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Pesca in apnea n° 24 – Febbraio 2005

| 27 Gennaio 2005 | 0 Comments

La copertina del numero 24 di Pesca in Apnea

Presentiamo agli amici di Apnea Magazine il numero di febbraio di Pesca in Apnea appena uscito in edicola. Come di consueto, diamo un ampio stralcio dei servizi piu’ importanti.
Ma prima vogliamo segnalare le garbate proteste da parte di alcuni lettori, sostenendo che la nostra rivista non ha dato adeguato e tempestivo spazio ai Mondiali di Iquique, che, come tutti sanno, si sono conclusi con una splendida vittoria italiana.
Rispondere non e’ difficile. Un primo intervento sui Mondiali e’ apparso sul numero di dicembre di Pesca in Apnea (e cioe’ dopo appena una settimana dall’avvenimento): in tempi cosi’ stretti solo Giorgio Volpe, autore del pezzo, poteva operare, e solo con i suoi diabolici strumenti. Sulle pagine che aprivano il numero e’ apparsa la puntuale cronaca dell’avvenimento, ma naturalmente, dati i risultati, non potevamo fermarci a quest’intervento. Sul numero successivo di Pesca in Apnea, infatti, quello di gennaio, e’ apparso un altro servizio, questo su cinque pagine, nel quale Stefano Navarrini riprendeva l’argomento facendo un’analisi dettagliata dei fatti e inserendo delle lunghe ed esaustive interviste a Bellani, al presidente del settore subacqueo della Fipsas Azzali e al direttore tecnico della squadra azzurra Borra.
Sono soddisfatti, i nostri lettori, un po’ critici ma anche un po’ distratti? La prossima volta, comunque, cercheremo di fare meglio.
La morale da trarre da questo episodio e’ chiara. Contrariamente a quanto sostenuto da alcune fasce di opinione pubblica, soprattutto di estrazione ambientalista, l’interesse per il nostro sport ha un doppio aspetto: il primo e’ quello dell’attivita’ amatoriale, che porta gli appassionati a realizzarsi in mare nel tentativo (speriamo alla fine riuscito) di portare a casa un bel dentice con il quale approntare una succulenta cena; il secondo, non meno importante, anzi per certi versi trainante, e’ quello agonistico, seguito con passione e spesso con un pizzico di invidia da parte di chi appartiene all’area amatoriale. Due aspetti che interagiscono e si potenziano reciprocamente. Naturalmente in questa direzione, e cioe’ nell’intrecciare armonicamente le due facce, vanno gli sforzi del mensile Pesca in Apnea, allo scopo di migliorare il servizio reso ai propri lettori.
Buona lettura del numero di febbraio di Pesca in Apnea, ora in edicola. E’ un gran bel numero.

Pag. 24: LE NOSTRE PREDE / IL SARAGO di Marco Bardi

Il sarago e’ una delle prede piu’ ambite tra i pescatori in apnea.
Questo pesce ha cambiato radicalmente le sue abitudini nel corso degli ultimi anni. Ci sono piu’ tipi di saraghi, valutiamocaratteristiche e tecniche necessarie per catturalo.

‘ Il sarago e’ tutt’oggi una delle prede piu’ ambite da un pescatore in apnea, nonostante sia abbastanza difficile da catturare. Le sue carni sono ottime e cio’, sommato alla difficolta’ di cattura, ne esalta la soddisfazione venatoria.
Il sarago ha mutato le sue abitudini specialmente nei tratti di mare piu’ disturbati e ha capito come fuggire dal pericolo evitando di intanarsi. Gli unici saraghi che mantengono ancora oggi le loro antiche abitudini sono quelli che vivono nelle zone isolate, al largo, dove il disturbo e’ sempre stato inesistente e non sono stati quindi costretti a mutare le loro abitudini. Oggi, in tali zone i saraghi ci sono, ma non si fanno vedere e ancora di piu’ evitano di farsi trovare intanati’
‘ Lungo i litorali piu’ frequentati, per tentare la cattura, non si deve arrivare a individuarlo dalla superficie, perché nel momento in cui lo avvistiamo saremo gia’ stati avvistati a nostra volta e quindi diventera’ imprendibile, fuggendo verso il largo. L’ideale e’ cercare di anticiparlo, restando sempre a distanza di sicurezza per non farsi notare e lasciarlo avvicinare dopo un attento aspetto effettuato con buona tecnica oppure un perfetto agguato, quando il fondale lo consente, consapevoli pero’ che il punto chiave e’ iniziare la discesa senza avere avvistato la preda’
‘ Le attrezzature ottimali possono variare molto da persona a persona, da posto a posto. In genere si pesca con arbale’te da 75 o 90 cm per l’agguato e da 100 cm per l’aspetto, con gomme da 16 o 18 mm e aste leggere, compromesso valido per tiri lunghi e rapidi di facile brandeggio anche in caso di mare mosso. Tutte caratteristiche ideali per insidiare il sarago che, generalmente, non si avvicina mai piu’ di tanto ed e’ abbastanza veloce nello scartare il tiro del fucile. All’aspetto il sarago non e’ molto curioso e si avvicina poco per poi allontanarsi e avvicinarsi di nuovo con molta incertezza, il che causa quasi sempre una lunga attesa da parte del pescatore in apnea. In questi casi diventa fondamentale il metodo di approccio, che funziona solo se effettuato bene al primo tentativo, anche se oggi si puo’ affermare che forse e’ piu’ difficile sparare a un sarago all’aspetto rispetto a molti altri pesci piu’ blasonati. Saranno fondamentali, nella riuscita, anche l’orario, le condizioni del mare, l’equilibrio della zavorra e le capacita’ tecniche di caccia. In tana, invece, occorrono fucili corti con fiocina’

