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La pesca tra le alghe

| 1 Luglio 2001 | 0 Comments

Una bella tinca catturata tra le alghe

Ritenendo di essere persona estremamente autocritica non ho difficoltà a riconoscere errori commessi: ad esempio, per quanto riguarda Apnea Magazine,mi sono accorto di aver commesso un errore saltando da una presentazione generalizzata e dedicata sia al neofita che al pescasub esperto alla tecnica più difficile da attuare nel lago: la pesca del luccio in profondità.

Una mancanza alla quale intendo rimediare presentandovi un sistema di pesca alla portata di tutti,redditizio e non troppo impegnativo: la pesca tra le alghe lacustri.

Ancor più che in ambiente marino, le alghe costituiscono per il lago un habitat fondamentale,dove spesso si concentra e si determina buona parte della vita sommersa in acqua dolce.

Infatti, ad esclusione di poche eccezioni, la quasi totalità delle specie lacustri vive, si alimenta e si riproduce tra le alghe del lago.

La prima famiglia di pinnuti che per antonomasia frequenta il tappeto erboso è quella dei ciprinidi di cui fanno parte la tinca, la carpa, il cavedano, la scardola, il carassio etc.

Senza contare che attorno alle alghe ruota un ecosistema formato dalla minutaglia, alborelle, trotti, vaironi etc. e organismi minori che è alla base della catena alimentare lacustre.

Tutta questa abbondanza di pinnuti non può che costituire un irresistibile richiamo per i piccoli e grandi predatori, ad esempio, rispettivamente, persici reali e lucci.

Queste presenze si possono registrare un po’ tutto l’anno, anche se la bella stagione rappresenta il culmine per l’attuazione di questa tecnica.

C’è però un rovescio della medaglia: mentre nella stagione fredda i riflessi dei pinnuti sono intorpiditi dal freddo, in estate, al contrario,i loro sensi sono perennemente all’erta. Ergo, molto spesso il pesce avrà la meglio con una repentina scodata, lasciandoci per ricordo solo un ciuffo d’alga fluttuante ed il dubbio per non aver neanche riconosciuto la specie di appartenenza del fuggitivo.

Per la verità, posso assicurarvi che con l’esperienza riconoscerete i pesci scappati anche senza averli visti: il rumore della scodata, la massa di alghe spostata, la direzione presa dal fuggitivo sono tutti particolari che ci indicheranno con buona precisione a che specie appartiene il pesce eclissatosi.

Non sottovalutate questo aspetto tecnico della pescasub lacustre tra le alghe, molto spesso il fatto di riconoscere i pesci che si sono dati alla fuga pur non avendoli visti, rappresenta un’arma in più a disposizione del sub che così potrà impostare la tecnica migliore a secondo della preda che intende insidiare.

Trovandoci a pescare nei vasti tappeti erbosi dei laghi potremo orientarci verso due diverse tecniche: la prima è una ricerca diretta tra l’intrigo di filamenti, mentre la seconda prevede l’attuazione dell’aspetto.

La coda di una tinca (poi catturata: 1,5 Kg) tra le alghe

Andiamo per gradi: dicevamo che soprattutto durante la stagione fredda la vitalità dei pennuti scende proporzionalmente alla temperatura dell’acqua.

Così ben difficilmente si potranno effettuare catture all’aspetto, sarà così giocoforza dover cercare le nostre prede direttamente tra la vegetazione.

Armati di un corto oleopneumatico da 40 o 50 centimetri scivoleremo lentamente con la maschera a filo dell’erba,cercando di scorgere quei piccoli particolari che ci indichino la posizione del pesce: una pinna, un pezzetto di coda, una porzione della schiena, un labbro, un occhio, tutti particolari che una volta individuati ci indicheranno dove rivolgere la fiocina.

Attenzione ad un particolare non indifferente, durante la stagione fredda alcune specie come le tinche e le carpe amano celarsi sotto lo strato di fango che solitamente è alla base delle alghe. Una doppia protezione per il pinnuto, una doppia difficoltà per noi che saremo chiamati a scorgere il cumulo di fango smosso tra il verde, un cumulo dal quale, anche in questo caso, la tinca lascia sporgere ben poco del suo corpo, solitamente la bocca per facilitare la respirazione.

In questa precisa situazione dobbiamo aspettarci anche la presenza di grossi lucci, sempre pronti ad approfittare di qualche ciprinide distratto. Sicuramente un’opportunità che il sub esperto non si lascerà sfuggire.

Attenti però, generalmente l’esocide stazionerà appena sotto il pelo erboso, in posizione di attacco, e a contatto con il fondo solo durante la digestione di qualche preda catturata. Morale, non è improbabile vederci scodare un bel luccio sotto gli occhi. Un trucco che posso suggerirvi è quello di alternare la ricerca diretta sul fondo con rapidi sguardi panoramici allo scopo di individuare preventivamente il luccio in caccia.

Un bellissimo luccio appena arpionato

Attenti all’arma che impugnate, poiché il corto pneumatico dotato di fiocina potrebbe risultare insufficiente di fronte ad un’esocide di 5 e più chili. Personalmente catturai alcuni anni fa un luccio di sette chili con mini armato di fiocina, lo centrai esattamente in testa ed una delle cinque punte lese il cervello inchiodando il bestione. Non oso pensare cosa sarebbe successo se il colpo non fosse stato risolutivo.

Oltre alle armi, un altro delicato particolare che dovremo curare è la zavorra che in questa tecnica ricopre una particolare importanza. Essa dovrà infatti permetterci un’assetto ottimale con le pinne leggermente sollevate per non smuovere il manto al nostro passaggio e sfiorare le alghe con la maschera.

Dicevamo dell’aspetto che sicuramente è la tecnica principe per la pesca tra le alghe nella bella stagione. Come già sottolineato il periodo estivo coincide con il momento di massima attività delle specie lacustri. In questa situazione la dipendenza dalle alghe di tutti i ciprinidi e dei loro aggressori è massima: i primi ne dipendono in quanto fonte di cibo, riparo e luogo di riproduzione. I secondi ne approfittano per abbondanza di cibo e possibilità di nascondersi alle potenziali prede.

Pur non disdegnando una ricerca diretta nell’intrico erboso, l’aspetto costituirà il miglior metodo di procurarsi un buon carniere in questo periodo.

Arbalete da settanta o novanta centimetri a seconda della visibilità, silenziosità, una sapiente zavorra ed i movimenti ridotti al minimo indispensabile saranno le armi vincenti del sub all’aspetto tra le alghe del lago.

Tinche,carpe e cavedani saranno le prede principe,anche i lucci non mancheranno all’appuntamento con il sub appostato ma si tratterà di esemplari che raramente superano i tre chili. Infatti, dopo tale dimensione difficilmente l’esocide si fa trarre in inganno dal sub nascosto.

Dimenticavo, il tutto si svolge a profondità che vanno dai 2 ai 7 metri”’che ne dite, ho rimediato al mio errore?

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Category: Acqua dolce, Articoli, Pesca in Apnea

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