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Licenza Pesca: Ecco Cosa ha Detto la Pesca Ricreativa in Commissione Agricoltura

Il 12 aprile scorso, si è svolta, presso la Commissione Agricoltura, l’audizione informale delle associazioni della pesca ricreativa sul Testo Unico per il Settore Ittico, che, tra le altre cose, punta ad istituire una licenza di pesca a pagamento per la pratica in mare, ad un costo variabile tra i 10 e i 100 euro. All’audizione sono state invitate Arci Pesca Fisa, Enal Pesca e Fipsas che hanno esposto il loro punto di vista e la discussione ha avuto anche delle repliche da parte di alcuni membri della Comagri. Vi proponiamo gli estratti audio dei singoli interventi (qui trovate il video integrale), seguiti dal nostro commento che aiuterà il lettore a contestualizzare e meglio comprendere la portata di certe affermazioni.

Arci Pesca (Fabio Venanzi)

 

venanziCOMMENTO – Arci Pesca conta circa 100 mila tesserati e si è fin da subito dissociata da qualsiasi iniziativa collettiva di opposizione alla licenza di pesca in  mare a pagamento, ritenendo più conveniente impostare la propria battaglia su una corretta ripartizione della quota spettante alla promozione della pesca sportiva. Per il suo quasi incondizionato appoggio alla proposta di legge è probabilmente l’organizzazione che, in seno alla Commissione Agricoltura, gode del maggior ascolto ed è ufficiosamente considerata l’artefice del raddoppio dei contributi ai ricreativi, con annessa eliminazione del CONI quale soggetto gestore eslcusivo degli stessi.

Ne fa un discorso personalistico, vedendo nella licenza a pagamento un ottimo sistema per disporre di contributi extra (a carico di tutti gli hobbysti italiani e non solo dei suoi soci che rappresentano lo “zero virgola” dei ricreativi di mare) tramite i quali sviluppare l’associazione e i programmi accantonati nel tempo per gli eccessivi costi. Conferma una visione estremamente settoriale della pesca sportiva, preoccupandosi di limitare i danni per la sola pesca da costa, probabilmente esclusiva componente della sua base. Non una sola parola su quelle che potrebbero essere le ripercussioni negative sull’intero comparto e sulla filiera dell’indotto.

Enal Pesca (Giacomo Cretti)

 

crettiCOMMENTO – Enal Pesca è una costola della più ampia Enal Caccia e condivide la tipica visione venatoria per cui al pagamento di una concessione governativa per lo sfruttamento di una risorsa, devono corrispondere tutta una serie di attività volte a tutelare e incrementare la risorsa stessa. Ovvio che quindi non potesse che storcere il naso (ma non che si sia dichiarata fermamente contraria) di fronte ad un provvedimento che dovrebbe invece sovvenzionare chi insiste sulla risorsa in maniera più impattante.

Apprezzabile l’analisi di carattere economico: se la vecchia versione del testo si era arenata per questioni di coperture, la nuova continua a non prendere in minima considerazione il potenziale impatto depressivo sulla filiera e i costi occulti, come appunto quelli di vigilanza che non è certo pensabile scaricare sulle autorità. Tuttavia considerare solo le ripercussioni sugli esercizi “occasionali”, per quanto numericamente superiori, è oltremodo riduttivo; in fondo parliamo di attività che vendono di tutto e che vedrebbero crollare solo una delle voci di fatturato, a differenza dei negozi specializzati e delle aziende di settore che vedrebbero collassare l’unico mercato di riferimento.

È oltretutto disdicevole l’ignavia con cui da un lato si critica, con malcelata rassegnazione, la licenza per come congegnata, eppure non si dice mai apertamente di esserle contrari. Così come è pessimo il tentativo di addossare la croce sulla pesca dalla barca, quasi che non fosse da considerarsi ricreativa al pari di quella dalla costa; se poi la proposta arriva da chi è anche vicedirettore del canale Caccia e Pesca 235 di Sky, beh allora è veramente un colpo basso. Per caso EnalCaccia si comporta allo stesso modo con i cacciatori? Quando occorre sostenere le ragioni ad esempio dei beccacciari, propone soluzioni che vadano a danno dei cinghialai? O lo fa solo perchè è certa di avere tesserati rientranti solo nella categoria dei pescatori occasionali da costa? E anche se fosse?