Pag. 30: SPORT E BENESSERE / SESSO: SI’ O NO di Antonio Mancuso

Sembrera’ strano, ma, nonostante l’interesse (e l’importanza) suscitato da un argomento molto controverso, come la presunta incompatibilita’ tra sport e sesso, per molti ancora oggi l’amletico dilemma non e’ stato del tutto risolto.
Preconcetti e informazioni hanno contribuito ad alimentare false teorie basate, il piu’ delle volte, su errate convinzioni o inesattezze.
In questa sede, quindi, affrontiamo questa tematica per cosi’ dire “scottante”, cercando di fare un po’ di chiarezza.

‘ Secondo una scuola di pensiero francese, non essendo gli sport tutti uguali, non tutti gli atleti troverebbero giovamento dall’attivita’ sessuale. Il sesso, infatti, sempre secondo questa scuola, non sarebbe indicato in quelle discipline, come il lancio del peso, del giavellotto o gli scacchi, che richiedono notevole concentrazione. In altre, invece, come il tennis e la maggior parte degli sport di squadra, l’attivita’ sessuale e’ addirittura consigliata. Esaminando la cosa esclusivamente dal punto di vista del dispendio energetico, infatti, appare evidente che, per parametri biologici, fisiologici, biochimici, il fisico di un atleta e’ superiore alla norma, percio’ l’impatto del consumo di un atto sessuale incide in misura minore su un agonista rispetto a quanto accade sul fisico di un individuo “normale”‘
‘ nella pesca in apnea, a differenza di tutte le altre discipline sportive, non esiste la figura dell’allenatore. Alcuni si affidano ai preparatori atletici, che, pero’, hanno il compito di curare l’aspetto fisico-atletico dell’agonista in vista di una competizione, non certo la gestione della gara vera e propria. Anche a livello di squadra nazionale, poi, la selezione dei componenti e’ affidata al commissario tecnico, che, come tale, svolge un compito differente rispetto a quello esercitato da un allenatore. E’ l’atleta, quindi, che deve sapersi gestire autonomamente. Non essendoci, dunque, un allenatore a raccomandare (o imporre) regole prima di affrontare una competizione, e’ l’atleta stesso a dover ottimizzare il suo comportamento e a regolare la propria attivita’ sessuale. Per ribadire un concetto gia’ espresso in precedenza, pero’, e’ bene ricordare che l’atleta deve vivere la propria sessualita’ con serenita’ e senza stravolgere i propri comportamenti’

Pag. 35: TATTICA / LA PESCA IN CONTROLUCE di Pietro Milano

Che cos’e’ la pesca in controluce? Come si pratica? Con quali attrezzature? In quali ore del giorno e in quali condizioni climatiche? Ecco la risposta a tutti i vostri interrogativi.

‘ La costa tirrenica e’ un luogo ideale per praticare, con certe condizioni meteomarine, la pesca in controluce. Mediamente, il lato occidentale della penisola italiana e’ battuto settimanalmente da una o due perturbazioni atlantiche, il che rende impossibile che il mare si plachi per molto tempo, consentendo la deposizione del pulviscolo in sospensione e la pratica di altre tecniche alieutiche. Per fare carniere, l’aspetto e’ la tecnica regina, ma anche l’agguato puo’ dare buoni risultati quando vi sono i fondali adatti e quando nessuno vi e’ gia passato’
‘ L’assetto neutro del fucile e’ un requisito irrinunciabile: nell’agguato, il peso in punta e’ un ostacolo enorme che puo’ rendere disagevole l’azione di pesca, provocando “mitiche padelle”. Nell’aspetto questo inconveniente puo’ essere ridotto, dato che spesso l’avanzamento non e’ fatto quasi mai a fucile in avanti, ma, in ogni caso, questo e’ un difetto che e’ bene non avere’
‘ La pesca in controluce non e’ solo una pesca inverno-autunnale, infatti si puo’ praticare anche d’estate, ma con alcune varianti che modificano sostanzialmente l’iniziale approccio. Pertanto, anche in questo caso e’ quanto mai necessario trovare il posto giusto (scogliere alte e scoscese): l’azione di pesca tende a sorprendere le prede che stazionano in prossimita’ della superficie, con un avvicinamento dal basso verso l’alto, al fine di tagliare la strada ai pesci, che per loro naturale istinto (quando sono spaventati) sono portati a sacendere a profondita’ maggiori. E’, questo, un approccio che in parte disorienta i pinnuti e che ci puo’ dare ulteriori opportunita’ di successo’

