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Pesca in Apnea n° 17 – Luglio 2004


La copertina del numero 17 di Pesca in Apnea

In questo numero di “Pesca in Apnea” (luglio 2004), che presentiamo agli amici di “Apnea Magazine”, c’e’ una forte presenza di nomi, cioe’ di personaggi piu’ o meno noti e famosi che fanno parte integrante del nostro settore e che hanno nella comunicazione un’importanza fondamentale. I testimoni, infatti, in quanto catalizzatori, suscitano un interesse specifico e di questo i giornali fanno abbondante uso. In altre parole, va bene che a parlare di un certo motore Ferrari sia un bravo giornalista, ma va ancor meglio se il giornalista fa parlare Michael Shumacher, giacché la descrizione fatta da un “mito” ha una valenza enormemente superiore.
Ma torniamo ai nostri temi, che sono poi quelli della pesca in apnea: in questo numero, per racontare i fatti di casa nostra, i vari estensori dei servizi hanno fatto parlare ampiamente, in modo diretto o indiretto, personaggi che, pur con diverso “peso”, nel complesso rappresentano una larga fascia di chi pratica a un certo livello l’attivita’: da Ramacciotti a Pagini, da Bellani a Gallinucci, da Brischigiaro a Genoni fino a Pelizzari, che in un’intervista racconta la sua vita e le sue emozioni di pescatore in apnea (e che pescatore!), le sue tecniche, i suoi gusti, le sue virtu’ e i suoi difetti.
Come sempre a seguire questo breve testo, presentiamo alcuni estratti dai servizi che appaiono su “Pesca in Apnea”, ma ricordiamo che, in aggiunta, sulla rivista si trova molto altro materiale (interventi e rubriche varie) che allarga l’informazione in modo puntuale e completo. Buona lettura a tutti, e speriamo che l’estate sia arrivata davvero!


1) Pag. 24: E POI’ / DOPO LA CATTURA IL RITO CONTINUA di Marco Bardi

Pensare alla cattura e’ la “banale” necessita’ di ogni pescatore. Ma quali e quanti accorgimenti sono necessari per continuare correttamente la battuta di pesca, anche dopo aver riempito il carniere?

‘ Finalmente nell’asta c’e’ la preda tanto desiderata, eppure l’operazione non e’ ancora terminata. Prima di tutto si deve pensare a porre fine all’agonia della preda appena catturata.
Il metodo piu’ comune e’ quello di utilizzare il coltello a stiletto, posizionando la sua punta da sotto le branchie verso il centro della testa, dove e’ situato il centro nevralgico del pesce’
‘ Un’altra accortezza da prendere riguarda le prede pericolose, cioe’ quelle che in qualche modo possono nuocere. Ad esempio, ricordiamo lo scorfano, che ha sulle spine un veleno irritante molto doloroso che rende pericoloso il maneggiarlo.
Ci possono essere i casi dei pesci che mordono, come ad esempio la murena, il grongo o addirittura il dentice, oppure anche il pesce serra e il barracuda. Si tratta di pesci che non aggrediscono offensivamente, ma solo quando si trovano in fase difensiva, ovvero solo dopo la cattura’
‘ Appena catturata e finita la preda, si usa il coltello per squamarla, a meno che non si preferisca lasciarla con le squame. In cucina, la maggior parte delle ricette prevede di squamare la preda, ma ci sono ricette e usanze che non lo prevedono: in Sardegna, addirittura, e’ ancora attuale l’usanza di cucinare le prede con squame e interiora! La verita’ e’ che ognuno deve scegliere il metodo che piu’ si addice ai gusti personali solo dopo avere effettuato varie prove’
‘ Personalmente, congelo qualunque pesce riesco a catturare, a meno che non ci sia la necessita’ di mangiarlo il giorno stesso. Ho potuto valutare che se il pesce viene pulito immediatamente e congelato nel giro di poche ore dalla cattura, spesso e’ addirittura piu’ buono che mangiato il giorno stesso, specialmente se si tratta di prede di una certa dimensione’
‘ E’ necessario anche imparare a conservare bene la preda fino a casa. Nel periodo estivo, le acque in superficie sono molto calde e i raggi del sole piuttosto forti.
Un pesce che rimane appeso al portapesci per delle ore rischia di “bollire” e decomporsi rapidamente. Inoltre, deve subire il viaggio in auto fino a casa, spesso riposto in buste di plastica senza aria all’interno, il che non fara’ altro che peggiorare le sue qualita’ alimentari. Peggio ancora se il pesce viene posizionato dentro un gavone dell’imbarcazione senza le adeguate precauzioni’
‘ La testa e’ ottima per fare il sugo.
Il resto del pesce, a seconda delle dimensioni, puo’ essere congelato intero o a trance. Se si pesca una preda grande, e’ chiaro che non verra’ mai cucinata intera, e allora conviene tranciarla subito, perché occupa meno spazio ed e’ piu’ semplice farlo subito che dopo congelata. Ad esempio, una cernia di 8 kg potrebbe essere tranciata togliendo inizialmente la testa, che andra’ conservata perché spettacolare per il sugo (con il quale si possono fare crostini di pane al sugo di cernia oppure ottime linguine). Il resto del corpo si taglia a bistecche di un centimetro di spessore e si congelano una ad una, pronte per essere cucinate in seguito, alla brace, al forno o in padella’

2) Pag. 30: IL MOTORE’ / PINNEGGIANDO di Pietro Milano

In funzione del momento meteo, delle tecniche e del grado di allenamento che il subacqueo possiede, vanno scelte le giuste pinne dal punto di vista dei materiali che le compongono e della loro struttura.