Tutti conoscete APR Alleanza Pescatori Ricreativi, e tutti sapete bene quanto sia un’associazione che privilegia fortemente il C&R, specie sui tunnidi. Ogni volta che è intervenuta in materia di licenza, l’avete mai sentita fare proposte che andassero a danno di tutti gli altri pescatori, ad eccezione dei propri tesserati? Non è certo offrendosi di sacrificare il vicino che si può sperare di fare una politica costruttiva sulla pesca sportiva.

Fipsas (Ugo Matteoli)

 

matteoliCOMMENTO – L’intervento del presidente Matteoli è stato senza dubbio il più incisivo e, soprattutto, l’unico ad aver difeso la pesca ricreativa nella sua interezza, senza fare figli e figliastri, e rimarcando come gli hobbisti non possono essere considerati dal legislatore solo come un bancomat. Il tono rende bene l’atmosfera di muro contro muro che peraltro riflette benissimo la nulla considerazione che la commissione ha dimostrato di avere per la più grande rappresentanza italiana della pesca sportiva (200 mila tesserati) in sede di discussione del collegato agricolo prima, e in merito a questa proposta di legge poi.

L’analisi economica è ineccepibile, peraltro sono le stesse argomentazioni che altre organizzazioni stanno cavalcando in sede europea ed è semplicemente assurdo che il legislatore non abbia nemmeno pensato di considerare di fare un bilancio tra perdite e guadagni derivanti da una simile imposizione. Come peraltro è indiscutibile che l’impatto della pesca professionale sulla risorsa ittica sia ormai devastante, tanto con strumenti leciti (cianciolo) quanto con pratiche illegali (strascico sottocosta). In tutto questo poi è impossibile non indignarsi della superficialità con cui, in un paese in profonda crisi economica, si possa scegliere, per incompetenza o peggio dolo, di affossare un’economia virtuosa per salvarne una insostenibile e che ormai vive solo di ogni forma possibile di assistenzialismo statale. Sono le parole che desideravamo, a difersa di tutti i pescatori sportivi, senza distinzione alcuna e possiamo dire che, a differenza degli interventi precedenti, le parole del presidente Matteoli riflettano l’opinione cha la totalità del settore ricreativo ha in merito a questa licenza.

Le repliche dei politici

Al termine degli interventi della associazioni della pesca sportiva, ci sono stati alcuni interventi di espnenti politici della commissione.

on Luciano Agostini – PD

 

COMMENTO – La cordialità dell’onorevole non deve ingannare: tanti giri di parole e il considerare il punto di sintesi raggiunto con questo testo come “significativo”, prelude solo al fatto che così è e così verrà presentato in aula. Non una sola virgola dei rilievi fatti in audione dalla pesca sportiva verrà tenuto in considerazione.

on Silvia Benedetti – M5S

 

COMMENTO – Non siano affatto convinti che, in questo caso, ragionare per compartimenti stagni sia sbagliato. Se anche è vero che pesca sportiva e professionale insistono sulla stessa risorsa, è altrettanto vero che lo fanno con finalità e limiti molto diversi, che configurano due mondi che nulla hanno in comune se non il prelievo ittico. Alla deputata pentastellata, che pare non aver compreso per nulla le istanze della FIPSAS e che vorrebbe destinare i proventi al controllo, sfugge che il fulcro di questo articolato normativo è solo quello di reperire soldi per il sostentamento della filiera professionale e nient’altro. La quota del 30% destinato all’incremento della vigilanza, è pensato per aumentarla solo all’indirizzo dei ricreativi, altro favore indiretto ai professionisti.

on Mino Taricco – PD

 

COMMENTO – Questa è forse l’unica proposta che, almeno a parole e pur sottolineando la tempistica ristretta, si sforza almeno di tentare di accogliere la richiesta di creazione di un nuovo quadro normativo per la pesca sportiva, anche se da integrare in questo testo unico. Ma la questione di fondo, ossia della destinazione dei fondi, non si sposta di un millimetro: se gli sportivi, giustamente, non intendono indennizzare (perchè questo è!) nè pagare lo sviluppo di chi preleva indiscriminatamente la risorsa, e se da questa legge si stralciano le devoluzioni alla filiera professionale, non ha più alcun senso di esistere nè sta in piedi. Ergo è facile prevedere che non si caverà un ragno dal buco.