Pag. 40: FOTOGRAFIA / STORIA DI UNA COPERTINA di Alberto Balbi

Alberto Balbi ci racconta come ha realizzato lo scatto felice della copertina del numero di dicembre di “Pesca in Apnea”, che ha riscosso tanto successo fra i nostri lettori e fra il pubblico degli appassionati.

‘ Mi piace seguire i pescatori nelle loro battute: purtroppo, molti sono riluttanti a portarsi dietro un fotografo, ma quando ci riesco, posso godere della magia della pesca in apnea nei suoi aspetti piu’ reconditi: le preoccupazioni e la concentrazione del pescatore, la sua cura nei particolari, la scelta minuziosa dell’arma da utilizzare, piccole sfaccettature di un nobile sport, che l’obiettivo del fotografo non sempre riesce a trasmettere. Scatto alcuni fotogrammi prima di cambiare fotocamera e assicurarmi che la custodia e i flash siano pronti, e scivolare lentamente nel mare, il mio elemento naturale.
Gianmarco posiziona un secondo fucile sul pallone di segnalazione (importante alleato salvavita) e assicura il calcio di quello che impugna alla boa galleggiante, che prima, al porto, aveva acceso la mia curiosita’…
‘ Molti gli scatti in questa giornata, anche se so per certo che quelli migliori e piu’ significativi sono racchiusi in quei sessanta secondi vissuti in diretta: nessun backstage puo’ riportare l’emozione di un attimo e questo un fotografo deve saperlo, la fotografia subacquea non fa eccezione, l’attimo da cogliere non torna, non e’ possibile fermare il tempo piu’ di una volta e tutto deve funzionare alla perfezione. Mi reputo un privilegiato nel fare il mio lavoro in questo paradiso e per questo cerco di trasmettere almeno parte delle emozioni che provo: che siano apneisti o pescatori, cerco sempre l’azzardo nelle mie fotografie’
‘ Oggi abbiamo avuto la meglio, ma solo perché il mare ce lo ha permesso, perché lo abbiamo rispettato, perché a ogni capovolta abbiamo chiesto permesso! Domani chissa” Come spesso accade’ vincera’ lui!’

Pag. 44: IN MARE / CONOSCERE IL VENTO di Alessandro Martorana

Imparare a valutare il vento, la sua forza, i suoi potenziali effetti, e’ di fondamentale importanza. Ecco qualche consiglio per non farsi cogliere di sorpresa e affrontare nel modo migliore anche le situazioni piu’ difficili.

‘ Chi, come noi, ha il mare nel Dna, deve prima o poi fare i conti con la forza e l’intensita’ del vento, che, se non valutata con il giusto e necessario rispetto, puo’ causare seri problemi alla nostra sicurezza.
Con questo articolo desidero trasmettervi poche e semplici accortezze e attenzioni,
al fine di evitare di trovarvi coinvolti in brutte esperienze ‘
‘ Potremo ora dedicarci alla pesca vera e propria, ma sempre dando un’occhiata al gommone. Assicuriamoci che mostri sempre la prua al vento, in caso contrario significherebbe che si e’ disancorato e si sta allontanando, piu’ o meno velocemente, nel letto della corrente d’aria. L’ideale sarebbe pescare in favore di vento cosicché, nell’eventualita’ di un disancoraggio, il gommone verrebbe spinto verso di noi. E’ ancora vivissimo in me il ricordo di quella volta che il tagliente granito sardo ebbe ragione della cima del mio gommone sotto la martellante azione del maestrale’
‘ Dedichiamoci ora alla pesca vera e propria e vediamo come il vento condiziona le nostre azioni e il comportamento delle prede.
Definiamo innanzitutto di che vento stiamo parlando. Se e’ una brezza costante e senza forti raffiche, la nostra azione di pesca, se siamo dotati di barcaiolo o se siamo a nuoto e prevediamo di prendere terra in un punto a valle della direzione del vento, sara’ tutt’altro che faticosa, facendoci portare dalla dolce spinta del vento, tenendocelo sempre alle spalle. Se, invece, trovandoci in identiche condizioni di vento, avremo l’obbligo di tornare al punto d’ingresso in acqua, dovremo cercare di non viaggiare mai nel letto del vento ma bordeggiandolo, sia all’andata che al ritorno, in modo da esplorare vaste porzioni di fondale senza mai allontanarci troppo dal gommone’

Pag. 48: GARE / COPPAPNEA 2004 di Alberto Balbi

Si e’ concluso, a Milano, il Trofeo Apnea Academy, con risultati di gran livello e grande partecipazione di un pubblico appassionato.
Ecco la cronaca di una bella giornata di sport.

