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Come pianificare la battuta di pesca

| 5 Aprile 2014 | 0 Comments

In questi ultimi decenni abbiamo assistito ad un lento e inesorabile depauperamento della fauna ittica, imputabile non solo ad un intenso sfruttamento della risorsa da parte della pesca professionale ma anche all’aumento di sostanze inquinanti che hanno turbato i delicati equilibri dell’ecosistema marino. Questo insieme di fattori, purtroppo, ci ha regalato mucillagine, acque mediamente sempre più torbide e ricche di sospensione, distruzione delle praterie di posidonia oceanica, invasioni di specie alloctone come pesci serra e barracuda e, infine, l’allontanamento, per non dire la sparizione, delle principali specie di interesse venatorio.

Massimiliano Volpe

L’autore dell’articolo (foto A.Balbi)

Oggi è dunque molto più difficile di un tempo portare a casa il classico pesce per la cena e molte delle nostre battute di pesca si risolvono in un sonoro cappotto, talvolta addirittura “visivo”, nel senso che non siamo riusciti nemmeno ad avvistare una preda degna d’attenzione! Di questi tempi assume allora molta importanza come pianificare la battuta di pesca, partendo dall’analisi di molteplici fattori, al fine di ottimizzare le nostre possibilità di incontrare delle potenziali prede. La situazione ottimale che dovremmo ricercare sarebbe, in estrema sintesi, quella di trovarci nel posto giusto al momento giusto. Ma per realizzare questo apparentemente semplice obbiettivo occorre analizzare molti elementi come, tra gli altri, la stagione, la temperatura dell’acqua, le condizioni meteo-marine, la visibilità, le condizioni di luna e marea. Ovviamente, chi può vantare una pluriennale esperienza sarà senz’altro avvantaggiato rispetto ad un neofita, poiché avrà maturato un grosso bagaglio di esperienze e conoscenze che lo metterà nella condizione di determinare molto meglio dove sarà più probabile l’incontro con le nostre prede in determinate circostanze.

Tornando alla nostra pianificazione, innanzitutto oggi disponiamo di molti mezzi tecnologici in più rispetto ai tempi in cui ho iniziato a praticare questa disciplina: le previsioni meteo presenti su molti siti internet sono accuratissime e continuamente aggiornate, sono facilmente reperibili tavole di marea locali molto precise, è possibile vedere in tempo reale le condizioni del mare, compresa la visibilità in acqua, attraverso webcam e immagini satellitari. Inoltre oggi i numerosi forum di discussione e social network consentono di veicolare rapidamente, in tempo reale, le esperienze di pesca e di condizioni marine relative a visibilità, temperatura, presenza di prede, dei tanti membri delle diverse comunità virtuali, fornendo agli altri membri un valido supporto per la pianificazione della battuta di pesca.

Vediamo adesso i principali parametri da tenere in considerazione, partendo dalla stagione in cui ci troviamo.

In inverno inoltrato difficilmente imposteremo una battuta di pesca sulle secche a largo a caccia di pelagici e dentici. Sebbene occasionalmente mi sia capitato di effettuare catture del genere in questa stagione, statisticamente parlando, sarà sicuramente più opportuno orientarsi verso la ricerca di prede tipiche del periodo quali spigole, cefali, saraghi e corvine. Per contro, in tarda primavera – inizio estate, saranno proprio le secche a largo a poterci regalare catture da sogno, con i primi dentici di stagione, i più facili da portare a tiro. Chiaramente ogni stagione avrà le sue peculiarità fatte di condizioni tipo, come temperatura e visibilità in acqua, e di potenziali prede. Ma sempre ipotizzando una battuta invernale, se sappiamo che l’acqua è abbastanza limpida e magari tira vento di tramontana, difficilmente imposteremo una battuta sottocosta all’aspetto, alla ricerca di spigole, piuttosto sarà preferibile tentare la carta della pesca in tana a saraghi e corvine, con l’opzione della spigola in tana che può sempre verificarsi, approfittando della visibilità che ci agevolerà nell’individuazione delle prede nei pressi delle tane e che al contrario ci penalizzerebbe nella pesca all’aspetto, più proficua con condizioni di mare più mosso e acqua torbida. Questi fattori dovranno guidarci nella scelta del posto più adatto che, se nel primo caso potrebbe essere un fondale di grotto basso e fessurato, o di matte di posidonia ricca di cigliate franate, nel secondo dovrà essere una frana costiera che digrada in basso fondale, magari vicino ad un porto o ad un corso d’acqua.