Chiudono poi l’audizione altri due interventi politici, inframmezzati da una replica del presidente Matteoli in risposta agli interventi politici che lo hanno seguito, che meritano maggiore attenzione e su cui ci soffermeremo un po’ più approfonditamente, essendo delle repliche all’intervento federale.

Nicodemo Oliverio (PD) – Replica a FIPSAS

 

oliverioCOMMENTO – L’on. Oliverio è il padre di questo articolato normativo ed è comprensibile che abbia intenzione di difenderlo con le unghie e con i denti, tuttavia le argomentazioni di risposta alla Fipsas sono la riprova dell’inconsistenza politica di certe rivendicazioni. Possiamo anche concordare sul fatto che i toni del comunicato incriminato fossero eccessivi ma vanno contestualizzati se si vuole evitare di essere fuorvianti. Quel comunicato, che è stato diramato il 4 novembre 2015 dalla federazione e il 9 dello stesso mese (quindi NON a gennaio!) sui quotidiani “Il Giornale” e “L’Unità”  è il culmine di un percorso, costellato di porte sbattute in faccia, durante il quale la federazione ha cercato in ogni modo di interloquire con il legislatore che si è dimostrato sordo e indifferente. Cosa avrebbe dovuto fare?

Casomai è far passare l’idea che le minacce di battaglia sarebbero da considerare degli avvertimenti in stile mafioso (non è questo il termine usato ma è chiarissimo cosa l’on. volesse intendere), ad essere una vera e propria diffamazione. E a proposito di minacce: il sibillino avvertimento sui termini non ancora scaduti per chiedere il risarcimento, come si deve intendere?  Entrando nel merito del prelievo economico, tanto o poco che sia, è semplicemente assurdo affermare che uno debba pagare perchè ha una bella barca o perchè i professionisti già pagano. Tra l’altro questi ultimi lo fanno per poter lucrare senza limiti su una risorsa dello Stato, e ci sembra anche più che giusto.

Cosa dovrebbe interessare poi quanto un professionista paga per l’omologazione al RINA o per le dotazioni di bordo? Forse che il ricreativo non paga già le dotazioni, la benzina a prezzo pieno, l’assicurazione della macchina e del carrello, le attrezzature, le esche e mille altre cose? Quanto alla vendita illegale del pescato, rammentiamo che è un illecito e come tale deve essere punito, ma è squallido cercare anche solo di insinuare che sia la normalità del nostro mondo. Piuttosto, non ci si domanda come mai tanti professionisti, se davvero sono così danneggiati dal ricreativo che gli rovina il mercato, non denuncino i ristoratori che peraltro conoscono benissimo? Assicuriamo che la questione è meritevole di approfondimento.

Ci pare inoltre veramente eccessivo affermare che un simile provvedimento persegua il bene comune e sia portato avanti in rappresentanza di un corpo elettorale ben più vasto dei 2 o 3 milioni di praticanti di cui hanno parlato Fipsas e Enal Pesca. Siamo pronti a scommettere che la maggioranza degli italiani, o se vuole anche dei soli elettori del partito che l’ha nominata, siano di altro avviso riguardo gli ennesimi favori assistenzialistici che finiranno per gravare sulle tasche di tutti i cittadini. Perchè poi un’organizzazione non avrebbe il diritto di esercitare la sua protesta con tutti i mezzi consentiti dalla legge? Rammentiamo all’on. Oliverio che l’Italia è sempre stata luogo di aspre battaglie sindacali, più o meno cruente, e nessuno si è mai sognato di pensare che si trattasse di intimidazioni mafiose. Non erano pescatori sportivi ma professionisti quelli che hanno messo a ferro e fuoco la piazza di Montecitorio non più tardi di qualche settimana fa, costringendola a ripescare in fretta e furia il suo testo, a correggerlo in corsa e riportarlo in commissione e placare i loro animi furiosi e violenti, altro che battaglia politica.