‘ L’atmosfera delle gare del Trofeo Apnea Academy Competition e’ sempre molto gioviale, i concorrenti si conoscono ormai da anni e le nuove entrate bene si amalgamano con il resto del gruppo: quella di oggi e’ la gara conclusiva, l’ambito trofeo (rimesso in palio ogni anno) passera’ dalle mani della squadra detentrice nel 2003 a quella che oggi, per la somma dei punti, risultera’ prima in classifica’
‘ Al termine, il migliore risulta Homar Leuci, con 150 metri nuotati bene e con una bella uscita; seconda, la splendida e sempre in crescita Paola Tagliabue, con 129 metri, e terzo Matteo Garaldi, che con 128 metri consegna il trofeo nelle mani della sua squadra. Ottima anche la prova di Manuela Acco, con 125 metri, e di Stefano Tovaglieri, con 125 metri, mentre Ilaria Molinari (107 m) e Sandra Vallelunga (105 m) chiudono il discorso anche in campo femminile.
Purtroppo, l’attesa prova di Andrea Tucci e’ stata invalidata: l’atleta, dopo aver virato i 150 metri, e’ uscito sbagliando completamente la respirazione.
Un vero peccato! Andrea Tucci quest’anno e’ stato sfortunato e ha sbagliato il risultato proprio negli appuntamenti piu importanti.
Grande festa durante le premiazioni, dove resta protagonista indiscusso il mitico Trofeo Aac (un bel delfino trasparente con una parte di gondola veneziana, dove annualmente vengono incisi i nomi dei vincitori).
Un po’ di nostalgia dopo i saluti di rito, una leggera nebbia milanese ci inghiotte, ognuno e’ avvolto nei suoi pensieri, ognuno con fotogrammi di emozioni vissute in questo intenso e indimenticabile anno di gare’

Pag. 52: TECNICA / LE VITTORIE DI BELLANI di Stefano Navarrini

Con il titolo di campione del mondo sulle spalle, Stefano Bellani ha coronato
una carriera agonistica eccezionale e ancora ricca di prospettive.
Tecnica, acquaticita’ ed esperienza sono le caratteristiche della sua azione di pesca.

‘ Sembra ormai indubbio che, dopo le antiche sfide fra la scuola genovese e quella napoletana, dopo i continui passaggi di scettro fra l’Elba, Napoli e la Sicilia, l’asse accademico della pesca in apnea sia ormai da anni stabilmente in Toscana, e ancora piu’ precisamente a Livorno. Meglio ancora, in quel Ci.Ca.Sub Garibaldi che, dopo aver sfornato alcuni dei piu’ bei nomi dell’agonismo nazionale e internazionale, ci ha oggi regalato, dopo tanti anni, anche un campione del mondo.
Forse, a ben guardare, il discorso non e’ poi tanto casuale, e quasi si potrebbe dire che chi ben semina bene raccoglie, perché molti grandi campioni d’oggi sono figli di valenti agonisti di ieri. Come dire che buon sangue non mente, come nel caso di Stefano Bellani, anche lui, come tanti’
‘ Dopo oltre quindici anni di agonismo ai massimi livelli, il palmare’s di Bellani ne fa uno dei nostri atleti piu’ validi: campione italiano nel 1991 a Marsala, titolo bissato quest’anno nuovamente a Marsala, campione d’Europa sia individuale che a squadre nel 2001 ad Arbatax, campione del mondo a squadre nel 1992 a Palma de Maiorca, quattro titoli italiani a squadre e, come chicca finale, l’alloro di campione del mondo conquistato in Cile pochi mesi fa.
Ma che tipo di pescatore e’ un campione del mondo?’
‘ La grande esperienza di Bellani e il suo amore per un certo tipo di pesca hanno sempre caratterizzato in modo particolare anche le sue prestazioni agonistiche. Spesso, quando mancava il podio, Stefano riusciva ugualmente a strappare l’applauso con catture fuori norma, un po’ il colpo di tacco del gran calciatore, vuoi che fossero dentici o ricciole, lecce o barracuda, o una cernia presa a 42.5 m come accadde ai campionati europei di Salina’

Pag. 58: ATTREZZATURE / IL FUCILE IN TESTA di Stefano Navarrini

Nell’evoluzione dell’arbale’te, molto si e’ lavorato sulla testata, tanto che in alcuni casi si e’ finito… per eliminarla. Ecco le soluzioni proposte dal mercato e le opinioni sul tema.

