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Intervista al CT Roberto Borra

| 4 Settembre 2003 | 0 Comments

Il 24° Campionato Europeo di Pesca in Apnea che si svolgerà dal 18 al 21 Settembre 2003 a Lagos, sulla costa meridionale del Portogallo, è l’ultima competizione internazionale CMAS disputata con il vecchio regolamento. A partire dal Campionato del Mondo del Cile del prossimo anno, infatti, entrerà in vigore il nuovo set di regole per le gare di pesca in apnea, la cui principale novità consiste nell’istituzione del Campionato del mondo a squadre, disputato con formula a nuoto ed assistenza indotta (due atleti in acqua con un solo fucile).
In questa chiacchierata con il CT della Nazionale Roberto Borra facciamo il punto della situazione prima della partenza della Nazionale (il 5 Settembre). I convocati per la trasferta in Portogallo originariamente erano: Stefano Bellani, Bruno De Silvestri, Marco Paggini, Gabriele Delbene, Daniele Petrollini ed il neocampione italiano Francesco Accolla. Purtroppo, qualche giorno fa Bruno De Silvestri ha avuto un piccolo incidente che gli è costato la perforazione del timpano e gli ha precluso la partecipazione alla trasferta. Un vero peccato per il campione sardo, attualmente tra i più in forma in Italia se non il più in forma in assoluto. Al suo posto, comunque, il CT Borra potrà contare sulla classe e l’esperienza di Fabio Antonini.

Apnea Magazine – Vogliamo parlare della formazione che affronterà l’importante trasferta in Portogallo?

Roberto Borra – Le competizioni internazionali richiedono molta esperienza: la prestanza fisica e la capacità di ottenere risultati nelle gare casalinghe non bastano. Un giovane di grandi capacità ma privo di esperienza specifica non offre sufficienti garanzie, in quanto muoversi nell’ambiente internazionale è cosa ben diversa dal vincere un campionato italiano o una gara di selezione. Per questo motivo la formazione che affronterà la trasferta annovera atleti che dispongono di un buon bagaglio di esperienza in questo tipo di competizioni ed anche giovani che rappresentano il futuro della Nazionale, e che questo background devono in qualche modo costruirselo.
Venendo ai nomi, la convocazione di Stefano Bellani era in qualche modo un atto dovuto, in quanto Stefano dovrà difendere il titolo conquistato ad Arbatax. Poi abbiamo Bruno De Silvestri, un atleta che ormai ha accumulato varie esperienze in gare internazionali, culminate con il Mondiale del Brasile dello scorso anno. Marco Paggini, da parte sua, non è certamente nuovo alle competizioni internazionali: al campionato del mondo in Croazia, ad esempio, era il secondo di Antonini ed in quella occasione ha offerto un contributo molto importante, dimostrando di essere un atleta scaltro e preparato. Anche Gabriele Delbene ha già maturato esperienza in altri mari, ed è stato anche titolare al campionato europeo di Minorca del 1999, quando subentrò a Bellani. Oltre a questi atleti più esperti abbiamo poi due giovani: Daniele Petrollini e Francesco Accolla.
Daniele Petrollini è un giovane bravo e intelligente, che deve solo maturare ancora quella esperienza e quella malizia necessarie per primeggiare in una gara internazionale, stemperando il grande entusiasmo che lo contraddistingue, sicuramente comprensibile data la sua giovane età. Francesco Accolla è il neocampione italiano e, soprattutto, un atleta che ha saputo convincermi con la sua condotta di gara.

Quali sono i criteri che guidano il Capitano nella scelta della formazione per una gara internazionale?

Come dicevo, l’esperienza è fondamentale e la sola abilità come pescatore non basta. Nelle gare internazionali, infatti, è di fondamentale importanza mantenere il massimo riserbo su tutto ciò che riguarda la trasferta. Qualsiasi segnale, qualsiasi informazione su zone rinvenute nella preparazione o scelte di gara possono avvantaggiare gli avversari, e per questo è essenziale affiancare all’abilità ed alla preparazione fisica una buona dose di riservatezza e malizia. Tenendo presente questi fattori, punto sempre su atleti che ritengo in grado di produrre buoni risultati: a volte le scelte si dimostrano giuste e sono ripagate da soddisfazioni, altre volte si rivelano meno giuste o addirittura sbagliate. Se tutti i convocati fossero vincenti’l’Italia sarebbe sempre campione del mondo, cosa che…non accade.

