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Kalymnos: le gare di immersione con scandalopetra

| 14 Dicembre 2006 | 0 Comments

Le gare di immersione libera con scandalopetra a Kalymnos, 21-27 Agosto 2006.

La scandalopetra è una «pietra» fatta, di solito, da marmo o granito, con angoli arrotondati, forma idrodinamica e peso che varia tra i 7 e i 14 chili.
Per secoli è stata l’unico strumento ausiliario degli apneisti e il suo uso risale all’epoca di Alessandro Magno. L’apneista’pescatore, nudo, aveva la mano legata alla pietra tramite una piccola funicella. La scandalopetra stessa era legata con una corda alla superficie (barca), rappresentando cosi una sorta di cordone ombelicale. Questo «legame» pietra’pescatore-barca ha dato sicurezza per secoli a questo tipo di immersioni. Si ritiene che sia il modo più sicuro di immergersi.
Sfruttando certe tecniche la pietra poteva servire da timone, freno, acceleratore. Una volta tuffatisi dalla barca non la lasciavano più. Arrivati sul fondo la tenevano sotto braccio, da zavorra, raccogliendo più spugne o ostriche che potevano. Per risalire bastavano 2 o 3 strattoni con la corda e i compagni in barca, che gli lasciavano corda durante la discesa, cominciavano il recupero dalla superficie, tirando su sia la pietra che il pescato e il pescatore. L’apneista poteva anche risalire autonomamente tirandosi lungo la corda mentre i compagni la recuperavano, tenendola in posizione più dritta e verticale possibile per motivi idrodinamici, di peso e di velocità del recupero dalla superficie. L’immersione con la scandalopetra è stata praticata, nelle isole del Mar Egeo, specialmente nell’isola di Kalymnos, fino al 1960 ed è stata sostituita da scafandro, narghilè e bombole.

Un filmino, realizzato nel 1964, di una vera immersione con scandalopetra.

Gheorgios Haggi Statti

Un’immersione con scandalopetra nota agli Italiani è quella di Gheorgios Haggi Statti che il 14 Luglio del 1913 nella baia di Pigadia, nell’isola di Scarpanto (l’attuale Karpathos), recuperò l’ancora persa dalla nave della Regia Marina Militare ‘Regina Margherita’ alla profondità di 83 metri. Diversi atleti, fino ad ora, hanno provato questo tipo di immersione; Umberto Pelizzari, il 12 Settembre 1988, si è tuffato proprio nella baia di Karpathos per commemorare i pescatori di spugne e in particolare Haggistathis ed ha raggiunto i 100 metri in costume da bagno, con tappanaso e tenendo in mano una scandalopetra di 7 chili.

Articoli vari (in lingua francese).

Yasemin Dalkilic, la campionessa turca, il 29 Settembre 2002 si è immersa, in onore ai pescatori di spugne, con scandalopetra a Bodrum in Turchia arrivando a -50 metri.

 

Tipi di scandole

In seguito, in tutta la Grecia e non solo, sono state diverse le gare e le dimostrazioni di immersione con scandalopetra scoprendo così un nuovo ma antico modo di immersione che si dimostra essere sicuro e molto affascinante!
Di conseguenza l’Associazione Alberghieri di Kalymnos ha deciso di organizzare ogni anno delle gare ufficiali di immersione libera con scandolapetra; quest’anno si sono svolte dal 21 fino al 27 Agosto. I primi giorni sono stati dedicati a seminari teorico-pratici sulle tecniche di immersione con la pietra. Numerosissime sono state le immersione cui hanno partecipato persone di diversa età (dai ragazzini di 10 anni fino alle signore di 60) e di diversa nazionalità. Tutti sono tornati in superficie con un sorriso!
Lo scopo di questi allenamenti è stato di far conoscere ai partecipanti le tecniche segrete della pietra, facilitando cosi le loro immersioni e possibilmente aumentare le loro prestazioni durante gli ultimi due giorni, quelli delle gare.

 

Il tuffo

Per quest’anno erano consentiti due tipi di immersione’
1) Tradizionale con scandalopetra ‘ E’ la cosiddetta immersione «nuda», solo con il costume da bagno e l’uso di tappanaso. Si parte con il tuffo dalla barca o dalla piattaforma, arrivati sul fondo si da il segnale (2-3 strattoni alla cima) e, appoggiandosi con i piedi sulla pietra, si viene tirati in superficie dai compagni.
2) Sportiva – Si parte dalla superficie del mare (senza tuffo) ed è permesso l’uso di tutte le attrezzature, la risalita deve avvenire con le proprie forze.

In questo modo vogliamo far vedere le differenze tra l’apnea del passato e l’apnea di oggi; le origini, il presente e, perchè no, il futuro anche a livello agonistico.

