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Pescasub Salvano 2 tartarughe e 1 Delfino da Lenze e Reti Abbandonate

| 29 Dicembre 2016 | 0 Comments

I mari del mondo sono diventati da tempo un’enorme discarica di ogni sorta di rifiuti, diversi di questi sono costituiti da matasse di lenze e reti abbandonte che, pur non pescando più nulla, uccidono le tartarughe e i delfini che hanno la sfortuna di finirci dentro. Ma ecco due storie che sono invece finite diversamente, grazie all’impegno di alcuni pescatori in apnea che non hanno esitato ad intevenire per salvare queste povere creature.

tartarugatrappetoIl primo salvataggio è avventuto il giorno di Santo Stefano lungo la costa settentrionale della Sicilia, a Trappeto (PA). L’ingegnere Matteo Guttadauro, mentre era intento in una battuta di pesca in apnea, si è imbattuto in due grossi esemplari di Caretta Caretta, impigliati in delle reti, uno dei quali aveva anche ingoiato interamente l’amo di un palangaro. Si sarebbe potuto limitare a liberarle, ma questo avrebbe condannato a morte l’esemplare con l’amo nell’esofago. Matteo ha così preferito allertare la locale CP di Terrasini che, intervenuta tempestivamente con una motovedetta, ha provveduto ad affidare le due malcapitate ad un centro di recupero specializzato.

Il secondo salvataggio è avvenuto invece in Spagna, nell’isola di Maiorca, e riguarda un grosso esemplare femmina di delfino. Era stato avvistato da alcuni diportisti, in visibile difficoltà, già il 19 di dicembre, ma ogni tentativo di avvicinarlo si era rivelato inutile. Un secondo avvistamento era avvenuto il giorno della vigilia di Natale, ma il grosso cetaceo si era poi nuovamente volatilizzato. È riapparso il 26 dicembre, ormai stremato, e solo allora un appassionato di SUP è riuscito a chiedere aiuto al pescatore subacqueo Antonio Garriga che non ci ha pensato un attimo a salpare l’ancora del suo gommone e a dirigersi subito verso il luogo dell’avvistamento.

Il delfino non presentava gravi ferite, ma una grande matassa di rete intorno alla pinna caudale gli impediva quasi di restare a galla e quindi di respirare. L’animale non si è dimostrato collaborativo, ma vista la debolezza e nonostante i suoi tre metri di lunghezza, il pescatore è riuscito prima ad assicurargli intorno un galleggiante per sostenterlo, e poi ad iniziare a tagliare la rete che lo imprigionava. Determinante è stato poi l’intervento del personale del locale acquario, perchè il grosso cetaceo, impaurito, ha iniziato a diventare irrequieto tanto da riuscire a colpire Antonio che però ha rimediato solo un bel livido. Alleggerito della zavorra mortale e constatato che non aveva alcun problema, il delfino ha potuto riprendere la strada del mare aperto con grande soddisfazione di Antonio e di tutti coloro che sono intervenuti per salvare la vita a questa meravigliosa creatura.

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