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La Baia del Vento (Parte 2)

| 20 Aprile 2009 | 1 Comment

 

La spiaggia

Tre le zone in cui possiamo suddividere questa località e che ne caratterizzano gli aspetti costieri e subacquei.

1) Lo spiaggione

Trattasi della zona centrale, una piccola parte della quale è adibita a stazione balneare con affitto di sdraio e ombrelloni, più annesso noleggio di pattini e canoe.

La spiaggia è formata principalmente da piccoli ciottoli che continuano per breve tratto anche in acqua, andando presto a morire sulla sabbia che rappresenta la principale conformazione del fondo di tutta questa zona. E’ una sabbia fine e chiara, molto compatta, sulla quale ogni tanto si trovano massi isolati che possono rappresentare un punto di raduno per i pesci, in genere, però, questo tratto di lago è di scarso se non nullo interesse per il subacqueo e il pescatore. Per altro nella stagione estiva qui vi ormeggiano decine e decine, forse si può parlare anche di un centinaio, di imbarcazioni di ogni genere e stazza, rendendo pericolosissima e sconveniente l’attività subacquea.

2) Punta del Corno

All’estrema sinistra dello spiaggione troviamo la Punta del Corno.

Coperta da fitto bosco, si getta nel lago con un ripido pendio che muore su bassi scogli alternati a piccolissime spiagge ciottolose. Un sentiero percorre

tutta la punta e collega la Baia del Vento con il Porto di Portese, anche se, a dire il vero, nel suo tratto centrale risulta quasi completamente distrutto. Poco prima dell’interruzione del sentiero, sulla riva si stende una bella spiaggia, sempre a ciottoli, chiusa sui due lati da grossi scogli che si spingono leggermente verso il largo dando alla spiaggia l’aspetto di una caletta.

In questo tratto il fondale si fa interessante per il subacqueo, infatti l’immediato sottocosta è formato da grosssi massi sotto i quali si formano moltissimi cunicoli e grandi tane che frequentemente ospitano cavedani (che girano anche al libero), persici reali e anguille. Allontanandosi dalla riva, nei primi cinquanta metri il fondale risulta ciottoloso e regolare, mentre più al largo sul fondo sabbioso si adagiano diversi lastroni di roccia e grossi massi isolati che sovente formano piccole tane in cui il pesce può trovare rifugio, qui si incontrano anguille, persici reali e, al libero, cavedani, oltre a vari pesci di piccolissima taglia.

In tutto questo tratto la profondità non è mai notevole, a 100 metri dalla riva è ancora misurabile in media attorno ai 5 metri, mentre nell’immediato sottocosta raramente supera il metro e mezzo.

3) Punta di San Fermo

Alla destra dello spiaggione la riva diviene per breve tratto impraticabile (salvo nelle condizioni di acqua bassa), per poi formare una piccola spiaggia di scogli piatti e ciottoli che va a morire contro una bassa e stretta lingua di terra: la Punta di San Fermo.

In acqua l’inizio di questa zona è formato da un piccolo canneto che si appoggia su un fondo formato da una estesa placconata rocciosa. Scostandosi di una cinquantina di metri dal canneto, il fondale è costituito da ciottoli sui quali si appoggiano massi di varia dimensione, in genere senza tane. Qui, al libero, possono girare i cavedani.

Oltre il canneto la placconata rocciosa si estende verso il largo a formare una larga e arrotondata punta semisommersa solcata da piccoli canali; la scarsissima profondità (da mezzo metro a un metro di acqua in stato normale del lago) rende impraticabile la punta, ma dove questa termina si forma una bella parete rocciosa quasi verticale, solcata da alcuni canaloni e che muore su di un fondo costituito a volte da grossi massi ricchi di spacchi e tane, altre volte da un piatto fondale di ciottoli.

La profondità si aggira sui 5/6 metri in corrispondenza della parete e aumenta lentamente spostandosi verso il largo, dove il fondo diviene piano e quasi uniforme con alternanza di ciottoli e fango (duro), sui quali si stende un leggero velo di alghe; qui si possono incontrare anguille, persici reali e cavedani.

Approssimandosi alla Punta di San Fermo il sottocosta diviene più lavorato inizialmente roccioso con canaloni ampi e massi per poi, a un centinaio di metri dalla Punta, formare un ansa di ciottoli. In questo tratto vi sono diverse tane, alcune molto piccole che appaiono buone per le anguille, altre molto ampie appaiono adatte a cavedani e persici reali; in realtà però, qui ancora non ho visto girare pressoché nulla di rilevante (ma sono stato in questo punto solo in tre occasioni).

