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Intervista a Roberto Borra

| 10 Agosto 2002 | 0 Comments

Con il Campionato del Mondo che si avvicina sempre più, abbiamo pensato di scambiare due chiacchiere con il Capitano della nostra Nazionale di Pesca in Apnea Roberto Borra, anche per raccogliere il suo punto di vista sulle recenti polemiche innescate sul web dalla sua scelta di non convocare il campione siciliano Nicola Riolo al prossimo Mondiale, che si terrà in Brasile a Novembre. Il Capitano ha gentilmente accettato di rilasciare questa intervista e di questo lo ringraziamo, auspicando un grande successo a lui ed agli atleti della Nazionale.

 Apnea Magazine: Cominciamo subito dall’argomento di attualità più delicato: Nicola Riolo considera la sua esclusione dal mondiale come una vera ingiustizia, in quanto aldilà del suo Palmares generale, considerando complessivamente gli ultimi tre campionati di prima categoria risulta il migliore degli italiani. In una sua lettera pubblicata su Apnea Magazine ha chiarito che secondo lui la credibilità del nostro sport passa anche attraverso l’individuazione di criteri oggettivi per la scelta dei titolari. Come commenta queste affermazioni?

I titolari della nazionale con Roberto Borra durante il sopralluogo in Brasile del mese scorso. Da sx: Antonini, Bellani, Borra e Ramacciotti. Foto credit: Roberto Borra

Roberto Borra: Premetto che ho avuto occasione di leggere il suo scritto sulla “Legge del tre” e che sinceramente trovo riduttivo assegnare al Capitano il ruolo di “contabile”. Per fare certi conti basta una calcolatrice, ma di certo i risultati ottenuti in tal modo non sarebbero esaltanti. Un atleta come Nicola Riolo sa benissimo che la realtà delle competizioni internazionali è completamente diversa da quella di un Campionato Italiano: in fondo, basta pensare a Renzo Mazzarri… con la legge del tre sarebbe rimasto a casa e non avrebbe vinto tre titoli mondiali. Tra i compiti del Capitano rientrano la nomina dei titolari e l’adozione di una serie di scelte importanti, come l’accoppiamento dei diversi atleti – operazione delicatissima, in cui la compatibilità caratteriale gioca un ruolo primario.

Tutte queste decisioni si basano sulla valutazione di fattori eterogenei (atletici, caratteriali, fisici), sono prese nell’esclusivo interesse della squadra e possono anche andare a “discapito” di un campione come Nicola, certamente pescatore di gran classe ma non per questo “jolly” vincente in tutte le situazioni che si possono presentare. Partecipare ad una gara internazionale e ad una nazionale sono cose molto diverse; difatti, se proviamo ad applicare la medesima “teoria del 3” alle gare internazionali, vedremo subito che le conclusioni sono completamente diverse da quelle cui giunge Riolo. Europeo di Arbatax, Europeo di Marsiglia, Europeo del 93 in Portogallo (e non ero io il capitano), solo per fare pochi esempi.
Per la gara in Brasile ho cercato di comporre la squadra che potesse offrire le migliori garanzie di risultato: Ramacciotti è stato il migliore degli italiani a Tahiti, Bellani attraversa un periodo di forma eccezionale, Antonini ha già fatto esperienza in Brasile dimostrando di adattarsi bene a quel mare ed inoltre si è ben comportato anche all’Europeo di Arbatax, dove ha dovuto sostituire proprio Riolo, indisposto nella seconda giornata. Sono atleti possenti fisicamente, in grado di sostenere una preparazione massacrante nell’Oceano e con grande disponibilità verso il gruppo.

Nel sopralluogo appena effettuato, abbiamo trovato condizioni difficili, con onde e correnti che non hanno niente a che vedere con quanto si può trovare in Mediterraneo e la scelta di atleti fisicamente dotati -oltre che dal rendimento costante- si riconferma come necessaria. Onestamente, capisco il disappunto di Nicola, ma ciò non giustifica il modo in cui ha reagito: si è posto in modo irrispettoso tanto verso me quanto verso i compagni, che accettano le mie scelte con serenità e che sono stati convocati per i loro meriti e le loro caratteristiche e non per altri motivi. Anche Bellani e Bardi sono rimasti in panchina per un lungo periodo…….(e Bellani è del mio stesso circolo!)