‘ Un altro grande problema che affligge sia le pinne antiche che quelle moderne e’ la capacita’ della pala di convogliare nella direzione di spinta la massa d’acqua spostata dal movimento del complesso gamba-piede-pinna: molto liquido viene in realta’ perduto lateralmente, vanificando una porzione dello sforzo. Lo studio applicato alla pratica di alcuni tecnici ha prodotto due principali soluzioni: la prima e’ di dotare la pala di due derive laterali che aiutino a contenere il liquido all’interno, la seconda, forse piu’ efficace ma piu’ difficile a realizzarsi, e’ di creare, attraverso una o piu’ “palelle” di materiale morbido posto al centro della pala, un effetto cucchiaio (per contenere piu’ liquido e, di conseguenza, piu’ spinta e rendimento)’
‘ Anche un piede e una gamba ben allenati, dopo un utilizzo di un paio di ore di attrezzi troppo rigidi, accusano spesso crampi che debilitano gli arti, oltre che a essere un pericolo in fase di risalita. In pratica, lo sforzo prodotto per muoverle deve essere inferiore alla resa ed e’ preferibile una pala mediamente rigida che non assorba molte energie, che andrebbe a discapito dell’apnea totale. Il compromesso e’ sempre la migliore soluzione per avere buone prestazioni senza oberarsi in sforzi inutili’
‘ Qualcuno, dopo questa breve dissertazione, potrebbe obiettare che venti anni fa i compositi non erano presenti sul mercato e a 30 metri ci si andava ugualmente, con attrezzi in tecnopolimero o addirittura con pinne di unico materiale: e’ vero, ma la batimetria era alla portata di pochi atleti, che tutti conoscevamo e di cui conoscevamo le personali prestazioni’

Pag. 34: IL MOTORE’ / IDENTIKIT DI UNA PINNA di Stefano Navarrini

Le giuste informazioni possono aiutare nella scelta ottimale di un prodotto.

‘ Con le sue varie componenti, la pala e’ ovviamente la parte principale di una pinna, e quella su cui si e’ piu’ lavorato a livello di forma e materiali per ottenere il massimo delle prestazioni. Per quanto riguarda il disegno, va detto che, al contrario delle pinne per autorespiratore, quelle da apnea sono molto piu’ omogenee. Sia perché il pescatore e’ piuttosto conservatore e accetta sempre con un pizzico di diffidenza novita’ troppo stravolgenti, sia perché comunque l’uso specifico non concede troppo spazio alla fantasia dei progettisti. Salvo casi sporadici, disegno e dimensioni della pala tendono quindi a variare poco, limitandosi tutt’al piu’ a giocare sul dettaglio di componenti accessorie come longheroni, bordini, sistemi di aggancio pala-scarpetta e via dicendo’
‘ Le pale in carbonio, nonostante alcuni aggiustamenti in corso d’opera e lasciando da parte i monopinna, sono rimaste l’espressione tecnologicamente piu’ avanzata nel campo delle pinne da apnea. I pregi del carbonio sono ben noti: un’eccezionale risposta elastica unita a una notevole leggerezza, il che, tradotto in pratica, equivale a una grande potenza particolarmente apprezzabile nello stacco dal fondo ad alte quote, che avviene in modo perentorio, grazie alla rapidita’ d’innesco di queste pale, ovvero grazie alla loro reattivita’, alias alla capacita’ di ridurre gli angoli morti nella fase d’inversione fra un flusso e l’altro della pinneggiata. Due invece i punti deboli delle pinne in fibra di carbonio, di cui uno spesso sopravvalutato, in quanto la fragilita’ addebitata a questo materiale, di lavorazione squisitamente artigianale, e’ andata un po’ scomparendo nel corso degli anni. Da una parte per il miglioramento dei materiali e delle tecniche di lavorazione, dall’altro con l’abitudine dei pescatori a trattare in modo piu’ adeguato una pala che comunque non puo’ vantare la stessa indifferenza a urti e abrasioni di una pala in tecnopolimero’
‘ Nell’ottimizzazione di una pinna, la scarpetta e’ andata assumendo un ruolo sempre piu’ determinante, e la’ dove si parla nel futuribile di una pinna su misura si potrebbe o si dovrebbe proprio cominciare dalla scarpetta. Oggi le ultime evoluzioni tecniche, oltre a parlare di una gamma di taglie sempre piu’ estesa, per assecondare la calzata, ma anche per offrire una pinna utilizzabile dai ragazzi o dal gentil sesso, parlano anche di un mimetismo che ingloba appunto la scarpetta’

3) Pag. 37: EMERGENTI / INARRESTABILE GALLINUCCI di Stefano Navarrini

Alessio Gallinucci si ripropone con entusiasmo sulla scena dell’agonismo, reduce da vecchi successi ma con una carriera nel complesso poco fortunata.

