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Max Crovato: La mia più bella pescata

| 11 Settembre 2002 | 0 Comments

Ad inizio Luglio sono tornato dalle mie vacanze piscatorie greche. L’unica cattura di rilievo é stata quella di un dentice di 2,75 kg, ma era ancora forte la delusione per un’occasione mancata. Avevo ciccato per troppa sicurezza una bella ricciola di 8-10 kg. Sarebbe stata la prima Seriola Dumerili di “peso” nel mio palmares.

Più volte, in Agosto, mi é tornata in mente la scena come dei fotogrammi al rallentatore. Il suo lento procedere dalla mia sinistra lungo la franata, il continuo e lento avvicinamento nella mia direzione, lo sguardo beffardo (e ne avrà ragione) del predatore.

Mi sfila perfettamente davanti al Pelagos 90 a 3 metri di distanza. Tutto perfetto, tutto come nei + bei sogni di ogni pescasub. Io in sostanza non ho mosso il fucile, é stata lei a mettersi in posizione. Mi vedevo, ancor prima di sparare, con il pesce sull’asta mentre risalgo verso la superficie facendo tiro alla fune con la ricciola. Invece il vero Muppet si riconosce sempre (o sarà l’anatema di Guidone?) e così sparo ma il tiro è basso.

Lei si blocca, si gira verso di me, mi guarda per 2-3 secondi (interminabili) e non mi resta che vederla andar via senza fretta proseguendo nel suo percorso come se niente fosse. Non sono neanche riuscito a spaventarla!!!! Sono rimasto qualche secondo sul fondo allibito per l’accaduto chiedendomi come caspita avevo fatto a sbagliare un pesce così!

Tornato a casa dalle vacanze mi sono ritrovato tra capo e collo un bel trasloco (in Luglio e Agosto!!!) che mi ha tenuto lontano dal mare.

L’amico croato Andrej Mady, conosciuto in Mailing List, mi aveva più volte invitato a pesca nelle sue zone con l’ausilio del gommone acquistato proprio per le uscite estive. Io ho dovuto sempre declinare e lui, per invogliarmi e farmi morire d’invidia, ha continuato a mandarmi le foto delle sue pescate. Dei bellissimi carnieri in cui non manca mai un bel dentice e per questo l’ho soprannominato “Zubatac” (Dentice in croato). Credetemi, il ragazzo é veramente bravo.

Si presenta così, quasi per caso, l’occasione di un bel week end (7-8/09) libero da impegni di qualsiasi genere (morosa compresa). Prendo contatto immediatamente con l’amico Sandro Zicari (triestino conosciuto sempre tramite la lista ma incontrato più volte in piscina durante il corso invernale d’apnea) per organizzare una pescata in Croazia. Propongo immediatamente l’isola di Krk senza prendere in considerazione la costa istriana. Nelle isole del golfo del Kvarner (Quarnero o Quarnaro in italiano) é più probabile l’incontro con il dentice e io vorrei proprio “LUI”.

Ci accordiamo su tutto e contatto anche Andrej per chiedergli in quale giornata si sarebbe unito a noi.

Arriva il momento di partire (venerdì 6/9 pomeriggio) e Andrej non ha ancora risposto positivamente, probabilmente non potrà essere dei nostri per un impegno inderogabile. Sandro ed io intanto arriviamo a Krk il venerdì sera verso le 18 e, trovata la sistemazione per due notti, decidiamo di provare un tramonto anche sapendo di avere a disposizione solo 45 minuti di luce. Si decide di andare su una punta in cui mi aveva portato proprio Andrej l’anno scorso, in zona é probabile l’incontro con i dentici. Entriamo in acqua e ci dividiamo, io a SX e Sandro a DX (verso la zona in cui mi aveva portato Andrej esattamente 11 mesi fa). Il sole sta tramontando e il cielo é nuvoloso, la luce é veramente scarsa ma qualcosa si vede. Inizio ad entrare in pescata e trascorsi 50 mt sono incuriosito da alcuni pescetti che si litigano qualcosa sul fondo (5 mt). Mi fermo ad osservarli e noto con piacere che si tratta di piccoli (100 gr?) dentici.