‘ La testata classica, che nonostante il notevole affinamento stilistico e idrodinamico poco si discosta da quelle del buon tempo antico, crea un disassamento tra fusto, asta ed elastici che puo’ compromettere la linea di mira e, conseguentemente, la precisione del tiro. Questo problema e’ stato risolto da molte aziende abbassando il piu’ possibile l’attacco delle gomme, portando cosi’ il relativo asse a coincidere o quasi con quello del fusto. Un’impostazione, fra l’altro, che migliora sensibilmente anche il brandeggio laterale dell’arma, diminuendo la luce fra elastici e massa del fusto’
‘ Riassumendo i concetti fin qui elencati, vediamo che l’eliminazione della testata porta alcuni innegabili vantaggi e qualche svantaggio, a cui si e’ comunque posto rimedio.
Il principale vantaggio e’ probabilmente nella grande pulizia della linea di mira, che consente un puntamento diretto sull’asse dell’asta: ma va anche considerato che applicando la spinta di trazione delle gomme direttamente sul fusto, lo stesso lavora in compressione senza subire quegli sforzi di flessione, che in alcuni casi possono portare all’imbananamento del fusto stesso. Con altre soluzioni, poi, si e’ sfruttata la linearita’ del fusto privo di testata per facilitare una sorta di mimetismo a immagine spezzata, come nel caso del Tigerwood della Effesub, dove l’apice del fusto in legno e’ stato scurito facendo apparire il fucile stesso piu’ corto di quello che e’.
Da notare, nel caso del Tigerwood, che puo’ montare un solo elastico circolare, il buon lavoro di snellimento operato sull’apice del fucile per facilitarne a massimo il brandeggio’

Pag. 64: TATTICA / PESCA E PROFONDITA’ di Alessandro Martorana

Cinque, dieci, quindici, venti metri. Oppure quasi nulla. A quale profondita’, per ognuno di noi, e’ piu’ conveniente pescare? Una serie di risposte che ci propongono varie soluzioni.

‘ Lo stesso pesce catturato piu’ in profondita’ ha un valore maggiore di un altro.
Perché? Provate a pensarci e a darvi una risposta.
Perché dobbiamo valutare la nostra bravura di pescatori in apnea “pesando” la preda con il profondimetro invece che con la bilancia?
Per catturare lo stesso pesce abbiamo fatto piu’ fatica fisica e ci siamo esposti a un rischio maggiore, e per questo dovremmo essere valutati piu’ bravi di un altro che cattura lo stesso pesce a una profondita’ inferiore, faticando fisicamente meno e in tutta sicurezza? Non capisco, forse mi sfugge qualcosa, ma la nostra natura ci porta spesso a ragionare in questi termini. Anch’io, all’inizio della mia carriera, guardavo con ammirazione coloro i quali riuscivano a raggiungere in azione di pesca profondita’ per me proibitive, non sapendo che tali profondita’, molto spesso, venivano raggiunte solo a forza di “lingua”e non di pinne. Col tempo, invece, ho imparato a valutare le “imprese” del mio occasionale interlocutore in maniera diversa, dando il giusto valore alle catture in base alla sportivita’ e non alla semplice difficolta’ fisica profusa per ottenerle…
‘ I primi cinque metri: questa e’ la porzione di mare che vede il maggior numero di frequentatori tra i pescatori principianti.
In questa fascia di fondale, il pescatore agli esordi ha la possibilita’ di razzolare e grufolare sotto sassi, scogli e tratti di grotto. Anche chi non e’ in possesso di una tecnica perfetta riesce a ottenere le sue prime catture di polpi, scorfani, labridi e qualche grongo e murena…
‘ Eccoci arrivati alla batimetria che, di solito, costituisce il limite della maggior parte dei pescatori in apnea. A cavallo di questa misura, infatti, tra i 12 e i 18 metri di profondita’, si svolgono la maggior parte delle avventure del pescatore in apnea italiano. Naturalmente, chi e’ solito frequentare siti particolarmente limpidi non sara’ d’accordo con me; sicuramente questo pescatore sara’ naturalmente portato a fissare i suoi limiti operativi qualche metro piu’ in basso, ma per la stragrande maggioranza dei pescatori in apnea continentali la fascia intorno ai 15 metri e’ sicuramente la piu’ frequentata (anche se molti non lo ammetteranno mai)’

Pag. 69: ESPERIENZE / PARADISO BALEARI di Marco Bardi

Un’interessante vacanza di lavoro alle Baleari, raccontata da uno dei protagonisti, ci svela un insieme di utili notizie di pesca, fondali, collaudo attrezzature, amicizia e divertimento.