‘ Alessio, tanto per conoscerti meglio, prova a descriverti: che pescatore sei?
Mi considero un pescatore piuttosto poliedrico, e pratico un po’ tutte le tecniche con la stessa passione. Mi piace pescare in due metri d’acqua con lo schienalino oppure oltre i trenta metri quando sono ben allenato. Mi piace anche la pesca in tana, ma se proprio dovessi esprimere una preferenza direi che la tecnica che preferisco e’ l’agguato, una tecnica in cui riesco a esprimere bene l’esperienza conquistata in vent’anni di pesca. Le stesse cernie non le pesco quasi mai in tana, ma cerco sempre di avvicinarle e catturarle all’agguato. Soprattutto cerco di applicare quella “velocita’ non aggressiva” che minimizza ogni tipo di allarme provocato dalla tua presenza.
In questa fase conta molto il rilassamento e la lucidita’ mentale, soprattutto ad alta profondita”
‘ Ti ritieni un pescatore piu’ tecnico o piu’ istintivo?
Senz’altro piu’ istintivo. Anche se curo molto l’attrezzatura, pur senza raggiungere livelli maniacali, una volta in pesca mi piace improvvisare. Mi piace buttarmi in un punto qualunque e cominciare a girare, magari seguendo la corrente e scoprendo posti nuovi’
‘ Quando si parla di allenamento ci si riferisce sempre alla prestazione fisica, ma per un pescatore in apnea questa e’ solo una parte del gioco: dedichi mai tempo a migliorare il tiro o le tecniche di discesa piuttosto che ad approfondire le conoscenze sulla biologia dei pesci o sull’ambiente marino?
Per la cura della tecnica di discesa ho una vera e propria forma maniacale, perché ritengo che la razionalizzazione del movimento sia la chiave di volta per migliorare le proprie prestazioni e pescare in sicurezza. In questo mi ha sempre aiutato molto la mia esperienza di nuoto agonistico.
Per migliorare la precisione del tiro mi alleno direttamente sui pesci, sulla cui biologia, libri a parte, ho appreso molte cose praticando l’agguato, una tecnica che ti consente, o per dir meglio ti costringe, a osservare il movimento e le reazioni del pesce’
‘ Quali consigli daresti a chi si avvicina oggi alla pesca in apnea?
‘ La pesca in apnea consente oggi di avvicinarsi alla natura in modo diretto e di operare in un ambiente dove ci si puo’ dimenticare del tutto del caos e dello stress che ci angosciano ogni giorno. Il primo consiglio potrebbe essere quello di non demoralizzarsi di fronte ai primi cappotti, ma di insistere con costanza ed entusiasmo perché prima o poi i risultati arriveranno sicuramente. Meglio ancora, consiglierei di iscriversi a un circolo e cominciare a seguire in pesca gli amici piu’ esperti, o anche frequentare uno dei numerosi corsi di pesca in apnea che si tengono oggi.

4) Pag. 41: SPORT & SCIENZA / APNEA LINEARE SOTTO I GHIACCI di Alberto Balbi

Dal mare alle acque del lago ghiacciato di Verney: l’apnea non conosce frontiere! Nicola Brischigiaro e i suoi giovani atleti: record estremi al servizio della scienza.

‘ Teatro naturale, il lago ghiacciato del Verney, che quest’anno, a causa della ingente caduta di neve, si presenta con una coltre ghiacciata spessa oltre 2 metri. Il campo base e’ stato gia’ allestito: due grandi tende riscaldate offrono ospitalita’ a campioni, assistenti e giornalisti, ma la Valle d’Aosta ha voluto dare il meglio di sé, una temperatura esterna superiore ai quindici gradi, con un sole accecante e un cielo azzurro, terso, arricchito qua e la’ dalle bianche scie degli aerei di passaggio’
‘ Mattia indossa una muta della Coltri Sub e utilizza una monopinna in carbonio di produzione italiana. Ultimi esercizi di stretching a fianco dell’apertura e poi, in religioso silenzio, Mattia scivola in acqua attraverso il foro. Le ultime ventilazioni aggrappata alla scaletta, mentre gli assistenti assicurano la sua cima di sicurezza al cavo guida e prendono posizione lungo il percorso, segnalando la loro presenza con le luci stroboscopiche’
‘ Marco Malpieri e’ pronto, rilassato e perfettamente conscio delle difficolta’ del percorso e della sua preparazione. Utilizza le pinne classiche lunghe da apnea; anche lui effettua profonde ventilazioni e’ via!
Sott’acqua la sua andatura e’ sciolta e decisa e non ci vuole molto a capire quante potenzialita’ abbia nel cassetto questo ragazzo: oggi ha percorso 35 metri in poco piu di 33”, ma e’ ancora molto lontano dai suoi limiti. Anche per lui, il maestro Nicola come assistente, e anche lui si esibisce in una uscita “impeccabile” e pulita: esulta felice e abbraccia Nicola.
E’ la volta di Nicola Brischigiaro, che si limita a fare una passerella dimostrativa trainato dal siluro grigio. E’ bellissimo vederlo da sotto, questo enorme siluro che traina il sub, estremamente maneggevole e funzionale’

5) Pag. 44: CATTURE / UNA CERNIA GIGANTESCA di Nino Piras

L’occasione per organizzare una battuta di pesca e’ quella di dover festeggiare degnamente un tentativo di record di apnea profonda nelle acque cubane: nessuno manca all’appuntamento, Deborah Andollo realizza quello che era nei suoi piani e i pescatori portano in superficie aragoste a volonta’, ma soprattuto una cernia dalle dimensioni incredibili.