La squadra da battere resta sempre la Spagna?

Senz’altro sì, anche se non ci dimentichiamo che ci sono anche altre squadre a contendersi il titolo. Bisogna riconoscere che in questo momento in Italia non abbiamo un atleta efficace come Pedro Carbonell, che permette alla Spagna di dominare la scena internazionale. Anche senza Alberto March, che non mi pare aver conservato lo smalto di qualche anno fa, la Spagna dispone dell’atleta più quotato al mondo, valido in tutti i mari. Carbonell ha un forte allenamento, in quanto, avendo fatto della pesca in apnea la sua professione, pesca tutti i giorni. I loro sponsor investono molto per le trasferte, e ciò è sicuramente molto importante per fare risultato: anche adesso, in occasione l’europeo, la squadra spagnola si è recata sul posto ben tre volte, ed ha potuto fare una significativa esperienza nel mare di Lagos. Tornando a Carbonell, bisogna riconoscere che è fisicamente ben dotato, è molto intelligente e riservato ed ha ereditato dallo zio Amengual -davvero un’ottima scuola- un gran senso del pesce.

Negli ultimi anni si è notato più volte che mentre gli atleti spagnoli praticano la pesca in apnea a livello professionale e raggiungono quindi un grado di allenamento eccellente, i nostri campioni si dedicano alla pesca in apnea solo nei ritagli di tempo, a livello amatoriale. Adesso però si affaccia un nome nuovo nel Club Azzurro, quello di Francesco Accolla, neocampione italiano e pescatore di professione.

Avevo avuto occasione di osservare Accolla in azione nello scorso campionato di Calasetta, dove conquistò un brillante settimo posto in classifica, ma onestamente non ne ero rimasto colpito in modo particolare. Nel campionato di quest’anno, invece, i risultati delle prime due giornate non sono sfuggiti alla nostra attenzione.
Purtroppo, nelle competizioni può accadere che la bella prestazione di un atleta sia poi offuscata da voci “antipatiche”, così, per togliere di mezzo ogni possibile dubbio sulla sua eventuale vittoria e seguirne l’azione da vicino, nella terza di giornata di gara abbiamo pensato di far salire un commissario a bordo della sua imbarcazione, così come su quelle degli altri atleti al vertice della classifica parziale. Questa soluzione diverrà prassi in un prossimo futuro: mentre nella prima giornata i commissari saranno assegnati alle imbarcazioni mediante un’estrazione, nella seconda e terza giornata accompagneranno gli atleti che risultano al vertice della classifica parziale. In questo modo, si impedirà l’insorgere di sospetti, tutelando gli atleti che fanno risultato.
Tornando alla gara di Siracusa, nell’ultima giornata Luciano Cottu ha accompagnato Accolla, e lo ha seguito mentre faceva carniere in luoghi davvero difficili, dimostrando una preparazione fisica ed una grinta invidiabili. Sulla base di quanto ho potuto vedere con i miei occhi e di quanto riportato da Luciano Cottu, ho deciso di inserire Francesco Accolla nel gruppo che affronterà la trasferta in Portogallo, in quanto credo che questo atleta meriti attenzioni e, soprattutto, l’opportunità di fare esperienza con la Nazionale. A rigore, Accolla non faceva parte del Club Azzurro, ma il comitato di settore può inserire qualsiasi atleta su segnalazione del Direttore Tecnico della Nazionale, cosa che appunto è accaduta con l’atleta siciliano.
Ho intrattenuto un lungo colloquio con Francesco Accolla, e devo dire di essere rimasto molto soddisfatto: Francesco è un ragazzo genuino, onesto e pulito, un padre di famiglia che ha fatto della pesca in apnea il suo mestiere. Mi auguro che riesca a trovare presto uno sponsor, perché ha le carte in regola e se lo merita.

