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Licenza Pesca: il PD alza la posta, minimo 50 euro e l’80% ai Professionisti

Mentre qualcuno, dopo l’audizione in COMAGRI dello scorso 12 aprile, iniziava già a fregarsi le mani convinto di averle messe su una consistente fetta della torta, ecco che arriva il colpo di scena: il Partito Democratico alza la posta, e tanto, con una proposta di legge presentata il 7 aprile 2017. Dopo l’incontro con le associazioni della pesca ricreativa, la discussione sul Testo Unico si è bloccata, ma non per riflettere sulle notazioni avanzate, piuttosto perchè è bastato fare due conti della serva per comprendere che il gioco non valeva la candela.

Se il 90% dei pescatori sportivo-ricreativi esercita dalla riva, tassarli con i “miseri” 10 euro di cui favoleggiava con convinzione l’on. Oliverio (PD) nel suo intervento piccato di risposta alla Fipsas, significa rastrellare poco più di una decina di milioni di euro (ndr i pescatori di mare certificati dal censimento ministeriale sono circa 1,1 milioni, considerando i 2 o 3 milioni di cui parlano altre associazioni, le cifre in gioco raddoppiano o triplicano), che si traduce in appena 5/6 milioni per il fondo destinato alla filiera professionale. Devono essere apparse briciole, ed ecco quindi una nuova proposta di legge per tentare di metterci una pezza. E per approfittare dell’avanzato stato dei lavori in cui si trova il Testo Unico, c’è da scommettere che la politica abbia iniziato a maneggiare per accorpargli anche questa proposta e tirare poi la volata in aula. In fondo la pesca professionale ha già fatto “capire” che, se si vogliono evitare problemi, non c’è tempo da perdere.

NoTassa

Il risultato è semplice: la forbice per il prelievo sull’hobbista si riduce drasticamente, prevedendo 50 euro per la pratica dalla riva (cannisti) e 100 euro per quella da natante; la pesca subacquea ricade in questo secondo scaglione anche se effettuata senza imbarcazione, in quanto NON praticata da terra (cioè stando sulla terra ferma, ma solo partendo da essa). In questo modo il contributo destinato al fondo filiera professionale cresce di 5 volte e aumenta ulteriormente a seguito del previsto stralcio della quota del 30% prima destinata all’incremento della vigilanza, che porta la “borsa” all’80% del totale. Il restante 20% rimane destinato alla promozione della pesca sportiva, ma ritorna nelle mani del CONI.

La proposta di legge nasconde poi una malizia che ci lascia immaginare che il contributo sia ancora suscettibile di modifica, sempre al rialzo ovviamente. Le cifre del prelievo (i 50 euro dalla riva e i 100 euro dalla barca) sono menzionati solo nella prefazione al documento, mentre all’art. 7, che si occupa di pesca non professionale, si parla genericamente del fatto che la pratica della pesca ricreativa in mare prevede il pagamento di un contributo e che lo stesso è da ritenersi raddoppiato nel caso di pesca da natante.

confronto

Con questa manovra, i 5 milioni di euro ipotetici citati all’inizio dell’articolo, diventano circa 44 milioni (minimo, anche se, senza controlli previsti…uhm…), a questo punto il gioco inizia proprio a valere la candela. Se poi, come si vocifera, qualcuno stia ragionando sul fatto che il pescatore ricreativo, a prescindere da tecniche, attrezzi e uso o meno del natante, è sempre soggetto alla stessa normativa e alle stesse limitazioni di prelievo (5kg), tanto vale prevedere un contributo unico che, se non saranno i 100 euro del tetto massimo, potrebbero essere una via di mezzo oscillante tra i 70 e gli 80 euro. Se non altro restano salve le esenzioni per gli under 16, gli over 65 e i disabili.

venittelliOvviamente il testo fa acqua per tutta una serie di motivi che sarebbe lungo e noioso spiegare ed è palese che sia stato composto in fretta e furia, con un lavoro di “taglia e cuci” piuttosto approssimativo. Ci basta sottolineare che se già era assurdo non aver previsto se e in quale modo controllare sul territorio il possesso effettivo della licenza, stralciare la quota destinata al maggior controllo sulla pesca significa semplicemente aprire al far west. Ma non c’è da stupirsi: nella prefazione al testo si parla delle normative UE su taglie minime e disciplina degli attrezzi come di una “gabbia”, e pur riconoscendo al Blue Box, al AIS e al Giornale di Bordo Elettronico un ruolo nel contrasto alla pesca illegale, si ritiene che siano strumenti più adeguati ai pescherecci atlantici che non agli omologhi tricolore.