‘ Mentre dalla superficie osservavo il movimento dei branchi, una sagoma nera, di notevoli dimensioni, si avvicinava con andatura sostenuta, sfiorando il fondo sabbioso: era veramente grande, era una cernia maculata, detta “uazza”, che puo’ raggiungere un peso superiore ai 100 kg.
Restai immobile, ammirando il grosso pesce che, con movimenti decisi, entrava sotto le lamiere della prua. Ancora incapace di valutare in pieno le proporzioni della cernia, scendevo sul punto nel quale l’avevo vista sparire. Mi affacciavo dentro l’anfratto, riuscendo a scorgere solo la polvere appena alzata dalla coda del pesce. Decidevo di tentare un tuffo dalla parte opposta: una volta sul fondo, mi avvicinavo alla spaccatura e, in controluce, a mezzo metro da me, appariva la grande testa della cernia, assolutamente immobile. Presi la mira con il fucile ma, viste le dimensioni della preda, decidevo di non tirare, sicuro di perderla. Mentre risalivo verso la superficie, incrociavo con stupore Vla, che stava scendendo proprio sulla tana della cernia. Incredibile, lo vidi entrare tra le lamiere, sparare, per risalire con tutta tranquillita’ subito dopo, lasciando il fucile sul fondo. Non riescivo a credere ai miei occhi, il fucile di Vla era immobile, quindi i casi erano due: o aveva sbagliato cernia, oppure aveva sparato a un altro pesce. L’ipotesi che invece avesse fulminato la mia preda non mi sfiorava affatto. Scesi, convinto di recuperare solo l’asta di Vla, ma, una volta raggiunto lo spacco, vedevo la cernia senza vita, con l’asta infilata in mezzo agli occhi. Non mi sembrava possibile: con un unico colpo quel pesce enorme, secondo me quasi impossibile da prendere, era stato catturato. Una volta risalito in superficie, mi accoglieva la risata incontenibile di Vla. “Mira, mira el canon!” ride, indicando il mio fucile supertecnologico. Le difficolta’ per issare la cernia a bordo erano state notevoli, ma soprattutto era stata un’impresa trasportare il pesce dalla Marina fino a casa di Vla, a Nueva Gerona, dove avevamo dovuto chiedere in prestito una piccola utilitaria e, abbassati i sedili, compreso quello anteriore, eravamo riusciti a sdraiare il pesce, la cui coda era rimasta comunque fuori dalla macchina’

6) Pag. 48: CAMPIONATI / LA COPPIA CHE NON PERDONA di Stefano Navarrini

In una giornata favorita dal meteo, il primo campionato italiano a coppie ha visto la netta vittoria di Antonini e Baldassarre. Sessantuno coppie in gara, in una bella atmosfera di amicizia e di entusiasmo, hanno dato alla manifestazione il segno di uno sport che cresce.

‘ Come si sa, la formula a nuoto, soprattutto per chi non conosce bene il campo di gara, e’ impegnativa sia sul piano fisico che su quello tattico, tanto che spesso si finisce per marcare a uomo gli atleti di punta sperando di condividerne le fortune. Cosa che non dev’essere accaduta nell’occasione per chi ha cercato di seguire Antonini e Baldassarre che, oltre alle loro qualita’ tecniche, sono anche due vecchie volpi dell’agonismo, in grado di gestire al meglio qualunque tipo di gara’
‘ Per la cronaca, la palma della preda piu’ grossa e’ andata a un marvizzo di 1180 g. Ricco il montepremi a disposizione, che, oltre a targhe, coppe e trofei vari, presentava anche degli “europremi”, nel senso che alla prima coppia classificata, oltre al Trofeo Sporasub, sono andati 1000 euro, 300 euro sono andati ai secondi e 200 euro alle coppie classificatesi dal sesto al decimo posto.
La disponibilita’ delle autorita’, la buona logistica, la centralita’ geografica del posto, ma anche la facilita’ di raggiungerlo sia via nave che via autostrada, stanno portando Civitavecchia a diventare una nuova capitale della pesca in apnea. I fondali del litorale laziale, inoltre, se da una parte hanno l’handicap di un’acqua raramente limpida, proprio per le loro caratteristiche morfologiche e la scarsa incidenza della pesca professionale, conservano un’invidiabile ricchezza di pesce. Poca meraviglia, quindi, che la Federazione e la Sporasub, sponsor principale della manifestazione, abbiano puntato sulla cittadina laziale per l’organizzazione del campionato’

7) Pag. 50: LA LEGGE E’ LEGGE / PER EVITARE GUAI di Giorgio Volpe

La legge non ammette ignoranza! E tante volte, infatti, si commettono dei reati proprio perché non si e’ al corrente di leggi e decreti. Queste pagine vogliono aiutarvi a trascorrere le vacanze senza amare sorprese.

‘ Nell’affrontare un tema delicato come quello di controlli e sanzioni, e’ necessario partire da una premessa di carattere generale: l’infrazione dei divieti relativi all’esercizio della pesca in apnea e’ sempre sanzionata in modo piuttosto pesante, e durante la bella stagione i controlli da parte delle forze dell’ordine si fanno piu’ frequenti. Ecco perché l’argomento merita una particolare attenzione. Le violazioni del pescatore in apnea possono essere punite con sanzioni amministrative, che solitamente vanno da 516 a 3098 euro, o anche, nei casi piu’ gravi, sanzioni penali. Come si vede, si tratta di eventualita’ in grado di rovinarci non solo la giornata, ma tutta la vacanza, e che dobbiamo assolutamente tentare di evitare’
‘ Per evitare guai, in teoria sarebbe sufficiente prendere conoscenza delle norme e rispettarle. Dietro questa apparente banalita’, si cela un serio ostacolo per l’appassionato, in quanto le disposizioni che regolano la nostra disciplina sono sparse in una miriade di decreti, ordinanze, leggi e altri provvedimenti assortiti, la cui conoscibilita’ diminuisce con l’aumentare degli atti. Ad oggi, non esiste possibilita’ di consultare una mappa dei divieti vigenti lungo le nostre coste, perché nessuno si e’ mai preso la briga di effettuare una simile catalogazione, ma dato che le Capitanerie di Porto esplicano una funzione di controllo a 360 gradi, avremo la possibilita’ di rivolgerci ai suoi uffici periferici per tentare di ottenere le informazioni di cui abbiamo bisogno’
‘ Per prima cosa, avremo sempre cura di segnalarci con la bandiera regolamentare. Immergendoci da terra, potremo utilizzare la classica boa segnasub, una plancetta o un acquascooter: la norma dice che la bandiera rossa con striscia diagonale bianca deve essere posta su un galleggiante non specificato, per cui non ci sono problemi nell’utilizzare plancette fatte in casa o altri tipi di galleggiante, l’importante e’ che siano dotati di bandiera visibile a 300 metri di distanza. Viceversa, un galleggiante anche molto visibile senza bandiera non ci evitera’ giuste contestazioni. A chi si reca sul posto in gommone consiglio di issare la bandiera sul mezzo nautico in ogni circostanza e di immergersi con la boa segnasub tutte le volte in cui ci si deve allontanare di oltre 50 metri dalla verticale del mezzo nautico’
‘ Nella malaugurata ipotesi di un verbale, dovremo fare buon viso a cattivo gioco: con calma, cercheremo di assumere informazioni precise sulle violazioni che ci vengono contestate, per capire se la multa e’ giustificata o meno e valutare l’opportunita’ di un’azione di difesa. Il termine per far pervenire degli scritti difensivi (Legge n. 689/81, art. 18) alla Capitaneria di Porto e’ di soli trenta giorni, pertanto non avremo tempo da perdere. Gli scritti possono essere redatti in carta libera e devono contenere le indicazioni necessarie a individuare il soggetto che li presenta, il verbale di contestazione cui si riferiscono e le richieste’

