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Le Nostre Prede: Parliamo Del Grongo


Ospite Mariano Satta

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Ospite Mariano Satta

foto PeterV6i_ Nerezine 2006

 

 

 

DOVE VIVE IL GRONGO.

 

Il Grongo è comune nel nostro Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico,

solo occasionalmente lo si può trovare anche nel Mar Baltico.

 

Predilige le rocce, i sassi accatastati uno sull'altro, i grossi massi , i sommi cosparsi di fessure, gli anfratti del coralligeno e di arenaria.

 

Il grongo non ha problemi a vivere alle grandi profondità che arrivano anche a mille e più metri ma lo si può trovare ovunque anche in un solo metro d'acqua.

 

foto PeterV6i_ Nerezine 2006

 

Di giorno se ne sta al riparo nella sua tana mentre di notte sguscia tra un sasso e l'altro tendendo dei veri agguati elle sue prede che incontra e sorprende sfruttando le oscurità.

 

Le sue tane hanno la caratteristica di essere quasi sempre a contatto con la sabbia e col fango. Sono dimore cupe e tortuose dalle quali gli piace fare capolino.

 

Le zone particolarmente indicate al Grongo sono comunque quelle dove le rocce emergono dai fondali sabbiosi e fangosi .

 

foto PeterV6i_ Nerezine 2006

 

 

Alla base di queste rocce si aprono fenditure lunghe e buie, che permettono al al Grongo di avventurarsi fuori tana pure di giorno senza abbandonare mai l'ombra protettiva di cui ha una vitale necessità.

 

Se il buco che lo ripara è piuttosto stretto, il Grongo è solito affacciarsi perchè si sente protetto e sicuro.

 

In questo caso spunterà dall'imboccatura della tana con tutta la testa e parte del corpo, rendendosi ben visibile a qualunque pescasub nuoti nelle sue vicinanze..

 

 

La realtà è che di notte il Grongo assume le sembianze di un feroce predatore mentre di giorno sembra un tenero e indifeso tranquillone.

 

Ama sopratutto quei fondali che offrono buchi, budelli, fenditure e anfratti dove vi si stabilisce con grande soddisfazione ma la sua vera passione sono i relitti.

 

Capiterà di ammirare dei grossi esemplari vivere tranquillamente dentro alle lamiere contorte e corrose che offrono un sicuro riparo.

 

continua...........

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Le sue tane hanno la caratteristica di essere quasi sempre a contatto con la sabbia e col fango. Sono dimore cupe e tortuose dalle quali gli piace fare capolino.

X Mariano, e' vero che spesso nella stessa tana si incontra anche l'astice???? A me spesso capita di incontrare gli astici nelle tane dei gronchi e viceversa!!!! :bye:

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Le sue tane hanno la caratteristica di essere quasi sempre a contatto con la sabbia e col fango. Sono dimore cupe e tortuose dalle quali gli piace fare capolino.

                                                                                                                      X Mariano, e' vero che spesso nella stessa tana si incontra anche l'astice???? A me spesso capita di incontrare gli astici nelle tane dei gronchi e viceversa!!!! :bye:

 

dell'astice nn sapevo nulla, a me risulta che spesso nella stessa tana siano presenti numerosi gamberetti rosa-trasparenti :bye::bye:

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Ospite Mariano Satta

 

GRONGO

Ordine: ANGUILLIFORMI

Famiglia: Congridae

Genere: Conger

 

Conger conger (Linneo) 1758****

 

Generalita'

 

Ha il corpo molto allungato, serpentiforme, a sezione quasi circolare, tranne in prossimita' della regione caudale ove si presenta piuttosto schiacciato ai lati.

 

L'occhio e' relativamente grande e circolare.

 

La bocca e' ampia, profondamente incisa, munita di numerosi denti il cui numero e' in rapporto all'eta' dell'animale.

 

La mascella superiore e' leggermente prominente. Sul muso sono presenti due narici tubuliformi.

 

L'animale e' privo di scaglie ed e' ricoperto di una sostanza mucosa, viscida al tatto.

 

Lungo la linea laterale sono presenti numerose formazioni sensoriali costituite da piccoli pori, molto evidenti. La fessura branchiale e' situata in posizione quasi ventrale.

 

La pinna dorsale e' molto estesa e si congiunge all'anale, meno allungata, con alcuni raggi che costituiscono una rudimentale pinna caudale; le pettorali sono moderatamente sviluppate.