Nel 2000, la rivista Pescasub pubblicò una mia dichiarazione raccolta in una conversazione informale, in cui affermavo di non ritenere Riolo “parte della squadra”. Lui ebbe una reazione violenta e scrisse una lettera al fulmicotone. Cercai di stemperare i toni con una lettera ed in seguito, al Campionato di Torre S Giovanni, avemmo modo di incontrarci e chiarirci, infatti avendo ricevuto precise garanzie da parte sua, lo convocai al mondiale di Tahiti. Dal punto di vista delle scelte del Capitano, Tahiti fu una trasferta molto sofferta, ma il dott. Magno – medico della nazionale – mi aiutò suggerendomi di far esprimere gli atleti attraverso un test ed una votazione per capire chi, secondo loro, avrebbe dovuto difendere i nostri colori. Su sette votanti, la maggioranza confermò la squadra che avevo già individuato e che non contemplava Nicola Riolo ed altri. Quindi gli atleti sostenevano le mie scelte. Ad ogni modo, sicuramente Riolo avrebbe potuto dare e potrebbe ancora dare un contributo alla Nazionale come collaboratore, ma il suo atteggiamento di chiusura verso di me e la squadra mi ha costretto ad operare altre scelte. Oltretutto, l’esperienza mi ha insegnato che ai titolari esperti è meglio affiancare dei giovani atleti, in quanto così facendo si evita che i titolari possano essere influenzati dal proprio ” secondo” e si permette ai giovani di fare esperienza.

Cosa risponde a chi tira in ballo interessi “politici” ed “economici” che influenzerebbero le sue scelte come Capitano ed in generale le scelte federali?

Tutti i dirigenti federali, dal Presidente Matteoli fino all’ultimo consigliere di una sezione provinciale, lavorano senza compenso come volontari, fruendo unicamente di un rimborso delle spese di viaggio e soggiorno per le trasferte. Gli unici a prendere uno stipendio sono i dipendenti CONI presso la Federazione, per il resto è puro volontariato.
Io non ho alcun rapporto con le ditte né sono sponsorizzato, non mi faccio fotografare con mute o abiti sponsorizzati magari esibendo qualche pescione e a tutte le manifestazioni mi presento con abiti miei o federali.
Questa è la situazione di fatto, il resto mi sembrano sinceramente delle chiacchiere che non meritano alcuna considerazione. E ci tengo ad aggiungere che la Federazione non ha mai posto veti su alcuna delle mie scelte.

Qualcuno dice che lei sarebbe un bombolaro, una persona che con la pesca ha poco a che fare.

I nostri atleti ed il Capitano con un carniere effettuato in Brasile - Foto credit: Roberto Borra

I nostri atleti ed il Capitano con un carniere effettuato in Brasile – Foto credit: Roberto Borra

Non sono certamente un grande pescatore, ma pratico la pesca in apnea da moltissimi anni e mi sono sempre occupato di agonismo. Fino all’età di 19 anni giocavo a pallone, ma poi subii un infortunio rompendomi una gamba. Da allora, non potendo più giocare a calcio, mi sono buttato nella subacquea ed ho cominciato a fare le gare.
Poi un giorno fui ripescato in sincope alla Meloria e mi presi il classico “spaghetto”, così smisi di fare gare. Dal 1977 sono giudice di gara ed in generale il mio legame con il mare è sempre stato orientato all’apnea e all’agonismo, anche se l’immersione con respiratore mi è servita a diventare istruttore Federale e ad occuparmi di didattica.

Non a caso, infatti, da quando sono entrato a far parte del Circolo CICA sub Garibaldi di Livorno nel 59-60 ho sempre partecipato alle gare di selezione, come atleta prima e come dirigente federale poi.
E il Circolo CICA sub Garibaldi ha sfornato più di un campione, a riprova della grande tradizione livornese. Non ho mai detto di essere un campione, ma del resto i pesci deve prenderli l’atleta e non il Capitano. A lui spettano altre funzioni: fare la squadra, gestire la trasferta curandone la logistica, abbinare gli atleti con criterio. Quest’ultimo compito, non sempre tenuto nella giusta considerazione, è fondamentale. Per avere delle coppie affiatate occorre imparare a conoscere la loro personalità ed in questo i miei 31 anni di didattica mi hanno insegnato molto.

 

I risultati in Oceano di questi anni non sono stati eclatanti, ma certamente neanche disastrosi. Come vede l’impegno che vi attende in Brasile e quali sono le sue aspettative?

Credo che la squadra che ho messo insieme offra delle ottime garanzie, anche se ovviamente la gara si gioca in acqua e la classifica viene stilata pesando i carnieri e non con i pronostici. Ma ho avuto più conferme da questi atleti e sono convinto delle loro potenzialità anche in Oceano. In Sud Africa ho avuto modo di apprezzare le capacità di Ramacciotti e Bellani, in una gara dal regolamento alquanto particolare, con un limite di due prede per specie ed un peso minimo di 1,5 Kg. Sono arrivati primo e secondo in un campo gara di 40 o 50 Km, dopo quattro giorni di gara massacranti in acqua torbida e battuta da forti correnti.
Poi c’è stata una gara in Australia, in cui schierai Antonini, Ramacciotti e Tortorella, che si dimostrarono tutti validissimi. Antonini arrivò secondo e vinse nella sua categoria ed anche gli altri si comportarono molto bene. Teniamo presente che la gara in Sud Africa contava 65 concorrenti, mentre quella in Australia addirittura 80: primeggiare fra così tanti atleti in un mare così diverso e difficile non è un’impresa da poco.
In un’altra gara disputata a Recife, in Brasile, in cui avevo portato Antonini, Cappucciati, Cascone e Del Bene, Fabio Antonini ha sfoderato due prove incredibili, vincendo in modo strepitoso e dimostrando una capacità di adattamento inusuale.