8) Pag. 54: TROPICALIZZAZIONE / A QUALCUNO PIACE CALDO di Stefano Navarrini

Un insieme di fattori, su cui prevalgono le forti mutazioni climatiche degli ultimi anni, sta portando verso la tropicalizzazione del Mediterraneo, sui cui effetti e’ difficile fare previsioni. Gli appassionati di pesca in apnea possono al momento approfittarne.

‘ Sappiamo tutti che il Mediterraneo e’ in realta’ poco piu’ che un lago chiuso, e come tale caratterizzato da particolari realta’ biologiche.
La grande limpidezza dell’acqua, in molte zone costiere e non costiere, potra’ anche fare la gioia dei subacquei, ma e’ indice di poverta’ planctonica, ovvero della mancanza del primo e piu’ importante anello della catena alimentare marina’
‘ L’ecosistema del Mediterraneo, infatti, non e’ ancora perfettamente stabilizzato, e offre quindi nicchie biologiche a disposizione di specie sicuramente piu’ aggressive e determinate come quelle tropicali, in grado quindi di alterare significativamente gli equilibri ecologici. Ma c’e’ un’altra importante considerazione da fare. L’esagerato sviluppo della pesca professionale, che solo negli ultimi trent’anni ha incrementato il pescato di oltre il 100%, ha fortemente ridotto la taglia media degli stock ittici. Un fenomeno toccato con mano anche dai pescatori in apnea. Questa riduzione di taglia non solo ha pericolosamente avvicinato le specie all’eta’ della loro prima riproduzione, con le ovvie conseguenze, ma proprio per la diminuzione di taglia ne ha anche indebolito le difese nei confronti di nuovi predatori’
‘ I forti cambiamenti climatici che hanno caratterizzato il Mediterraneo in questi ultimi anni hanno causato un aumento specifico della comunita’, sia animale che vegetale (ben noto il caso della Caulerpa taxifolia), inducendo la risalita verso latitudini superiori di specie ittiche che un tempo vivevano esclusivamente nei bacini meridionali. Allo stesso tempo si e’ pero’ verificato l’ingresso di specie del tutto nuove per i nostri mari, sia attraverso lo Stretto di Gibilterra che attraverso il Canale di Suez. Quest’ultimo fenomeno, chiamato “migrazione lessepsiana” (dal nome dell’ingegnere che costrui’ il Canale di Suez), ha come detto gia’ portato in Mediterraneo oltre un centinaio di nuove specie’

9) Pag. 58: INTERVISTE / A PESCA CON UMBERTO PELIZZARI di Roberto Tiveron

Di Umberto Pelizzari si conoscono le sue “gesta” di grande profondista, ma pochi sanno che “Pelo” e’ anche un grande appassionato e un esperto di pesca in apnea, che pratica, spesso, a quote da brivido. Lo abbiamo intervistato proprio su questo argomento.

‘ Ricordo un mattino di fine giugno, con mare in scaduta, in cui, insieme con il “Pelo”, andammo a pescare sulle secche al largo di Capo Testa con uno degli enormi gommoni del suo diving. Ci immergemmo sulla Secca del Diavolo, posto meraviglioso e molto impegnativo, che puo’ offrire degli spettacoli mozzafiato. Vedere Umberto pescare, sebbene per sua stessa ammissione non si definisce un grande pescatore, e’ comunque uno spettacolo, specialmente per l’eleganza che caratterizza la sua azione: vederlo scendere e andare come niente fosse oltre picchi, che magari sono gia’ molto impegnativi per altri, e’ come ammirare un predatore in caccia’

‘ Dentro di te e’ scattata prima la passione per l’apnea o per la pesca in apnea?

Sin da bambino praticavo nuoto agonistico, quindi trascorrevo quotidianamente molte ore in acqua e gia’ li’ scattava la molla che mi spingeva a fare delle garette di apnea con gli amici, cercando di percorrere piu’ distanza degli altri e trattenere il respiro piu’ a lungo. Sicuramente, la pesca subacquea e’ stata, pero’, il primo stimolo a spingermi a trattenere il fiato e a immergermi nel mare per scoprire i suoi segreti, soprattutto quando, a dodici anni, ebbi in regalo un fuciletto subacqueo che per me divento’ un vero “oggetto sacro”: ricordo che d’inverno, quando ero lontano dal mare, lo guardavo continuamente e lo lucidavo, sognando di usarlo al piu’ presto. Per me l’apnea era esclusivamente la pesca subacquea. Quando mi allenavo d’inverno in piscina, lo facevo esclusivamente in funzione della pesca, sperando, cosi’, di riuscire, l’anno successivo, a scendere piu’ profondo e a catturare qualche bel pesce, quando fossi andato in vacanza con i miei genitori’

‘ Quali sono i tipi di pesca che prediligi e quali le prede che piu’ ti affascinano?