‘ La destinazione e’ l’isola di Maiorca, dove ci occuperemo di collaudare alcune attrezzature e di produrre dei filmati specifici sul loro utilizzo. Naturalmente ci sara’ il tempo per pescare, e i fondali di Maiorca sono davvero stimolanti. Sapevo che c’era un’ottima organizzazione sul posto, ma non immaginavo che sarebbero stati giorni incantevoli’
‘ Il giorno successivo ancora giornata di mare nella zona a sud, con una parte dedicata ai collaudi, una alle riprese e una alla pesca.
Il fatto piu’ simpatico della giornata e’ stato filmato da Clauss. Scendo con un fucile nuovo da collaudare e mi apposto sul fondo, con Clauss che mi segue armato di camera subacquea. Dopo alcuni secondi di attesa, noto un certo nervosismo tra i piccoli pesci alla mia sinistra e inizio a girare lentamente il fucile verso di loro. Pochi secondi dopo, ecco che dal largo appare una testa che punta diritto verso il fucile.
Si tratta di una ricciola di circa due chili che si avvicina convinta. Quando raggiunge la distanza ideale di tiro, premo il grilletto, ma il colpo non parte. Rimango per un attimo indeciso, poi provo di nuovo premendo ancora piu’ forte il grilletto, ma l’asta non parte.
In quel momento mi rendo conto che il fucile e’ in sicura, allora cerco velocemente di toglierla e tentare di nuovo il tiro, ma la ricciola e’ ancora alle Baleari che racconta divertita l’accaduto’
‘ Una riflessione merita anche l’approccio con le attrezzature che nel mio caso sono state tutte di serie imballate a Milano e utilizzate per la prima volta direttamente a Maiorca. A parte la dimenticanza della sicura sul fucile, per il resto mi sono trovato subito a mio agio sia con muta che con pinne maschera e fucile, a dimostrazione che l’approccio verso le attrezzature deve essere sereno e fiducioso’

Pag. 73: INCHIESTA / APNEA OGGI di Giorgio Volpe

Al di la’ del confronto con se stessi, con il mare e con la natura, l’apnea conta tanti appassionati anche in virtu’ dell’aspetto puramente agonistico. Parliamo delle strutture e degli organismi istituzionali che rappresentano questo sport.

‘ Il fenomeno dell’apnea moderna affonda le proprie radici culturali nello spirito di confronto e sfida con l’ignoto che ha caratterizzato la lunga era dei record, inaugurata alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso. Con il passare del tempo, le sfide epiche tra i grandi miti del profondismo iniziarono ad affascinare sempre piu’ il pubblico, anche grazie al notevole interesse manifestato dai media del tempo verso questo confronto a distanza fra titani del blu. La diffusione planetaria delle immagini dei record di immersione di personaggi come Maiorca e Mayol fini’ per trasformare l’apnea in un fenomeno mediatico intriso di fascino dell’ignoto e popolato da una sorta di supereroi, a meta’ tra l’uomo e il pesce.

Lights of big blue
Nel corso del tempo, la voglia di confronto si e’ estesa a un numero sempre crescente di appassionati, fino a uscire dalla logica della sfida a distanza e riversarsi nel fenomeno delle competizioni di apnea, relativamente recente. Nell’ultimo decennio si e’ cosi’ assistito all’organizzazione di alcune competizioni di respiro internazionale organizzate dall’Aida, un’associazione spontanea di carattere privato, che per prima si e’ posta l’obiettivo di soddisfare il nuovo desiderio dei sempre piu’ numerosi appassionati, impazienti di incontrarsi e confrontarsi nel blu per emulare le gesta dei giganti descritti da Luc Besson nell’epico film “Le Grand Blue” (non a caso, questi pionieri dell’apnea agonistica erano chiamati “Lights of Big Blue”). All’inizio, le competizioni di apnea prevedevano prove di assetto costante, probabilmente la disciplina piu’ amata dagli apneisti, e di apnea statica (per non svantaggiare gli specialisti della piscina), ma in seguito si e’ aggiunta l’apnea dinamica, molto apprezzata soprattutto da quella parte (rilevante) di apneisti che, vivendo lontano dal mare, hanno difficolta’ ad allenarsi nell’assetto costante’

Pag. 77: L’INTERVISTA / SEMPRE GIOVANE PALAZZO di Stefano Marenco

Roberto Palazzo, 58 anni di eta’, e’ ancora un fortissimo pescatore in apnea, che negli scorsi Campionati Italiani sul Lago di Garda ha conquistato uno splendido secondo posto. Ci ha rilasciato un’intervista interessante.