Decido di allargarmi un pò per fare il primo aspetto. Mentre pinneggio in superficie mi accorgo che sul fondo c’é un pesce intento a grufolare facendo degli scarti quasi convulsi. M’immergo immediatamente sperando in un’orata ma quando ho fatto un paio di metri il pesce si blocca a ridosso di una dorsale del fondo alta appena 50 cm. Continuo la discesa e il pesce rimane immobile. Gli plano lentamente di fronte e ormai lo identifico: si tratta di un denticiotto di circa 7 hg che ha assunto una colorazione a strisce verticali. Mi fermo a guardare lo spettacolo con la punta del fucile a 1,5 mt dal pesce e lascio che lentamente sfili e se ne vada.

Provo ad uscire ancora un pò sperando d’incontrare qualcosa di meglio ma le poste sono infruttuose. Provo allora a tornare sotto per vedere se all’agguato si vede qualche pesce. Con mia gran delusione tutto sembra morto, non girano neanche saraghetti o cefalotti, niente di niente. Decido di rientrare verso la baietta da cui mi ero immerso quando ormai non si vede quasi più niente. All’arrivo trovo Sandro appena uscito dall’acqua e fortunatamente un faro del vicino campeggio ci consente di svestirci senza il pericolo di dimenticare qualcosa. Provo a prendere contatto via SMS con Andrej per comunicargli che il giorno dopo saremmo andati su una secca raggiungibile da riva che lui conosce bene. Rientriamo in camera e dopo una cenetta sul porto a base di carne adiamo a dormire puntando la sveglia alle 5:20. Spengo il telefono alle 22 e di Andrej ancora nessuna notizia.

La sveglia suona e la cosa é come sempre drammatica, troppo presto per i miei gusti. Mi faccio forza e reagisco al torpore alzandomi immediatamente. Tiro fuori il necessario per la colazione (merendine e fette biscottate) e con questo rumore si desta anche Sandro. Non resiste al pensiero del cibo e così mi chiede di lanciargli la prima brioche quando é ancora disteso nel letto. Accendo il telefonino e con gioia ricevo un messaggio di Andrej. Passerà con il gommone sulla zona della secca alle 7:30 per prenderci e andare su qualche punta di sua conoscenza. Finiamo di mangiare e usciamo da casa alle 6 passate: leggermente in ritardo sulla tabella di marcia. Come se non bastasse ci metto del mio e sbaglio ad indicare la strada a Sandro, così perdiamo quasi mezz’ora. Il sole sale velocemente e noi non siamo ancora sul posto. Ritrovata la giusta direzione arriviamo a destinazione alle 6:50. Il tempo é bruttino: nuvoloso con qualche goccia di pioggia e vento di scirocco. Vestizione e ingresso alle 7:05.

Sandro mi precede ma spero mi aspetti per andare a cercare la secca su cui ero stato solo una volta in compagnia di Carlo (socio del mio club). Il furfante invece si allontana sempre di più lungo la costa e allora, impossibilitato a raggiungerlo, tento di ritrovare il ciglio da solo. La secca non é fonda ma si spinge parecchio in fuori e non lontano c’é l’ingresso a un piccolo porticciolo, il pericolo é costituito dal possibile passaggio di barche.

Vado un pò in fuori e facendo qualche planata provo a ritrovare quel ciglio a -12 con il salto a -18/20 da dove risalgono i dentici. Non mi fido ad andare troppo al largo temendo di essere preso da qualche imbarcazione e continuo a non trovare il maledetto ciglio.