Un amico, un giorno, mi ha detto scherzando che io non pesco, io faccio semplicemente apnea con un fucile in mano. Per me la pesca e’ principalmente apnea, quindi mi piace pescare a profondita’ abbastanza elevate, anche perché in questo modo mi tengo ben allenato, praticando l’aspetto ai dentici e alle ricciole. Cio’, naturalmente, non significa che se trovo una tana con delle belle corvine o con dei saraghi non cerco di catturarli: pesco di tutto, ma la mia passione e’ la pesca all’aspetto. La “libidine” che puo’ procurarti un pescione enorme, che ti punta materializzandosi nel blu mentre sei all’aspetto sul fondo, e’ indescrivibile, e’ un emozione meravigliosa che si ripete, di volta in volta, in maniera sempre diversa, ma ugualmente intensa, a prescindere, poi, se si riesca o meno a catturare il pesce. Mi affascinano moltissimo quei sommi che si stagliano dal fondo immersi nel blu cobalto, dove qualunque incontro e’ possibile’

‘ Ritieni che seguire un corso di apnea possa realmente aiutare un pescatore gia’ bravo e forte e ridurre i rischi in mare?

Tutti i pescatori che sono venuti a fare dei corsi di apnea sono rimasti felicissimi. La cosa piu’ difficile e’ far capire al pescatore che la cosa che sta facendo, magari da trent’anni, e’ sbagliata. Questa e’ la cosa piu’ difficile, ma nel momento in cui quest’ultimo si rende conto che, cambiando, le sue prestazioni migliorano in modo rilevante, allora la soddisfazione e’ grande. Non esiste la pinneggiata del pescatore o la pinneggiata dell’apneista, esiste solo la pinneggiata giusta, ed e’ quella piu’ economica e contemporaneamente piu’ efficace possibile’

10) Pag. 62: AGONISMO/ 1a COPPA DELLE NAZIONI TROFEO ISOLE BALEARI di Stefano Navarrini

Lanciato nell’impegnativo palcoscenico di una gara internazionale, Davide Petrini ha conquistato un onorevolissimo terzo posto alle spalle di due campioni come March e Carbonell.

‘ Un grongo ha poi consentito ad Alberto March di superare Carbonell nella classifica finale.
La gara, svoltasi sotto la regia di Joan Mas e con la collaborazione del nostro Luciano Cottu come giudice di gara, ha visto la partecipazione di poche, ma importanti squadre. Oltre alla nostra nazionale, infatti, erano presenti quelle di Spagna, Portogallo e Finlandia, con atleti di calibro come i gia’ citati spagnoli Alberto March e Pedro Carbonell, o i portoghesi Antonio Silva e Rui Torres. Una nota a parte per il finlandese Matti Pyykko, uno che, pur vivendo in un paese sicuramente poco adatto alla pesca in apnea, se ne va frequentemente a pesca all’estero, e alle Baleari in particolare, con il risultato di figurare piu’ che degnamente anche in una gara internazionale, alle spalle di nomi ben piu’ altisonanti. La nostra nazionale, per precisa scelta del direttore tecnico Roberto Borra, era composta da un veterano di buona esperienza internazionale come Marco Paggini e da due nomi emergenti come quelli di Sandro Mancia, gia’ presente comunque in altre gare internazionali, e di Davide Petrini, proiettato dalla sua recente vittoria nel campionato italiano di seconda categoria all’esordio in una gara di alto livello. Alla resa dei conti, proprio Petrini e’ stato pero’ la nota piu’ lieta, visto che con una condotta di gara tutta istinto e improvvisazione, pur non avendo potuto preparare minimamente il campo di gara, e’ riuscito a portare al peso ben quindici pesci validi che gli hanno poi consentito di conquistare la terza posizione’

11) Pag. 64: ATTREZZATURE / L’EVOLUZIONE di Stefano Mazzi

Ecco quali sono stati i passi che, dalle origini, hanno portato alla moderna attrezzatura per la pesca subacquea.

‘ Qualche decennio fa le attrezzature subacquee utilizzate per la pesca erano molto diverse da quelle attuali, anche se bisogna ricordare che gli antichi subacquei dell’impero romano, denominati “urinatores”, riuscivano gia’ ad arrivare a ben venticinque metri di profondita’ senza pinne…
Per osservare il fondale utilizzavano una tecnica curiosa e quanto mai originale: prima di immergersi si riempivano la bocca di olio, e quando erano in prossimita’ del fondale, lo rilasciavano. L’olio, essendo piu’ denso dell’acqua, formava bolle simili a lenti, che permettevano di osservare l’ambiente circostante’
‘ Oggi ci sono maschere che hanno la possibilita’ di montare lenti ottiche, offrendo ottimi compromessi tra comfort, volume interno minimo e visibilita’. Ci sono anche lenti specchiate, telai e facciali mimetici, materiali molto comodi e leggeri. Umberto Pellizzari nei suoi record ha utilizzato addirittura delle lenti a contatto speciali che – di fatto – eliminavano la necessita’ della maschera. Lenti che, pero’, non potrebbero essere usate da un pescatore in apnea che deve privilegiare la nitidezza della visione e la comodita’ di azione’
‘ Se guardiamo al passato, si puo’ intuire che anche il futuro riservera’ molte sorprese. Solo dieci anni fa nessuno poteva immaginare la comparsa di certi prodotti attuali e, di conseguenza, oggi sembra impossibile pensare a miglioramenti, ma sara’ inevitabile che qualcosa accada. Forse si vedranno fucili con mirino laser, forse mute realizzate con materiali piu’ caldi, forse maschere molto ridotte che si compensano da sole durante la discesa, forse meccanismi automatici di salvataggio in caso di pericolo, forse strumenti che ottimizzano l’apnea e migliorano la sicurezza. Speriamo prima di tutto che migliorino il mare e la situazione restrittiva nei confronti della pesca in apnea. Sara’ curioso rileggere questo servizio tra una decina di anni!’