Per l’immersione tradizionale la Commissione Organizzativa ha permesso l’uso di tappanaso, per facilitare la compensazione degli atleti durante le gare, per non lasciare la pietra e sbagliare la discesa. Bisogna ricordare infatti che tutti i pescatori di spugne, ai loro primi passi di questo lavoro, si sottoponeevano ad un procedimento molto crudele e doloroso, chiamato «xemixiasma», la rottura dei timpani, cosi le loro discese erano molto più facili e il consumo di ossigeno minimo. L’ufficiale medico responsabile della nave «Regina Margherita», Giuseppe Musegno, scrisse per Haggistathis: «Ha una funzione uditiva ridotta per la perforazione di un timpano e la mancanza assoluta dell’altro».

 

P. Parenti in discesa

La pietra può essere un ausilio determinante ai fini dell’immersione e la sua tecnica d’uso prevede:
1) il tuffo deve essere il più verticale possibile rispetto alla superficie del mare;
2) le braccia devono essere dritte ed estese, tenendo ben forte la pietra;
3) tenendo la pietra davanti, nei primi metri d’ immersione, acquisti una velocità bassa;
4) tenendo la pietra a metà, hai una velocità media;
5) tenendo la pietra sul di dietro, hai una velocità alta.

Durante la discesa l’ apneista deve abituarsi alla visione ad occhio nudo (senza maschera) e affrontare la differenza della temperatura dell’acqua (termoclino).
La pietra stessa può essere usata come:
1) freno, per ovviare a problemi di compensazione, di visibilità o altro; ruotando la pietra verso l’alto la velocità si riduce;
2) timone, manovrandola appositamente a destra o sinistra ci si sposta in qualsiasi direzione;
3) zavorra, tenendo la pietra sotto braccio puoi rimanere sul fondo, ed anche camminarci.

 

P. Tagliabue (tipo atletico)

Si ritiene da anni che questo tipo di immersione sia molto sicura, perchè:
1) iI consumo di ossigeno è minimo, visto il ridotto numero dei movimenti;
2) in una immersione simile non sei mai da solo (serve minimo un compagno per dare e tirare la cima con la pietra);
3) la cima, ogni cinque o dieci metri, è sempre segnata, cosi si conosce in ogni istante la profondità dell’apneista;
4) in qualsiasi momento, lasci la pietra e torni in superficie;

Al ritorno (tipo tradizionale)

5) in superficie, quello che da la cima (colauzeris), in qualsiasi momento, può frenare la corda, interrompendo cosi la discesa;
6) durante le gare, i giudici, situati in superficie o a mezz’acqua, per qualsiasi problema possono interrompere la discesa;
7) infine, la cosa più importante, la bibliografia stessa di secoli, non riporta mai un incidente mortale dovuto a questo tipo di immersione.

Ci sono state diverse vittime, specialmente all’epoca della pesca di spugne nelle acque del Nord Africa, ma dovute ai pesci predatori. Anche fra di noi, nei diversi anni di esperienza, nonostante le innumerevoli immersioni durante gli allenamenti e le gare, non abbiamo mai avuto un minimo di incidente, ne samba, ne ipossia, assolutamente nulla!

Lo hanno constatato anche tutti gli atleti del Club Azzuro Italiano che hanno partecipato quest’anno. Alcuni di loro, come Paola Tagliabue e Valeria Somma, hanno raggiunto rispettivamente i 54 e 51 metri, quote mai fatte in precedenza e sono riemerse sempre con un sorriso sulle labbra!

Concentrazione

Per motivi meteomarini non è stato possibile spostare la piattaforma dal punto degli allenamenti, ove il fondale variava tra i 54 e i 56 metri, cosi diversi atleti non hanno potuto esprimersi al meglio. Sarà per il prossimo anno!

Alla ricerca di un miglioramento delle gare la Commissione Organizzativa ha incaricato degli esperti di studiare:
1) quanti chilogrammi di pietra servono in relazione al somatotipo dell’atleta;
2) ai fini idrodinamici, qual’è la forma migliore della pietra;
3) se si deve cambiare la forma attuale;
4) e nel caso, quale debba essere la nuova forma.

Crediamo che le risposte a queste domande miglioreranno l’apnea con la pietra e probabilmente anche le prestazioni. Per questo motivo, per le gare dell’anno prossimo, sono previste aggiunte o variazioni alle regole.

Lavoreremo costantemente avendo sempre come principale obbiettivo la massima sicurezza di tutti i partecipanti.

I 3 vincitori: T.Thomaidis, D.Carrera,K.Mamasis – Una pietra per 3: Parenti, Tagliabue, Somma
Vi aspettiamo tutti l’anno prossimo

RISULTATI DELLE GARE

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