Provo a scendere + fondo (-22) sperando che passi qualcosa ma cado su una distesa di sabbia dove l’unica cosa che si vede sono delle grosse oloturie. Decido di abbandonare la ricerca e riportandomi sotto raggiungo Sandro. Neanche lui ha visto girare pesce. Mentre proseguiamo verso la punta che delimita l’entrata al porticciolo mi accorgo che un oratina sui 4-5 hg mi sta sfilando sotto la pancia. Capovolta e giù sul fondo (5-6 mt) sperando che torni indietro incuriosita. Niente da fare, accelera e se ne va. Arriviamo sulla punta dove il fondale forma un bellissimo pianoro stracolmo di ogni tipo di mangianza: castagnole, boghe, alici, donzelle, perchie. Proviamo qualche aspetto ma non si é visto niente, neanche l’ombra di un predone. Decidiamo di ridossarci perché, per piccolo che sia, non é consigliabile sostare proprio all’ingresso di un porto.

Sono le 8 e proprio mentre decidiamo di tornarcene verso la macchina e magari cercare insieme la secca vedo un gommone che procede piano venendo nella nostra direzione. Alla guida c’é una sagoma di neoprene. Non riesco a capire se é Andrej ma urlo il suo nome e, con somma gioia, risponde con un saluto. Saliamo a bordo e dopo i convenevoli e le presentazioni tra Sandro e Andrej ci dirigiamo verso delle punte conosciute dal padrone di casa (Andrej). Dopo 10 minuti di navigazione arriviamo nei pressi di una punta che delimita verso sud una baia molto protetta. Andrej mi avvisa che sulla punta potrebbero girare i dentici.

Mi lasciano in prossimità della punta mentre loro andranno più avanti così non ci disturberemo. Appena in acqua, invece di dirigermi verso la punta, sono attratto dalla zona più interna e tranquilla della baia e penso: “Vuoi vedere che gira qualche orata?”. Mi “appatello” e percorro piano appena 10 mt quando mi vedo schizzare da dietro una piccola punta un gruppo di saragotti ma nel mezzo c’era anche un bel pizzutone. “Devono avermi sentito, dovrò essere più silenzioso”. Sono accostato alla parete che cade a 3-4 mt di profondità quando guardando verso il largo vedo un’oratina (3 hg) che procede piano in senso inverso al mio. Non la bado (troppo piccola) ma sono confortato dall’esattezza del mie previsioni: nella baia ci sono le orate. Procedo fiducioso e alzando la testa dall’acqua vedo che 15 mt più avanti c’é una frattura di 2 mt proprio su un’altra punterella che esce per circa 5 mt. Mi avvicino lentamente e vedo che la spaccatura, sott’acqua, crea una specie di pianoro largo 1,5 mt. Una zona formidabile per l’orata. Pinneggio ancora qualche metro ed effettivamente sul pianoro, oltre a 3 saragotti, c’é un’altra orata di 3 forse 4 hg. Mi avvicino piano per godermi lo spettacolo. Sono stato silenzioso a sufficienza per arrivarle a tiro e fingo di sparare. Solo dopo alcuni secondi si accorge dell’uomo nero che le punta un arbalegno (Tahiti 110) sul groppone e decide che é meglio filarsela. La osservo mentre se ne va e la patellona (io) avanza lungo la parete. Giungo in prossimità di una banchina in cemento che non avevo visto arrivando con il gommone. Proprio sul primo spigolo c’é uno strano assembramento di pesce. Mi fermo a scrutare meglio di cosa si tratta e riconosco tra le salpe un’altra orata di 3 etti: “Mannaggia, perché sono tutte così piccole?”.