Il sottocosta della Punta di San Fermo vera e propria, che ho percorso per intero una sola volta, è costituito da una bassa parete rocciosa con alcuni buchi (specie all’imboccatura della piccola darsena privata che si trova all’inizio della punta). Detta parete poggia su un ripiano a massi con profondità limitata (2/3 metri) che si spinge verso il largo per una decina di metri e poi scivola velocemente su di un fondo sabbioso posto a 6/7 metri di profondità. Sul pianoro e sullo scivolo che lo stesso forma è possibile incontrare immensi branchi di minutaglia, lungo la franata e sul fondo sabbioso che si allontana da questa si incontrano grossi cavedani; in punta e, oltre questa, nel canale che la separa dall’isola del Garda, caratterizzato per un bel tratto da una bassa secca che è la prosecuzione sommersa della punta (attenzione a non avvicinarsi troppo alle boe di segnalazione del passaggio per il traffico nautico), ritengo possibile anche l’incontro con grossi persici reali allontanatisi dalle loro tipiche zone di residenza attorno all’isola del Garda.

Snorkeling

Come si sarà già intuito dalla descrizione delle zone, due sono i punti interessanti per l’apnea e lo snorkeling: la Punta del Corno e la Punta di San Fermo.

Ambedue sono giri ad anello abbastanza lunghi (1 chilometro il primo, 1 chilometro e mezzo il secondo) che prevedono la prima parte del percorso in acqua alta (6/7 metri e anche più) e il ritorno nell’immediato sottocosta con profondità minori: da 1 metro e mezzo a 2 metri nel primo giro, da 1 metro e mezzo a 4/5 metri nel secondo giro. Il percorso della Punta di San Fermo presenta anche l’andata quasi completamente natatoria. Necessaria quantomeno una mutina e sempre al seguito la boa di segnalazione sub a norma di legge.

Punta del Corno

Portarsi a sinistra fino alla fine del lungo spiaggione, oltrepassare il pontile in cemento e fare base nella piccola spiaggia che segna l’inizio della punta del Corno. Isolata dallo spiaggione da un grosso masso, appare come una ridente e tranquilla caletta, alla quale pochi si spingono e pochissimi si fermano, facendone il posto ideale per una giornata in tranquillità e relax.

Entrare in acqua da detta spiaggietta, tenendosi al suo estremo destro, proprio in corrispondenza del grosso masso già citato. Portarsi immediatamente verso il largo per una cinquantina di metri, oltrepassando il fondo roccioso e arrivando a dove inizia la sabbia. Ora volgere a sinistra e nuotare parallelamente alla costa in direzione di un evidente scoglio semisommerso (è l’unico e non ci si può sbagliare).

Raggiunto lo scoglio tenersi sul suo lato esterno e con piccoli tuffi (2 metri al massimo) affacciarsi alle tane che si trovano alla base dello stesso o nelle zone di contatto con altri massi circostanti. A metà scoglio, in corrispondenza di un palo di legno, un tuffo permette di affacciarsi ad un cunicolo passante nel quale a volte si soffermano numerosi pesciolini, diamoci uno sguardo veloce dato che l’osservazione risulta migliore dall’altro lato, a cui arriveremo fra poco.

Continuare il periplo dello scoglio, arrivati alla sua estremità ovest (quella rivolta verso la punta del Corno) la base dello scoglio forma una bella anche se non grande tettoia che spesso è popolata da piccoli pesci e qualche cavedano. Passando tra lo scoglio e un masso poco più fuori portarsi sul lato interno dello scoglio, qui ci sono diversi massi sommersi e l’acqua si fa leggermente più alta (2/3 metri). Pesce qui non se ne incontra tanto, se non la minutaglia, ma in compenso si possono osservare le bisce in caccia. Procedendo in direzione dalla Baia e accostando a sinistra, la base dello scoglio si apre sul cunicolo passante, che visto da questo lato si osserva nella sua intera formazione a volta e può dare modo di osservare scene di notevole fascino, come quella della fotografia qui sotto.

Esaurita la visita allo scoglio, riprendere a nuotare parallelamente alla costa in direzione della Punta del Corno. Tenendosi a non meno di 50 metri dalla riva ed effettuando frequenti digressioni verso il largo, intercettare le diverse piastre di roccia che si trovano adagiate sul fondo sabbioso ad una profondità compresa tra i 4 e gli 8 metri; queste formano tane che vengono utilizzate dai persici reali e da piccoli cavedani. Oltre alle piastre, si incontrano anche diversi massi, a volte isolati, altre volte in gruppo, alcuni di questi sono completamente chiusi alla base ma altri formano belle tane, nelle quali si possono trovare le anguille.

Dopo circa mezzo chilometro di nuoto, osservando la riva si nota una bella e relativamente estesa spiaggia ciottolosa, racchiusa tra scogli. Quelli a est della spiaggia sono numerosi e si spingono verso il largo, sopra di essi ben visibile un vecchio muro parzialmente diroccato, con i resti di una rete di confine. Puntare proprio verso questi scogli, nei dintorni dei quali i diversi e grossi massi formano grosse caverne facilmente visitabili, senza spingersi dentro le stesse, anche in ragione della profondità decisamente limitata: 2 metri al massimo.