‘ Come ti alleni nei periodi in cui non peschi?
Da quando mi sono rotto la rotula non riesco piu’ a correre adeguatamente, per cui non mi resta che andare in acqua il piu’ possibile. Pesco circa cento-centoventi giorni all’anno, anche nelle condizioni piu’ estreme di temperatura e visibilita’. Qui mi aiuta molto lo stimolo delle gare, che impone uno stato di forma accettabile. In cio’ sono aiutato dalla vicinanza dei laghi lombardi, che, vi assicuro, sono una palestra migliore di quella offerta da molte localita’ di mare. Faccio un esempio per rendere l’idea: immaginate di pescare, come sovente accade da noi all’inizio dell’autunno, a una profondita’ costante di 24 metri per quattro-cinque ore e in queste condizioni: per 20 metri attraversate velocissimi un “minestrone di verdura” (per rendere l’idea della visibilita’ del lago in certi momenti), ripetendovi mentalmente che il fondo esiste sotto di voi e che voi lo raggiungerete. Improvvisamente, lo scenario si apre e voi entrate in un paesaggio lunare, con acqua gelida, che dovrete spesso illuminare per poter individuare i pesci. Detto cio’, quando vado in Liguria nel fine settimana, mi sembra di essere alle Maldive! Allenato a questo, sia pure con qualche cautela dovuta alla recente operazione al timpano, non ho avuto eccessiva difficolta’, durante il campionato acque interne di quest’anno, a pescare a quote vicine ai 30 metri. Ringrazio il campione di apnea Gaspare Battaglia, che mi ha fornito delle protesi americane protettive dell’orecchio che hanno indubbiamente attutito l’impatto della pressione e della temperatura sul nuovo timpano, consentendomi, dopo solo tre mesi dall’operazione, di riprendere l’attivita”

Pag. 80/89: PARLIAMO DI TECNICA

CRESSISUB: TORCIA LUCCIOLA
Un nome storico nel campo delle lampade per la pesca in apnea, di dimensioni ridotte e dalla grande affidabilita’, ricca di notevoli caratteristiche in quanto a luminosita’ e autonomia.

SPORASUB: FUCILE INSTINCT CARBON 100
Un nuovo arbale’te con affusto in carbonio con evidenti novita’, specie nella zona dell’impugnatura e della testata. L’Instinct permette la scelta tra elastici tradizionali o circolari.

OMERSUB: MASCHERA BANDIT
Un’interessante novita’ per quanto riguarda le maschere da apnea. La Bandit e’ l’evoluzione della gia’ conosciuta Abyss.

SEACSUB: BORSA APHNEA
Una borsa pratica e robusta, dedicata a noi pescatori apneisti, realizzata con materiali di prim’ordine e con tanto spazio interno.

SEATEC: ARBALETE GROTTO 50
Un arbale’te di uso specialistico indicato per la pesca in tana e nel grotto, maneggevole, affidabile e realizzato con ottimi materiali.

POLO SUB: GIACCA MIMETICA 7 MM LISCIA/SPACCATA
Una giacca Polo Sub morbida e confortevole, pensata per la pesca invernale. Ottima scelta di materiali e spessori.

PARISI SUB: SCHIENALINO ZAVORRATO
Uno schienalino in neoprene, con un’anima di pallini di piombo, morbido e confortevole. Il taglio e’ stato migliorato per aumentarne la vestibilita’.

Pag. 90: CIRCOLI / APNEA E PESCA IN APNEA IN UMBRIA di Roberto Tiveron

Entriamo nel famoso circolo Orsa Minore di Perugia per intervistare due personaggi di spicco dell’apnea umbra.

‘ Nell’unica regione peninsulare d’Italia non bagnata dal mare non ci si aspetterebbe di trovare appassionati con la “A” maiuscola d’immersione, di apnea, di pesca subacquea, di mare in generale. E invece e’ forse proprio questa indisponibilita’ che ha cementato in un’associazione subacquea un folto numero di persone.
L’associazione subacquea Orsa Minore Perugia opera da decenni nel settore della didattica Ara, dell’archeologia subacquea, della fotografia subacquea e da poco annovera al suo interno anche un settore dedicato all’apnea e alla pesca in apnea.
Chiediamo direttamente a due membri dell’associazione notizie e curiosita’ in merito alla storia e ai programmi attuali e futuri del circolo. Per conoscere un po’ di storia, intervistiamo Oliviero Fusini, membro storico dell’Orsa Minore.

