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Il Barracuda Del Mediterraneo


Ospite Mariano Satta

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Ospite Mariano Satta

 

IL BARRACUDA DEL MEDITERRANEO:

 

Il Barracuda del Mediterraneo è un parente prossimo del pericoloso e famoso Barracuda degli oceani.

Il nostro Barracuda presenta un corpo slanciato di forma cilindrica. Ha una bocca lunga ed ampia che arriva fino al margine anteriore dei suoi occhi.

 

Osservandolo di lato si vede che il suo corpo è allungato per motivi idrodinamici.

La mascella inferiore è più lunga e pronunciata di quella superiore.

La sua dentatura prova che il Barracuda è un fortissimo predatore infatti presenta numerosi denti appuntiti in grado di afferrare e trattenere qualsiasi preda.

 

Il suo aspetto è sinistro e poco rassicurante e gli individui adulati si riconoscono perché presentano numerose strisce verticali .

 

Il Barracuda del Mediterraneo è una vera macchina da pesca, è carnivoro che assale piccoli pesci sia pelagici che costieri. Può arrivare tranquillamente al metro e mezzo di lunghezza.

 

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Per quanto Vi possa sembrare strano, malgrado la sua recente invasione, è un pesce sempre più raro lungo le coste e i bassi fondali.

 

 

Infatti è un pesce che pare preferisca i grandi spazi lontani dall’inquinamento. Ama vivere e cacciare lontano da dove regnano rumori e confusione.

 

La sua diffusione, oltre che nel Mediterraneo, arriva anche nell’Oceano Atlantico.

 

Noi pescasub lo possiamo incontrare più facilmente nelle secche isolate e nelle secche lontane e isole.

 

Ama anche i grandi promontori e le pareti che calano a picco che offrono un ambiente ideale per appostarsi e sferrare i suoi temibili attacchi a pesci ignari del pericolo che crea.

 

Le sue prede preferite sono i branchi di pesce azzurro come grosse Sardine e Aggiughe. Ama cacciare le Boghe e va matto delle Occhiate quando si riuniscono in folti branchi.

 

La sua tattica di caccia è molto simile a quella del Dentice. Si scaglia con la bocca spalancata verso i branchi delle sue vittime facendo man bassa di tutto ciò che si trova di fronte e mietendo vittime su vittime.

 

Quando il feroce predone è in perlustrazione lo possiamo avvistare anche a mezz’acqua nuotando pigramente e guardandosi intorno.

 

Per quanto ci possa apparire distratto avvicinarlo in acqua libera può risultare impossibile perché manterrà sempre le dovute distanze oppure si darà ad una fuga repentina.

 

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M.Satta

 

SCHEDA

 

Nome scientifico

Sphyraena sphyraena

(Linneo, 1758)

 

NOME COMUNE

LUCCIO DI MARE o BARRACUDA

Denominazione obbligatoria: D.M. 25 /07/ 05 MIPAF

 

Descrizione

Corpo quasi cilindrico, allungato e con profilo superiore ed inferiore quasi dritti e simili. Testa ben sviluppata, con muso lungo ed appuntito. Bocca terminale, ampia, orizzontale, munita di mascella inferiore nettamente prominente e con la presenza di un’appendice carnosa sull’apice. Pinna caudale nettamente forcuta.

 

Taglia massima

165 cm

 

Colorazione

Blu - verdastra, bruno - olivastra dorsalmente, argentea sui fianchi; biancastra sul ventre; presenza nella parte superiore dei fianchi - nei soggetti adulti - di una ventina di fasce verticali scure; interno della bocca biancastro

 

Distribuzione

Mediterraneo: specie variamente diffusa. Atlantico

 

 

Valore commerciale

Specie senza grande interesse sui nostri mercati, ove compare comunque con discreta frequenza; commercializzata fresca, affumicata, fritta ed inscatolata sott’olio

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ATTREZZATURE

 

Per l'Aspetto in bassofondo, la scelta cade su attrezzature specifiche che devono assicurare libertà di movimenti e sopratutto benessere termico.

 

I continui appostamenti e la mancanza di movimento portano i più freddolosi a soffrire, e per quanto l'organismo cerchi di adattarsi è meglio desistere qualora non si disponga di mute ed accessori adatti.