Dopo aver perlustrato tutti i massi della zona, riprendere la strada del ritorno, nuotando parallelamente alla costa ma ora in direzione est. Tenendosi sempre nell’immediato sottocosta, visitare le varie anse osservando con attenzione sotto i numerosissimi massi, quasi tutti solcati da cunicoli o piccole caverne; la profondità è sempre limitata: tra 1 metro e 2 metri. Pian piano si rientra così alla spiaggia di partenza.

Punta di San Fermo

Andare a destra fino a un evidente gruppo di piante poco prima della fine dello spiaggione. Entrare in acqua proprio di fronte alle piante e, tenendosi ad una cinquantina di metri dalla riva sulla destra (canneto), puntare dritti verso il largo. Dopo 150 metri sulla destra appare lontana la Punta di San Fermo, iniziare a nuotare verso di essa tenendosi su di un fondale di circa 7 metri.

Arrivati a una cinquantina di metri dalla costa della punta, volgere a sinistra e dirigersi obliquamente verso la sua estremità, che si può anche oltrepassare un poco. Ora volgere a destra e iniziare a nuotare tenendosi poco discosti dalla riva.

Con andamento a zig-zag effettuare tuffi in parte sul pianoro proprio sotto costa (profondità attorno ai 2/3 metri) dove si può osservare una miriadi di piccoli pesci, in parte sulla franata che da questo scivola verso il largo (profondità da 3 a 5 metri) per tentare l’incontro con pesci un poco più grossi, in parte ancora più in fuori (profondità oltre i 5 metri) tra i sassi che si trovano frequentemente adagiati sulla sabbia (attenzione ai molti residui di reti, ben visibili, impigliati agli stessi sassi) nella speranza d’incontrare cavedani dalle dimensioni importanti e, magari, anche dei bei persici esuli dalla vicina Isola del Garda.

Nell’avvicinarci alla più larga base della punta, tenersi accostati alla paretina costiera che, all’imboccatura della darsena, presenta a circa metà della sua altezza alcuni bei buchi nei quali si potrebbero incontrare dei cavedani o altro pesce. L’aspetto, in superficie o sul vicino fondo, innanzi l’imboccatura della darsena potrebbe indurre qualche bel cavedano o piccoli lucci a farci visita.

Lasciare la darsena e la punta per riportarsi, parallelamente alla costa, verso la Baia del Vento. Qui, in 3/4 metri d’acqua e anche meno, è possibile gironzolare tra i vari canaloni che solcano il fondale, curiosando sotto i massi e nelle crepe che solcano la base di alcune paretine, fidando nell’incontro con anguille, persici e cavedani.

Ad un certo punto i canaloni si interrompono e ci si trova a scorrere lungo una parete pressoché verticale, alta all’incirca 5 metri. La si costeggia allargandosi ogni tanto verso il largo per tuffarsi alla base di grossi massi isolati. Quando la parete gira bruscamente verso l’ormai visibile spiaggione della Baia, spostarsi un poco verso il largo andando alla ricerca di alcuni grossi massi che formano una specie di cerchio. Scendendo fra essi (6/7 metri) e fermandosi all’aspetto (rivolti verso terra), provare a stimolare l’avvicinamento di persici e cavedani (proprio qui sull’inizio dell’estate scorsa ho catturato un persico un poco superiore ai 4 etti).

Riprendendo a nuotare verso lo spiaggione, riaccostarsi alla parete per visitare alcuni grossi massi che la contornano e alcuni canalini che la solcano. Quando la parete ritorna compatta e il fondale si ripresenta piatto, se l’acqua è sufficientemente alta si può puntare al canneto per osservarlo da vicino (solo ed esclusivamente in atteggiamento di snorkeling, per il pescatore esiste l’obbligo di mantenersi a 50 metri dai canneti), altrimenti puntare direttamente verso riva e tornare al punto d’ingresso.

 

Siti Internet di riferimento(e fonti per le eventuali note storiche, archeologiche e botaniche)

Comune di San Felice del Benaco

Portale VisitGarda

Comunità del Garda

Mappa di San Felice del Benaco

Storia di San Felice del Benaco

Storia di San Felice del Benaco

Previsioni meteo di San Felice del Benaco

Normative per la pesca nelle acque interne
Gli altri articoli della serie

“Apnea nei laghi”Baia del Vento (Parte 1)

Baia di Pisenza (Parte 1)

Baia di Pisenza (Parte 2)

Rocca di Manerba (Parte 1)

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Salvo diversa indicazione le illustrazioni (foto e disegni) sono di Emanuele Cinelli

 

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Commenti (1)

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  1. carlo zappati ha detto:

    Grazie della buona lettura. Ciao

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