12) Pag. 67/75: PARLIAMO DI TECNICA

EFFESUB: MUTA RED 55
Una muta “mimetica” a dispetto del colore che sottolinea la grande visibilita’ di chi la indossa. Materiali di qualita’ e buon taglio di confezionamento.

OMER: FIOCINA T4 E FUCILE EXCALIBUR 55 SV
Una fiocina speciale, abbinata a un fucile adatto permette tiri precisi e potenti. Stiamo parlando dell’accoppiata fiocina T4 con l’Excalibur SV.

CRESSI-SUB: GUANTI METALLITE E APNEA PROFESSIONALE
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Ecco una monopinna partticolare, in grado di offrire una forte spinta. Vi descriviamo com’e’ fatta e con quali materiali.

13) Pag. 76: PRONTI AL VIA / ISPEZIONIAMO IL CAMPO di Alessandro Martorana

Studiare il regolamento e le carte nautiche, effettuare sopralluoghi da terra e da mare, prendere punti di riferimento. Tutte azioni fondamentali per arrivare al giorno della gara con un bagaglio tale da prevedere buone possibilita’ di successo.

‘ A differenza di quanto pensano molti colleghi garisti, la nuova normativa federale in materia agonistica non ha abbattuto l’importanza della preparazione della gara, ma ha reso quest’ultima fase meno determinante ai fini del risultato, facendola rientrare in canoni piu’ sportivi. Una volta, specie nelle competizioni piu’ importanti, era consentita piena liberta’ di spostamento con il proprio gommone all’interno del campo di gara. Ora, se la gara non e’ organizzata addirittura a nuoto partendo da terra (Fan), e’ consentito solo lo spostamento iniziale dopo il via a bordo della propria imbarcazione’
‘ Se riusciamo a farci un’ idea di massima di tutto il campo gara, inoltre, potremmo provare a fornire una diversa interpretazione strategica della competizione a fronte di mutate condizioni ambientali, prima di decidere dove fare la partenza’
‘ Il primo approccio con il tratto di costa da ispezionare di solito avviene fuori dall’acqua. Naturalmente, questa fase e’ piu’ o meno facilitata dallo sviluppo costiero e dalla possibilita’ o meno di riuscire ad arrivare attraverso la riva in tutti i punti del sito di gara. Cosi’ facendo avremo la possibilita’ di individuare tutti quei punti in cui scogli isolati, punte e risalite ci possono consentire di praticare con successo l’agguato o l’aspetto in poca acqua, qualora le condizioni del mare suggerissero l’applicazione di tale tecnica quale scelta strategica per “salvare” una gara che avevamo preparato in tutt’altro modo’
‘ Cerchiamo sempre di coprirci le spalle: se una brutta perturbazione sconvolge il campo di gara, dobbiamo essere pronti a rivedere completamente la strategia di pesca, mirando ad altre prede con altre tecniche rispetto a quelle programmate.
Se una forte corrente ci impedisce di raggiungere una zona particolarmente lontana o molto profonda, dovremo essere pronti a rivedere il nostro percorso non facendoci cogliere impreparati senza nemmeno una zona di riserva.
A questo serve la conoscenza, almeno sommaria, del campo di gara.
Un altro aspetto che dovremo curare in preparazione e’ quello relativo al comportamento locale delle prede che frequentano il campo gara in quel dato momento dell’anno. Proprio la preparazione fatta il giorno prima della gara e’ fondamentale, anche in campi gia’ ben conosciuti, per vedere come il pesce si distribuisce e come si comporta in relazione alle variabili ambientali, come temperatura, vento, corrente, limpidezza dell’acqua, e al momentaneo comportamento di quella data specie in quel tratto di mare’

14) Pag. 80: PERSONAGGI / UN FORMIDABILE ISTRUTTORE di Nino Farandola

Al termine di un corso Istruttori di Apnea Pss, abbiamo incontrato Gianluca Genoni, atleta eccezionale e campione’ di rapporti umani.

‘ Basta parlarci per cinque minuti e ci si rende subito conto che questo gigante, sia nel senso fisico che sportivo, e’ un ragazzo buonissimo, simpatico e divertente, sempre disponibile verso gli altri, modesto nel comportamento e nel modo di presentare le proprie imprese, piu’ interessato ad ascoltare che a raccontare i propri fasti. Chi si poteva immaginare che un tale campione fosse cosi’ a portata di mano?
Appena il discorso si sposta sulla didattica, subito gli occhi del nostro interlocutore si accendono’
‘ Ora tutto e’ piu’ chiaro, Gianluca da grande vuole fare’ l’istruttore.
Tant’e’ che quando lo abbiamo incontrato aveva appena concluso un corso Istruttori di Apnea della Pss Worldwide, agenzia di addestramento globale, per la quale svolge il ruolo di direttore didattico del settore apnea’
‘ Gianluca non ama l’immersione con le bombole.
Per questo ha trovato nella Pss un partner ideale, che mantiene completamente separate le diverse linee didattiche. Il sodalizio con i dirigenti della dinamica organizzazione internazionale va avanti dal 1997 senza nessun problema, anche perché tutti i responsabili provengono dall’insegnamento attivo, con un background professionale nella subacquea che supera i venticinque anni di attivita”

15) Pag. 84: LA SQUADRA / TEAM OMER 2004 INSIEME APPASSIONATAMENTE di Marco Bardi

Anche quest’anno il Team Omer si e’ riunito per il raduno ufficiale del settore “pesca in apnea”. Il luogo prescelto si trovava ancora una volta sul litorale della Costa Paradiso, in Sardegna.