 

Le mute preferite dai più solitamente sono quelle in "spaccato" e con "fodera esterna"; i più esperti usano preferibilmente le mute lisce, sia per il confort che producono in acqua che per l'assenza di cuciture.

 

Infatti, le mute che non presentano cuciture a parità di spessore risultano più calde e confortevoli, ma necessitano di un uso molto attento, in quanto le abrasioni prodotte negli appostamenti le portano ad avere una vita più breve di quelle morbide e foderate esternamente.

 

Ci sono mute in altri materiali, come quelle in S.C.S o spalmato internamente, che risultano confortevoli e più facili da indossare per i meno esperti. Essendo prive di fodera, necessitano di sostanze lubrificanti per essere calzate.

 

Guanti e calzari sono d'obbligo: oltre a proteggere mani e piedi dalle abrasioni, ci aiutano a limitare la dispersione di calore alla base di intorpidimenti molto fastidiosi che possono anche interferire con l'azione di caccia.

 

Riguardo la maschera, è preferibile optare per un modello che presenti un buon rapporto tra volume interno e campo visivo: personalmente, prediligo una maschera a grande visuale, priva di telaio rigido e con volume ridottissimo.

 

Il mercato offre modelli vari dalle caratteristiche più svariate, per questo sono certo che nessuno resterà senza un modello che gli si adatti alla perfezione. Il tubo deve essere morbido e anatomico: consiglio di posizionarlo possibilmente dietro la nuca e sotto il cinghiolo.

 

Deve essere "libero" e mai fissato con anellini di gomma o altro al cinghiolo della maschera. Qualora si abbia l'abitudine di tenerlo in bocca, ci si ricordi almeno di "sputarlo" negli ultimi metri della risalita.

 

Particolare attenzione meritano le pinne, che devono risultare adatte tanto al nuoto di superficie che alla discesa.

 

Devono permettere di "mantenere il punto" in presenza di corrente senza produrre sforzo nei momenti di preparazione al tuffo; devono essere potenti per permetterci di guadagnare il fondo agevolmente e devono essere reattive nelle fasi che seguono la cattura e la risalita, soprattutto nel momento dello stacco dal fondo.

 

Nella pesca all'aspetto nel bassofondo, la zavorra deve essere sempre calibrata in modo ottimale, e l'adozione di uno schienalino è una pratica sempre più diffusa fra gli appassionati.

 

Come nell'agguato, lo schienalino deve essere preferibilmente modulare, affinché chi non ha ancora maturato esperienze possa variare il proprio assetto anche in acqua. Lo schienalino non deve essere mai vincolato alla cintura, e la pesata deve risultare sempre superiore nella cintura, che in caso di necessità va sempre sganciata senza esitazioni.

 

Catturare un Barracuda all'aspetto non è semplice

 

Le armi più indicate sono i lunghi arbalete dotati di mulinello, anche se alcuni affezionati usano con soddisfazione gli oleopneumatici.

 

La principale caratteristica che i lunghi arbalete devono avere è quella di permettere dei tiri lunghi e precisi e non stancare il polso nelle fasi di puntamento o leggero brandeggio.

 

A differenza di quanto si pensi un abile Aspettista non tiene lo sguardo in avanti ma con movimenti dolci osserva tutto e si guarda intorno.

 

I più abili, durante l' appostamento riescono ad osservare l'ambiente circostante anche a 360°, ma sono astuzie e tecnica che si sviluppano in molto tempo: anche se la caratteristica principale dell'aspetto è l'immobilismo, piccoli movimenti effettuati senza produrre vibrazioni possono risultare utili.

 

Se ben fatti, movimenti del capo e piccole roteazioni del busto permettono ai più abili di aumentare il campo visivo senza spaventare le prede.

