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La spigola, come insidiare la regina dell’inverno

| 16 Marzo 2010 | 0 Comments

 

Una spigola sorpresa sulla posidonia (A.Balbi)

Il dicentrarchus labrax, meglio conosciuto ai più come Spigola o branzino, appartiene alla famiglia dei moronidi ed è uno splendido pesce che presenta un corpo allungato, elegante, leggermente compresso lateralmente, con una testa imponente e caratterizzata dalla mandibola prominente tipica dei voraci predatori.. Può raggiungere il metro di lunghezza e superare i 10 chilogrammi di peso, sono infatti numerosi gli esemplari enormi di cui si ha notizia, non ultimo un pesce di oltre 14 kg catturato l’inverno scorso in Meloria. La sua bocca, ampia e obliqua, è fornita di piccolissimi denti che formano una sorta di velo abrasivo che le rende facile ingurgitare le prede intere e pressoché impossibile lasciarsele sfuggire. La voracità unita al particolare apparato boccale e digestivo, permettono al predone di fagocitare prede per oltre la metà della sua stessa stazza. L’opercolo branchiale è munito di due spine aguzze mentre il preopercolo è molto acuto, seghettato sul bordo posteriore e tagliente. Il dorso reca due pinne, una sorretta da raggi spinosi mentre l’altra da raggi molli. La colorazione della sua livrea mimetica è l’ideale per un predatore che fa dell’agguato la sua tecnica di caccia: grigio plumbeo sul dorso, grigio chiaro con riflessi sui fianchi e infine bianco argenteo sul ventre. La troviamo diffusa dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico fino anche nel Mar Nero.

Habitat

L’ambiente prediletto dalla spigola è la zona costiera, dove è solita stazionare in acque la cui profondità raramente oltrepassa i 10/12 metri, anche se occasionalmente si può fare qualche incontro occasionale a quote superiori, specialmente nel periodo estivo: ricordo con piacere la cattura di un esemplare di 7 chili e 600 grammi nel mese luglio su un fondale di circa 17/18 metri. Frequenta le coste rocciose, le praterie di posidonia oceanica, i porti, le lagune di acqua salmastra, le scogliere artificiali e in maniera particolare le foci dei fiumi anche di modesta portata. Il branzino ben tollera i cambiamenti di salinità tanto che può risalire un fiume per diversi chilometri in cerca il suo cibo abituale costituito soprattutto da gamberi, latterini, cefali, e anguille.

Un grosso esemplare catturato all’aspetto (A.Balbi)

Comportamento

I giovani esemplari sono gregari, mentre diventando adulti, tendono a divenire predatori solitari o componenti di sparuti gruppi. L’istinto di predatore porta il branzino ad essere nello stesso tempo sospettoso e pieno di curiosità, capita infatti di mancare clamorosamente la nostra preda che, invece di fuggire terrorizzata, torna indietro a osservare l’asta che cade tra le rocce.
Per questo motivo la strategia di caccia con maggiore probabilità di successo resta l’aspetto, messo in atto scegliendo poste parallele alla costa, possibilmente con il sole alle spalle, compiendo aspetti mai superiori al minuto e trenta secondi. Difatti, essendo la spigola molto curiosa, se è nelle vicinanze non tarderà a giungere in prossimità del rumore prodotto dal pescatore che scende sul fondo. E’ da privilegiare la possibilità di avere un rapido recupero in superficie e quindi puntare più sul ritmo che sulla durata dei tuffi, in questo modo, data anche la spesso esigua profondità, sarà possibile coprire tratti di costa più vasti e avere maggiori possibilità di incontro.

E’ importante scegliere bene la posta (A.Balbi)

La scelta della posta
e i richiami

Mentre con altri tipi di prede si può scegliere una prima fase di aspetto ‘silenzioso’, per giocarsi eventualmente una seconda fase nella quale emettere alcuni richiami; con la spigola si può iniziare già dalla superficie a produrre una serie di ‘rumori’ che possono attrarre il pesce. Si comincia, poco prima di iniziare la capovolta, a colpire la superficie del mare con il palmo della mano libera aperto, l’ormai arcinoto ‘schiaffo sull’acqua’. Alle volte, giunto sul fondo, con un ciotolo recuperato in una precedente immersione colpisco lievemente la roccia sulla quale sto facendo l’aspetto. In tanti anni di pesca ho notato che per i branzini liguri è un richiamo molto accattivante.

Nei miei trent’anni di attività ho provato un’infinità di richiami, più o meno utili, per far si che le possibili prede che stazionano nella nostra area di pesca, ma al di fuori del nostro campo visivo, accorcino le distanze e ci permettano di tentarne la cattura. Da alcuni anni a questa parte, con ottimi risultati (anche se, è doveroso dirlo, non c’è la prova contraria, ovvero non si potrà mai conoscere se quel determinato pesce sarebbe giunto a tiro anche senza richiamo) sto utilizzando un clicker; in pratica una scatoletta in plastica con all’interno una lamella metallica che viene premuta ed emette un ‘click’ e che normalmente viene utilizzato per addestrare animali quali cani, gatti, cavalli, ma anche delfini.