‘ Una nota positiva e curiosa e’ da attribuire a una coppia “inedita” che ha partecipato alla simulazione: il direttore commerciale e l’amministratore delegato della Omer, Lorenzo Borri e Marco Ciceri, hanno formato la coppia dirigenziale dell’azienda sfidando gli atleti.
In realta’, visto il livello dei partecipanti, non avevano nessuna ambizione, ma si sono difesi con onore catturando diverse prede.
Al termine della prova, senza classifica ufficiale, si e’ distinta la coppia Praiola-Satta con una decina di prede miste. A seguire la coppia Volpe-Calvino, con sei prede, tra cui spiccava un barracuda e diversi pesci bianchi che avevano un valore superiore. Subito dopo la coppia Antonini-Trambusti, sempre con sei prede, tra cui spiccavano un cefalo di circa 2 kg e una bella corvina. Tutte le altre coppie hanno terminato con carnieri discreti. Nonostante la pioggia e le avverse condizioni atmosferiche, si sono tutti divertiti, dimostrando che l’agonismo puo’ dare stimoli. Le coppie erano composte in modo che tutti potessero acquisire utili esperienze. Al termine della prova e’ stato effettuato subito il test di misurazione dell’acido lattico. Dai risultati ottenuti il dottor Bartoli sara’ in grado di fornire indicazioni piu’ precise, poiché con i numeri alla mano sara’ piu’ concreto nell’esporre tutte le valutazioni che fino a oggi sono state solo teorie senza dati certi.
La prova di simulazione di gara ha concluso il raduno del Team Omer, che proseguira’ in futuro le sue interessanti attivita’ e i cui risultati, alla fine, diventano
un bene comune per tutti gli appassionati.
I due principali motti del Team Omer sono: “fatti e non parole” e “campioni anche fuori dall’acqua”. Assistere a un raduno del genere fa toccare con mano quanto lavoro e quanta professionalita’ ci sia alle spalle di un gruppo cosi’ ben affiatato’

16) Pag. 90: MEDICINA / IL SOLE SULLA PELLE di Massimo Malpieri

Dove, se non in barca e in acqua, si e’ piu’ esposti ai raggi del sole? Chi trascorre l’estate al mare deve farsi una certa cultura sull’esposizione al sole e sulle conseguenze di una “esagerata tintarella”.

‘ La pratica delle attivita’ subacquee espone inevitabilmente la nostra pelle ai raggi del sole, anche nelle ore piu’ “pericolose”: e’ infatti abbastanza frequente trovarsi in mare quando la canicola picchia forte sulla testa. In genere, comunque, il sole fa bene: tonifica e favorisce il metabolismo cutaneo, garantisce un valido ricambio cellulare, stimola il sistema immunitario, favorisce la stratificazione della cute, svolge azione battericida a livello superficiale, regolarizza l’attivita’ delle ghiandole sebacee, svolge un’azione di rafforzamento sull’apparato scheletrico, grazie al suo effetto “antirachitico”, e altro ancora. Possiamo allora esporci ai raggi del sole senza timore anche per prendere la nostra abbronzatura: e’ pero’ necessario tenere presente che alcune categorie di persone, come i bambini e i soggetti con carnagione chiara, devono farlo con estrema cautela, per evitare spiacevoli conseguenze’
‘ Il trattamento delle forme precedentemente elencate e’ basato principalmente sulla prevenzione.
In particolare, si dovra’ evitare l’assunzione di farmaci e sostanze fotosensibilizzanti, quali quelli elencati in precedenza; si evitera’ l’esposizione prolungata ai raggi solari, avendo l’accortezza di esporsi gradualmente, usando buone creme non profumate, con filtri ad alta protezione; si evitera’ di mettere profumi a diretto contatto con la cute durante l’esposizione.
Durante le traversate in mare, poiché la superficie dell’acqua funziona da schermo riflettente, si copriranno le parti piu’ esposte con indumenti, che sono un filtro naturale ai raggi del sole.
Per coloro che praticano la pesca in apnea senza l’ausilio di mute, e’ consigliabile l’uso di creme a fattore di protezione totale e idrorepellenti, in quanto l’azione penetrante dei raggi solari viene accentuata dalla riflessione dell’acqua’

17) Pag. 92: PRONTO INTERVENTO / L’IMPORTANZA DEL PRIMO SOCCORSO di Luca Bartoli

Che cosa fare e che cosa non fare se un compagno di pesca si trova in difficolta’.

‘ Stiamo per aprire le porte all’estate, stagione nella quale si ha la piu’ alta percentuale di avventurieri subacquei. Sara’ capitato a molti di voi incontrare, sulle spiagge o in mezzo al mare, personaggi che gia’ dalle prime impressioni dimostravano una scarsa preparazione e poca conoscenza delle basilari norme di comportamento subacqueo.
Gruppi di improvvisati pescatori che caricano l’arma sulla spiaggia, che passano ore con la muta addosso sotto il sole d’agosto prima di immergersi, che non conoscono regole e regolamenti. Per questi e per altri motivi molto piu’ importanti, ma, per fortuna, anche molto piu’ sporadici, e’ di fondamentale importanza conoscere le prime regole per il soccorso’

18) Pag. 98: DOVE ANDARE / LAZIO – A NORD DI CIVITAVECCHIA di Alessandro Martorana

A pochi chilometri da Roma, verso nord, il mare sfiora la via Aurelia. Lunghe spiagge deserte (almeno d’inverno), cale grandi e piccole, moli, scogliere ed emergenti massi isolati. Sembrerebbe il paradiso del pescatore in apnea, e infatti lo è, ma è essenziale conoscere bene queste acque per avere la possibilità di realizzare carnieri importanti.

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