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NOMI DIALETTALI:

Ancona: luzzu, schermo,

 

Bari: aluzze,

 

Cagliari: luzzu,

 

Crotone: aluzzu,

 

Gallipoli: scarmu,

 

Genova: lussau de mar,

 

Livorno: luzzo,

 

Molfetta: mrluzze,

 

Napoli: aluzzo 'mperiale,

 

Pescara: luzze,

 

Reggio Calabria: luzzu,

 

Roma: merluzzo imperiale,

 

Salerno: aluzzo,

 

Savona: lusso de mar,

Sicilia: Aluzzu, aluzzi, luzzu,lozzu,luzu, magnusa,

 

Taranto: luzzu,

 

Trieste: luzzo de mar,

 

Venezia: luzzo de mar.

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IL BARRACUDA E LA TECNICA DELL'AGGUATO

 

 

 

LE ATTREZZATURE

 

L' attrezzatura è simile a quella per la pesca all'aspetto, ma a differenza di questa le armi non devono essere eccessivamente lunghe.

La scelta della misura deve essere adeguata allo stato di trasparenza dell'acqua: i diversi tratti di costa del territorio nazionale presentano caratteristiche anche molto diverse e legate a fattori come la tipologia del fondale, la presenza di fiumi e acquitrini, le correnti predominanti.

 

Nell'acqua cristallina e trasparente della Sardegna dove pesco solitamente, preferisco gli arbalete da 90 centimetri; acque più torbide porteranno alla scelta di un fucile da 75-82 cm.

 

Dotare i fucili di un mulinello non eccessivamente ingombrante è quasi sempre d'obbligo, ormai in commercio la scelta è vasta e si trovano mulinelli adatti a tutti. La maggior parte delle volte si spara d'istinto o d'imbracciata e non sempre i tiri sono perfetti, il mulinello serve per agevolare i recuperi di pesci colpiti male che finirebbero per strapparsi, oppure in quelle occasioni non troppo rare con prede di peso molto combattive.

 

La muta deve permettere benessere termico, deve essere sufficientemente elastica di colore neutro o mimetizzato in base alle caratteristiche del fondale in cui si opera.

 

Le pinne devono essere reattive, nelle azioni dinamiche devono essere dolci senza produrre rumori, risultando però forti e potenti nella spinta verso l'alto, ossia efficienti al massimo dal momento dello stacco fino all'arrivo in superficie.

 

Calma e rilassatezza devono accompagnare il pescatore in tutta l'azione di pesca, mentre le azioni di forza sono sempre da evitare. A differenza di altre tecniche, l'agguato richiede un enorme risparmio d' energia e l'abilità sta nel riuscire a muoversi bruciando il meno possibile.

 

Si deve iniziare a risparmiare fin dalla superficie: i movimenti devono essere dolci e mai di forza nel guadagnare il fondo, è preferibile "volare" o lasciarsi cadere piuttosto che raggiungerlo pinneggiando.

 

Sul fondo si deve avanzare con la massima discrezione e l'azione deve essere curata a beneficio della cattura e della sua ultima fase, vale a dire la risalita.

 

La massima attenzione si deve concentrare sulla zavorra, che varia a seconda delle quote operative.

 

Per l'agguato di superficie e quello di bassofondo è quasi d'obbligo distribuire il peso sul corpo dividendolo sulla schiena e sulla vita.

 

L'uso di cavigliere non è sempre necessario, ma sarà preferibile l'uso da parte di coloro che hanno una corporatura grossa o quando si usano pantaloni di maggior spessore.

Le persone più agili ed esili ne possono tranquillamente fare a meno, ed evitare che le pinne vengano a contatto con il fondo, producendo dei rumori che allerterebbero i pesci.

 

Nell'agguato profondo la miglior scelta è quella di dotarsi di una sola cintura sulla vita e con una pesatura calibrata.

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Vi dico la mia.

 

Il barracuda è uno dei pesci più belli secondo me che un pescasub "non tanista" può sperare di catturare.

 

Questi pesci sono tenaci,guardinghi,difficili da colpire,potenti nel recupero e,non meno importante,assolutamente ottimi a tavola.

La carne del barracuda non viene apprezzata da tutti allo stesso modo ma dopo aver "convertito" tante persone posso affermare che si tratta di un semplice preconcetto. Le carni sono sode,saporite,con pochissime spine,ottime cucinate in tutte le maniere. Non c'è da stupirsi di tutto ciò:in fondo il barracuda mangia le stesse cose di dentici e ricciole...