Porto ugualmente l’agguato strisciando sul fondo e anche lei virtualmente sarebbe nel cavetto. Riemergo, prendo fiato e mi accosto alla banchina. La aggiro lentamente e quando guardo dall’altra parte vedo una nuova oratella che grufola sul fondo. Questa sarei riuscito a prenderla dalla superficie ma é troppo piccola e mi limito all’osservazione. Decido di tornare velocemente verso la punta e quando vi arrivo inizio la preparazione per qualche aspetto + lungo e fondo (-15). Alle prime poste vedo solo saraghi di piccole dimensioni. Mi sposto di qualche metro e questa volta finisco proprio su un bel gradino che cade per altri 4-5 metri. Mi affaccio lentamente e vedo alcuni saragotti ma uno é sicuramente sparabile. Mi guardo attorno nella speranza che arrivino i dentici. I saraghi sono sempre sotto il gradino che gironzolano e qualcuno viene a vedermi più da vicino. Mi volto verso DX e vedo arrivare un denticiotto da 5-6 etti che inizia a girarmi attorno velocemente (tipico dei dentici piccoli) per 2-3 volte per poi andarsene. Non si vede niente di + grosso e decido di sparare al sarago che avevo individuato a inizio apnea. Mi affaccio al gradino, gli altri saraghi sono tutti lì ma quello che volevo io non c’é più. Riemergo e provo a spostarmi di una quindicina di metri.

Mi calo su un’altro ciglio simile al precedente ma questa volta procedo fino alla base (-18) dove, nell’atterraggio (o affondaggio?), spavento alcuni saraghetti. L’attesa é infruttuosa, non arriva niente. Riemergo e giro definitivamente la punta. Mi “appatello” nuovamente ma non scorgo nulla d’interessante.

Dopo alcuni minuti incoccio Sandro, mi racconta, controverso, di non aver visto pesce degno di nota. Procediamo nella mia direzione ma siamo subito raggiunti da Andrej con il gommone. Ci carica, ed esprime la sua delusione per l’assenza di pesce importante e mette la prua su una punta più lontana. Quando siamo in procinto della meta ci accorgiamo di alcuni loschi figuri vestiti di neoprene ma non riusciamo a capire se stanno per calarsi o si stanno svestendo avendo già battuto la zona prescelta. Ci avviciniamo ancora un pò e con somma gioia ci accorgiamo che sono in fase di vestizione e quindi li abbiamo preceduti.

Pensiamo di aver fatto una bastardata (non Andrej! ; ) ) quando vediamo che i soggetti tirano fuori delle bombole, fortunatamente sono solo dei turisti che vanno a farsi un’immersione.

Sandro ed io scendiamo in acqua mentre Andrej andrà in un altro hot spot. Ci spiega che il lato nord della punta (dove ci siamo calati) é caratterizzata da una parete molto ripida che arriva su un fondale sabbioso a 18-20 metri ma sulla punta troveremo un pianoro che esce per parecchi metri formando dei gradini dove l’incontro con i dentici é frequente. Procediamo facendo qualche aspetto senza nessun esito su dei gradini + alti del fondo (-12).

Arrivati in prossimità della punta vedo la specchiata di un bel sarago intento a staccare qualcosa proprio dietro uno di questi gradini a -10 mt. Indietreggio, capovolta velocissima e sfruttando la copertura arrivo sul fondo sfiorando la parete e appena mi affaccio lo trovo di muso mentre risale il ciglio. Siamo entrambi sorpresi (me lo aspettavo ancora intento a mangiare) e il mio tiro finisce nel vuoto. Racconto a Sandro quanto appena accaduto e raggiungiamo la punta. Io inizio a portarmi verso fuori sperando che Sandro mi segua ma appena mi volto non lo vedo più. Alzo la testa e noto la sua boa che procede vicino alla punta. Faccio il primo aspetto su un bellissimo gradino che delimita a nord il pianoro. Mentre sono sul fondo noto parecchia mangianza e spero arrivi dal blu qualche predone. Non vedendo assolutamente niente mi giro a DX e vedo che dall’alto del pianoro arriva velocissimo un dentice di 5 etti. Inizia il suo balletto a zig zag ma io lo guardo solo per ammirarne i colori. Riemergo e ho un dubbio: “Perché é arrivato da dietro e dall’alto?”. Tento un’analisi e mi accorgo di una leggera corrente da sud (dove c’é il basso fondale) verso nord. Probabilmente questo circostanza influenza la mangianza e i dentici stanno sul pianoro. Voglio verificare questa teoria e mi sposto su un fondale di circa 12 metri ma a circa 50 dalla punta.