C’è sono però una cosa che da qualcuno che vuole assurgere al ruolo di legislatore è letteralmente inaccettabile: il disprezzo che traspare nei confronti di tanti lavoratori considerati di serie B solo perchè la loro sopravvivenza dipende dal divertimento di qualcun altro. 40 mila lavoratori della filiera professionale della pesca meritano sgravi e sussidi che graveranno sul lavoro di 100 mila addetti alla produzione di attrezzature per la pesca sportiva, 3000 negozianti e relative famiglie, complimenti. Il welfare per alcuni, fatto sulla pelle di altri, è quanto di più squallido la politica sappia partorire.

FIPSAS (Ugo Matteoli) – Replica a on. Taricco, on. Benedetti, on. Oliverio

 

COMMENTO – Il discorso sulla destinazione dei proventi era chiarissimo fin dal primo intervento, doverlo ulteriormente ribadire è la semplice riprova del fatto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…

Basilio Catanoso (PDL)

 

catanosoCOMMENTO – Comprensibile l’amarezza dell’onorevole anche se forse tentare di dipingere la federazione come una manica di cialtroni non è esattamente una perla di stile. È vero, ci è finito in mezzo perchè il testo unico ha finito per accorpare più proposte di legge e quella del deputato siciliano nulla aveva a che vedere con la pesca sportiva, tuttavia, dov’era mentre la protesta montava? Perchè a parte un’intervista nella quale affermava di essere favorevole alla gratuità della pesca sportiva (cosa anche ribadita in audizione) non ci sembra che si sia in qualche modo adoperato per far si che le istanze della federazione, e delle altre associazioni contrarie a questa licenza a pagamento, venissero tenute in debita considerazione dalla commissione.

Se lui si dice preoccupato che la Fipsas possa essere il punto di riferimento di qualche milione di pescatori, noi francamente siamo molto più preoccupati del fatto che chi legifera a vantaggio esclusivo di un settore da 40.000 occupati, ignori totalmente l’esistenza, le istanze e le ripercussioni su realtà che vantano oltre 60.000 addetti in più e qualche milione di portatori di interesse. Non dubitiamo delle sue convinzioni in merito alla gratuità della pesca sportiva ma non crediamo affatto che sia un sentimento diffuso nel suo schieramento di appartenenza: noi, che abbiamo memoria lunga, non dimentichiamo infatti che la licenza, quando ancora il testo Oliverio non si preoccupava di quantificarne l’importo, provò ad inserirla proprio il cdx con un emendamento alla legge finanziaria del 2014, poi ritirato su pressione della FIPSAS, che guardacaso ipotizzava proprio fino a 100 euro di esborso.

I sindacati

Riserviamo una piccola postilla agli interventi delle organizzazioni sindacali della pesca. Nessuno si è preoccupato della pesca sportiva, se non per chiedere che l’esonero dalla licenza per gli under 16 e gli over 65 mantenga comunque l’obbligo di comunicazione al fine di poter avere dei dati sulla consistenza del fenomeno amatoriale più coerenti. Tuttavia due richieste, contenute nella prima parte dell’intervento del rappresentante di Confsal Pesca, sono suonate veramente bizzarre, e la replica dell’on. Oliverio non è stata da meno.

CONFSAL PESCA (Silvano Mancini)

On Nicodemo Oliverio (PD) – replica a CONFSAL PESCA

 

ManciniCOMMENTO – Ci risiamo, questa è l’ennesima riaffremazione del concetto secondo cui le sanzioni devono essere considerate un costo d’impresa e, come tale, devono essere economicamente sostenibili dal professionista. La sanzione, quindi, non è più uno strumento per scoraggiare una pratica, ma diventa un extra, che deve rimanere conveniente pagare, perchè il tornaconto in termini di prelievo permette di avere dei margini di guadagno.