 

Il colore dell'animale varia dal grigio-cenere al nerastro. Il ventre e' bianco sporco.

 

Il margine superiore delle pinne dorsale ed anale e' nerastro. I pori sensoriali della linea laterale sono di colore chiaro.

 

L'animale puo' raggiungere una lunghezza massima di 2,50 m e puo toccare il peso di 70 kg.

 

Costumi

 

Vive sia in vicinanza della riva sia a quote batimetriche di un certo rilievo. E' un animale fondamentalmente vorace e predatore. E' agilissimo, capace di catturare perfino pesci come Sugherelli e Sgombri. Di giorno, normalmente, sta intanato e caccia soprattutto di notte.

 

 

Commestibilita'

 

Ha carni buone. E' preferibile pero' evitare di cucinare la parte prossima alla coda in quanto e' piena di lische. Nonostante il Grongo non sia indicato come pesce di prima qualita' e' molto richiesto in cucina poiche' e' ritenuto, dai buongustai, indispensabile nella zuppa di pesce.

Distribuzione nei mari d'Italia

 

E' molto comune lungo tutte le nostre coste.

fonte>sulmare.it

 

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Note o curiosita'

 

Il Grongo, come la Murena, e' dotato di una forza straordinaria.

 

La sua difesa, quando si sente agganciato, consiste nell'avvoltolarsi su se stesso.

 

Durante la sua tenace resistenza tenta ad ogni costo di intanarsi o di afferrarsi con la coda ad un qualsiasi appiglio.

 

La pesca del Grongo, dalla costa, e' talmente impegnativa ed emozionante che in alcune regioni europee, come Francia e Spagna, si svolgono annualmente i campionati della pesca al Grongo.

 

L'animale, al contrario della Murena, non e' mordace ma, a recupero avvenuto, non e' mai prudente avvicinare le mani alla bocca se prima non sia stato finito.

 

Il Grongo presenta una strana singolarita': se una femmina viene tenuta in acquario, all'epoca della riproduzione, che coincide di norma nei mesi estivi, comincia a gonfiarsi in modo eccessivo fino a scoppiare.

 

Se si esamina l'apparato riproduttore si notera' che l'ovidotto porta un tappo calcareo che impedisce la regolare fuoriuscita dei prodotti sessuali.

 

Cio' induce a pensare che in questi animali la deposizione delle uova debba avvenire a grandi profondita' dove l'enorme pressione agevola la fuoriuscita delle cellule ovariche.

 

Queste, sviluppandosi, danno origine ad individui giovani che si portano in prossimita', della costa e che, raggiunta la maturita sessuale, si spingono anche oltre i 1.000 metri di profondita'.

 

Tuttora i pescatori sono piu' che convinti che esistano due specie di Gronghi...una di fango e una di roccia.

 

Lo stesso Risso (1810) distinse le due specie con il nome di Muraena conger e Muraena nigra,, di colore nerastro.

 

Si tratta invece di due diverse livree in cui giuoca un ruolo essenziale l'ambiente in cui esso vive. Si e' giunti a queste conclusioni in tempi piuttosto recenti su una campionatura di numerosi animali.

fonte>sulmare.it

 

continua......

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Può raggiungere dimensioni enormi, nel parco marino di Port Cros, vicino a Tolone, si possono ammirare gronghi enormi, le guide parlano di 70 kg. , io non l'ho pesato ma ne ho visto uno grosso come la camera d'aria di un camion!

 

Un vecchio pescatore francese diceva che tanti anni fa' se ne vedevano anche di 90 kg.......

 

Sempre nel parco c'è il relitto di una piccola imbarcazione a 48 metri di profondità, con sotto una dozzina di grossi gronghi ed una grande murena in pacifica coabitazione, i bestioni si fanno accarezzare.

 

:bye::bye:

 

GGP

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Ospite Mariano Satta

 

 

TECNICA PER LA PESCA AL GRONGO:

 

 

LA PESCA IN TANA OGGI

 

A distanza di trent'anni, posso serenamente affermare che la pesca in tana è ancora una delle tecniche "classiche" del pescatore in apnea, e continuerà ad esserlo.

 

I pesci sono sempre più rari, le quote sempre più impegnative: spesso solo chi ha maturato esperienze negli anni può dedicarsi alla pesca in tana con successo.