Mi ventilo e cado lentamente su un fondo molto piatto dove l’unico riparo é una dorsale alta pochi centimetri. Sono appostato con polarità S-SO ma non vedo niente davanti a me. Inizio a guardarmi in giro e scorgo alla mia SX un denticiotto come il precedente ma’.ci sono dei riflessi azzurrini dietro di lui, é un bel dentice stimato sui 2,5 kg. Non ha nessun’intenzione di avvicinarsi e sono costretto a risalire dopo che mi é passato davanti, ma lontano, per 3 volte. Torno in superficie contento di aver capito dove si sono messi questi bellissimi pesci. Mi sposto di una decina di metri dalla posizione precedente e mi preparo lentamente per il prossimo aspetto speranzoso che tornino a curiosare. Sono pronto e dopo una capovolta silenziosa inizio a planare verso il fondo. La quota é + o – la stessa ma questa volta mi accosto ad una dorsale alta 30 cm. Sono appostato ma dopo i primi secondi non vedo niente. Passa il tempo e inizio a guardarmi attorno. Prima SX poi a DX poi in alto e’..porca miseria, una ricciolona passa, a mezz’acqua, proprio sopra la mia posizione! Sembra che non mi abbia visto o sentito perché procede spedita nella sua direzione. Spaventato dalla possibilità che sparisca provo a richiamarla con due colpetti gutturali.

Appena faccio il primo il pescione si gira di 180 gradi e inizia a puntarmi restando lo stesso alta. Io sono esterrefatto, non ci credo che quel bestione mi stia arrivando a tiro. Mentre si avvicina allineo il fucile e quando la reputo abbastanza vicina’ZACCC’scocco la freccia. Sento perfettamente il rumore dell’asta che penetra nella carne muscolosa del pesce. L’ho colpita subito dietro le branchie all’altezza della pinna laterale. Afferro la sagola e lancio uno sguardo all’asta: ha passato abbondantemente il pesce e sono più “tranquillo”. Non mi accorgo neanche di riemergere (non so esattamente quando) perché tutta l’attenzione é rivolta alla bestiaccia che ha iniziato esprimere la sua potenza. Afferro immediatamente il sagolino e porto la mano al mulinello quando’.salta fuori l’inesperienza. Cosa fare, lasciarlo sfogare dandogli filo o agguantarlo nel più breve tempo possibile? Scelgo per la seconda e inizio a tirare anch’io avvicinandomi al pesce.

Guardo intensamente il codolo dell’asta pregando che non si rompa, poi guardo lo sleeves pregando che non ceda o il monofilo si sfili. In pochi secondi (credo) afferro prima la parte finale dell’asta e subito dopo la punta. Appena presa saldamente, l’asta si piega sotto la forza della ricciola che non ha smesso di nuotare con forza. E’ solo quando arrivo al corpo a corpo che sento la vera potenza di quest’animale. Provo ad abbracciarla ma devo metterci tutta la forza. Mi fa girare un paio di volte su me stesso ma nel frattempo le ho messo una mano nelle branchie e con l’altra sfilo il coltello dal polpaccio e lo pianto sul suo capoccione.

Per un attimo si ferma e penso di averle preso il cervello ma’non é così. Riprende a scodare come una pazza in superficie provocando degli schizzi che sarebbe stato bellissimo vedere anche da spettatore. Riprovo con il coltello piantandolo fino in fondo ma la sua forza non si placa. Ho i muscoli sotto sforzo ormai da qualche minuto e forse per la tensione mi viene un bel crampo al polpaccio sinistro. Lancio uno sguardo in giro ma non vedo la boa di Sandro e così decido di pinneggiare fino a riva e far morire il pescione sugli scogli. Arrivo abbastanza agilmente vicino alla costa e, complice un pò di distrazione, perdo la ricciola dalle mani. Ho una paura tremenda di perderla mentre la tengo per il monofilo e lei punta verso il largo. La tiro ancora verso di me e le metto la mano destra in bocca! La blocco con il mio corpo su uno scoglio e con la mano libera mi tolgo le pinne, salgo su un sasso trascinando il pesce dentro una spacca in cui é finalmente bloccato.

