gaio, all’ultimo momento, su di una bella punta rocciosa prossima ai Gemini, riesce ad arpionare una discreta cernia, mentre Raffaele Lo Prete arpiona l’unica spigola dell’Isola d’Elba. Gaio invece, all’ultimo tuffo presso lo scoglio della Corbella arpiona un dentice. Alla fine, tutto sommato, oggi è stata la giornata più proficua e possiamo quindi dedicarci al consueto set fotografico con delle belle prede.

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Rientrati all’agriturismo ci rilassiamo un po’ e ci rifocilliamo. Domani è giorno di partenza per tutti i componenti del team, mentre io dovrò lasciare l’Elba in anticipo, stasera stessa, poiché domattina dovrò essere regolarmente a scuola.

Nonostante le condizioni meteomarine poco favorevoli, ed il periodo non proprio ottimale, l’Elba  ci ha comunque regalato ancora una volta emozioni indimenticabili e l’opportunità di maturare nuove esperienze ma anche di trascorrere qualche giorno in compagnia di vecchi amici, lontano dagli impegni di lavoro quotidiani.

Vai alla prima parte del racconto

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Category: Pesca in Apnea, The Box

Commenti (1)

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  1. poetro ha detto:

    Salve.. Vi faccio i miei complimenti per le vostre catture veramente bravi!.. Io sono da hanno che nn faccio più pesca,vorrei tanto incominciare!..ho tanta passione per questo sport infatti abito in piamonte mi sto allenando per ricominciare al più presto!..spero di incontrarvi.. Ciao

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