Come e quando e’ nata l’Orsa Minore?
Il circolo, allora affiliato alla Fips, e’ nato nel lontano 1966, ad opera di sei amici soci fondatori, che riconoscevano in Walter Paganini (il primo presidente) l’elemento cardine e trascinatore. Inizialmente, il circolo partiva come luogo aggregante e accomunante di appassionati di pesca subacquea, che, ricordiamo, allora era consentita anche con le bombole.
Per ovvi problemi di ordine logistico, nacque l’esigenza di aumentare le ragioni d’incontro tra i soci, possibilmente cercando di ampliare l’interesse cittadino intorno al circolo stesso. Da qui la necessita’, tra mille problematiche, di iniziare un’attivita’ didattica con la creazione di corsi Ara’

Pag. 92: FILO DIRETTO CON MARCO di Marco Bardi

Per pescare in basso fondale, e’ meglio la muta foderata esternamente o no? E’ meglio dare molta importanza alla potenza dell’arma o affinare con costanza le tecniche di pesca? Quanto e’ opportuno lasciare il mulinello pescando in basso fondale? Per un pescatore e’ meglio possedere una buona tecnica o essere ben allenato? Esiste un mese migliore per pescare in apnea? Questi i quesiti dei nostri lettori ai quali daremo una risposta in queste pagine…

CONTA DI PIU’ L’ALLENAMENTO O LA TECNICA?
Ci sono sempre pareri discordi tra allenamento e tecnica. Ma quale e’ piu’ importante ai fini di una cattura? (Luigi Ravelli)

Sarebbe scontato rispondere che sono entrambe indispensabili, ma se proprio dobbiamo scegliere l’uno o l’altra, secondo me e’ meglio la tecnica. Comunque, facciamo chiarezza. L’allenamento permette di operare a un ottimo livello per molte ore consecutive, oppure ti permette di raggiungere prestazioni di apnea che consentono di scendere agevolmente a quote dove il pesce e’ piu’ tranquillo. La tecnica, invece, permette di catturare pesci anche in acqua bassa, senza troppa fatica, ma sostanzialmente di catturare alcuni tipi di prede in situazioni in cui l’allenamento ha un ruolo limitato. Un bravo pescatore che ha tecnica e istinto, di solito prende piu’ pesce di uno molto allenato che ancora non ha bene affinato le sue capacita’ tecniche. Andando anche per logica, se la passione e’ la pesca e non l’apnea fine a se stessa, allora conviene sempre privilegiare lo studio della tecnica e delle caratteristiche del mare per poi migliorare di anno in anno il proprio allenamento. A un certo punto, sia tecnica che allenamento andranno avanti di pari passo fino a completarsi l’una con l’altra. L’esperienza acquisita sara’ il vantaggio di questo insieme di valori e contribuira’ a fare un salto di qualita’ notevole, ma ci vuole pazienza e costanza. Per completarsi di solito servono almeno dieci anni di attivita’ costante, fatta di studio e pratica continua. Gli anni di attivita’ saltuaria e casuale non contano affatto’

Pag. 94: MEDICINA / IL CUORE E L’APNEA di Massimo Malpieri

Il buon funzionamento del cuore e’ importante nella vita che si conduce sulla terraferma come naturalmente nell’attivita’ subacquea. Vediamo quali sono le patologie cardiache da cui l’apneista deve proteggersi.

‘ Patologie vascolari e apnea
Detto tutto (o quasi) sulla fisiologia cardiovascolare in immersione, esaminiamo, adesso, quali patologie cardiovascolari consentono o controindicano l’attivita’ subacquea in apnea.
Diciamo subito che esistono dei fattori di rischio che predispongono il singolo individuo al pericolo di malattie cardiovascolari, indipendentemente dall’attivita’ subacquea. Il rischio piu’ comune e’ il tabagismo.
Un altro fattore negativo e’ rappresentato dall’aumento degli acidi grassi nel sangue, ma anche un elevato tasso di colesterolo espone al pericolo di un attacco cardiaco, cosi’ come anche l’ipertensione arteriosa non trattata terapeuticamente non e’ da trascurare.
E’ evidente che i soggetti potenzialmente a rischio, per i fattori in precedenza elencati, dovranno sottoporsi ad accertamenti di laboratorio e a una approfondita visita medica che comporti anche l’esecuzione di una prova da sforzo massimale che, riproducendo il carico di lavoro simile a quello dell’immersione in apnea, consentira’ al medico di determinare se il cuore possa affrontare senza danno il sovraccarico ematico da blood-shift e da diving reflex’

Pag. 96: CAMPIONI & CAMPIONATI / L’ESPERIENZA DI ALBERTO AZZALI di Marco Bardi

Abbiamo intervistato su argomenti agonistici l’attuale presidente del settore subacqueo della Fipsas, Alberto Azzali, che si appresta a terminare il suo mandato per il quadriennio in corso. Azzali ha seguito da vicino tutta l’evoluzione del nuovo agonismo e con le sue risposte ci spiega in modo chiaro le scelte della federazione e i suoi punti di vista.

Pag. 98: DOVE ANDARE / TOSCANA
ISOLA D’ELBA: DA CAPO DELLA VITA A MARCIANA MARINA
di Pietro Milano

Pesci di tana e pesci pelagici, saraghi, cernie, orate, grossi dentici e barracuda mediterranei sono le sorprese che ci aspettano lungo questo itinerario sull’Isola d’Elba, un mare da “capire e da conoscere” per avere certezza di fare carniere.

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