C’è poi un “gustoso” riferimento alle sanzioni introdotte con la legge 154 del 2016, definite come “sproporzionate ed eccessivamente punitive” gravando oltretutto su imprese mediamente piccole che sono “molto esposte al rischio di criminalizzazione per aver commesso infrazioni, il più delle volte determinate dall’impossibilità di evitarle piuttosto che dalla volontà di commetterle.”, il che lascia ben intendere come la soluzione alla crisi del comparto pesca, secondo i proponenti, possa passare solo per una consistente depenalizzazione degli illeciti. Fermo restando che tentare di smontare una legge che non ha neppure un anno di vita e che è stata fatta sempre dal partito di appartenenza (PD) dei 3 proponenti, suona semplicemente assurdo, diventa letteralmente ridicolo nel momento in cui ci si accorge che la prima firmataria di questa nuova proposta di legge è proprio l’on. Laura Venittelli (PD) che della legge 154, e in particolare del nuovo regime sanzionatorio (art.39), fu la più strenua sostenitrice.

Ecco poi un’ulteriore prova che il legislatore non ha la più pallida idea degli argomenti su cui intende mettere mano. All’art. 12, quando si parla di razionalizzazione delle quote di pesca del tonno rosso, si dice che, fatti salvi i coefficienti stabiliti dal decreto n. 120 del 26 maggio 2015 (per intenderci quello che dava alla pesca sportiva lo 0,47%), il ministero provvede alla ripartizione “riservando un adeguato contingente specifico alla pesca ricreativa e sportiva proporzionato al numero effettivo delle autorizzazioni rilasciate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali”. Posto che le licenze per la pesca ricreativa del tonno rosso sono stimate in 6000, quale sarebbe un “contingente proporzionato”? Anche riferendoci alla proposta con cui l’on. Venittelli voleva imporre il limite di un pesce l’anno per licenza, 30 kg di taglia minima per 6000 licenze fanno 180 tonnellate, 10 volte la quota attuale…fantapesca!

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Nel malumore che questa nuova sparata governativa ha generato, qualcuno non ha trovato niente di meglio (anzichè lamentare il quintuplicamento del prelievo e il conferimento ai professionisti dell’80% dei proventi) che favoleggiare di un colpo di mano della FIPSAS che avrebbe rimesso le mani su una bella fetta di introiti. A tal proposito giova ricordare come, in audizione COMAGRI, l’on. Oliverio abbia sottolineato che con FIPSAS non ci sia potuto essere “alcun confronto serio e costruttivo”, fermo restando che la gestione della quota destinata alla pesca sportiva non è mai stata condizione posta dalla federazione per accettare il provvedimento, e questo fin dall’inizio. Se poi conosciamo un minimo come funziona la gestione del CONI, possiamo quasi essere certi che di quel contributo arriverebbero, forse, le briciole.

Il CONI inoltre viene tirato in ballo dalla politica essenzialmente per convenienza, perchè un contributo “rigirato” a chi paga la licenza, è utile a non farla apparire come una tassa ingiustificata che potrebbe portare al sorgere di contestazioni in sede europea. Il CONI è poi un interlocutore e un soggetto istituzionale riconosciuto, e probabilmente anche l’unico pertinente noto al legislatore; non dimenticate infatti che l’albo delle associazioni riconosciute della pesca sportiva è una realtà mai realmente istituita.

Mentre la politica seguita ad alzare la posta per far quadrare i conti e mentre il pescatore medio viene abilmente distratto dall’iniquità del prelievo per perdersi in una guerra tra rappresentanze che avvantaggia solo chi vuole spennarci, le uniche certezze appaiono essere: che la licenza si farà, che sarà un boccone molto amaro e salato per tutti e che le organizzazioni della pesca sportiva, che si sono illuse di avere l’ascolto della politica, hanno preso l’ennesimo schiaffo.

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