 

Catturare questo splendido pesce secondo me non è facile se si escludono i casi dei grossi branchi "di entrata",spesso di pesci non troppo grossi,che si avvicinano abbastanza facilmente ad un aspetto ben condotto. Negli altri casi catturare un barracuda non è semplice e ancor di meno lo è catturare più pesci dallo stesso branco.Sembra quasi che il branco prenda le misure e,anche quando non si dilegua, adotti strategie difensive apposite contro quel pescatore in quella particolare circostanza.

 

Le tecniche,come detto da Mariano,sono quelle dell'aspetto, dell'agguato e della caduta. Se mi permettete vorrei schematizzarvi alcuni punti che mi sembra di aver capito.

 

Avvicinamento-->Al contrario del dentice il barracuda non è molto territoriale e,se anche risponde al richiamo dell'aspetto,non lo fa con la stessa grinta del dentice.Il barracuda ti punta e poi si allarga squadrandoti. Se si allontana è molto difficile che torni indietro. Se scompare dietro un masso è quasi sicuro che lo si può intercettare all'uscita dal lato opposto. Un dentice al contrario è facile che torni indietro a vedere o che,dopo un primo passaggio,ne faccia un altro più vicino.

Tante volte ho sperimentato questa differenza perdendo sia barracuda che speravo tornassero indietro sia dentici che ho cercato di intercettare all'agguato quando invece loro erano tornati sui loro passi per puntare la mia prima posizione.

In acqua libera l'avvicinamento è molto difficile,mi è riuscito solo con un grosso esemplare,probabilmente troppo grosso per temere i predatori, oppure con giovani imprudenti (cui non vale la pena tirare).

 

Tiro-->il barracuda ha una forma difficile da colpire e la sua livrea tende ad ingannare. Secondo me il punto miggliore per colpire il barracuda è a centro corpo in modo da passarlo dove la carne è compatta. Colpirlo invece a livello della pancia o anche della pinnetta laterale è rischioso perchè il pesce,con la sua reazione, può allargarsi la ferita e liberarsi. Se è insagolato conviene lasciarlo sfogare e recuperarlo quando è stanco,in questo caso il rischio di perderlo è quasi nullo.Se invece rimane sull'asta bisogna capire se lo si è preso "nel duro" o no. Se il tiro è buono lo si può lavorare tenendolo sempre in trazione ma se è preso male bisogna spesso affidarsi alla sorte sapendo però è facile perderlo.

Colpito dall'alto in basso o viceversa,il rischio di perderlo si riduce perchè comunque si passa nella schiena che è dura.

 

Recupero-->non temete troppo di essere morsi;il rischio c'è ma non è alto. Tantissime volte un barracuda insagolato mi ha sbattuto contro col muso e mai sono stato morso. Questi pesci non tendono a mordere di proposito ma sono dotati di denti terribili per cui mettergli una mano in prossimità della bocca non conviene mai. Occhio dunque sempre,il momento peggiore è quando cercate di afferarlo dalle branchie. Il pesce sbatte e inavvertitamente la mano può finire in bocca con conseguenze non proprio piacevoli...

 

Lo spettacolo-->Ci sono momenti che il barracuda sa offrire e che valgono da soli l'impegno che bisogna mettere in campo per incontrarlo. Vedersi sfilare accanto un branco di barracuda toglie il fiato e, se non sono pesci grossi, è molto più gratificante osservarli che tirare. Provateci e poi mi saprete dire!

Anche la tecnica di caccia del barracuda merita di essere osservata. Non tanto gli scatti sulla mangiaza o il branco di pesci in acqua libera ma le tattiche di caccia solitaria. Ho visto tante volte singoli barracuda nascosti nel bianco dell'onda di lato ad uno scoglio affiornate o sotto una tettoia di roccia tutti nascosti nell'ombra:stanno lì e poi,come furie,scattano sulla preda.

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Stavo quasi dimenticando di postare qualche foto "in vivo".

 

Purtroppo non ho mai fotografato i grossi branchi di barracuda perchè li ho sempre incontrati mentre ero a pesca,senza macchina fotografica.

 

Ecco invece qualche foto di piccoli barracuda

 

gallery_2527_72_29099.jpg

 

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:bye:

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