Un altro scorcio della scogliera brasiliana

Un altro scorcio della scogliera brasiliana

Anche a Tahiti, nonostante il quarto posto finale, la nostra nazionale ha avuto spunti positivi e, ciò che più conta, ha fatto esperienza. In Oceano, infatti, più che la “bravura” in sé conta proprio l’esperienza…..
Ad esempio, ricordo che proprio Nicola Riolo, partito con le migliori intenzioni, carico e allenato, era convinto che la strategia vincente fosse quella di impostare la gara su una specie di chirurgo e pappagallo di modeste dimensioni e giocarsi la gara sulla quantità delle prede. Nei fatti, poi, la strategia si è rivelata poco valida, perché chi ha impostato la gara a fondo dove si trovavano altri tipi di chirurgo molto più grossi ha ottenuto risultati impossibili da eguagliare con una strategia impostata su pesci di piccola taglia.

In Brasile ci sarà da pescare in acqua torbida, con grandi onde e correnti molto sostenute, anche se per la verità a Cabo Frio potremmo trovare acqua più pulita, sempre che non piova nei giorni prima della gara. In tal caso, infatti, gli acquitrini costieri finirebbero per riversare in mare fango e detriti, riducendo anche lì la visibilità. La concorrenza è agguerrita, ma la squadra si impegnerà al massimo e sono certo che potremo fare bene.

Quali sono le squadre che teme di più?

In queste condizioni, credo che un po’ tutte le compagini dell’America Latina possano dire la loro: Brasile, Cile, Perù saranno senz’altro da tenere d’occhio. Ovviamente, la Spagna resta un osso duro, ma onestamente non so se i fondali Brasiliani si adattino bene alle caratteristiche di un atleta come Alberto March.

Veniamo ad un altro tema: il futuro delle gare di pesca in apnea. Alla luce delle recenti modifiche del regolamento e delle proposte di istituzione di un circuito di gare a coppie avanzate anche da campioni come Marco Bardi, come lo vede?

Sinceramente, credo che l’introduzione della formula a nuoto possa aiutare gli atleti italiani che partecipano a gare internazionali. La pesca a segnale con numerosi spostamenti in gommone è rischiosa e non sempre praticabile. Oltre alla possibilità di svolgimento di tali prove con FAN prevista dal regolamento internazionale CMAS, infatti, esistono anche situazioni in cui occorre tuffarsi e pescare a buon ritmo potendo contare su allenamento, senso del pesce e buone gambe.
Per quanto riguarda il circuito di gare a coppie, spero che abbia successo ma non posso non ricordare che anni fa ho proposto io stesso l’istituzione di un circuito del genere. Il Campionato Italiano a coppie prevedeva alcune prove sparse sul territorio nazionale, ma purtroppo nella fase di realizzazione mancò il supporto di Società e atleti: mi chiedo se oggi le cose siano effettivamente cambiate e se una proposta del genere possa ottenere risultati diversi.

Ha un messaggio per i nostri lettori?

Roberto Borra

Roberto Borra

Sinceramente non ho molta dimestichezza con un mezzo di comunicazione come Internet, ma vorrei dire a tutti e soprattutto a chi mi ha criticato, che avrei piacere di parlare personalmente con ognuno di loro ed avere la possibilità di mostrare chi sono, spiegare come opero le mie scelte e quindi vi ringrazio di questo spazio che mi permette di farlo. Ed ancora, gradirei che tutto si concludesse qui, non amo le polemiche, ripeto, sono pronto ad accettare ogni sorta di critica, ma poi preferisco comunque avere dialoghi diretti; come si dice….guardare la gente negli occhi, e questo Nicola lo sa molto bene.
Comprendo perfettamente lo sfogo di sua moglie, ma in tutta sincerità non mi aspettavo da lui un tale comportamento. Ma ripeto, ho piacere che tutto si chiuda qui, magari aspettiamo a riparlarne alla fine del Mondiale, nel bene e nel male.

Ringraziamo Roberto Borra per la sua estrema disponibilità e lo salutiamo augurando un grandissimo “in culo alla balena” a tutta la Nazionale.

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Category: Interviste, Pesca in Apnea

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