Se non è un assurdità questa non sapremmo proprio come definirla, così come è assurda la replica dell’on. Oliverio che quasi si giustifica per non essere riuscito a fare di più, chiedendo tuttavia di apprezzare lo sforzo per il punto da cui si partiva. Le nuove sanzioni sono state introdotte lo scorso agosto, con il collegato agricolo (legge 154), provvedimento ampiamente discusso in commissione agricoltura e di cui il partito di governo andava fiero; oggi ci volete far credere che non sapete da dove siano spuntate? Certo che se ai professionisti è bastato alzare un po’ la voce per farvi correre ai ripari in questo modo, c’è proprio da farsi qualche domanda.

E poi scusate, maggiori sanzioni alle pesca illegale che significa? O meglio, ci spieghino i sindacati che cosa intendono loro per pesca illegale. Perchè per noi è “illegale” qualsiasi comportamento viola le disposizioni di legge, e quindi le sanzioni che prendono i professionisti per pescato sotto misura, attrezzi non permessi, pesca in area interdetta e simili, sono di fatto per pesca illegale. Ci sorge quindi il dubbio che il sindacalista intendesse “pesca illegittima”, laddove è legittimato chi possiede una licenza professionale, mentre tutti gli altri, leggasi sportivi e ricreativi, no. Quindi i sindacati pretenderebbero un buffetto alle “cavallette del mare” (che come già detto in altre occasioni, sono in pratica costretti a infrangere le regole per vivere!) quando sgarrano e invece la lapidazione per l’hobbista, che lungimiranza!

Riassumendo

La pesca sportiva ha una rappresentanza troppo eterogenea, divisa e in cui alcuni badano solo ai propri miopi interessi di bottega. Se le associazioni della pesca, ad eccezione della Fipsas, sono le prime a distinguere tra ricreativi di serie A (i pescatori occasionali da costa) e di serie B (tutti gli altri), non ci si deve stupire se il legislatore fa lo stesso tipo di perniciose distinzioni tra chi lavora e chi si diverte, e ancora tra chi fa un lavoro meritevole di tutela (il pescatore professionista) e chi invece può fallire nell’indifferenza (il negoziante specializzato).

Sorvoliamo sulle fantasiose convinzioni in tema di illegalità propugnate dai sindacati, concetti che ci si dovrebbe vergognare di pronunciare ad alta voce, e che invece trovano perfino accoglimento nell’attività del legislatore che, dietro il paravento del bene comune (come ha più volte detto l’on. Oliverio), rinnega se stesso, i suoi provvedimenti e arriva a sdoganare e incentivare l’illegalità anzichè contrastarla. La pesca è da sempre ostaggio di minoranze chiassose e la corsa alla riesumazione di questo testo, dopo le proteste di piazza dei professionisti, ne è la prova più lampante.

Cari politici, altro che bene comune, altro che battaglia politica e rappresentanza di chissà quale vasto corpo elettorale, questo è semplicemente lobbysmo e anche dei più squallidi perchè lo volete fare sulla pelle di migliaia di famiglie e non parliamo certo dei ricreativi che pescano per svago, saremmo patetici, ma di tutti coloro che dall’indotto hanno costruito una vita, una famiglia e magari immaginato un futuro che voi oggi gli state scippando.

I ricreativi non scenderanno mai in piazza, troppo disinteressati, ma i lavoratori disperati si, e quelli saranno molti più dei pescatori professionisti e saranno infinitamente più arrabbiati. A questi poi si aggiungeranno il resto degli italiani, costretti a pagare altre sanzioni dall’europa perchè, nella vostra incompetenza, state varando normative sulla pesca che vanno in direzione diametralmente opposta a quanto l’UE ha prescritto. Pensateci bene, non è una minaccia, ma la facile previsione di quello che la vostra miope e clientelare visione della questione, unita ad una distanza siderale dal paese reale, scatenerà da qui a qualche anno.

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Category: Articoli, Normativa, Pesca in Apnea

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