Durante la fase di aspetto è preferibile non celarsi troppo alla vista della potenziale preda, anzi, meglio restare un po’ scoperti per stuzzicare la grande curiosità del pesce. Può capitare infatti che, occultandosi eccessivamente, la spigola sia attratta dal rumore prodotto dal movimento verso il fondo, si presenti nella visuale del subacqueo, ma non notando niente che desti la sua attenzione, prosegua diritta fino a sparire irrimediabilmente. Al contrario, portando un aspetto senza curare di esserle invisibili, il pesce modifica istantaneamente la sua rotta fino a portarsi a tiro.

 

Un fucile maneggevole è fondamentale (A.Balbi)

Il fucile

Il fucile più indicato per tentare la cattura di questa regina deve essere agile e rapportato alla visibilità dell’acqua. Sugli arbalete meglio scegliere allestimenti leggeri che puntino su velocità e precisione, quindi elastici da 16 o al massimo da 17,5 millimetri di diametro e asta tahitiana da 6 millimetri avente un’aletta da 7 centimetri. Solitamente la spigola una volta colpita, anche se di grosse dimensioni, ha una brevissima reazione che permette di portare a termine la cattura nello stesso tuffo, pertanto il mulinello potrebbe anche non essere indispensabile; ma dato che non si può sapere cosa il mare ci offre, un piccolo mulinello in grado di contenere 30 o 40 metri di sagola conviene sempre averlo, sia esso montato sul fucile oppure, per favorire il brandeggio, posizionato sulla cintura. Per il collegamento tra il fucile e l’asta è più che sufficiente un monofilo da 100 di buona qualità, a patto di controllarlo e sostituirlo spesso appena presenti il più piccolo segno di usura.

Le Pinne

Le pinne andranno scelte in funzione del tipo di pesca e del fondale che si incontrerà; ad esempio, in presenza di un esteso bassofondo potremmo optare per una pinna in polimero che affatichi meno la gamba, se al contrario, le batimetriche variano e possiamo tentare la cattura di qualche preda differente dalla spigola, allora meglio optare per una pala più reattiva, che ci consenta di risalire anche da profondità un po’ più impegnative senza problemi, considerando la quantità di zavorra e lo spessore delle mute utilizzate.

 

Una muta confortevole è d’obbligo in inverno (A.Balbi)

La muta

La muta deve necessariamente essere di ottima fattura e di uno spessore consono al periodo, siamo infatti in pieno inverno e quindi giacche da 7 o 8 millimetri in liscio/spaccato la faranno da padrone, così come dei pantaloni almeno da 5mm fino a 7 mm per i più freddolosi, meglio se foderati esternamente. Il tutto sarà infine completato da un bermuda in modo da chiudere le fastidiose infiltrazioni che possono verificarsi al momento della capovolta e quando si è sballottati nella risacca.

La zavorra

Trattandosi di una preda insidiata prevalentemente nel sottocosta, a bassissima profondità, sarà indispensabile una zavorra adeguata, opportunamente frazionata tra cintura e schienalino, mentre sono sconsigliate le cavigliere che affaticano le gambe durante gli spostamenti in superficie e diventano superflue se si è in possesso di una buona acquaticità. Una maschera dall’ampio campo visivo, anche a discapito di un pochino di volume d’aria in più, permetterà di avvistare meglio la preda in arrivo e di tenere sotto controlo una porzione maggiore di fondale senza dover continuamente ruotare la testa rischiando di allarmare le potenziali prede.

 

Una spigola spiedinata con un tiro difficile (A.Balbi)

La Boa

Il pallone, che deve necessariamente far parte della nostra attrezzatura, può essere anche di ridotte dimensioni visto l’esiguo traffico nautico e, purché collegato con del monofilo, può essere tenuto collegato al sub in immersione; infatti il branzino non ha bisogno di tutti quegli accorgimenti necessari per prede molto più diffidenti come il dentice, quindi non è necessario pedagnarlo nelle vicinanze e poi doverlo recuperare.
Il tiro, una volta che la nostra preda si presenta dinnanzi al fucile, non presenta particolari difficoltà. La spigola generalmente punta il pescatore con fare deciso, senza gli scatti tipici del cefalo, né i continui dietrofront caratteristici del dentice; al contrario capita a volte che sia talmente decisa da proseguire oltre il subacqueo appostato che distratto ha perso l’attimo del tiro. A riguardo ricordo, ancora sorridendoci su, la cattura di una spigola di circa 2 chili che, sbucata da dietro una roccia poco oltre la punta del mio fucile, arrivò troppo vicina per tentare il tiro, l’asta infatti in quella breve corsa non avrebbe accumulato l’energia sufficiente per trapassarla. Rimasi immobile ed il pesce, proseguendo la sua rotta, sbatté letteralmente contro la punta dell’asta. Questo imprevisto la fece tornare indietro sulla propria strada tanto che, una volta giunta ad una distanza idonea al tiro, la spiedinai dalla coda alla testa.

 

Questa è la spigola, un predone tanto affascinante quanto imprevedibile, così indifferente e inavvicinabile in un tuffo, così curioso da sembrare stupido quello dopo. Di sicuro è un pesce che richiede di essere metodici nella sua ricerca, spesso a scapito di altre prede e con il rischio di frequenti cappotti, ma è anche uno dei pesci che, sbucando dal nulla e d’improvviso, sa regalare delle emozioni uniche.

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