 

Nel bassofondo, inteso come fondale fino ai 15 metri di profondità, i pesci in tana ormai non esistono quasi più; solo nei mesi invernali di Gennaio e Febbraio può capitare raramente di riuscire ad effettuare catture significative sotto le pietre e dentro gli anfratti.

 

Nei mesi più caldi, invece, le quote sono sempre più impegnative. La profondità in cui le prede si concentrano maggiormente in tana e che consentono pertanto di applicare questa tecnica con successo sono quelle della batimetrica che và dai 15 metri in giù, ma chi ha grandi capacità atletiche e tecniche si avventura ad ispezionare buchi, spacchi ed anfratti anche nell'abisso, a quote superiori ai trenta metri.

 

LE PREDE DELLA PESCA IN TANA

 

I pesci più pregiati da insidiare sono i saraghi, le corvine e le cernie, inoltre in tana si catturano anche capponi, gronghi, murene, mustelle, tordi .

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Ospite Mariano Satta

TECNICA PER LA PESCA AL GRONGO:

 

 

La pesca in tana è la più classica delle tecniche, e forse la più antica.

 

A differenza di quanto affermato da molti, resta una tecnica regina al pari di agguato e aspetto, e chi la pratica con criterio deve avere grandissimo allenamento, istinto molto sviluppato e ottime doti atletiche.

 

La pesca in tana si è spostata verso quote sempre più profonde, e l'abilità del pescatore sta nell'individuare le tane in punti come secche, franate, concentrazione di grossi massi, massi isolati, lastre, grotto e spacchi nel fango duro alla base delle posidonie[/b]

 

 

CHI PRATICA LA PESCA IN TANA

 

A praticare con successo la pesca in tana sono sopratutto gli agonisti, mentre la grande massa di appassionati preferisce tralasciare questa tecnica per dedicarsi ad altre.

 

Tanti dichiarano di non praticare la pesca in tana poiché manca il pesce e le tane sono vuote.

 

Gli appassionati preferiscono le altre tecniche direi per comodo o per inesperienza, in quanto per praticarla con successo occorrono grandi doti fisiche, grande ritmo, istinto sviluppatissimo e capacità di operare a quote impegnative.

 

In gara i campioni dell'agonismo concentrano le loro attenzioni soprattutto verso questa tecnica, che il più delle volte permette loro la conquista dei titoli ed il successo.

 

SICUREZZA

 

La pesca in tana è una disciplina che richiede grandi doti individuali, ma non per questo deve essere praticata da soli: pescare in coppia, al contrario, costituisce la primissima regola per effettuarla con successo.

 

Si pratica con scelte ben precise, e tanti che non dispongono di gommone la effettuano con partenze da terra; chi dispone di un gommone, potrà fare scelte diverse come impostazione ed attrezzature.

 

A seconda dei periodi, il rischio è legato direttamente alla mancanza di conoscenze e ai limiti fisici.

 

Il maggior rischio è sempre la sincope ipossica conseguente ad un'apnea prolungata: avvalersi della presenza di un compagno pronto ad intervenire aumenta grandemente la sicurezza.

 

Il più delle volte, le conseguenze di una sincope si riducono enormemente con l'intervento di chi vigila ed è pronto ad estrarre immediatamente dall'acqua il compagno che subisce l'incidente.

 

Quando si forma la coppia, è importante alternarsi nei tuffi e scendere a turno.

Servono la massima attenzione e prudenza: quando uno scende spetta al compagno vigilare e controllare che tutto sia concluso positivamente, con o senza cattura del pesce.

 

Mentre il primo si immerge, quello in superficie controlla e si prepara al tuffo e si immerge a sua volta solo dopo essersi assicurato dello stato di salute del compagno appena emerso.

 

La sincope può verificarsi a tutte le quote, ma la maggior parte delle volte avviene negli ultimi metri di risalita, tanto che viene chiamata anche la sincope degli ultimi sette metri; non va dimenticato che la sincope può sopraggiungere anche dopo alcuni secondi rispetto alla riemersione.

 

Di conseguenza, non bisogna mai immergersi senza l'"ok" ed il consenso del compagno.

 

Sempre ai fini della sicurezza, bisogna prestare grande attenzione quando si ispezionano gli anfratti e le tane, perché uno dei pericoli maggiori della pesca in tana è quello di incastrarsi sul fondo.