Massimiliano Volpe

La grossa leccia è un incontro probabile in inverno (foto A.Balbi)

In inverno, nei casi sempre più frequenti di lunghi periodi di acque costiere torbidissime, potrà rivelarsi proficua la carta delle eventuali isole presenti nel circondario. Ma anche lì, sebbene nella bella stagione siamo soliti frequentarne le secche e le franate più profonde a caccia di dentici, ricciole e cernie, in inverno dovremo rivolgere le nostre attenzioni ai posti di basso e medio fondale che in estate non prenderemmo nemmeno in considerazione, dove sarà più probabile l’incontro con saraghi, corvine e qualche corpulento cappone. La buona visibilità in acqua che di solito caratterizza le nostre isole dalle coste rocciose, agevolerà la nostra azione di pesca improntata ad un razzolo sostenuto, senza però disdegnare qualche occasionale aspetto se la mangianza ci apparisse troppo nervosa: qualche solitario dentice potrebbe risalire dalle profondità in cui d’inverno questi sparidi si rifugiano e puntarci dritto contro. Non è da escludere nemmeno l’incontro con la cernia, che in pieno inverno mi è capitato più volte di sorprendere a profondità esigue.

 

Potendo disporre di un mezzo nautico, saremo senz’altro avvantaggiati dal fatto di poter eventualmente porre rimedio ad una iniziale scelta rivelatasi errata. Ad esempio potremmo aver tentato la carta dei relitti vicino alla foce di un fiume a caccia di spigole, ma trovando condizioni di visibilità impossibili, come in quegli spot sovente accade, oppure mancanza completa di prede, con il gommone potremo velocemente raggiungere la più vicina frana costiera e metterci a razzolare saraghi, complice una visibilità in acqua molto migliore. Chiaramente la partenza da terra, se presenta maggiori comodità logistiche da un lato, dall’altro ci limita fortemente, perché una volta scelta la zona di immersione, sarà difficile poter cambiare velocemente strategia, sebbene conosca diversi pescatori adusi allo “spostamento in auto” con la muta addosso, in modo da visitare diversi posti nell’arco della stesa giornata di pesca.

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I pelagici, sempre presenti sulle secche al largo (foto A.Balbi)

Anche le condizioni meteomarine rappresentano un elemento cruciale da ponderare attentamente al fine di panificare la battuta: innanzitutto per motivi di sicurezza, e quindi per evitare di intraprendere magari una lunga navigazione quando si prevede un peggioramento del tempo, ma anche per andare a cercare le condizioni a noi più congeniali o che riteniamo più proficue. Se ad esempio soffia scirocco, potremmo optare per un posto ridossato da quel vento, dove troveremo condizioni di mare calmo e visibilità migliore, ideali per la pesca in tana, ma potremmo anche decidere di tentare la carta della pesca nella schiuma a cefali e spigole, andandoci a cercare la zona dove il mare sbatte di più e quindi le migliori condizioni per l’aspetto in acqua bassa.

Venti e fasi di marea dovranno essere presi in considerazione attentamente, poiché anche in questo caso potrebbero non sposarsi con l’idea che abbiamo in mente. Se ad esempio volessimo, in estate, recarci sulle secche più belle a caccia di pelagici, ma le previsioni dovessero indicare la presenza di forte vento di tramontana, probabilmente sarà più saggio dedicarsi ad altre tecniche di pesca come la tana o la caduta, e magari cambiare la nostra destinazione poiché la tramontana tesa di solito innervosisce molto il pesce, rendendo l’aspetto poco fruttuoso. Con quelle condizioni, ho notato, gira qualche pesce in più alle isole, complice il fatto che quel vento se sottocosta spiana il mare, al largo al contrario lo rende mosso. Ma c’è sempre il problema del rientro a terra con la tramontana in faccia…

Un ultimo appunto riguarda un aspetto altrettanto importante della pianificazione, ossia l’adattamento della battuta di pesca: in effetti le condizioni possono cambiare, in taluni casi anche repentinamente, durante la stessa giornata di pesca, quindi sta a noi saper interpretare questi mutamenti ed adattarci ad essi modificando tecnica di pesca, batimetrica o, se necessario, addirittura posto di pesca.

Category: Articoli, Pesca in Apnea

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