Mi libero della cintura, dello schienalino e finalmente posso rifiatare guardando le ultime scodate del predone ormai vinto. Con la coda dell’occhio vedo il gommone di Andrej in avvicinamento e tento di alzare la ricciola per fargli capire cosa ho preso. Ci riesco a metà, non ho la forza per sollevarla totalmente ma lui la vede e inizia a urlare di gioia chiamando Sandro che non era distante. Io ormai sorrido e sono soddisfatto, consapevole di aver preso una preda di rango. Andrej mi urla: “Bravissimo Max!”. Sandro controbatte “Che culo!”. Cosa rispondo? “Ma come, la prende Dapiran ed é bravo. La prendo io ed é culo?”. Lo dico sorridendo perché so benissimo che il sottoscritto non é comparabile a Dapiran, o al Matto, o ad altra gente che pescioni così li prende abitualmente ma dopo tutto la fortuna aiuta e questa volta mi ha detto bene. Inizia subito il concorso a premi per indovinare il peso. Io la stimo tra i 15 e i 20 kg, Sandro un pò più piccola (sui 15) e Andrej punta tutto sul 20. Imbarchiamo la bambolona (ex fidanzata di un avvocato ; )) e rimaniamo per alcuni minuti sul gommone ad ammirarla. Sandro é preso da una foga venatoria e si ributta in acqua alla ricerca della gemella, io e Andrej invece siamo incantati e non possiamo staccarle gli occhi di dosso.

Inizio a mettere a posto l’attrezzatura sul gommone quando Andrej mi domanda cosa ne facciamo. In effetti avevamo una borsa-frigo non certo adatta a contenere quel tipo di pesce. Gli propongo di portarsela via con se e regalarne un pò a qualcuno. Lui é assolutamente contrario ma come possiamo fare? Gli propongo di tagliare il pezzo della coda per me (da tenere nella borsa-frigo) e il resto che lo tenga lui. Anche questa soluzione è scartata categoricamente da Andrej, vuole che me la porti a casa intera. Ci pensa un pò e, preso il cellulare, telefona prima alla fidanzata (risponde che non ha un frigo così grande) e poi al padre. Quest’ultimo gli chiede di attendere qualche minuto, sarebbe andato a chiedere in giro. Dopo pochi minuti suona il telefonino, é sua madre che comunica di aver avuto la disponibilità di un macellaio a tenere per un giorno il pesce in frigo. Sono contento per la soluzione del problema e molto grato ad Andrej per averci messo tutto l’impegno: un vero AMICO.

Sandro torna al gommone senza aver visto niente e mentre salpiamo l’ancora Andrej mi urla sorridendo: “Max all’andata sul gommone eravamo in 3, adesso c’é un passeggero in più!”. Lungo la navigazione di ritorno continuo ad ammirare la ricciola distesa sul prendisole del gommone. Arrivati a destinazione scarichiamo l’attrezzatura e salutiamo Andrej che tornerà in porto in compagnia del nuovo passeggero. Per il giorno dopo abbiamo appuntamento a Rijeka per ritirarlo e portarlo a casa.

Verso sera mi arriva un SMS di Andrej: la bambina pesa 20 kg!

Cosa posso dire, é stata la giornata di pesca più emozionante della mia vita. Minuti vissuti intensamente che non dimenticherò mai. La ricciola greca é ormai cancellata, sostituita da una croata ancor più bella. Non mi scorderò neanche l’estrema gentilezza di Andrej che spero un giorno di poter ricambiare, ma ugualmente gli sarò sempre debitore.

Max Crovato

Udine


(per una volta non Muppet)

p.s. pulendo la ricciola ho trovato nel suo stomaco ben 4 pesci: una triglia da 15 cm, un saragotto da 10 cm e altri 2 pesci di cui non conosco il nome (una via di mezzo tra una salpa e un sarago (come forma e colore) ma hanno l’occhio piuttosto grande, quasi sproporzionato).

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