 

E' indispensabile evitare tutti quegli accessori che, sporgendo dalla nostra figura, possono creare un appiglio e causare l'incidente: ad esempio, mulinelli posizionati in cintura, cavetti portapesci a forma di T, retine di qualunque genere, carichini per oleopneumatici ed arbalete legati al polso o fissati in cintura, aeratori vincolati alla maschera con anellini di gomma, piombi di zavorra autocostruiti e di forme strane e sporgenti.

Il mio consiglio è semplice e chiaro: raggiungere un perfetto affiatamento col compagno di pesca o DESISTERE.

 

Bisogna abituarsi a impostare la pescata parlandone a terra prima della partenza, sia che si debba pescare partendo da terra sia che si disponga di un gommone.

 

Tutti i dettagli, intesi come pianificazione della battuta, tragitti, orari etc.., devono essere discussi compiutamente, meglio se il giorno prima.

 

E' importante concordare dei punti e degli orari di ritrovo conosciuti da entrambi per il caso in cui ci si perda di vista; in tal caso, si deve interrompere l'azione di pesca e ritrovare il compagno per continuare a pescare a stretto contatto.

 

Non si deve mai pedagnare la boa ed allontanarsi in solitudine. Soprattutto nelle partenze da terra, è necessario non cambiare niente della pianificazione di propria iniziativa e all'insaputa del compagno.

 

Altra regola: mai proseguire o insistere da soli qualora un compagno avvisi stanchezza o malessere.

La pesca in tana darà soddisfazione e successo solo quando si divide tutto col compagno, anche il pescato. Il pescato, se abbondante, và diviso in uguali parti o consumato insieme unendo le famiglie e gli amici.

 

Qualora i pesci fossero pochi, saranno presi a turno da uno dei due pescatori. Adottando questi criteri, sicurezza, divertimento e soddisfazioni non mancheranno.

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TECNICA PER LA PESCA AL GRONGO:

 

 

 

E' risaputo che il Grongo per essere catturato in tana richiede l'utilizzo di armi sufficientemente potenti ed agili. Il monopolio del passato dei fucili oleopneumatici è caduto, ed oggi si trovano in commercio degli arbalete che permettono di effettuare catture di ogni genere ed in qualunque anfratto o tana.

Come sempre le scelte sono personali e il mercato è sufficientemente ricco di armi di ogni tipo, in grado di soddisfare tutti.

 

 

Un solo colpo in testa al Grongo è in grado di garantire il successo della cattura.

 

Si spara sempre con il preciso scopo di ferirlo "mortalmente" utilizzando fiocine a quattro o cinque punte oppure tahitiane robuste come le "Tricuspidi".

 

PUNTA TRICUSPIDE

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TECNICA PER LA PESCA AL GRONGO:

 

E' risaputo che il Grongo per essere catturato in tana richiede l'utilizzo di armi sufficientemente potenti ed agili. Il monopolio del passato dei fucili oleopneumatici è caduto, ed oggi si trovano in commercio degli arbalete che permettono di effettuare catture di ogni genere ed in qualunque anfratto o tana.

Come sempre le scelte sono personali e il mercato è sufficientemente ricco di armi di ogni tipo, in grado di soddisfare tutti.

 

ATTREZZATURE

 

Particolare attenzione meritano le attrezzature, che si differenziano nelle uscite con gommone e in quelle da terra.

A differenza di quanto fatto con le tecniche dell'Agguato e dell'Aspetto, l'esposizione non tratterà distintamente la pesca in bassofondo ed in profondità.

 

Spetterà a ciascuno di noi valutare i limiti in base all'esperienza, alle capacità, alle doti atletiche e al grado di allenamento.

 

A seconda dei periodi le mute avranno un diverso spessore, ma solo i più abili potranno fare uso di mute lisce, mentre i più preferiranno quelle con fodera esterna, in modo da limitare per quanto possibile le abrasioni, i graffi ed i tagli che si possono verificare ispezionando le tane.

 

 

A differenza di altre tecniche, la pesca in tana è una disciplina molto dinamica, ed il continuo movimento permette di utilizzare mute di minore spessore anche nei mesi più freddi, a beneficio della libertà di movimento.

 

Nei mesi più caldi le quote si fanno più profonde, e la scelta cade su mute di minimo spessore, realizzate in neoprene di qualità con poco effetto "memoria" allo schiacciamento ed ottima elasticità.

 

 

I guanti ed i calzari sono sempre d'obbligo, infatti oltre proteggere la pelle garantiscono un beneficio anche da un punto di vista termico.