Nelle gare internazionali si rappresenta il proprio paese e, insieme a tutte le altre nazioni, questo sport. Una grande responsabilità per il capitano e la squadra.

Sicuramente si tratta di una grande responsabilità, ne siano assolutamente consapevoli. Curiamo con grande attenzione i rapporti con i locali durante ogni trasferta, e cerchiamo di lasciare sempre un buon ricordo della nostra presenza. I nostri atleti non vendono mai il pescato -una pratica dannosissima per il nostro sport, purtroppo, dura a morire-, che viene sempre donato ai locali con cui veniamo in contatto, fanno una vita sana, vanno a letto presto. Insomma, vestono la divisa della nazionale con l’onore ed il decoro che si convengono ad una squadra che rappresenta l’Italia all’estero.

Venendo al panorama agonistico Nazionale, dobbiamo rilevare che il processo di rinnovamento delle competizioni di pesca in apnea portato avanti dalla Federazione sta incontrando forti critiche da parte di alcuni atleti e, recentemente, da alcuni circoli, che adesso minacciano di disertare il campionato italiano per Società. In particolare, questi circoli contestano il modello dell’assistenza indotta prevista da nuovo regolamento delle gare a squadre, vale a dire la previsione di due atleti in acqua con un solo fucile.

Mi pare che i giovani, in generale, apprezzino le scelte effettuate dalla federazione, mentre qualche big particolarmente critico e forse eccessivamente affezionato alle gare “su misura” appunti critiche feroci su alcuni dettagli dei regolamenti, dando l’impressione di non aver ben compreso il progetto globale portato avanti dalla federazione. Fermo restando che i dettagli possono ben essere cambiati, e che solo con riferimento ai principi generali del rinnovamento non si tornerà indietro, non capisco come si possa fare una critica costruttiva disertando o -peggio ancora- boicottando una manifestazione agonistica. Mi pare che questo tipo di azione contro il campionato per società sia frutto di un atteggiamento sbagliato di fronte ai cambiamenti in atto, e di una mancata comprensione della formula di gara. Se parliamo con un qualsiasi pescatore in apnea e gli chiediamo quando si sente più sicuro in acqua, la risposta sarà sempre la stessa: quando c’è un compagno che vigila sulla verticale. Ciò vale a maggior ragione in gara, il momento in cui ciascun atleta, pur risentendo della tensione, cerca di dare il massimo per sé e per il proprio circolo: il nuovo regolamento non fa altro che migliorare le condizioni di sicurezza degli atleti e favorire la partecipazione dei giovani. Il modello dell’assistenza indotta lascia spazio a diverse strategie di gara: si può affiancare all’atleta un assistente, che resta a vigilare in superficie senza pescare, oppure si possono schierare due atleti che si alternano nei tuffi e che approfittano del turno in superficie per recuperare e controllare il compagno. Piaccia o no, è il modo migliore per garantire la sicurezza degli atleti, personalmente non ho dubbi. Non a caso, nel quadriennio passato avevo già pensato ad un circuito a squadre, che per la verità non fu accolto con particolare entusiasmo. Sono convinto che la formula a coppie introdotta dalla Federazione e poi accettata dalla CMAS a livello internazionale realizzi una competizione innovativa e di valore sportivo e, soprattutto, sia l’unico modello in grado di elevare in modo consistente la sicurezza degli atleti.
Non capisco poi a cosa possa portare un boicottaggio, mi pare un’iniziativa assurda e improduttiva, un vero autogoal. Mi auguro che i giovani, che spesso in passato hanno chiesto alla federazione gare più accessibili, si dissocino da questo tipo di iniziative.
Per concludere, direi che non bisogna mai dimenticare un fatto importante: per quanto si modifichi il regolamento, la natura di una competizione di pesca in apnea resta sempre la stessa: il titolo va a chi prende più pesce, indipendentemente dalla formula di gara.

Grazie mille Capitano Borra, un grande “in culo alla balena” a tutta la squadra!

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Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea

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