 

La zavorra deve essere calibrata in base alle quote operative, la pesata deve essere posizionata in una sola cintura, che in caso di necessità deve essere sempre sganciata.

 

Non vanno usati ne schienalini ne gilet..

 

Per motivi di sicurezza, sconsiglio di usare cinture alla "Marsiglese", in quanto le fibbie non sempre assicurano la possibilità di sganciare rapidamente, soprattutto in certe situazioni.

 

La maschera deve essere preferibilmente a volume ridotto, e deve permettere una buona o ottima visuale.

 

Particolare attenzione meritano le pinne, che devono essere obbligatoriamente di qualità, permettere di guadagnare il fondo in tempi brevi e con poco dispendio di energie, risultare agili sul fondo e in grado di esprimere tutta la loro efficacia e bontà nelle fasi di risalita.

 

Durante gli ultimi metri di emersione è conveniente smettere di pinneggiare e lasciarsi portare su dalla spinta positiva della muta; il tubo andrà sempre sputato, come in tutte le discipline che si praticano a quote impegnative.

 

I tubi devono essere preferibilmente anatomici, mai fissati alle maschere e realizzati in materiale morbido.

 

I fucili che si usano in tana vanno scelti in base alle caratteristiche del fondale. Ad esempio, chi pesca nel grotto è obbligato ad armi cortissime, mentre nei fondali della Sardegna dove pesco solitamente le armi più adatte sono di buona lunghezza.

 

 

Tanti per la pesca in tana preferiscono ancora i corti oleopneumatici muniti di fiocina, altri dei corti arbalete muniti di tahitiane di diametro generoso. Chi usa gli arbalete deve essere consapevole del fatto che l'asta con l'aletta fissa si può incastrare fra i massi e finire perduta.

 

 

 

SCELTA E VALUTAZIONE DELLE ATTREZZATURE

 

La valutazione delle attrezzature più adatte alle nostre caratteristiche è fondamentale.

 

Chi parte da terra ha necessità di pinne reattive, che permettano il nuoto di superficie e le discese a fondo, di conseguenza vengono consigliate tutte quelle pinne che presentano una mescola media.

 

Al contrario, chi pesca con l'assistenza del gommone può scegliere, per le azioni a fondo, di usare le pinne di mescola più dura, poiché i lunghi spostamenti in superficie verranno fatti in gommone e non a nuoto.

 

 

Chi parte da terra, come chiunque pratichi la pesca in apnea, deve essere dotato di boa segna sub di generose dimensioni, infatti il pericolo maggiore durante il periodo estivo sono le imbarcazioni dei diportisti.

 

La boa deve essere munita sempre della bandiera rossa con diagonale bianca e per obbligo di legge deve essere visibile ad almeno 300 mt. di distanza.

 

Qualunque boa segna sub senza bandiera potrebbe essere scambiata per un gavitello di ormeggio o di segnalazione delle reti da posta, e non a caso la legge punisce il sub con boa senza bandiera allo stesso modo in cui punisce chi non ha neanche la boa.

 

Chi si muove col gommone può scegliere tranquillamente qualunque tipo di galleggiante, mentre chi parte da terra troverà dei grossi vantaggi in alcuni modelli particolari o nelle plancette.

 

Attualmente il mercato offre delle boe specifiche dotate di tasche porta oggetti e generosi velcri che permettono di portare dietro altri fucili, aste di ricambio ed accessori vari.

 

 

Mi soffermo un attimo sull'utilizzo della torcia, accessorio utile ad un buon pescatore di tana.

 

I più abili ne fanno tranquillamente a meno, ma le loro sono capacità di avvistamento maturate in tantissimi anni, a beneficio di catture sicure. Infatti, è ormai risaputo che il più delle volte, alla vista della luce della torcia, i pesci abbandonano le tane precipitosamente.

 

 

La luce delle torce deve essere generosa, non deve essere concentrata e puntata direttamente sui pesci. Le tane vanno illuminate lasciando il pesce sempre nel bagliore e in penombra per evitare che questi scappino, abbandonino le tane o si spostino nei meandri più profondi.

 

continua........

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RIPRODUZIONE:

 

avviene d'estate, preceduta da migrazioni che avvengono al momento della frega.

 

Prima della deposizione le ovaie femminili si ingrossano a tal punto da raggiungere la metà del peso totale dell'animale , riuscendo a contenere da 8 a 10milioni di uova.

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